sabato 2 gennaio 2010

Io ero per Coppi



Nell’Italia delle fazioni, divisa da sempre su tutto, il duello Coppi-Bartali negli anni del dopoguerra è stato leggendario.

Sulle strade bianche e polverose delle Tre Cime di Lavaredo, o dell’Izoard, o dello Stelvio (2758 metri, la “Cima Coppi” per antonomasia) il "Campionissimo" saliva leggero come un airone, spesso con i tubolari delle gomme incrociati sulle spalle, lasciando a distanze siderali il suo rivale di sempre, il grande Gino Bartali, per non parlare degli altri campioni, come Kubler, Koblet, Géminiani, Louison Bobet,Van Steenbergen, Magni…

“In attesa del secondo arrivato trasmettiamo musica da ballo”, annunciava lo speaker della radio dopo la vittoria di Coppi nella Milano-Sanremo del 1946, per distacco di 14 minuti.

Il tifo per i due rivali attraversava trasversalmente gli schieramenti politici.
Fu Bartali a “salvare” l’Italia da una possibile rivolta civile dopo l’attentato a Togliatti nel ’48, quando la radio annunciò il 14 luglio (la festa francese!) la conquista della maglia gialla al Tour del “Ginettaccio” toscano. I comunisti abbandonarono propositi bellicosi per seguire l’eroica impresa del cattolicissimo corridore.

“Un uomo solo al comando…” Nel 1949 nella tappa Cuneo-Pinerolo, dopo una fuga solitaria di 192 km, e dopo la scalata di ben cinque colli, così fu annunciato l’arrivo solitario del campionissimo dal radiocronista Mario Ferretti.

“Un uomo solo al comando, un uomo solo al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi!”.

Con la bella canzone di Gino Paoli voglio rendere omaggio al Campionissimo, (1919-2 gennaio 1960), in questo giorno che ne ricorda la scomparsa, 50 anni fa.

Io ero per Coppi…

 

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