martedì 31 luglio 2012

I tacchi a spillo della Pellegrini





In genere quando cade un mito rimane un grande senso di tristezza, che però viene subito compensato dal bel ricordo delle imprese compiute.
Alle Olimpiadi di Londra 2012 è caduto il mito di Federica Pellegrini, una straordinaria campionessa, che questa volta è riuscita in un'impresa impossibile: fare flop nelle gare e far dimenticare quanto di bello ha fatto in passato.
Fallire una o due gare è una cosa che si riesce a capire, anche se a bagno c’è la prima della classe. Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere, cantavano The Rokes negli anni 60...
Ma i roboanti proclami di vittoria della star prima delle gare, le sue stucchevoli esternazioni amatorie e il suo comportamento da diva del gossip, anziché di regina del regno natatorio con tutto ciò che tale carica comporta,  (e non voglio neanche entrare nelle sue scelte tecniche, relative ai cambi di allenatori, ma in Toscana si dice “ogni muta una caduta”); tutto questo ha creato un micidiale cocktail di antipatia, diventata derisione dopo le due finali perdute in modo così disastroso.
Mi considero e sono uno sportivo. Proprio per questo non mi è dispiaciuto che Federica Pellegrini abbia perso. Meritava di perdere.
Non era in grado di competere con chi aveva la testa alle Olimpiadi, e non ai tacchi a spillo.



lunedì 30 luglio 2012

La vasca della Pellegrini














Diego Occhiuzzi e Rosalba Forciniti. Chi sono costoro?
Il primo ha vinto la medaglia d’argento nella sciabola, la seconda la medaglia di bronzo nel judo, categoria 52 kg, nella seconda giornata di queste olimpiadi londinesi.

Due sconosciuti al grande pubblico finora (forse anche a quello piccolo), ma due veri campioni di grinta, di coraggio, di umiltà.
Ecco, soprattutto di umiltà. Il vero spirito olimpico, che quasi sempre paga.
Sono le due medaglie della seconda giornata per l’Italia.
E la medaglia della Pellegrini nei 400 stile libero? Quella è rimasta a Shangai un anno fa. Ora invece di collezionare medaglie, la tatuata e piercingata  Federica preferisce atteggiamenti da diva e parlare delle sue performances sessuali.

Se intende proseguire così, invece della vasca olimpica sarà meglio che si interessi di quella Jacuzzi.




venerdì 27 luglio 2012

Una tempesta di freschezza




La leggera brezza ristoratrice di questa notte d’estate invita all’ascolto di una musica che sia altrettanto gradevole.
Siamo in piena notte. Ci vuole Chopin.

Non uno dei suoi notturni, però. Chopin non è solo l’autore dei Notturni.

Facciamo ricorso ad uno dei suoi "24 Préludes", op. 28, pubblicati nel 1839.

L’opera è composta da 24 brani, brevi e brevissimi (l’esecuzione completa si aggira intorno ai 40 minuti!), scritti ognuno in una tonalità diversa, così da comprendere tutta la gamma delle tonalità: 12 maggiori e 12 minori.

È evidente che Chopin ha voluto rifarsi a Bach, che un secolo prima con il “Clavicembalo ben temperato” aveva compiuto un’impresa colossale: comporre in ognuna delle 24 tonalità un preludio e una fuga, e per ben due volte.

Ma a parte questa esteriore imitazione, i Preludi di Chopin sono una cosa del tutto diversa.
Anzitutto non sono seguiti da alcuna fuga; in secondo luogo hanno una struttura inconsueta. Si tratta di brevi componimenti che esprimono sensazioni, stati d’animo, “frammenti” di un mondo interiore che nella varietà del loro susseguirsi ci danno alla fine la complessa visione dell’animo dell'artista.

Ci sono tra questi Preludi alcuni autentici capolavori, come il n. 15 (Goccia d’acqua) in Re bemolle maggiore, il n. 20 (Marcia funebre) in Do minore, il n. 7 in La maggiore (celeberrimo), il n. 9 in Mi maggiore, una composizione di sole 12 battute...

Non a caso ai funerali di Chopin, nella Chiesa de La Madeleine di Parigi, il 30 0ttobre 1849, il famoso organista L. J. Alfred Lefébure-Wély eseguì due stupendi preludi di quest’opera: il n. 4 in Mi minore e il n. 6 in Si minore.

