domenica 29 dicembre 2013

Un saluto al 2013, firmato Goethe-Schubert





Siamo ormai agli ultimi sgoccioli del 2013.

Me ne dispiace un po’.  Un altro anno se ne va, bello o brutto che sia stato, e con la fine dell’anno se ne va un’altra pagina della nostra vita.

In attesa di vuotare la coppa del 2013, mi ascolto uno dei Lieder più belli di Franz Schubert: Der König in Thule, Il re di Thule (1816).

Il testo del Lied è una poesia del sommo Goethe, inserita nel suo Faust e cantata da Margherita.
La ballata parla di amore e di fedeltà fino alla morte. Il dono è una coppa d’oro e l’amato è il re di Thule. Come noto, Thule era considerata l'ultimo e gelido lembo di terra a settentrione. 

Voglio ricordare che anche il nostro Carducci ha tradotto questa lirica  in "Rime Nuove" (1906).

Con la musica di Schubert, e la bella voce di Elly Ameling, salutiamo perciò l’ultima Thule del 2013 e ci regaliamo una struggente melodia per l’anno che se ne va per sempre.





Der König in Thule

Es war ein König in Thule,
Gar treu bis an das Grab,
Dem sterbend seine Buhle
einen goldnen Becher gab.

Es ging ihm nichts darüber,
Er leert' ihn jeden Schmaus;
Die Augen gingen ihm über,
So oft er trank daraus.

Und als er kam zu sterben,
Zählt' er seine Städt' im Reich,
Gönnt' alles seinen Erben,
Den Becher nicht zugleich.

Er saß beim Königsmahle,
Die Ritter um ihn her,
Auf hohem Vätersaale,
Dort auf dem Schloß am Meer.

Dort stand der alte Zecher,
Trank letzte Lebensglut,
Und warf den heiligen Becher
Hinunter in die Flut.


Er sah ihn stürzen, trinken
Und sinken tief ins Meer,
die Augen täten ihm sinken,
Trank nie einen Tropfen mehr.

(J. W. Goethe, 1774)


Il re di Thule


C’era una volta  in Thule
un re fedele fino alla tomba,
la sua bella, morendo,
gli diede un’aurea coppa.

Nulla a lui fu più caro,
in ogni convito la vuota;
negli occhi gli spunta il pianto,
quando beve da questa coppa.

E quando sta per morire,
enumera le città su cui domina,
agli eredi lascia ogni avere,
ma non rinuncia alla coppa.

Sedeva, in mezzo a tanti
cavalieri, al banchetto regale,
nell’eccelsa sala degli avi,
là, nel castello sul mare.

Lì il vecchio bevitore, alzatosi,
bevve della vita l’ardore
ultimo e gettò la sacra
coppa giù fra le onde.

La vide cadere, riempirsi,
sparire nel mare più profondo.
Gli occhi gli si spensero,
e lui non vi bevve più un sorso.


mercoledì 25 dicembre 2013

Natale. Nasce una nuova umanità




Nel Natale del Signore non ci sono da fare tante considerazioni astratte o retoriche: c’è solo da contemplare e interiorizzare.

Nella capanna di Betlem Dio si è fatto uno di noi, ciascuno di noi.

Dio in noi è la realtà che dà significato pieno alla nostra vita.

Voglio esprimere la gioia del Natale con un Alleluia di Dietrich Buxtehude,
uno dei maestri “virtuali” di J. S. Bach.

La breve Cantata da cui è tratto è  “Der Herr ist mit mir”: Il Signore è con me.


Buon Natale a tutti!



venerdì 20 dicembre 2013

Il Natale in musica. Quella più bella!




Non posso avvicinarmi alla festa del Natale senza riascoltare almeno una volta quella che a me pare la più bella cantata natalizia: “Uns ist ein Kind geboren” (È nato per noi un bambino), del 1720, attribuita fino a qualche decennio fa a J. S. Bach (BWV 142), ma in realtà opera di Johann Kuhnau (1660-1722), suo immediato predecessore come maestro di cappella nella Thomaskirche di Lipsia.

