mercoledì 31 dicembre 2008

Anno bisesto, anno dissesto. Con auguri di Buon Anno!





Oggi ha fin l’anno bisesto,
per proverbio, anno dissesto;
ma è un proverbio valido?

Il dissesto è assai evidente
nelle tasche della gente,
che son quasi vacue.

Mi diceva bene il nonno:
se non vuoi perdere il sonno,
tieni i soldi in camera.

A sinistra, giorni tristi:
son scomparsi i comunisti;
un dissesto storico.

A colmare il dispiacere,
saldo in sella è il cavaliere,
con le dame al seguito.

Negli affari religiosi,
che son tutti misteriosi,
solo Dio è buon giudice.

O bisesto o regolare
ogni anno è salutare,
ogni tempo è grazia.

C’è chi augura e prevede
la scomparsa della fede,
e di papa Ratzinger.

Ma la chiesa fa le corna,
e dei suoi fedeli adorna
la sua marcia accellera.

E per me, l’anno bisesto
mi portò nel palinsesto
della blogonautica.

Un' annata un po’ speciale:
ho incontrato il virtuale,
a me prima incognito.

Tanti amici e contenziosi,
nick ed avatar curiosi,
più o men karmatici.

È la lotta per il karma,
combattuta con ogni arma,
il dissesto webbico.

Se non torna l’interesse
per le idee e per come epresse,
va a finire a rotoli.

Ma nel cielo brillan fuochi,
sento spari forti e fiochi,
l’anno nuovo è all’incipit.

Dico a tutti il mio Buon Anno!
specie a quei che voteranno;
anche ai No anonimi.

Amicusplato

domenica 28 dicembre 2008

Rottamazioni di fine anno




Anno nuovo, vita nuova! Perciò è di moda alla fine dell’anno buttar via, o come si dice ormai comunemente, rottamare tutto ciò che sa di logoro e di vecchio.

La cosa ha molti vantaggi: fa girare l’economia, rinnova l’arredo della casa, porta una ventata di novità e di speranza, che fa sempre bene alla salute.

Qualcuno veramente si spinge un po’ oltre, almeno con la fantasia, e nella rottamazione metterebbe volentieri anche le persone.

C’è chi butterebbe nel secchione l’intera classe politica, senza raccolta differenziata.
Qualcuno vorrebbe che si affacciasse dalla finestra del Vaticano Giovanni Paolo III, magari nero come Obama, o almeno più abbronzato di Benedetto.
Qualcun altro rottamerebbe perfino la moglie, o il marito (ma attenti ai riciclaggi!)

Per quanto mi riguarda, mi accontento quest’anno di buttar via la tastiera con cui scrivo.

Me ne combina ormai di ogni colore. I tasti si inceppano, non obbediscono più ai comandi e vivono di vita propria. Se premo una lettera, viene un segno d’interpunzione; se voglio una virgola, il tasto mi risponde con la mutina; se faccio un numero qualunque, mi dà una chat line con tanto di video…

A questo punto mi viene da pensare che, come me, anche altri avrebbero bisogno di una tastiera nuova. Altrimenti non si spiegano tutte le corbellerie di ogni genere che si leggono in giro.

Non penso che sia questione di digitazione; si tratta il più delle volte di tastiere obsolete...

Rottamare, prego!

venerdì 26 dicembre 2008

Dopo il Natale, Santo Stefano. C'è un perché, anzi due.



Dopo la nascita di Gesù, si ricorda il primo martire cristiano, Stefano. Venne lapidato fuori della città di Gerusalemme per la sua fede. Morì perdonando i suoi uccisori (Atti degli Apostoli, 7, 60).

Unendo il Natale del Signore al martirio di Stefano la chiesa ammonisce che essere cristiani significa saper affrontare anche la persecuzione.

“Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, così scrisse nel 197 d. C. Tertulliano, nel periodo delle persecuzioni romane.

