sabato 31 dicembre 2016

Bilancio 2016 (in coppiole di versi)















L’anno 2016 è finito
e noi lo salutiamo con un dito.

Non con il dito medio, sia ben chiaro!
ma con quello che a scriver mi preparo.

Possiamo fare i conti di chiusura:
qualche dolcezza e tanta più paura.

Furono più le spine che le rose;
e allor cerchiamo rime spiritose.

Renzi rottamatore han rottamato
e a Pontassieve a piedi è ritornato.

La Raggi ci ha un cognome  che confonde:
più che raggi mi paion notti fonde.

La Boldrini, plurale e, ohibò, maschile,
Boldrina sia! singola femminile.

La ministra di Pubblica Istruzione
non è istruita; è adatta alla mansione.

Nel governo c’è ancora la Madìa,
la più inetta (e più bella) che ci sia.

Il terremoto ha fatto danni ingenti,
speriamo che il governo non li aumenti.

I terroristi fan più gravi danni,
c'è chi li ferma a Sesto San Giovanni.

Obama per la Clinton lottò fiero,
ma Donald Trump lo ha fatto un po’ più nero.

È morto, ahimè, Bud Spencer, grande attore,
ed ora chi mi fa rider di cuore?    

Papa Francesco predica la pace,
e finalmente a Aleppo guerra tace.

Hanno proibito i botti a capodanno,
ma scoppi a destra e a manca e fuochi fanno.

Notte di festa e luci e di colori,
pei camionisti e  tir saran dolori.

Ma gli ultimi minuti se ne vanno,
Amicusplato vi augura Buon Anno!










lunedì 26 dicembre 2016

Onore al Coro dell'Armata Rossa!





Voglio rendere omaggio al Coro dell'Armata Rossa, dal 1998 denominato "Alexandrov Ensemble", scomparso tragicamente a bordo dell'aereo russo precipitato nel Mar Nero il giorno di Natale.

Lo voglio ricordare con un canto che fa riferimento all'immensa pianura russa, al suo irresistibile fascino, ma anche al dolore delle ragazze che vedono partire i loro amati per la guerra: "Polyushko Polye", pianura, mia pianura.

Un Coro celeberrimo, che ha rappresentato vocalmente l'Unione Sovietica prima e la Federazione Russa oggi, con esecuzioni memorabili. 

Il suo fondatore e primo direttore (1928), Alexandr Alexandrov, è colui che ha musicato l'inno sovietico (1944), oggi inno della Federazione Russa. Un inno nazionale tra i più belli del mondo, se non il più bello.

Ora l'Ensemble ne porta giustamente il nome.




domenica 25 dicembre 2016

Natale 2016






Davanti al presepe



Non voglio fare discorsi dotti
davanti alla capanna di un falegname.

Non voglio cercare immagini artistiche
per nascondere lo squallore di una mangiatoia.

Non voglio pronunziare inutili parole
davanti a Colui che ha dato senso a tutta la mia vita.

Mi voglio solo inginocchiare.







sabato 24 dicembre 2016

Vieni Signore (ce n'è bisogno!)




Non direi che il 2016 sia stato un'annata "da segnare con un sassolino bianco" (albo signanda lapillo), cioè un anno fortunato.
Non farò certo la lista dei mali che sono accaduti; basta ricordare il sisma di Amatrice (e zone limitrofe) del 24 agosto, la strage di Nizza del 14 luglio e quella di Berlino del 19 dicembre.

In questa vigilia di Natale voglio solo rivolgere una pressante invocazione al Salvatore del mondo, con il mirabile mottetto musicato da F. Mendelsshon-Bartholdy: "Veni Domine, et noli tardare", vieni Signore e non tardare!

Ho un debole per la musica di Mendelsshon (quello conosciuto soprattutto per la "Marcia Nuziale"). È un limpido genio, che in epoca romantica ha fatto riscoprire al mondo Bach e Mozart dimenticati, e tra le sue composizioni ci ha lasciato le 48  meravigliose "Romanze senza parole" per pianoforte. Perfino Glenn Gould, il più grande esecutore della musica di Bach e poco attratto dagli autori romantici, ne è rimasto affascinato.

Mi preparo perciò al Natale con il mottetto "Veni Domine", per coro femminile a tre voci (soprani, mezzo-soprani, contralti) e accompagnamento d'organo, composto a Roma nel 1830 per le monache di Trinità dei Monti.
L'ho già postato altre volte. Ma le cose belle non stancano mai.
Come la bellezza del Santo Natale.

Più che buona l'esecuzione del Coro Femminile "Madonna della Consolazione" di Reggio Calabria, diretto dal M° Luigi Miriello. Finalmente un bel coro italiano! Un po' in ombra l'organo.


Veni Domine et noli tardare.
Relaxa facinora plebi tuae, et revoca dispersos in terram tuam.

Excita Domine potentiam tuam, et veni, ut salvos nos facias,
Veni Domine, et noli tardare.



Vieni, Signore, e non tardare!
Rimetti i peccati del tuo popolo e richiama nella tua terra i dispersi.
Mostra, Signore, la Tua potenza, e vieni a salvarci.
Vieni, Signore, non tardare!




venerdì 23 dicembre 2016

Fermato in Italia l'attentatore di Berlino. Per sempre
















Il folle pluriomicida islamico Anis Amri, l'inafferrabile attentatore di Berlino dai mille nomi, dopo aver girovagato per tutta la Germania senza incontrare ostacolo, dopo essere entrato in Francia senza incontrare ostacolo, appena entrato in Italia ha incontrato a Sesto San Giovanni due pallottole che lo hanno fermato per sempre.

Ha fatto del suo meglio, ovvero, del suo peggio anche prima di morire: ha sparato e ferito Christian Movio, l'agente di polizia che lo aveva fermato. Per fortuna la pallottola calibro 22 ha colpito la spalla destra del valoroso poliziotto senza ledere organi vitali. In compenso il giovane collega del ferito, il siciliano Luca Scatà, ha centrato in pieno petto il delinquente con due colpi, stendendolo al suolo. Amri è morto in una decina di minuti. 

Parce sepulto.

Una riflessione è d'obbligo. 
Due agenti di polizia italiani, in pattuglia alle 3 di notte, hanno fermato il pericolo pubblico numero uno in Europa appena entrato in Italia, mentre tutto l'apparato delle forze dell'ordine tedesche in quasi cinque giorni non è riuscito neppure a sapere dove il criminale si trovava (pensavano addirittura in Danimarca).
Sappiamo come la Germania soffra di un complesso di superiorità, specialmente nei confronti dell'Italia. 
Luca Scatà, poliziotto in prova di 29 anni, della provincia di Siracusa, e Christian Movio, agente scelto di 36 anni di Udine, l'hanno costretta ad un bel bagno di umiltà.
Anzi, a una bella doccia fredda...