Di questa Cantata mi piace tutto. Anzitutto ovviamente la musica: luminosa, gioiosa, trascinante. Il brano strumentale di apertura (la “Sinfonia”), con il suo ritmo incalzante, è un magnifico incipit che dà il tono a tutta la composizione. 

Poi le parole in lingua originaria, il tedesco (che conosco poco): Uns ist ein Kind geboren. Sono prese dal profeta Isaia (9, 5); ma la loro dizione, necessariamente scandita come esige la lingua della Merkel, dà occasione all’autore di costruire in forma fugata il primo brano cantato. Il tema iniziale sembra così un piccolo mirabile germoglio di vita che si sviluppa e giunge alla sua pienezza, nel dinamico e marcato movimento delle varie sezioni vocali e strumentali.

Questi due brani iniziali li ho già postati, per cui non starò a riproporli. Basterà cliccare l'etichetta Kuhnau di questo blog.

Quest’anno mi piace soffermarmi sul brano finale, l’ottavo, che è un “Alleluia”. Si tratta di un magnifico corale a quattro voci miste (SCTB) con accompagnamento di "concerto" (flauti, oboi, violini, viole, basso continuo), degna conclusione della Cantata.

Mi ha sempre colpito il tema di questo bellissimo Alleluia. Aveva per me qualcosa di familiare, ma non riuscivo a capire cosa. Ora finalmente ho capito. 

Non è altro che una gran bella armonizzazione dell’antica melodia “Nitida Stella”, un canto rinascimentale latino (XV-XVI secolo) in onore della Madonna: 

“Nitida Stella, alma puella, tu es florum flos. O Mater pia, Virgo Maria, ora pro nobis” (Stella luminosa, fanciulla che porti la vita, tu sei il fiore dei fiori. O Madre pia, Vergine Maria, prega per noi).


Erdmann Neumeister, il “paroliere” di Kuhnau, cambiò il testo, trasformandolo in una preghiera di lode a Dio Padre.

Così, Bach (o chi per lui) si appropriò della cantata di Kuhnau; Kuhnau a sua volta si appropriò di un canto della Chiesa Cattolica.

Ma ciò che conta è la bellezza di questa musica divina!




Alleluja! Alleluja! Gelobet sei Gott,
singen wir aus unsres Herzen Grunde,
denn Gott hat heut gemacht solch Freud,
die wir vergessen solln zu keiner Stunde.



Alleluia! Alleluia! Dio sia lodato,
cantiamo dal profondo del nostro cuore,
perché Dio ha operato tale gioia oggi,
che in nessun momento dovremmo mai dimenticare.




venerdì 13 dicembre 2013

Santa Lucia, dalla Sicilia all'ultima Thule





Oggi è la festa di S. Lucia, la santa dagli occhi bellissimi, che sacrificò la sua vita piuttosto che cedere al male.

Santa Lucia, la giovane martire siracusana, ha unificato in questa festa l’Europa, dalla Sicilia alla Svezia, dal sole del Mediterraneo alle nevi dell’ultima Thule.

Suggestive le celebrazioni nei paesi nordici, in particolare nei paesi scandinavi, oltre che ovviamente in Sicilia.

Anche l’antica melodia napoletana del canto “Santa Lucia” ha contribuito a unificare popoli e nazioni, superando barriere geografiche e religiose.

Chiediamo a S. Lucia il dono di una buona vista, di cui è patrona, e con essa, il “miracolo” di un’Europa un po’ più unita.

C’è bisogno di entrambe le cose.




mercoledì 11 dicembre 2013

11. 12. 13. Un terno secolare





È la curiosa data di oggi. Tre numeri di fila secondo la serie naturale.

Una serie in ordine crescente.

Non so se indichi anche una ripresina delle speranze italiche.

Qualcosa in effetti sembra muoversi nell’inquieto panorama socio-politico nostrale.

Intanto accontentiamoci di vedere questa bella terna numerica crescente.

Per averne un’altra simile (ma non così bella), dovranno aspettare il prossimo secolo 
(1. 2. 3; 1 febbraio 2103).

Noi non ci saremo... 



sabato 7 dicembre 2013

Per l'Immacolata una musica pura





La Madonna Immacolata ci fa presente che un mondo "pulito" è possibile. Lei lo ha realizzato nella sua vita.