Già nel maritiro di Stefano si può constatare la verità di questa affermazione: coloro che lo lapidarono “deposero il loro mantelli ai piedi di un giovane chiamato Saulo” che approvò la lapidazione (Atti degli Apostoli, 7, 58; 8, 1).

Quel giovane, che fece il “guardarobiere” agli uccisori di Stefano, in seguito si convertì, cambiò nome e divenne l’apostolo Paolo.

C’è un secondo motivo per cui la chiesa ricorda S. Stefano dopo il Natale del Signore.

I santi sono festeggiati normalmente nel giorno della loro morte, che la fede considera il “dies natalis”, il giorno della nascita al cielo.

Si nasce tutti peccatori, e speriamo di rinascere tutti santi.

Ovviamente quando sarà il momento, e ci auguriamo non a colpi di pietre…



Foto in alto: Cattedrale di S. Stefano (sec. XV), Vienna. Il tetto è ricoperto da 250.000 tegole di maiolica colorata.

giovedì 25 dicembre 2008

Finire il Natale in bellezza (con Mozart)




Un modo adeguato per concludere il Natale, festa di pace e di serenità, è ascoltare una delle musiche più distensive e rasserenanti composte dal genio di Mozart: la Sinfonia Concertante, e in particolare il 2 Movimento, quello che presentiamo (solo una parte, quella che passa You Tube).


Buona conclusione del Natale!

mercoledì 24 dicembre 2008

Natale è...




Natale è la nascita di Gesù.

Natale è la nascita di un mondo nuovo. Un mondo in cui le discriminazioni non sono più giustificate.

"Non c'è più giudeo né greco, non c'è più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna, ma tutti voi siete uno in Cristo Gesù (Paolo ai Galati, 3, 28).


Ecco perché la nascita di questo Bambino viene festeggiata da 2008 anni.

Buon Natale a tutti! (ma proprio a tutti!)



Foto in alto: "Natività", Domenico Ghirlandaio (1485), Chiesa di S. Trinita, Firenze
Il dipinto su tavola è nella Cappella Sassetti, ed è uno dei massimi capolavori della pittura fiorentina. La data MCCCCLXXXV si legge sopra il capitello corinzio della colonna centrale (cliccare sul disegno per ingrandire l'immagine).

Happy Christmas (War is Over) - John Lennon



È senza dubbio la più celebre delle canzoni natalizie moderne, scritta da John Lennon nel 1971, in collaborazione con la moglie Yoko Ono.
La musica è presa da un vecchio canto folk americano, "Stewball". 

Il brano di Lennon è un bellissimo e toccante augurio di pace.

Da notare anche la frase di Gandhi alla fine del video e che tradotta suona così: Se facciamo occhio per occhio, diventiamo tutti ciechi.


Happy Christmas (war is over)


So this is Christmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun
And so this is Christmas
I hope you have fun
The near and the dear ones
The old and the young

A very Merry Christmas
And a Happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear

And so this is Christmas
(war is over)
For weak and for strong
(if you want it)
The rich and the poor ones
(war is over)
The world is so wrong
(now)
And so Happy Christmas
(war is over)
For black and for white
(if you want it)
For yellow and red ones
(war is over)
Let's stop all the fight
(now)

A very Merry Christmas
And a Happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear

And so this is Christmas
(war is over)
And what have we done
(if you want it)
Another year over
(war is over)
And a new one just begun
(now)
And so Happy Christmas
(war is over)
We hope you have fun
(if you want it)
The near and the dear ones
(war is over)
The old and the young
(now)

A very Merry Christmas
And a Happy New Year
Let's hope it's a good one
Without any fear

War is over
If you want it
War is over
Now



Buon Natale (la guerra è finita)

Così questo è il Natale,
e tu cosa hai fatto?
un altro anno è passato
ed uno nuovo è appena iniziato
e così questo è il Natale
spero che ti diverta
con il più vicino e il più caro
con il vecchio e con il giovane