Grazie di tutto, coraggiosi (e intelligenti) poliziotti italiani!


mercoledì 21 dicembre 2016

Il sole si è fermato
















Il sole si è fermato nel suo punto più basso. Non ne poteva più, dopo aver visto ciò che è accaduto in questi giorni.

Un agente della sicurezza turca spara alle spalle all'ambasciatore russo in Turchia, mentre questi stava parlando di quadri d'arte. Una volta gli ambasciatori non portavano pena (come dice il proverbio); ma quel criminale fanatico spara più volte, uccidendo al grido di "allah u akbar".

Nello stesso giorno, 19 dicembre, un tir travolge un mercatino di Natale a Berlino, davanti alla Chiesa della Memoria. Una strage orrenda: 12 morti, quasi certamente 13 con la nostra Fabrizia Di Lorenzo. Il folle omicida è un tunisino "soldato dell'isis", cioè di quel sedicente stato islamico che ha come scopo l'uccisione degli infedeli, nel nome di allah akbar

Tre giorni prima a Damasco una bambina di 7 anni, col beneplacito della famiglia, è stata imbottita di esplosivo ed è stata fatta saltare in aria in una stazione di polizia uccidendo due agenti, sempre nel nome di allah akbar.

Spossato da queste notizie oggi il sole si è fermato. 

Domani forse ci ripenserà e ricomincerà il suo giro: deve arrivare in tempo al 25 dicembre, per portare al mondo la lieta notizia del Natale di Gesù.

Se non arriva il Natale, arriva allah akbar, quello che ordina - come Erode - di uccidere gli innocenti, anche di 7 anni.

Per questo il sole domani sorgerà di nuovo e continuerà il suo cammino.




Nella foto: la bambina di 7 anni, "volontaria" kamikaze, salutata dal padre (!)










martedì 20 dicembre 2016

La strage di Berlino. Ancora islam...

















Ormai il termine strage è sinonimo di islamici.

Lupi (ma io direi vermi) solitari, cellule organizzate, gruppi jihadisti, boko aram, al-nusra, al-kaeda, fino ad uno stato territoriale, l’isis: un crescendo mostruoso di disumanità, frutto di una ideologia aberrante.

Tutta gente che ha come unico scopo conclamato l’eliminazione fisica degli “infedeli”, cioè noi.
E con tutti i mezzi possibili. Ora va di moda il tir, a Parigi come a Berlino, ieri sera 19 dicembre.
E con l’impiego di qualsivoglia fedele di “allah il misericordioso”,  compresa una bambina kamikaze di 7 anni (!)

Ancora una volta siamo qui a piangere vittime innocenti dell’ennesimo attentato islamico: 12 morti, oltre quaranta i feriti di cui alcuni gravissimi, nonché alcuni dispersi, tra cui un’italiana di 31 anni, Fabrizia Di Lorenzo, per la quale si teme il peggio.

È il solito augurio di Buon Natale islamico. Lo hanno già fatto al Cairo, ora lo hanno ripetuto a Berlino, proprio in mezzo ad un mercatino natalizio e davanti alla famosa Chiesa della Memoria, simbolo di pace tra le nazioni.

In compenso, non sono solo gli islamici a voler cancellare il Cristianesimo dalla faccia della terra. Ci sono anche tanti solerti laicisti nostrali, come quell’inqualificabile dirigente scolastica di Pontevico, nel bresciano, che ha cancellato dai canti natalizi il nome di Gesù, per non disturbare i manovratori musulmani…
E sappiamo quanto i manovratori musulmani abbiano bisogno di non essere disturbati, per colpire con precisione la gente che affolla i mercati di Natale.

La festa di Natale senza il nome di Gesù nei canti natalizi…

Ma il Natale di chi? 



Nel riquadro della foto in alto, Fabrizia Di Lorenzo





domenica 18 dicembre 2016

Auguri, Papa Francesco!



















Ieri Papa Francesco ha compiuto 80 anni; e in buona forma, a quanto è dato vedere!

Un grande e affettuoso augurio di una serena e sempre attiva “vecchiaia” (parola che il Papa stesso ha usato).

Ciò che ammiro di più in Papa Francesco è il coraggio di aver iniziato e portato avanti con grande fermezza la "pulizia" del Vaticano. Ha preso la ramazza in mano e non intende mollarla.
Benedetto XVI non c’è riuscito. I “poteri forti” lo hanno costretto a lasciare.
Papa Francesco invece ha mostrato un carattere più forte dei “poteri forti”, per cui spero che porti a termine l’operazione “nettezza vaticana”.

Un altro aspetto che mi ha impressionato è la sua povertà evangelica messa in atto nella forma più totale, “sine glossa” (il nome Francesco del resto lo faceva presagire). Lasciare il Palazzo Vaticano (nonché la residenza di Castel Gandolfo) e ridursi a vivere a S. Marta, in un bilocale di 50 metri quadrati, è qualcosa che lascia ammutoliti. Un esempio per tutti coloro che hanno privilegi di ogni genere, a cominciare dal mondo della politica, diventato ormai una cloaca massima, che ci sta ammorbando con il suo insopportabile tanfo.

Sento anche molto vicino alla mia sensibilità la sua insistenza sulla misericordia divina, che si manifesta nella misericordia per i peccatori. Qualcuno si è scandalizzato (!). È giusto sottolineare questo aspetto, che corrisponde al cuore del messaggio evangelico: “Sono venuto a cercare e salvare chi era perduto” (Lc 19, 10).

Un ultimo aspetto voglio mettere in rilievo. La sua grande semplicità, il suo feeling con la gente più umile, più povera, con gli ultimi. Le tante periferie del mondo e della vita sono davvero il suo centro d’interesse prioritario, la sua vera “city”.
E con ragione, se vuole essere il primo discepolo di Cristo, che è venuto ad annunciare ai poveri la “buona notizia”.

Devo anche dire che talvolta mi disorienta la sua disarmante fiducia nell’accoglienza ad ogni costo. Forse un richiamo anche alla vigilanza (“Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”; Mt 10, 16) sarebbe molto opportuno. Spero che anche su questo punto l'ormai ottuagenario Papa Francesco batta un colpo. Allora saremo al top in assoluto.

Auguri, Papa Francesco!  E da parte mia non mancherà quella preghiera che sempre chiedi a tutti i fedeli.




giovedì 15 dicembre 2016

Er popolo del No (pasquinata)


 






Er popolo ‘gnorante e ppecorone
credeva con un No tanto palese
d’ave’ ddato ar governo un bel calcione
e ave’ mannato tutti a quer paese.

E ‘nvece, anvedi te come te sbaje,
n’han fatto un antro uguale in un minuto:
han cambiato li numeri a le maje
e han dato un calcio ar popolo fottuto.










lunedì 12 dicembre 2016

Il solito augurio di Buon Natale islamico

















Ieri, in una Chiesa nei pressi della Cattedrale del Cairo, sono state uccise oltre 25 persone e ne sono state ferite una cinquantina in un orrendo attentato islamico. 