Un  esempio ed un monito per questo caos in cui siamo immersi.

Mi piace festeggiare la “piena di grazia” non con un canto religioso, ma con una musica di danza.

Si tratta di una Gavotta attribuita a Gianbattista Lully, ma forse opera di Marin Marais, del 1701.

Perché questa musica? Perché è una musica pura. Per questo è anche stupenda.

Un leggero passo di danza gioiosa e tranquilla, in casa dei Santi Gioacchino ed Anna: si festeggia la Concezione di quella creatura straordinaria che sarà la loro figlia Maria.

Inizino le danze!

Al pianoforte il grande György Cziffra.



martedì 3 dicembre 2013

Verrà Natale ancora

















Verrà Natale ancora
e parlerà
di pace e di cieli stellati

Un uomo cerca un giaciglio
in un angolo della stazione
ferroviaria
Una donna si butta via
lungo una strada
buia

Verrà Natale
tra vetrine colorate
e occhi spenti

Verrà
ancora
ostinatamente





Amicusplato



sabato 30 novembre 2013

La luce del Natale















La neve e il freddo di questi giorni sembrano anticipare il clima natalizio, dal punto di vista meteorologico.  
Un Natale che si preannuncia piuttosto sobrio, per non dire austero, data la situazione socio-economica attuale.
Forse tutto questo può essere l'occasione per comprendere meglio il significato della nascita di Gesù. 



La luce del Natale


Forse perché un germoglio
nel gelo dell’inverno
ridona la speranza
di nuova primavera

Forse perché un vagito
di bimbo nella culla
richiama l’attenzione
anche dei più distratti

Forse perché quel bimbo
che nacque un dì a Betlemme
riporta gioia e pace
al nostro cuore inquieto

Per questo forse ancora
città ed abitazioni
si vestono di luce
nei giorni di Natale




Amicusplato





giovedì 28 novembre 2013

Er ladro e li ladroni (pasquinata)






Hanno sfrattato jeri Bberlusconi,
l’hanno cacciato via da ‘r Parlamento;
j’ han dato quattro calci ne cojoni
e l’han mannato a Arcore ‘n convento.

Han detto ch’era ladro e ‘ngannatore;
e chi l’ha detto? anvedi che campioni:
un giudice buggiardo e mmentitore, 
e, li mortacci, un branco de ladroni.





Amicusplato 

martedì 26 novembre 2013

Contro il freddo polare, Mozart e Stradivari!




È in arrivo il freddo polare, almeno così dicono le previsioni.

In effetti dal vetro della finestra del mio studio sto vedendo, nel grande display elettronico del quartiere, un misero +2 che non promette niente di buono.

Mi voglio perciò riscaldare con la musica di Mozart, sempre utile nei momenti in cui l’umore, come la temperatura, scende in basso.

Ho scelto una musica che però non fa pensare a luminose e serene atmosfere, a cui siamo soliti associare il genio di Amadeus.

Una sonata del 1778 per violino e pianoforte, che oscilla tra “stanca rassegnazione e incontenibile ribellione” (H. Abert): la Sonata n. 21, in Mi minore, K. 304. 

Rassegnazione e ribellione. Chissà perché mi viene in mente la situazione socio-politica attuale...

Eseguono il primo movimento ("Allegro") i due fratelli Shaham: Gil al violino, Orli al pianoforte.

Gil Shaham è un violinista di grande levatura. Suona con uno Stradivari del 1699 (!), denominato “Contessa di Polignac”.

Buon ascolto, dunque! 




venerdì 22 novembre 2013

Musiche diverse...






Due diversi strumenti per due diverse ricorrenze nel giorno 22 novembre.

Oggi è S. Cecilia, la patrona della musica.

La vogliamo ricordare simbolicamente con uno strumento musicale, un  violino Stradivari. Il violino è il principe degli strumenti, e lo Stradivari è il principe dei violini. La celebre famiglia di  liutai cremonesi è diventata nel mondo sinonimo di perfezione, e i più grandi violinisti si sono contesi il possesso di qualche loro strumento.