Un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura

E così questo è il Natale (la guerra è finita)
per i deboli e per i forti (se lo vuoi)
per i ricchi e per i poveri (la guerra è finita)
il mondo è così sbagliato (adesso)
e così buon Natale (la guerra è finita)
per i neri e per i bianchi (se lo vuoi)
per i gialli e per i rossi (la guerra è finita)
fermiamo tutte le guerre (adesso)

Un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura

Così questo è il Natale (la guerra è finita)
e tu cosa hai fatto? (se lo vuoi)
un altro anno è passato (la guerra è finita)
ed uno nuovo è appena iniziato (adesso)
e così questo è il Natale (la guerra è finita)
spero che ti diverta (se lo vuoi)
con il più vicino e il più caro (la guerra è finita)
con il vecchio e con il giovane (adesso)

Un felice Natale
e un meraviglioso anno nuovo
speriamo che sia davvero un buon anno
senza alcuna paura .

La guerra è finita, se lo vuoi
la guerra è finita, adesso.

sabato 20 dicembre 2008

We wish you a Merry Xmas, and...




Dopo aver indicato una delle composizioni natalizie più belle (per me la più bella!) di musica classica, e cioè "Uns ist ein Kind geboren" di Kuhnau, (attribuita a Bach, come Cantata 142), non si può tralasciare di fare gli auguri con un bel canto tradizionale: We wish you a Merry Christmas.

Forse qualcuno pensa che sia un canto moderno; è invece un canto inglese molto antico, e risale al 1500.

Sempre bello da ascoltare!

giovedì 18 dicembre 2008

La più bella cantata di Natale




http://www.baroquecds.com/721Cantata142.mp3


Uns ist ein Kind geboren,

ein Sohn ist uns gegeben.

È nato per noi un bambino,
un figlio ci è stato dato.

(Isaia 9, 5)


Infinite sono le musiche natalizie; dai bei canti tradizionali, alle composizioni dei grandi musicisti (Corelli, Vivaldi, Handel, Bach, … ), che in questo periodo vengono riproposti.

Ma c’è una cantata che pochi conoscono, e di cui purtroppo non c’è traccia video del web.

È di una bellezza straordinaria. A mio parere è la più bella cantata natalizia.

Sono riuscito, con grande fatica, a trovare un frammento di un solo minuto di questa musica stupenda; l’ho postata ugualmente, perché il breve saggio invogli all’ascolto della versione completa.

Data la brevità, ho anche postato una trascrizione completa del brano, eseguito ad una tastiera, mentre scorrono nel video le note della partitura.

Si tratta della cantata Uns ist ein Kind geboren, composta a Lipsia intorno al 1720 e attribuita fino a qualche decennio fa a Bach (Cantata 142). Più verosimilmente però è opera di Johann Kuhnau, antecessore di Bach come maestro di cappella della Thomaskirche di Lipsia.

Si noterà che il tema è trattato in modo imitativo: iniziano i tenori; seguono i contralti, i bassi e i soprani, in un susseguirsi ritmato e festoso di fraseggi musicali.
Anche i due brevi versetti, che compongono il corale, si intrecciano nelle varie sezioni; un annuncio di gioia, che diventa dialogo sempre più coinvolgente.

Il Natale è proprio questo: un lieto annunzio che spezza la solitudine dell’uomo e gli fa scoprire la bellezza del dialogo, con le altre persone e con Dio.



Foto in alto: "La Natività", Gherardo delle Notti (Gerard van Honthorst), 1620, Galleria degli Uffizi, Firenze

domenica 14 dicembre 2008

Regali di Natale, ad personam (in versi!)



Mancano pochi giorni ormai a Natale
e ai regali bisogna anche pensare.
Se per te una persona è un po’ speciale
lo devi con i fatti dimostrare.

E allora vado anch’io all’ipermercato
per cercare qualcosa a mia maniera
e farne un pacchettino infiocchettato
per tanti amici della blogosfera.