Un attentato al tritolo, avvenuto in un luogo sacro e nel momento più sacro della fede cristiana: durante la celebrazione della Messa.  

È il solito "augurio di Buon Natale", caro agli islamici, gente pacifica e rispettosa delle altre religioni, a loro dire. Tutti ricordiamo ancora ciò che accadde ad Alessandria d'Egitto nella Messa di Capodanno del 2011 (21 morti).  Dal 2013 a oggi si contano in Egitto oltre 40 attentati contro i cristiani.

Considero ormai da tempo l'islam non una religione, ma una ideologia intollerante, perché il corano insegna l'eliminazione degli "infedeli" (cioè noi) o la loro sottomissione. Ed è quello che gli islamici fanno nei paesi dove sono maggioranza, ed è quello che vorrebbero fare, con attentati sanguinari, nei paesi che li accolgono.

Sarebbe l'ora che Papa Francesco, invece di parlare solo di accoglienza, cominci a parlare con grande fermezza (come fece Papa Benedetto a Colonia) anche di questa intollerabile persecuzione nei confronti dei cristiani da parte degli islamici. 

L'islam non è un' ideologia di pace e non potrà mai esserlo, perché il corano lo vieta: la jihad è un dovere per loro. Le donne saranno sempre schiave dell'uomo perché il corano lo comanda: non saranno mai emancipate. Gli islamici non accetteranno mai di integrarsi con altre culture, perché l'unica "cultura" è la loro.

Ho un grande rispetto  e amore per Papa Francesco. Ma quando si addormenta un po', allora il popolo cristiano ha il dovere di svegliarlo e di richiamarlo alla realtà: Papa Francesco, svegliati! gli islamici perseguitano e uccidono i cristiani in tutto il mondo! 

Non mandare solo generici messaggini senza indirizzo... 




giovedì 1 dicembre 2016

Tempo di Avvento




Siamo in Avvento, il tempo della preparazione al Natale.

Forse qualcuno riesce a rimanere indifferente di fronte alla nascita di Cristo.

Non io, come il miliardo e passa di persone che vedono nel Messia il Salvatore del mondo.

Per questo  mi piace ascoltare un antico canto di Avvento: "Veni, Veni Emmanuel", eseguito in lingua inglese.

È un modo per far giungere un po' ovunque le bellissime e struggenti invocazioni del canto, che nel testo risale all'VIII secolo (non al XII, come riporta il video). La musica è del XV secolo.

Vieni, Emmanuel, Dio con noi. Anche nel XXI secolo abbiamo bisogno della tua presenza.

O come, desire of nations! Vieni, desiderio delle nazioni!




martedì 22 novembre 2016

Santa Cecilia, ovvero la musica




Una delle regole fondamentali dei nostri cori polifonici è cantare da fermi, quasi "sull'attenti", per non compromettere l'armonia delle sezioni con stonature, distrazioni e incertezze varie.

Una delle regole dei cori africani e di altri continenti è esattamente il contrario: i cantori devono muoversi con il corpo, quasi danzare, e comunque compiere gesti e movimenti che rinforzino il significato delle parole cantate.

Due modi di intendere la musica, due mondi apparentemente distanti.

Certo, non si può cantare un corale di Bach, un madrigale di Monteverdi o un mottetto di Palestrina muovendosi a destra o a sinistra, gesticolando o battendo le mani. La bellezza del brano e il valore delle parole risaltano dalla perfetta esecuzione delle singole parti che si devono unire e fondere tra di loro senza alcuna smagliatura. Come una cattedrale che ha nella sua formidabile struttura architettonica il pregio più grande.

Ma se la realtà è ridotta all'essenziale, se non sono state elevate cattedrali o complessi monumentali, e se la vita è il manifestarsi dei bisogni più semplici, ecco che la voce si accompagna alla gestualità quotidiana, al movimento, al susseguirsi delle azioni. In questo caso il canto riproduce la vita nella sua struttura fondamentale, che non è mai staticità.

Due mondi inconciliabili? Una musica più elevata e un'altra più elementare? Non direi.

Il fatto che ogni popolo senta il bisogno di cantare ci fa capire che la musica è un linguaggio universale. Un linguaggio che ha ovviamente nei vari luoghi una grammatica e una sintassi propria.

Ma la bellezza della musica consiste proprio in questo: nella varietà dei linguaggi, e nel saper accogliere ciò che ognuno di essi può insegnarci.

Nella festa di S. Cecilia, patrona della musica, ascoltiamo (e ammiriamo) il "Coro Santa Cecilia" di Nairobi (Kenia). 

Di certo ha molto da insegnarci. Se non altro la gioia di cantare.

Il titolo del canto "Amkeni, Amkeni!" significa "Svégliati, Svégliati!"

Un invito opportuno per tanti nostri cori. 






lunedì 21 novembre 2016

La misericordia non chiude i suoi battenti




Ieri, Solennità di Cristo Re dell'Universo, Papa Francesco ha chiuso la Porta Santa  della Basilica di S. Pietro portando così a termine il Giubileo Straordinario della Misericordia, iniziato ufficialmente l'8 dicembre 2015, ma anticipato il 29 novembre con l'apertura della Porta Santa della Cattedrale di Bangui, nella Repubblica Centro-Africana. 
Tra l'altro l'arcivescovo di quella poverissima Chiesa è stato fatto cardinale nel concistoro di  due giorni fa, con altri 16 confratelli, uno solo italiano. Il Papa è andato a scegliere i nuovi porporati dai luoghi più diversi e taluni impensati: Bangladesh, Isole Mauritius, Papua Nuova Guinea, Venezuela, Messico, Stati Uniti, Brasile, Siria, Albania... Una chiesa sempre più universale, sempre meno eurocentrica, sempre più vicina ai poveri. Come è giusto che sia.

Il messaggio che Papa Francesco ci ha voluto lasciare con questo giubileo è stato ribadito dalla sua mirabile omelia, di fronte a un'immensa folla in Piazza S. Pietro: "Si chiude la porta santa, ma rimane sempre spalancata per noi la vera porta della misericordia, che è il Cuore di Cristo".

Nonostante tutto, nonostante le nostre miserie, Dio è sempre pronto ad accoglierci: "Dio non ha memoria del peccatoha detto con forte espressionema di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi".

Un messaggio che ci dona serenità interiore, e ci dà forza per andare incontro ai problemi  del mondo attuale con grande apertura di cuore.

Come degna conclusione musicale di questo Anno Santo della Misericordia, mi pare opportuno ascoltare dal "Magnificat" di J. S. Bach,  l'incantevole versetto "Et misericordia eius", BWV 243, per contralto, tenore e orchestra. 