Tutti i più grandi pianisti hanno avuto ed hanno nel loro repertorio i 24 Préludes, a partire dalle memorabili registrazioni di Ferruccio Busoni, del 1920, e di Alfred Cortot, del 1926.
Propongo all'attenzione il giovane pianista polacco  Rafał Blechacz (classe 1985), ormai concertista affermato, che esegue l’ultimo dei 24 preludi, in Re minore, “Allegro appassionato”, denominato comunemente “La tempesta”.

Una tempesta di freschezza.




martedì 24 luglio 2012

Pasquino e 'r tempo













Me so’ messo ‘na sciarpa intorno ar collo,

che me fa freddo e so’ tutto marmato;

ieri dal caldo ero sudato mollo,

oggi con questo vento so’ ggelato.


Anche ‘r tempo nun sa più quer che fare,

me pare, anvedi te, come er governo;

un giorno dice: ce se po’ salvare;

er giorno appresso c’è  ‘r requiemeterno.





Amicusplato


sabato 21 luglio 2012

Un sol leone da brividi!




Oggi inizia il sol leone, il sole entra nella costellazione del leone.
In questi giorni di caldo soffocante viene da rabbrividire di fronte agli attentati di Burgas (Bulgaria) e Denver (USA), dove sono state uccise 8 e 12 persone.
Odio razziale e furia omicida alla radice di questi crimini efferati.
Per non parlare del neonato gettato via dalla madre in un cassonetto a Bologna.
Il grande scrittore francese Georges Bernanos ha scritto un famoso romanzo, Sotto il sole di Satana, (Sous le soleil de Satan, 1926), in cui sottolinea drammaticamente la presenza nel mondo del principe del male, Satana.
Ma nonostante l’apparente vittoria delle forze distruttrici, Satana non prevarrà, perché, come scrive Bernanos, “Dio ci assiste anche nei nostri errori. E quando l'uomo si leva a maledirlo, è pur sempre Lui a sostenere la sua mano impotente”.


Proprio per questo mi permetto di presentare una musica che vuole essere anche un segno di speranza, sotto il segno della luna: Moon cake, dello statunitense Stephen Schlaks, del 1979. 
Un po' di dolce, in questi giorni così amari, e un indimenticabile ricordo del primo sbarco dell'uomo sulla luna, il 21 luglio 1969.


giovedì 19 luglio 2012

Una ventata di fresco siberiano. Il tema di Nadia




Continua il caldo torrido, che, se possibile, sembra aumentare, a dispetto delle previsioni meteorologiche.

Ora poi siamo in vista del solleone, per cui temo non ci sia da aspettarsi... “niente di nuovo sotto il sole”.

Per refrigerio facciamo con la fantasia una bella escursione in Siberia, in compagnia di Michele Strogoff, il corriere dello zar, quello del romanzo di Giulio Verne.

E mentre cavalchiamo nelle sconfinate pianure siberiane, circondati da un’aria condizionata al naturale, ascoltiamo il motivo conduttore del film televisivo omonimo, del 1975.

Una dolce, affascinante e struggente melodia composta dal poliedrico musicista rumeno Vladimir Cosma.

Il film è interpretato dal tedesco  Raimund Harmstorf, che poi presterà la sua faccia al cattivo perdente nel film con Bud Spencer “Lo chiamavano Bulldozer”.

Nella miniserie televisiva di Michele Strogoff invece è l’impavido eroe che riesce a sventare una ribellione tartara.

E a conquistare la bella Nadia Fëdorova (Lorenza Guerrieri).

Ascoltiamo perciò il “Tema di Nadia”, meno famoso di quello di Lara del Dottor Zigavo, ma non meno bello.


lunedì 16 luglio 2012

Il fiore del Carmelo





Tra le feste in onore della Madonna non si può tralasciare quella del 16 luglio: la Madonna del Carmelo.

È la patrona dell’Ordine Carmelitano, che tanta importanza ha avuto ed ha nella storia e nella vita della Chiesa.

Basterà ricordare S. Simone Stock, S. Teresa d’Avila, S. Giovanni della Croce, le 16 monache di Compiègne ghigliottinate dai giacobini (tanto per ricordare l'altra faccia della Rivoluzione francese), S. Teresa del Bambino Gesù, S. Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), filosofa e martire ad Auschwitz.

Mi piace anche ricordare l’aretina S. Teresa Margherita Redi, pronipote del famoso scienziato e letterato Francesco Redi, la santa canonizzata più giovane dell’ordine carmelitano: 22 anni.

La Madonna del Carmelo è venerata anche con il nome di Madonna del Carmine e nelle terre di lingua spagnola Virgen del Carmen.