Per prima, e ciò mi sembra doveroso,
nel reparto informatico mi addentro.
A Parsifal, che informa generoso,
metto un giga di “grazie!” in penna usb dentro.

E per Pcdazero, l’altro esperto,
per regalo ha il mio augurio più sincero;
vari pc per poco mi hanno offerto,
ma non trovai nessun pc da zero.

Passo al reparto pentole e cucine,
ed Abagnomaria mi viene in mente;
ho dovuto cercare, ma alla fine
ho trovato un paiolo assai capiente.

A Fiammifero invece ho regalata
un’accensione elettrica e pulita;
così non potrà più venir fregata
e non si brucerà le rosee dita.

Mi sembra di veder Nonsolopane:
il tempo natalizio la deprime;
e invece di un pacchetto e cose vane
provo a tirarla su con queste rime.

Dentro un negozio per l’abbigliamento
è entrata Kitascima, ma poi scappa;
non ha trovato roba in gradimento;
lei cerca, lo sappiam, robe di Kappa.

Nel reparto dei video chi ti vedo?
è certamente, sì, Kurosbannato;
e gli regalo il miglior trash, io credo:
Lucab con Filosganga e Amicusplato.

Nel bel negozio di orologeria
scelgo il regalo per il caro Gero:
lui posta a tutte l’ore e ovunque sia;
dovrò svuotar per lui il negozio intero:

un oriolo subacqueo e da alta quota,
a pendolo, a cucù, da polso e a torre
che batta l’ore e che un poco lo scuota,
e gli ricordi che dormir occorre.

Quasi nascosta tra tanti clienti,
vedo Abdida passar tranquillamente.
Mi fai sempre arrossir dai complimenti;
per te non c’è un regalo sufficiente…

Incontro Ross, ha l’aria un poco tesa.
Dico: “Oggi almeno, oblìa chi ci governa!”
“Guarda che non son qui per far la spesa;
vado a svegliar la commissione interna!”

Arriva Mstatus, con un libro in mano;
bello alto (il libro) e scritto niente male:
“Catechismo cattolico romano”.
Io gli regalo allora anche un messale.

C’è un gruppetto carino di persone
che mi seguono spesso interessate.
Il loro voto è per me uno sprone
per continuare a scrivere caxxate.

C’è Ricio 78, in sport esperto,
Avocad 3 e Dora, certo bella,
e Franca, battagliera a viso aperto,
e Sammy B, amante di nutella.

C’è Max 75, in nuove utenze,
(e il 22 dicembre ha il compleanno);
invece sono belle conoscenze
Cab, Boromir, Rickgav ormai da un anno.

E mentre scrivo vengono alla mente
tanti nomi che voglio qui annotare:
Lillyth, un’insegnante assai valente,
Lisa con cui è un piacere dialogare.

Saamaya affida al vento la sua posta
e la lascia nel cielo volteggiare.
E io un biglietto le regalo apposta
per Via col vento 2, ch’è da girare.

Vola sempre più in alto M T Mura,
con una meritata aurea stellina;
e pensar che dell’alto lei ha paura;
le regalo perciò la xamamina.

Nel bar trovo a discuter con calore
di politica, sesso e religione
Swa, Quandoposso, Slasch, Periclitore,
Morosita, No-Ratzi e Redemptione.

E chissà perché trovo in farmacia
Prostata ed Emorroide; caso strano…
Arriva pure Intensaterapia;
auguro la salute, e mi allontano.

“Ave atque vale!” dice a me Silvestre,
e comincia a parlarmi in buon latino.
La chiacchierata è bella e non pedestre;
un albero gli dono, un gran bel Pino.

Non ho visto Kukulkan qui all'intorno,
di certo è a duellare in altre sedi;
al guerrier della luce, al suo ritorno,
dono una spada laser, come a un Jedi.