"Et misericordia eius a progenie in progenies timentibus eum" (Lc 1, 50).

Di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. 




Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi"
Potrebbe interessarti:http://www.today.it/cronaca/giubileo-2016-papa-francesco-chiude-la-porta-santa.html
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Dio non ha memoria del peccato, ma di noi, di ciascuno di noi, suoi figli amati. E crede che è sempre possibile ricominciare, rialzarsi"

lunedì 14 novembre 2016

La super-luna!


















La super-luna sta dando spettacolo, in questa limpida notte quasi invernale. È al  perigeo, cioè nel punto più vicino alla terra (356.410 km) ed è luna piena; combinazione che non si verificava dal 1948 e non si verificherà fino al 2034.  Una luna luminosissima, quasi accecante. E  più grande del solito, anche se questo aspetto appare meno vistoso.
Nel ritornare a casa in auto di notte, mi sono fermato per guardare lo spettacolo. Con un imprevisto.




Bella la super luna in mezzo al cielo!
Per contemplarla in tutto il suo splendore,
nel limpido notturno e con il gelo,
l’auto ho fermato e ho spento anche il motore.

Dalla piazzola dove ho parcheggiato
ho ammirato quel tondo  abbacinante,
e mi pareva d’esser Saffo o Arato
o Leopardi o Beethoven musicante.

Ma ormai dove ti fermi per la via,
una lucciola spunta anche autunnale;
e mentre io pensavo alla poesia,
ho sentito un linguaggio più venale.

Volevo ripartir; ma che sfortuna:
ho girato la chiave d' accensione,
e  forse per il freddo o per la luna
l’auto è rimasta lì in contemplazione.

Prova e riprova, mi ero fatto scuro...
ma alla fine il motore ha preso il via.
Il plenilunio prossimo venturo
lo vedrò dal balcon di casa mia.





mercoledì 9 novembre 2016

Er calcio de Trump (pasquinata)







In America ieri, bboni bboni,
li Stati Uniti han fatto l’elezioni.
Tutti dicevon, con er Renzi in testa,
che la Clinton avrebbe fatto festa.

E ‘nvece l’elettori per dispetto
han fatto vince Trump er maledetto;
la ggente, dei politici s’è rotta
e gli ha dato ner culo 'na gran botta.

Er nostro Renzi c’è rimasto male,
perché l’Itaja è come uno stivale.
Mo' pure lui con queste votazioni
ha paura d’un calcio ne cojoni.













martedì 1 novembre 2016

I Santi, una festa distensiva




Nella giornata in cui si festeggiano i Santi occorre una musica "divina".

Ma non si può passare sotto silenzio l'incontro tra la Chiesa Cattolica e quella Luterana a Malmö nel 500° anniversario della Riforma di Martin  Lutero.

Non starò qui a parlare dei rapporti passati tra cattolici e protestanti. Occorrerebbe un libro.  Certo, sono stati sempre, o quasi, conflittuali.

Oggi, ha detto Papa Francesco tra gli applausi dei presenti, è il momento di ricercare l'unità, perché è più quello che unisce, che ciò che divide.

Il commento musicale non può essere che di J. S. Bach, genio della musica e fedele luterano.
La sua fede religiosa non gli ha impedito di scrivere capolavori musicali su testi cattolici, come la Messa in Si Minore, più volte da noi postata. Non solo un genio della musica, ma un antesignano dei tempi nuovi.

Mi piace ascoltare oggi un lavoro meno impegnativo: il Preludio  BWV 855a, originariamente in Mi minore, trascritto in Si minore (e un po' rielaborato) da Alexandr Siloti.
Perfetta l'esecuzione di Emil Gilels.

Una musica distensiva, per augurare la riconciliazione tra cristiani; e per  i nostri nervi, tesi da questo interminabile e devastante terremoto.

Buona Festa di Ognissanti! 


PS. Quest'anno ho visto meno zucche vuote al giro e nei negozi. Speriamo bene...








lunedì 31 ottobre 2016

'Na festa de zucche vote (Pasquinata)

Poche cose mi danno fastidio quanto  la festa della zucca vuota (Halloween). Non si tratta di una carnevalata, ma di una sagra dell' horrror e del diabolico. Invece di festeggiare i santi e i morti, questi vengono sbeffeggiati e offesi, anche solo con i vestiti (non parliamo di tutto il resto).
E finiamola con il dolcetto o scherzetto. Lasciamolo ai bambini americani, se trovano ancora qualcuno che apra loro la porta senza una pistola carica in mano.







      


Ammazza oh, che festa c’è stasera:
‘na zucca vota e ‘na candela sciapa,
ggente vestita a diavolo e versiera,
‘mbriaca, fatta, e tutta for de capa.

Accusì oggi va ‘r monno moderno,
festeggiano le streghe e li demoni;
ma nun te lamentare, me cojoni,
se diventamo, anvedi te, un inferno.





sabato 29 ottobre 2016

Fiori scoloriti





Giorni non proprio sereni. Il terremoto ha ripreso a devastare il Centro Italia, e popolazioni intere sono costrette a lasciare le proprie case e i luoghi dei loro affetti.

Accompagno  questi avvenimenti postando un brano di polifonia pura, a cappella. Non è il momento delle grandi sonorità strumentali. Basta la voce umana e un delicato sonetto di Matteo Maria Boiardo (XV secolo), musicato da Zoltàn Kodàly: "Fior scoloriti".

È il secondo dei "Quattro Madrigali Italiani",  pubblicati dal grande artista magiaro nel 1932; il più bello, sia dal punto di vista letterario che musicale.

Si tratta di un dialogo tra il poeta e alcuni fiori che hanno perduto la loro "madonna" che li accudiva; un po' come i fiori (e tutte le cose più belle) nelle abitazioni dei Monti Sibillini e di Camerino colpite dal sisma. 

Il brano è a 4 voci femminili: soprani I, soprani II, soprani III, contralti (la Boldrini avrà da ridire con tutte queste desinenze maschili?) 

Un madrigale dolcissimo e insieme tristissimo. La prima volta che lo ascoltai, cantato al Concorso Polifonico aretino da un coro ungherese (i cori femminili ungheresi erano i migliori), rimasi incantato.

Anche il coro qui postato è ungherese, il Coro femminile della città di Győr, diretto da Miklòs Szabò. Molto bravo.

Che i fiori sibillini tornino a risplendere!




Fior scoloriti

– Fior scoloriti e pallide viole,
che sì suavemente il vento move,
vostra Madonna dove è gita? e dove
è gito il Sol che aluminar vi sole? –

– Nostra Madonna se ne gì co il Sole
che ognor ce apriva di belleze nove,
e poiché tanto bene è gito altrove,
mostramo aperto quanto ce ne dole. –

– Fior sfortunati e viole infelice,
abandonati dal divino ardore
che vi infondeva vista sì serena! –

– Tu dici il vero, e nui ne le radice
sentiamo el danno, e tu senti nel core
la perdita che nosco al fin te mena. –


(Matteo Maria Boiardo)





giovedì 20 ottobre 2016

Enti inutili? Non solo Equitalia





In questi giorni si parla di Enti inutili o dannosi da eliminare.