Oggi è anche il 50° anniversario dell’assassinio di John F. Kennedy, un giorno buio e tristissimo nella storia moderna.
Il presidente della “nuova frontiera”, che stava aprendo con la sua azione politica nuovi orizzonti in un mondo diviso da guerra fredda e discriminazioni razziali, venne fermato per sempre a Dallas dagli spari del fucile di Lee H. Oswald.

Anche in quel vile attentato di 50 anni fa è entrato in azione uno strumento italiano, ma con musica ben diversa: un fucile Carcano, Mod 91/38, fabbricato a Terni. Un’arma già allora obsoleta, ma purtroppo sempre micidiale. Niente di cui vantarsi, in ogni senso.

22 novembre. Il ricordo di S. Cecilia e di J. F. Kennedy.

Due persone molto diverse, ma unite nel martirio per nobili cause.



Nelle foto in alto:

Stradivari "Lady Blunt", del 1721, valutato quasi 16 milioni di dollari (proprietà privata).

Il fucile Carcano Mod 91/38, del 1940,  che ha ucciso J. F. Kennedy (National Archives, Maryland).

mercoledì 20 novembre 2013

Deus ti salvet, Sardigna!





È un mese disastroso quello che stiamo vivendo.

Dopo le Filippine e gli Stati Uniti, ora è la nostra amatissima Sardegna ad essere prostrata da una devastante alluvione.

Alla triste conta dei morti (sedici) e degli sfollati (quasi tremila), si aggiungono le impressionanti devastazioni delle case e del territorio, tra l’altro uno dei più belli d’Italia.

Oltre agli aiuti materiali, indispensabili e urgenti, non può mancare l’aiuto spirituale, la nostra preghiera. 

Lo faccio attraverso una delle più belle canzoni della band sarda dei Tazenda: “Preghiera semplice”, del 1992.

Una preghiera semplice nella linea musicale, ma piuttosto complessa nella sua struttura: le parole sono in quattro lingue: sardo, italiano, inglese, giapponese.

In certo senso, un’invocazione a Dio da ogni parte  del mondo: "Oh Lord, you lead me!"
Ma - come dice ancora la canzone- non basta la preghiera, occorre rimboccarsi le maniche: "Non fermarti ad aspettare".

Splendida la voce di Andrea Parodi, frontman dei Tazenda, deceduto nel 2006, una delle voci più belle nel panorama della musica leggera, non solo in Italia.

La canzone è stata scritta da Luigi Marielli (Gino), il chitarrista dei Tazenda, che tra l'altro è originario di Olbia, la città maggiormente provata da questo disastroso nubifragio.


Deus ti salvet, Sardigna!



Preghiera Semplice

Dansat sa majalza
Sa majalza dansat
Archimissa in sas manos
Ballu, ballu tundu 
Abbatticamus su mundu
Brincamus che indianos
Sa vida, sa sorte, su nuscu ‘e sa terra mia 
Sa muida ‘e sa morte, sas dudas mias

Se un’altra volta ancora quella luce splenderà 
Ci sentiremo un po’ più uniti, nei fiumi e nei granai
Ma inevitabilmente un nuovo giorno nascerà 
E per la storia ancora guai 
Se lei...si spegnerà

Oh Lord, you lead me, oh Lord
Oh Lord, you lead me, oh Lord
Oh Lord, oh Lord! 

Malu, malu mundu
Brincamus in ballu tundu 
Pregamus che africanos
Sa vida, sa sorte, su nuscu ‘e sa terra mia
Sa muida ‘e sa morte, sas dudas mias

Se un’altra volta ancora quella luce splenderà 
Ci sentiremo più vicini, a deserti e ghiacciai
Ma inevitabilmente un nuovo giorno nascerà
Per certa gente sempre ed altra mai 
...si spegnerà
Una preghiera semplice può darti tanto 
Ma non illuderti all’incanto 
Che lei t’infonderà
Una preghiera semplice ti può aiutare 
Ma non fermarti ad aspettare 
Così...si spegnerà