Ed intanto una musica si effonde
di Prokofiev, e poi di un altro autore;
non è Poulenc, ma un po’ vi corrisponde;
l’ha scritta Erlkonig, buon compositore.

La musica ti mette buonumore;
Comicomix allor mi viene in mente,
Larassa, e il Tratto, gran disegnatore;
si spiega ciò Psicologicamente.

Pierpaolobasso voglio ricordare,
Casadelpopol, Progvolution, Scheggia
Lineagotica e Bob; posso notare
che nei miei post il loro ok occhieggia.

Alta e slanciata, come una modella
da Dudovich Marcello disegnata,
vedo sfilare come in passerella
una gentil signora raffinata.

Mi passa da vicino sorridente;
riconosco la bella genoana
Audrey nomata, sguardo seducente;
e fermo qui il mio dire e il mio peana.

Un bel regalo io ti devo fare
per quanto in quest’annata mi hai ispirato.
Un bel poster ti voglio regalare
con la faccia di Gramsci aureolato.

Tante persone ancora dovrei dire,
ma è tempo ormai di chiuder la canzone.
Vorrei citarvi tutti, a non finire:
non mancherà di certo l’occasione.

A tutti va il mio augurio più sincero;
se il regal non è stato indovinato,
mi scuso e mi dispiace per davvero.
Un saluto dal vostro Amicusplato.

sabato 13 dicembre 2008

Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia!


Il vecchio poverbio è, come sappiamo, leggermente inesatto, poiché il giorno più corto nel nostro emisfero non è il 13 dicembre (S. Lucia), ma il 21 o 22 dicembre (quest’anno il 21 dicembre).

Siccome i proverbi sono la sapienza dei popoli, e hanno perciò origini molto antiche, anche il detto di S. Lucia ha delle buone ragioni dalla sua parte.

Anzitutto, anche se non è proprio il solstizio invernale, siamo in un periodo del calendario in cui le giornate sono tra le più corte dell’anno.

Inoltre, la simpatica rima faceva da promemoria, quando non esistevano le agende elettroniche, e nemmeno quelle cartacee.

Ma c’è un motivo ancor più consistente per valorizzare appieno il proverbio. Infatti fino a 600 anni fa il 13 dicembre era proprio il solstizio invernale, e quindi il giorno più corto dell’anno.

Come ben noto, Giulio Cesare, celebre per le imprese belliche, introdusse nel 46 a. C. anche un’importantissima riforma del calendario. L’anno solare, con buona approssimazione secondo i calcoli degli astronomi alessandrini, venne fissato in 365 giorni e 6 ore. Poiché il calendario considera solo i giorni, le 6 ore venivano recuperate ogni 4 anni con l’aggiunta del giorno bisestile. Come ancor oggi avviene.

Nel corso dei secoli ci si accorse però che gli equinozi non erano giusti: infatti il 21 marzo, in cui la luce del giorno doveva essere di 12 ore, come il buio della notte (aequa nox, cioè notte uguale al giorno), le ore di sole erano superiori di molto; in pratica il calendario segnava 21 marzo, ma le giornate erano quelle di aprile. Si rimaneva indietro.

Ecco perché intorno al 1450 il giorno di S. Lucia era “il giorno più corto che ci sia”. Si diceva 13 dicembre, ma in realtà si era già al 22 dicembre.

Per volontà di Papa Gregorio XIII nel 1582, dietro studi più accurati, si decise di riformare il calendario giuliano. L’anno risultava in effetti più corto di una decina di minuti (365 giorni, 5 ore, 48 minuti, 45 secondi) di quello che pensavano gli antichi alessandrini, per cui mentre il sole (la terra) faceva il suo giro velocemente, il calendario rimaneva indietro, ogni anno di 11 minuti e 15 secondi.

Pochi in un anno, ma molti nello scorrere dei secoli; ogni 400 anni si rimaneva indietro di circa 3 giorni.