Tra di essi spiccano il Cnel ed Equitalia: il primo inutile, il secondo dannoso.

Possiamo metterci però anche l'Unesco, dopo l'incredibile risoluzione su Gerusalemme, in cui (a parte le indebite intromissioni politiche sulla diatriba tra Israele e Palestina) i luoghi santi della città vecchia sono denominati con terminologia araba: non solo la Moschea di Al-Aqsa, ma anche il Tempio di Gerusalemme (detto Haram al-Sharif) e il Muro del pianto   chiamato Buraq Plaza.

In pratica si cancella la storia, la Bibbia e la realtà più ovvia.

Ma questi signori, che dovrebbero essere i difensori dei valori storici (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization) non sanno che il Tempio di Gerusalemme è più antico di circa 1600 anni delle moschee della spianata di Al Aqsa, e che il Muro del pianto è una triste eredità della distruzione del Tempio operata dai romani di Tito nell'anno 70 d. C., cioè circa 600 anni prima dell'invasione araba?

L'ente inutile e al tempo stesso dannoso dell'Unesco non mi meraviglia poi più di tanto, pensandoci bene: tutto dipende dal suo superiore: l'Onu.

C'è oggi al mondo un ente più insignificante e costoso dell'Onu? Quello sì che andrebbe abolito!

Per sottolineare questo teatrino dell'assurdo internazionale (in cui i paesi arabi hanno sempre più buon gioco), propongo lo Scherzo fantastique (alla francese) "Ronde de lutins" (Ridda dei folletti) di Antonio Bazzini (1852), suonato da uno dei più grandi violinisti  dei nostri tempi: Yehudi Menuhin, di origine ebraica.

Già, proprio uno scherzo fantastico, e suonato con uno Stradivari.
Ma l'Unesco lo saprà cos'è uno Stradivari?








martedì 18 ottobre 2016

Voglio iniziare il nuovo giorno con un'altra pasquinata. Questa volta sulla Chiesa.









Er papa e 'r cardinale


Er Cardinal Bertone, anvedi te,
s'è fatto fare un attico da re.

Francesco, papa de la Chiesa santa,
ha scelto un bilocale de cinquanta.

Io me domanno: sbaja er Cardinale,
o fa bbene Francè col bilocale?






lunedì 17 ottobre 2016






Er referendum 
(L'Aretin Pietro e Pasquino)







“Pasquì, ogni giorno rompono i coglioni
con questo referendumme del cazzo.
Ma te voterai No con Berlusconi,
o invece Sì con Renzi e il su’ codazzo?”

“Pietro Aretino, ma addò stai de capa?
Segreto è er voto, nun lo posso dire.
Nun è come s’ annuncia “Abemus Papa”
e tutti stanno lì per applaudire.

Io annerò a votare anche se è inverno,
e quello che farò lì drento ar seggio
lo saprà solamente er Padreterno,
se averò scelto er mejo o ‘nvece er peggio.

Se vedra’ doppo, li magnacci ladri,
se scelsi bbene o ne  sbajai  de troppe:
se er popol diventò l’asso de quadri,
o se rimase ‘nvece er due de coppe.







giovedì 6 ottobre 2016

6-10-16. Data palindroma, come lo stato




A chi piace la serie di numeri curiosi, la data di oggi è una di quelle: 6-10-16.
Qual è la caratteristica?  Si tratta di  una serie numerica palindroma: la data può essere letta sia da sinistra verso destra, che al contrario.

Chi poi vuol dare a questa data un significato simbolico, potrebbe pensare che il mondo vada alla rovescia.
Oppure ipotizzare un prossimo ribaltamento del governo. Oppure che tra destra e sinistra il prodotto non cambia.
Si potrebbe affermare che lo stato italiano (caratteri sempre più piccoli, per carità) si comporti alla rovescia: accoglie migliaia e migliaia di profughi (10. 000 negli ultimi due giorni!, la maggior parte dei quali clandestini avventurieri), ma abbandona in ogni senso milioni di suoi cittadini, che hanno lavorato tutta la vita per costruire la nazione.
Solo per fare un esempio, i derubati dalle banche fallite (fra cui l'aretina Banca Etruria) aspettano ancora che il Marchese del Grillo lanci dal suo Palazzo qualche moneta, anche arroventata. Ed è passato un anno.
E voglio vedere come andrà a finire con in terremotati del Centro Italia...

Un mondo alla rovescia. Le navi italiane fanno giorno e notte servizio di traghetto tra Italia e Africa, gratis et amore Dei, per chi ha voglia di salire a bordo. Venghino, signori, venghino!  C'è posto per tutti!
In compenso, se un italiano prende un mezzo pubblico qualsiasi, gli fanno pagare ampiamente i traghetti italo-africani, e tutto il resto.
E soprattutto se riceve qualcosa da una parte, gli viene tolta immancabilmente dall'altra, con gli interessi...

La data di oggi è palindroma, come l'Italia: da qualunque parte la guardi, ti lascia perplesso.

Per fortuna domani è il 7 ottobre. Niente numeri palindromi. Solo la festa della Madonna del Rosario, e la grande vittoria di Lepanto. Una giornata senza incertezze.

Tutta luminosa, anche con la pioggia.




domenica 4 settembre 2016

Madre Teresa. La matita di Dio

















Oggi Madre Teresa di Calcutta è stata proclamata santa da Papa Francesco.
Certo, se non fosse santa lei, per noi ci sarebbe poca speranza...

Tutti la conosciamo bene, per cui non c'è bisogno di ricordare vita, morte e miracoli di questa donna straordinaria in tutto, ma soprattutto nel suo amore verso i poveri più poveri, verso gli ultimi della terra.

Una "matita di Dio", come amava definirsi, che ha fatto un disegno così mirabile che il Maestro stesso ne è rimasto affascinato.

E l'ha nominata insegnante di ruolo di disegno, a tempo infinito, per tutte le classi del mondo di  ogni ordine e grado.

Santa Madre Teresa, prega per noi! Soprattutto perché sappiamo usare bene la matita del computer...




martedì 30 agosto 2016

Una bella Messa, non una parata di Stato





Il funerale di una persona cara è sempre un momento di profonda commozione. Se poi partecipa anche una bella folla di amici, la loro presenza lenisce grandemente  le lacrime dei parenti.

Nei funerali di Stato invece accade, forse a causa del cerimoniale, che la liturgia si trasformi spesso in una grande "parata", nella quale l'attenzione è catturata (magari inconsapevolmente) dalle autorità presenti schierate in prima fila. Poi vengono i parenti con i loro defunti. Il popolo in fondo o fuori.