Nàm - myo - hò - rénge - kyò 
Nàm - myo - hò - rénge - kyò 

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TRADUZIONE IN ITALIANO



Danza la maliarda
La maliarda danza
Spigo nelle mani
Ballo, ballo tondo
Calpestiamo il mondo
Saltiamo come indiani
La vita, il destino, l’odore della mia terra
Il ronzio della morte, i miei dubbi
Se un’altra volta ancora quella luce splenderà 
Ci sentiremo un po’ più uniti, nei fiumi e nei granai
Ma inevitabilmente un nuovo giorno nascerà 
E per la storia ancora guai 
Se lei...si spegnerà
Oh Signore, guidami tu, oh Signore 
Oh Signore, guidami tu, oh Signore
Oh Signore, oh Signore! 

Cattivo, cattivo mondo
Saltiamo in ballo tondo
Preghiamo come africani
La vita, il destino, l’odore della mia terra
Il ronzio della morte, i miei dubbi
Se un’altra volta ancora quella luce splenderà 
Ci sentiremo più vicini, a deserti e ghiacciai
Ma inevitabilmente un nuovo giorno nascerà
Per certa gente sempre ed altra mai 
...si spegnerà
Una preghiera semplice può darti tanto 
Ma non illuderti all’incanto 
Che lei t’infonderà
Una preghiera semplice ti può aiutare 
Ma non fermarti ad aspettare 
Così...si spegnerà
Mi dedico alla mistica legge di causa ed effetto 
Mi dedico alla mistica legge di causa ed effetto.




giovedì 14 novembre 2013

Per le Filippine un aiuto "corale"





Le isole Filippine sono prostrate dal terrificante tifone  Haiyan che il 7 novembre scorso ha fatto più di tre mila morti e ha raso al suolo intere località.

Il mondo si sta mobilitando per portare aiuto alle popolazioni colpite; al flagello dell’uragano si aggiungono ora problemi di ogni genere nell’organizzazione dei soccorsi e nell’ordine pubblico.

Il popolo filippino è un popolo coraggioso e tenace, abituato a sacrifici di ogni genere. Ma questa volta la prova è davvero superiore alle sue forze. Senza la solidarietà e l’aiuto di tutti, non può risollevarsi.

È anche un popolo profondamente religioso, di fede cattolica nella quasi totalità.

Il mio aiuto consiste qui in una invocazione a Dio, con un mottetto di Francis Poulenc (1899-1963) a quattro (e fino a otto) voci miste (SCTB): “Timor et tremor” (1939).

Le parole sono prese dai Salmi 54 (55) e 30 (31). 

La musica del grande Poulenc unisce alla tradizione polifonica a cappella il fascino dell’armonia moderna francese, di cui egli è stato uno dei maggiori rappresentanti (il Gruppo dei Sei). L'andamento del brano è poliritmico (6/4, 3/4, 4/4 e perfino 5/4).

Il Coro che canta è un coro giovanile giapponese di Koriyama. Non è un coro filippino, ma in certo senso in questa circostanza può essere considerato tale. La città di Koriyama è nel distretto di Fukushima.

E sappiamo bene cosa accadde l’11 marzo 2011 in quella zona...

Un bellissimo aiuto “corale” anche questo.



Timor et tremor venerunt super me,
et caligo cecidit super me:
miserere mei Domine, miserere mei,
quoniam in te confidit anima mea.

Exaudi Deus deprecationem meam
quia refugium meum es
tu adjutor fortis.
Domine, invocavi te, non confundar.


Timore e tremore mi hanno assalito
e l’oscurità è scesa sopra di me.
Abbi pietà di me, Signore, abbi pietà di me,
poiché in te confida l'anima mia.

Esaudisci Dio la mia supplica,
poiché mio rifugio sei tu 
forte sostegno.
Signore, ti ho invocato, che io non sia deluso.






domenica 10 novembre 2013

Auguri Terry!
















Cara Terry, cara amica,
cosa vuoi che io ti dica?
Oggi è il dì, se non mi inganno,
che festeggi il compleanno!

E gran festa oggi è per te,
se sei del ’63.
Mezzo secolo di vita!
hai scalato una salita!

Hai raggiunto cifra tonda,
che la festa sia gioconda!
Io mi unisco ai complimenti
degli amici e dei parenti.