Il suo culto è diffuso ovunque, come il suo nome: Carmen, Carmela, Carmelo, e simili.

A tutti coloro che portano il suo nome, buon onomastico!

La Madonna del Carmine, o anche Gesù che ha in braccio, tiene in mano uno scapolare.

Era abitudine una volta di portarlo al collo sotto i vestiti.

Oggi molti/molte non portano neppure i vestiti...

In compenso, i segni di protezione sacra sono sostituiti da piercing, tatuaggi spesso di pessimo gusto, e comunque sempre dannosi.

Con lo scapolare o senza, con altri segni religiosi o meno indosso, se non ci affidiamo alla protezione di Maria Santissima, Madre di Dio e Madre nostra, sarà difficile vincere le nostre quotidiane battaglie contro il nemico del genere umano.

Il signor Belzebù, ovviamente.

Che il "fiore del Carmelo", Maria Santissima, ci protegga!


Il canto che esegue splendidamente Cecilia Bartoli è la bellissima Ave Maria (ca. 1970) del compositore russo Vladimir Vavilov (1925-1973), attribuita erroneamente al musicista rinascimentale Giulio Caccini.






mercoledì 11 luglio 2012

Un po’ di fresco? Una canzone di Celentano (quello vero)




Tutti cerchiamo un po’ di fresco, in questi giorni di caldo torrido. 

Un modo per rinfrescarsi è per me tornare indietro negli anni, agli anni freschi dell’adolescenza, con una bella canzone degli anni 60 (e di quando, se no?)

Una canzone di Celentano, di quelle che ci fecero sognare.

Il caldo? C’era anche allora, ma non era avvertito...

“Nata per me”, del 1961.


domenica 8 luglio 2012

Un caldo... infernale!






















Alle ondate di gran caldo che hanno colpito l'Italia in questo inizio di estate sono stati dati nomi da inferno dantesco, tranne alla prima cui è stato appioppato il glorioso nome di Scipione, l'Africano.

Per sopportare questo caldo torrido, proviamo a scherzarci un po' sopra.






Dapprima fu Scipione,
detto anche l’Africano;
ma sotto lo stellone
tornò con l’elmo in mano.

Di poi venne Caronte
col suo barcone noto.
Ma il sol  lo bruciò in fronte,
tornò all’inferno a nuoto.

Or sembra già alle viste
il demone Minosse;
se anch’egli non resiste
del sole alle percosse,

allora sarà bene
di dire una corona;
perché di certo viene  
Lucifero in persona!





Amicusplato





mercoledì 4 luglio 2012

La vita breve delle speranze italiane (De Falla)




Consoliamoci per la sconfitta cocente (mai aggettivo fu più appropriato di questi tempi...) della nostra nazionale con la Spagna ai Campionati Europei di Calcio a Kiev, e rendiamo i meritati onori alle Furie Rosse, ascoltando la “Danza Española n. 1” di Manuel de Falla (1876-1946),  tratta dall’opera “La Vida Breve” (1905).

Per me è un brano consolatorio. La freschezza inventiva, il ritmo incalzante, i momenti di intenso pathos che inframezzano quelli più lirici e suadenti, fanno di questo flamenco un vero godimento dello spirito, oltre che autentica opera d’arte.

Per altri questa danza incalzante in 3/8 farà venire in mente quella imbastita da Iniesta, Xavi, Fabregas e soci. E quegli scoppiettanti colpi di nacchere, anzi castañuelas, così abilmente ottenuti da Lucero Tena, forse faranno pensare alla sonante gragnola di reti subite.

Il nostro sogno finale è durato 14 minuti, fino alla rete di Silva. Una vita proprio breve...

Meglio ascoltare De Falla.


domenica 1 luglio 2012

L’Italia a... brandelli














Perdere è sempre triste.
Perdere una finale è infinitamente triste.
Perdere una finale con una goleada (0-4) è talmente triste, che ti viene da sorridere.
Ma come? L’Italia di SuperMario, che tre giorni fa ha umiliato i bund tedeschi, è stata ridotta stasera a uno scolapasta dai bonos spagnoli?
Non c’è logica, si entra nel surrealismo, si va a finire nel comico.
Pirandello potrebbe farci una lezione sul “sentimento del contrario”. Il riso nasce in mezzo a questa tragedia nazionale per il fatto che tutti si aspettavano che i "campeones" spagnoli fossero riportati al loro ruolo più naturale di semplici "peones".
Invece è successo il contrario. L’Italia è stata ridotta a prandelli, volevo dire brandelli, e a noi non resta  che piangere.
O anche ridere.