Sono rimasto al contrario molto  impressionato dalle esequie che si sono svolte ad Amatrice stasera in un grande capannone adibito celermente per l'occorrenza, data la pioggia.

È stata una vera celebrazione liturgica, senza parate, senza primi posti in platea, senza formalismi; fuori sono rimasti i fiori mandati dalle massime autorità dello Stato: "No sponsorizzazioni" ha detto la gente. 
La TV e i suoi telecronisti non si davano pace, perché non riuscivano a inquadrare le facce dei vari Mattarella, Renzi, Grasso e Boldrini, immersi e stretti nella folla di amatriciani, come dovrebbe accadere ad ogni comune mortale in una celebrazione così partecipata e sentita.
Nessuno si è guardato bene dal far posto a Lor Signori; non per disprezzo, ma perché quella gente era lì per pregare e pregava con fervore, come tutti abbiamo potuto vedere e ascoltare; era lì per rendere omaggio ai loro parenti e compaesani uccisi dal sisma e non certo per omaggiare i potenti di turno.

Mi è piaciuto molto il discorso del vescovo  di Rieti. Breve, coraggioso, concreto. Pochi concetti, ma chiari e tondi. Nessuna concessione alla retorica. 

Tre concetti mi piace ricordare di quel discorso.
- Non sono i terremoti a fare i morti, ma le opere dell'uomo.
- La ricostruzione dei paesi distrutti non sia occasione di polemiche politiche o di sciacallaggio. 
- Disertare questi luoghi sarebbe ucciderli una seconda volta.
Il Vescovo di  Rieti Domenico Pompili ha concluso con uno dei tanti messaggi ricevuti:   
"Non ti abbandoneremo uomo dell'Appennino; l'ombra della tua casa tornerà a giocare sulla natia terra".

Di Amatrice finora conoscevo solo il luogo geografico e la celebre pastasciutta. In questi tragici giorni abbiamo potuto conoscere anche il carattere fiero e dignitoso della popolazione. 
In questa celebrazione liturgica mi sono reso conto della religiosità profonda di questa gente, che ha messo alla porta i fiori dei "papaveri", ha lasciato tra la folla i loro "donatori" (capirai!), e ha pensato solo a pregare, perché in Chiesa si va per pregare, non per essere ripresi dalla TV.
Con il disorientamento dei cronisti, che tra l'altro non hanno quasi mai smesso di commentare, sovrapponendosi al rito funebre, invece di farcelo semplicemente vedere e ascoltare. Una cosa davvero vergognosa (rivedere in Rai Replay, please!). Ma pensavano che le loro parole valessero più dei canti e del solenne rito funebre che si celebrava? Tra l'altro il coro ha fatto del bellissimi canti: in gregoriano (Kyrie-Sanctus-Agnus Dei della Missa Defunctorum), un corale di Bach (Se tu mi accogli Padre buono, BWV 197), un canto di Taizé (Misericordias Domini) ed altro ancora.

Per i cronisti TV e i loro "mandanti": ma lo sapete che in Chiesa durante la Messa non si chiacchiera?
Tanto più in una celebrazione funebre, e così dolorosa.


  


Ho postato il canto "Misericordias Domini" di Taizé, di J. Berthier, eseguito durante la celebrazione di Amatrice. Un' accorata invocazione a Dio per i defunti e un  inno di speranza per i sopravvissuti.



giovedì 25 agosto 2016

Per il sisma di Amatrice




Dopo la bellezza dei giochi olimpici di Rio, dove abbiamo assistito  al trionfo della vita,  ora abbiamo gli occhi umidi di pianto per il trionfo della morte, a causa del tremendo terremoto che ha devastato ancora una volta il Centro d'Italia. 

Una tremenda scossa (che ho nettamente avvertito anch'io ad Arezzo) alle 3, 36 del mattino del 24 agosto, ha raso al suolo interi paesi nelle province di Rieti e Ascoli Piceno.

Paesi stupendi, tra cui Amatrice, il cui nome celebre nel mondo evoca ben altri sentimenti che amarezza e pianto, sono stati rasi al suolo dal movimento tellurico. Luoghi incantevoli, tra i Monti Sibillini e della Laga, appaiono ora immagini spettrali

I morti sono tanti, oltre 250 (ma la triste conta non è finita), così come i feriti. 

Grande la solidarietà che, si spera, continui anche passati questi primi terribili giorni.

Amatrice, Accumoli (epicentro del sisma), Arquata, Pescara del Tronto ed altri centri minori si aggiungono ad altri nomi che evocano tristezza.

Da ora in poi non sarà facile ordinare un piatto di "amatriciana" senza pensare al paese annientato da un sisma di magnitudo 6, la mattina del 24 agosto 2016.

La frequenza di questi eventi (pensiamo a L'Aquila, nel 2009) e la fragilità (talora colpevole) delle nostre costruzioni mi induce a postare il drammatico brano polifonico "Sunt lacrimae rerum" di Carl Orff. 

È un monito a non considerarci immuni dall'ora ultima.

Ai morti del sisma la mia preghiera e ai sopravvissuti un grande augurio di pronta ricostruzione!




martedì 23 agosto 2016

8-12-8 (+ 10) = 9















Non è un'espressione matematica sballata. Con questa serie di numeri si possono riassumere i risultati degli atleti italiani alle Olimpiadi di Rio 2016.

8 ori, 12 argenti, 8 bronzi: un numero palindromo, che colloca l'Italia al nono posto nel medagliere olimpico. I telecronisti, ad ogni piè sospinto, ci hanno ricordato che siamo nella Top Ten delle nazioni partecipanti (oltre 200).

Tutto sommato, un discreto risultato. Le "solite" 28 medaglie a cui sembriamo ormai  abbonati. Altrettante a Londra (2012) e a Pechino (2008).

Su tutti, a mio parere, luccicano gli ori di Fabio Basile nel judo, il 200° della nostra storia olimpica, anche perché inaspettato; quello del pistard  Elia Viviani nella massacrante gara dell'Omnium (e "omnium" dice tutto, 6 gare diverse in due giorni consecutivi); e su tutti quello di Gregorio Paltrinieri sui 1500 stile libero, che ha messo in fila americani, australiani e tutto il gotha del nuoto.

Ovviamente non voglio sminuire gli ori di Campriani nella carabina, della Bacosi  e di Rossetti nel tiro a volo e di Garozzo nel fioretto. 

Siamo a quanto pare un popolo di cecchini, di spadaccini, di lottatori e di navigatori.