Per prima cosa si corresse l’errore del passato, cancellando 10 giorni dal calendario, per raggiungere così anche nella carta il corso del sole (della terra).
Così nel 1582 dal 4 ottobre, festa di S. Francesco, si passò subito al 15 ottobre, giorno della morte di S. Teresa d'Avila; per cui i giorni 5, 6, 7 … 14 ottobre 1582 non sono mai esistiti. La grande mistica spagnola, riformatrice dell'Ordine Carmelitano, morì proprio nella notte tra il 4 e il 15 ottobre 1582, giorno che, dopo la canonizzazione della santa (nel 1622), è a lei dedicato.

Ogni 4 anni rimase il giorno bisestile; ma per evitare di rimanere di nuovo indietro, tra gli anni centenari (1600, 1700, 1800, 1900, 2000, etc.), di per sé tutti bisestili perché tutti divisibili per 4, dovevano essere bisestili solo quelli le cui due prime cifre erano divisibili per 4, e cioè il 16 (il 1600 fu un anno bisestile) e il 20 (il 2000 è stato un anno bisestile); non furono bisestili invece il 17 (1700), il 18 (1800) e il 19 (1900).
In pratica, anche negli anni secolari vige la regola di uno ogni quattro (il 2100 non sarà bisestile, per chi ci sarà…, e così il 2200, peggio mi sento, e il 2300, ma per favore! Lo sarà invece il 2400, meno male…).

Incredibile a dirsi, ma non tutti accolsero subito il calendario gregoriano. I protestanti e gli ortodossi, per opposizione alla chiesa cattolica, continuarono col calendario giuliano. Ma poi i protestanti lo accettarono nel XVIII secolo. Gli ortodossi invece ancora nelle loro festività seguono il calendario giuliano, indietro ormai di 12 giorni.

È interessante notare che la Rivoluzione d’ottobre in Russia avvenne il 24/25 ottobre 1917; ma con Lenin, che adottò il calendario gregoriano, venne a cadere il 7 novembre. Per cui è rimasto il nome di Rivoluzione d’ottobre, ma festeggiata fino alla caduta dell’URSS, di novembre.

Per un motivo analogo, S. Lucia non è il giorno più corto che ci sia. Ma lo è stato.

E nei giorni bui dell’inverno, la coraggiosa testimonianza della martire siracusana è ancor oggi luce ai nostri occhi.



Foto in alto: "Santa Lucia" (1532) , Lorenzo Lotto, Pinacoteca di Jesi

venerdì 12 dicembre 2008

Un anno nel web. Il tempo corre a ritmo di Passepied




In questi giorni ho ricordato il mio primo anno nel web postando il Canto di Solveig di Grieg.

Oggi continuo, proponendo un brano pianistico molto suggestivo, Passepied, di Debussy.

Il brano fa parte della Suite Bergamasque (1905), nella quale troviamo anche il celebre Claire de lune, che fa bella mostra di sé nel mio blog.

Il passepied era un passo di danza francese, divenuto poi un tipo di musica, con tempo per lo più binario (in questo caso 4/4) e con un andamento leggero e spedito.

Debussy parte da uno dei movimenti della suite barocca (in particolare c'è l'esempio di Bach), per inserirvi innovative variazioni impressionistiche, che ci riportano ai tempi moderni e al suo stile inconfondibile.

Il passato giunge fino a noi con un rapido passo di danza, ma il tempo talvolta sembra fermarsi quando le suggestioni interiori si fanno più intense.

mercoledì 10 dicembre 2008

Un anno nel web...




È un anno esatto che sono nel web.

“Io non so ben ridir com’io v’entrai”, direbbe il Poeta. Il fatto è che mi sono addentrato in questa selva virtuale, per me molto oscura, tanto che ancora non riesco bene ad orientarmi…

Voglio solo ringraziare tutti coloro che in qualsiasi modo mi seguono, o con l’approvazione o con il dissenso. Ciò che conta è il rispetto reciproco, pur nella varietà delle opinioni.