E stappiamo lo spumante
per un brindisi augurante.
Che anche i prossimi cinquanta
siano pien di gioia tanta!




Amicusplato


giovedì 7 novembre 2013

La speranza che non delude




Quando ci sono, come adesso, cupi segnali di malessere (politico, sociale, economico, morale), ci assale lo sconforto.

Se poi si aggiungono anche malesseri fisici (influenza, raffreddore, dolori vari), allora lo sconforto aumenta ulteriormente, in proporzione ai gradi di febbre, alla persistenza dei dolori e alla loro intensità...

Siamo a novembre, ma non sappiamo bene in quale stagione siamo entrati: in un sol giorno si alternano le quattro stagioni: stamani doccia all’aria aperta, poi sole a catinelle, quindi fonata di vento serale e ora una notte limpida e fredda.

Non mancano però motivi di speranza. Soprattutto quella che fa riferimento alla fede.

Abbiamo festeggiato i Santi, abbiamo ricordato i nostri cari defunti; abbiamo festeggiato S. Carlo Borromeo, tra poco festeggeremo S. Martino, il santo della carità, che divise il suo mantello con un povero infreddolito. Anche S. Carlo non scherzò, quando rivestì con i pezzi della sua porpora cardinalizia le spalle dei mendicanti di Milano.

Esempi sempre attuali.

La musica di Vivaldi è quanto mai utile, in questa circostanza. Le sue composizioni sono sempre luminose e piene di calore.

Se abbiamo perso il concetto delle stagioni, lui ce lo può ricordare con i suoi quattro magnifici concerti.

Ma ha pure onorato i Santi Confessori (come sono stati S. Carlo e S. Martino), musicandone la liturgia dei Vespri, cosa che poi farà anche Mozart con una celeberrima composizione.

Ascoltiamo perciò di Antonio Vivaldi il Salmo 116 (117), V Salmo dei Vespri di un Confessore: “Laudate Dominum”, in Re minore, RV 606, per Coro, Archi e Basso continuo.

Nell'ultimo post ho riportato il Salmo 111 (112),  Beatus Vir,  non meno significativo, che è il III dei medesimi Vespri.

E ritorni la speranza!


Laudate Dominum omnes gentes, laudate eum omnes populi.
Quoniam confirmata est super nos misericordia eius; et veritas Domini manet in aeternum.
Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto.
Sicut erat in principio et nunc et semper, et in saecula saeculorum. Amen.

Genti tutte lodate il Signore, lodatelo popoli tutti.
Perché egli ha confermato la sua misericordia su di noi; e la verità del Signore rimane in eterno.
Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.
Come era nel principio e ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen.



venerdì 1 novembre 2013

Beato l'uomo che teme il Signore





Nella festività dei Santi, beato l'uomo che teme il Signore!

Il timore del Signore non è, come qualche saputello presuntuoso potrebbe pensare, una menomazione della libertà dell’uomo.

È esattamente il contrario. Per citare un’espressione della Bibbia, è l’inizio della vera sapienza: “Initium sapientiae timor Domini” (Sir 1, 16), l’inizio della sapienza è il timore del Signore.

Il santo timor di Dio non è ovviamente la paura del padrone, o peggio, la paura del tiranno.
È invece il doveroso rispetto verso colui che è nostro Padre, e che  ci insegna la via della giustizia.

Ma non è l’amore il sentimento che lega al proprio genitore? Come può esistere il timore nell’amore?

Certo, se tutto il nostro rapporto con Dio fosse unicamente nel timore reverenziale, allora si avrebbe un rapporto che vede nei comandamenti divini solo degli obblighi, delle limitazioni al nostro agire.

Ma se il santo timor di Dio è vissuto all’interno del sentimento dell’amore, allora non solo non è più limitativo, ma è la logica e gioiosa espressione della nostra libertà d’azione.

Nessuno vuole veramente bene al proprio genitore se l’offende, se gli mentisce o addirittura lo ignora e lo elimina dalla propria vita, e se disprezza i  familiari.