Ma nella regina delle olimpiadi, nell'atletica, questa volta non abbiamo ottenuto nessuna medaglia: "zero tituli", direbbe Mourinho; perfino peggio di Londra 2012, dove almeno ottenemmo un bronzo con Fabrizio Donato nel triplo. Erano 60 anni che non accadeva una cosa del genere. E nell'atletica abbiamo sempre avuti campioni eccellenti, in ogni disciplina: dalla velocità al mezzofondo, dalla marcia alla maratona, dal salto in alto al salto in lungo; dal salto triplo al salto con l'asta, e perfino nei lanci. Inutile citare i nomi che tutti conosciamo, alcuni dei quali entrati nella leggenda.

In compenso siamo campioni di medaglie di legno: 10 quarti posti, dieci mestoli da appendere in cucina.

Specialmente in quella della "ex-divina" Pellegrini. 



lunedì 15 agosto 2016

Ottima è l'acqua, con Paltrinieri (Olimpiadi)




Uno dei modi di computare il tempo nell'antichità erano le Olimpiadi. La loro cadenza quadriennale permetteva di avere un punto di riferimento certo.

Le Olimpiadi erano anche fonte di ispirazione artistica e poetica. Penso in particolare al Discobolo di Mirone e alle Odi pindariche. Ricordo ancora l'inizio della I Olimpica per averla tradotta a scuola in verde età, con quel "volo pindarico" iniziale che tanto ha influito nella letteratura: "Ariston men ydor..." Ottima è l'acqua, l'oro risplende sopra ogni altra ricchezza, la stella più lucente è il sole, e i giochi di Olimpia sovrastano tutti gli altri.

Sullo stile dei greci, potrei ripercorrere, in questi giorni di Olimpiadi a Rio de Janeiro, la cronologia della mia vita, e senza pretese pindariche fermare l'attenzione su alcuni atleti che hanno scandito il passare degli anni, lasciando un segno indelebile nella mia memoria.

Vedo vincere i 200 metri piani da Livio Berruti a Roma nel 1960, mentre il tedesco (occidentale) Armin Hary vinceva i 100 in 10"2 (ma era stato il primo a correre la distanza in dieci netti).  Pochi allora si accorsero di Cassius Clay, ma tutti si ricordano di Nino Benevenuti; inosservato anche Carlo Pedersoli nel nuoto, personaggio destinato a diventare il mio attore preferito. Oro invece al pistard Sante Gaiardoni, memorabile in seguito nei suoi snervanti duelli in surplace con Antonio Maspes. Lasciò increduli e stupefatti l'arrivo nello Stadio Olimpico dell'etiope Abebe Bikila, vincitore della maratona a piedi scalzi. 

Indimenticabile il sovietico Valery Borzov, una "macchina da corsa" costruita nei laboratori sovietici, vincitore delle Olimpiadi di Monaco nel 1972, tristemente famose però per il vile e sanguinoso attentato palestinese agli israeliani. In Grecia si sospendeva ogni guerra nelle gare olimpiche; e quella guerra tra palestinesi e israeliani continua ancora...
Ben diverso il personaggio dell'altro sovietico Valery Brumel, saltatore in alto straordinario, con il suo elegante ed efficacissimo stile a "scavalcamento ventrale" che lo portò al record di 2 metri e 28 e alla vittoria nelle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Quella misura altissima mi sembrò allora ineguagliabile.
Nelle stesse Olimpiadi il mitico ginnasta Franco Menichelli vinse l'oro al corpo libero, così come fece Yuri Chechi, signore degli anelli nel 1996 ad Atlanta e Igor Cassina alla sbarra ad Atene nel 2004, inventando addirittura un nuovo movimento che ha preso il suo nome.

Le olimpiadi di Città del Messico del 1968 sono state quelle che più mi hanno affascinato. Risultati incredibili, personaggi leggendari. Il salto in lungo dello statunitense Bob Beamon sembrò un volo infinito e terminò al limite estremo della sabbiera, con la misura di 8 metri e 90, record  durato 23 anni: un'eternità nell'atletica. Esterrefatto vidi vincere il saltatore in alto statunitense Dick Fosbury, con il suo rivoluzionario "scavalcamento dorsale", e la misura di 2, 24. Mi sembrò uno stile ridicolo, da gambero, ma poi si è imposto universalmente.  Fu un altro statunitense, Jim Hines a infrangere il muro dei 10 secondi nei 100, con 9, 95. Nella premiazione dei 200 metri si videro sul podio del primo e del terzo posto due atleti neri statunitensi, Tommy Smith e John Carlos, sostenitori del movimento politico Black Power, alzare il pugno guantato di nero e abbassare la testa mentre risuonava l'inno nazionale. A parte l'aspetto politico, che fece molto discutere, in realtà il "potere nero" si stava già imponendo nello sport, specialmente nell'atletica leggera.  Dopo di loro verrà Carl Lewis, il figlio del vento, che tra gli anni 80 e 90 dominò incontrastato. Solo Pietro Mennea tenne in alto la bandiera dei velocisti bianchi nei 200 metri piani, con il suo record di 19"72, durato dal 1979 al 1996, un tempo interminabile in mezzo al potere nero. Nel 1980 aveva vinto le Olimpiadi di Mosca nella specialità (ma mancavano gli statunitensi).
Nelle stesse Olimpiadi Sara Simeoni batteva la tedesca orientale (ancora c'era il muro di Berlino) Rosemarie Ackermann, saltando con il nuovo stile Fosbury. La Simeoni è stata la seconda donna a superare i 2 metri nel salto in alto, dopo la Ackermann (che aveva saltato proprio 2 metri) e a stabilire il record mondiale in 2, 01. Leggendaria la ginnasta rumena Nadia Comaneci che a soli 14 anni (la più giovane atleta medagliata alle olimpiadi) vinse l'oro a Montréal nel 1976 con il punteggio 10 mai prima assegnato, oro  che conquistò anche a Mosca quattro anni dopo. I suoi volteggi da libellula  sono rimasti nella memoria collettiva.  

Mi entusiasmai a Ben Johnson con il suo incredibile 9,79 a Seul nel 1988; ma poi si scoprì che qualcuno, anzi, qualcosa l'aveva aiutato in quella stupefacente performance.
Infine il giamaicano Usain Bolt che domina da due olimpiadi (Londra e Pechino con 9, 69 e 9, 63) e forse anche in questa. È il nuovo "piè veloce Achille",  e dovrà passare del tempo prima che qualche altro metta la freccia e sorpassi il suo record mondiale di 9,58 a oltre 41 km/h. Non ho mai capito se veramente è tutta farina del suo sacco, o se c'è stata qualche aggiunta di cruschello. Anche Ben Johnson è originario della Giamaica...