“Al tramonto della vita saremo giudicati sull’amore” (S. Giovanni della Croce).

Il mio unico desiderio è quello di fare un blog nel quale poter trovare sempre qualcosa di bello: un bel quadro, una bella musica, un bel video, magari anche un bel post.

Bello per me non vuol dire superficialità, ma ferma speranza.

Come candela di compleanno presento il Canto di Solveig, dal Peer Gynt di Ibsen, musicato da Grieg, ambedue tra i miei autori preferiti. È anche la clip del mio profilo.

Solveig è il simbolo dell’amore che redime. Peer Gynt è un sognatore e uno spirito libero. Ma alla fine sarà vinto dall’amore di Solveig, che lo ha atteso, non invano.

“Passeranno forse l'inverno e la primavera
passeranno l'uno e l'altra
e la prossima estate e l'anno venturo
e quello successivo
finché tu verrai,
perché una volta verrai,
me lo dice il cuore,
e come t'ho promesso io ti aspetto qui,
come t'ho promesso...”

(Il canto di Solveig)

domenica 7 dicembre 2008

Omaggio all'Immacolata. Il Magnificat di Frisina




Nella festa dell’Immacolata vogliamo rendere onore a Maria, “umile ed alta più che creatura”, colei che ci ha donato Gesù, il nostro Salvatore.

La bellezza interiore di Maria, piena di grazia, ha ispirato gli artisti di ogni epoca: pittori, scultori, musicisti, poeti...

Noi presentiamo un brano di un noto musicista attuale, Marco Frisina, scritto nel 2000 per la Giornata Mondiale della Gioventù, a Roma.

Le parole sono di Maria stessa, il Magnificat, con cui rende lode al Signore per quanto ha operato in lei, pur nella povertà di creatura.

La voce è quella inimitabile di Mina.

Le immagini che scorrono durante il video sono opere di alcuni tra i più grandi pittori, a partire da Botticelli, Giotto e Ghirlandaio, fino al Pontormo.

È un omaggio anche a ogni donna, che in Maria raggiunge il vertice della creazione.

sabato 6 dicembre 2008

Un cammino di liberazione (con Mozart)




Il periodo di dicembre che precede il Natale mi rimane sempre particolarmente gradito.

I motivi affondano anche nell’infanzia: il presepe, l’albero, gli addobbi…
E poi l’illuminarsi progressivo delle strade, dei negozi…
Un mondo di luce nel buio dell’inverno.

Ma procedendo negli anni ho scoperto che l’avvicinarsi al Natale ha portato con sé il desiderio di un rinnovamento interiore; il desiderio di ripresa nel cammino della vita.

È un periodo in cui, oltre alle luci e ai colori, anche i suoni hanno la loro bella importanza.

Per questo voglio proporre all’attenzione un brano di Mozart.
Per molti sarà un pezzo sconosciuto, o quasi. Ma si tratta di una delle sue più belle composizioni.

È il primo movimento della Sonata K. 310 per pianoforte.

Oltre al virtuosismo, si notano pathos e forza espressiva, che preannunciano il romanticismo e aprono la strada a Beethoven.

Ho scelto la K 310 perché sembra esprimere proprio quello che ho detto all’inizio: un cammino può essere faticoso e anche drammatico, ma alla fine la speranza vince.

Le prime frementi note, caratterizzate da acciaccature, richiamano i chiaroscuri della vita; e più volte nel corso della sonata il tema iniziale ritorna.

Ma da ultimo il travaglio del negativo si sublima in un crescendo di liberazione.

mercoledì 3 dicembre 2008

Nebbia fitta...


Dopo la pioggia, la nebbia.

Molto pericolosa per chi viaggia.

Ma anche chi sta seduto davanti a una tastiera di computer può correre il rischio di vederci poco.