Ovviamente ho nella mente e negli occhi gli atleti di tante altre discipline. Mi piace ricordare i campioni del mondo della mia infanzia Adolfo Consolini nel disco e  Carlo Lievore nel giavellotto; più vicino a noi Alessandro Andrei nel lancio del peso, vincitore a Los Angeles nel 1984 e Gabriella Dorio nei 1500. Con loro, i mitici campioni di marcia Pino Dordoni e Abdon Pamich, nonché Maurizio Damilano e il grande vincitore della maratona di Atene (la vera "Maratona"!) Stefano Baldini, Atene 2004.
Nella leggenda i fratelli D'Inzeo nell'equitazione (oro e argento a Roma 1960), nel canottaggio gli Abbagnale (oro a Los Angeles  e nell'88 a Seul),  gli schermidori, maschili e femminili (una per tutti la Vezzali) e i tiratori (maschi e femmine), dominatori fino ad oggi, i pallanuotisti, i pallavolisti (al maschile e al femminile), i trampolinisti, maschili e femminili, da Klaus Di Biasi a Cagnotto padre, da Francesca Dallapè a Tania Cagnotto, i nuotatori e le nuotatrici, da Novella Calligaris alla Pellegrini, da Fioravanti e Rosolino, a Detti e  Paltrinieri. 

Mi fermo qui, proprio con Gregorio Paltrinieri. 
Per lui certamente Pindaro avrebbe scritto la XV Ode Olimpica, e avrebbe potuto iniziare come la prima, con un volo: Ottima è l'acqua, quando c'è dentro Gregorio Paltrinieri da Carpi.


lunedì 1 agosto 2016

Eppur si muove...













Mi riferisco non al detto inventato e messo in bocca a Galileo dopo la sua abiura di fronte al S. Uffizio romano; ma all'iniziativa dei musulmani francesi e italiani di partecipare alla S. Messa di ieri, per onorare P. Jacques Hamel e prendere le distanze dai terroristi islamici.

È stato un gesto di grande valore: l'islam per la prima volta ha dato un segno chiaro di rifiuto della violenza religiosa (la famigerata jihad) e ha cercato di mostrare in concreto il volto di "allah il misericordioso".  Un islamico in chiesa per pregare non si era mai sentito dire. Ieri in Italia erano oltre 20.000.

Se son rose, fioriranno. Del resto Papa Francesco ha detto nella Giornata Mondiale della Gioventù appena conclusa a Cracovia che noi dobbiamo essere seminatori. È Dio che fa germogliare e portare a termine la maturazione.

In contemporanea l'Isis ha messo in rete una foto in cui un suo truce adepto abbatte una croce da un campanile e cerca di sostituirla con il lugubre vessillo nero del califfato: "Break the Cross", rompete la Croce.

Una cosa è rompere una croce di legno o di ferro, e perfino tagliare la gola ad un santo sacerdote, altra cosa è pensare di abbattere la Croce di Cristo piantata nel cuore del mondo.

Non ci sono riusciti nemici potenti, né secoli di persecuzioni. Figuriamoci se ci riuscirà il fante di picche al-Baghdadi.






martedì 26 luglio 2016

Assassinio nella Cattedrale. Stamani


















Sgozzare in Francia un sacerdote cattolico durante la celebrazione della S. Messa ci mancava, nella disgustosa casistica del terrorismo islamico. 

Una escalation dell'orrore, che fa comprendere con sempre maggior chiarezza (se ancora ce ne fosse bisogno) la motivazione di fondo di questi atroci attentati che stanno insanguinando l'Europa: la "guerra santa" all'infedele.  

È scritto nel corano, lo ha fatto Maometto; i califfi e poi i sultani se ne sono serviti per distruggere la civiltà cristiana intorno al Mediterraneo e oltre. 
Quello che accade oggi non è che la continuazione di questa lunghissima scia di sangue.

Questa volta i pericolosi infedeli erano un prete di 86 anni, due suore e alcuni popolani che stavano pregando. Il prete, Jacques Hamel, della parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen, aveva scritto ultimamente nel giornale parrocchiale:

"sentire l’invito di Dio a prenderci cura di questo mondo, e a farne, là dove abitiamo, un mondo più caloroso, umano, fraterno. Un tempo per l’incontro, con le persone a noi vicine, gli amici: un momento per prenderci il tempo di vivere qualcosa insieme. Un momento per essere attenti agli altri, chiunque essi siano".

I due jihadisti evidentemente non l'avevano letto; sono rimasti alla scimitarra. Affiliati all'Isis, sono stati poi uccisi dalle forze di sicurezza, allertate da una suora sfuggita agli attentatori.

Questo in sintesi il bollettino della guerra santa islamica in Normandia oggi: profanato un luogo sacro, tagliata la gola ad un prete di 86 anni e a un altro anziano, prese in ostaggio due suore e gente che prega. Nel nome di allah, il misericordioso.

Figuriamoci se fosse vendicativo...

Da oggi possiamo aggiungere alla lista dei santi martiri il sacerdote Jacques Hamel, al pari dei vescovi Oscar Romero e Thomas Becket, uccisi in epoche diverse nello stesso modo: nelle loro chiese, all'altare.

P. Jacques Hamel, prega per noi!



domenica 24 luglio 2016

Non è l'Isis. I morti di Monaco stiano tranquilli


















Sembra che il problema principale del nuovo orrendo attentato a Monaco di Baviera, in cui sono rimasti uccisi 10 giovani (tra cui l'attentatore) con decine di feriti, per la stampa tedesca ed europea sia una (surreale) dimostrazione che l'attentatore nulla abbia a che fare con l'Isis, la jihad, l'islam.

Si tratterebbe invece di un giovane fuori di testa, che avrebbe voluto vendicarsi di presunti torti subiti a scuola per parte dei compagni (ma ora non  sono in vacanze?)

Di fatto il presunto mentecatto, dal tipico nome germanico Alì, aveva una pistola da guerra, trecento proiettili, ed era di origini iraniane, se pur nato e vissuto a Monaco. Durante il massacro è stato sentito urlare "allah u akbar", che con la lingua tedesca ha ben poco a che fare.

Se i media tedeschi ed europei si accontentano di definirlo solo un pazzo scatenato (ma la gente del quartiere in cui è vissuto non lo ha descritto così), contenti loro. Ma i tedeschi han capito benissimo.

In alto loco non si vuol capire che il virus di odio portato dall'islamismo non ha bisogno di dichiarazioni di militanza, ma semplicemente di esecutori, chiunque siano e con qualunque mezzo: un tir, un'ascia, un'arma da guerra. Un jihadismo fai-da-te. 

Infatti nel mondo musulmano si è fatto festa per questa ennesima strage, e l'Isis ci ha messo pure il cappello sopra. 

Ora i poveri morti del Centro Commerciale Olimpia di Monaco possono riposare tranquilli: non sono stati uccisi da un fanatico musulmano dell'Isis, ma solo da un malato di mente che, non sapendo che fare, venerdì pomeriggio ha preso un'arma da guerra e 300 (trecento) proiettili e ha fatto una strage.

Ma i mass media europei ci verranno anche a dire che Cristo è morto dal freddo?

Un pensiero commosso e una preghiera per le vittime di questa ennesima orrenda furia omicida.