Si può notare da tanti articoli che riguardano la chiesa e i diritti umani, i gay, e i diversamenti abili.

Sono saliti in cattedra improbabili maestri di coscienza.

Si accusa la chiesa di non essere dalla parte dei diritti umani. Lo dicono coloro che sono per l’aborto e per l’eutanasia, cioè i favorevoli per la pena di morte, secondo il proprio insindacabile giudizio.

Sui gay si accusa la chiesa di essere con coloro che ne vogliono la discriminazione, fino alla persecuzione. La chiesa ha nel suo catechismo, come norma fondamentale, il rispetto per tutti, anche per chi la combatte. Ha firmato la moratoria per la pena di morte e la tortura, ed ha proposto una moratoria per l’aborto, derisa da tutti i guru del laicismo. Figuriamoci se vuole discriminare o penalizzare qualcuno.
Ma nessuno può obbligare la chiesa a considerare l’unione omosessuale al pari della famiglia.
La chiesa vede lontano, perché viene da più lontano: e un trojan horse lo sa distinguere come il miglior antivirus in circolazione.

I maestri del laicismo rimproverano alla chiesa di non aver rispetto per i diversamenti abili, quando è quasi unicamente il mondo cattolico a farsene carico. Ma i nuovi farisei non si fanno scrupolo di proporre l’aborto e la selezione eugenetica nel caso di feti non corrispondenti alle attese (di chi?)


Nebbia fitta… procedere con cautela.

martedì 2 dicembre 2008

Avvento. Il tempo dell’attesa




Siamo nel'Avvento, il periodo che precede il Natale. C’è chi si pensa già ai regali, o alle cose da comprare con la tredicesima, oppure a dove e come trascorrere le feste.

È per i credenti anche un tempo di purificazione interiore, per accogliere degnamente il Signore e non lasciarlo ancora una volta fuori dalle nostre case, come accadde a Betlemme.

Ci può aiutare in questa trepida attesa l’oratorio “il Messia” di G. F. Händel, un capolavoro della storia della musica (1741) e una sintesi musicale della storia sacra: dalle profezie dell’Antico Testamento, che preannunciano il Messia, alla Nascita di Gesù, fino alla sua Risurrezione.

Nel periodo dell’attesa, c’è il coro “And He shall purify”, costruito su di un versetto del profeta Malachia, 3, 3: “And He shall purify the sons of Levi, that they may offer unto the Lord an offering in righteousness”.

Egli purificherà i figli di Levi, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.

Il brano ha un andamento “fugato” (il tema cioè “si rincorre” nelle varie parti, dal soprano, al basso, al tenore, al contralto), per trovare poi unità nella parte più propriamente corale.

Un magnifico esempio di contrappunto e armonia.

E un invito ad ascoltare tutto il resto.

lunedì 1 dicembre 2008

Piove!

















In questi giorni piove.
Non sarà il diluvio universale, ma un bel pediluvio il Padreterno se lo sta facendo!

Ma perché piove tanto?

Ci sono motivi scientifici:
la lunga siccità (come a Palermo...);
i venti sciroccosi carichi di nuvole;
il clima ormai tropicale, e non ci sono più le 4 stagioni:
di quelle, c’è rimasta solo la pizza (e il concerto di Vivaldi).


Ci sono poi motivi politici:
piove perché il governo è ladro;
perché l’opposizione fa un governo ombra, che fa piovere anche quello;
perché l’economia mondiale fa acqua da tutte le parti.


Pioggia personalizzata, o nuvola di Fantozzi:
piove perché l’ombrello di Avira non riesce più a parare nel mio pc i virus a pioggia del web;
piove, così posso apprezzare in modo adeguato che colore ha Una giornata uggiosa di Battisti.


Ascolta, Ermione, piove…
E alllora, caro Amicus, sarà meglio stare al coperto…



Foto in alto: "L'Arca di Noè", miniatura del 1493, Hartmann Schedel, Cronaca Universale (Norimberga).