Chi ama suo padre e sua madre, li onora e quindi ne ha un doveroso rispetto, “il santo timore” di rattristarli, il timore di sbagliare strada e di finire male.

Per questo il Salmo 111 (112) dice nel suo incipit: “Beato l’uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamenti” (Beatus vir qui timet Dominum, in mandatis eius volet nimis).

I Santi sono quegli uomini beati di cui parla il Salmo, che nell’amore di Dio, non disgiunto dal suo santo timore, hanno operato la giustizia e la carità verso i fratelli, raggiungendo la pienezza della vita.

Il mondo di oggi, che sta perdendo il timor di Dio, si dirige verso l’horror delle zucche di Halloween.

Con il vuoto esistenziale che le accompagna.

Propongo perciò un breve versetto del Salmo 111 (112): Beatus Vir, RV 597, per coro, solisti e orchestra, di Antonio Vivaldi:

"In memoria aeterna erit iustus, ab auditione mala non timebit" (il giusto sarà in eterna memoria, non temerà annunzio di sventura), in un arrangiamento per pianoforte. Volenteroso il coro brasiliano.

Un frammento per invitare all'ascolto del tutto. 

Buona festa di Ognissanti!


martedì 29 ottobre 2013

Tutto il resto è vanità. Omaggio a Luigi Magni




Luigi Magni, di cui oggi si sono celebrati i funerali a Roma nella Chiesa degli Artisti, è stato un grande regista, cantore ironico della città papalina.

La trilogia “Nell’anno del Signore”, “In nome del Papa Re”, “In nome del popolo sovrano” rimane nella cinematografia come un grande affresco del periodo risorgimentale.

Il linguaggio romanesco dà un sapore popolare e tocchi umoristici ad avvenimenti spesso drammatici e a scene che sono rimaste dei veri “cult” della filmografia, come nella pellicola “In nome del Papa Re” il discorso di Mons. Colombo da Priverno (Nino Manfredi) nel tribunale ecclesiastico che condannò alla ghigliottina i due patrioti Monti e Tognetti.


Ugualmente indimenticabile, e quanto mai attuale, il “Buonanotte, popolo” del rivoluzionario carbonaro Leonida Montanari (Robert Hossein), più rattristato dell’indifferenza popolare che della mannaia di Mastro Titta...


Non starò qui a discutere se l’opera del grande regista sia venata di quella retorica risorgimentalista da cui oggi la storiografia più oggettiva prende sempre più le distanze. L’unità d’Italia fatta con le baionette, le leggi speciali e la “piemontesizzazione” non è stata forse la migliore unità possibile.

Benché la fama di Luigi Magni sia legata al periodo della Roma risorgimentale e benché il regista non mostri grande simpatia per la Chiesa,  il suo capolavoro rimane tuttavia, a mio modesto avviso, il film “State buoni, se potete” (1983), che descrive l’opera di S. Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio nella Roma del XVI secolo.

Un capolavoro assoluto, con la perfetta interpretazione di Johnny Dorelli e magnifica colonna sonora di Angelo Branduardi (il bellissimo “Tema di Leonetta” è però una cinquecentesca “siciliana”, rielaborata da Ottorino Respighi).

Proprio il “mangiapreti” Luigi Magni ha saputo cogliere il vero spirito di “Pippo buono” (Filippo Neri), il grande educatore della gioventù, contro l’opera del “maligno”, che sa fare le pentole ma non i coperchi.

Un film capolavoro, che rivela l’animo profondamente religioso del grande regista romano.






domenica 27 ottobre 2013

Popolo, sei 'na monnezza! Bononia docet




“Bononia docet”, dicevano una volta: “Bologna insegna”.

Il detto latino si riferiva alla celebre università, la prima nel mondo, fondata nel sec. XI, sull’esempio della quale sono nate tutte le altre.

Celebre in particolare la facoltà di giurisprudenza, che ha avuto tra i suoi illustri docenti il grande Irnerio, “fiaccola del diritto”.

Oggi i tempi sono un po’ cambiati. Non siamo più nel "buio Medioevo". Siamo nell’epoca della luce elettrica: “Post tenebras, lux”: dopo le tenebre, la luce.

E Bologna continua a insegnare. Specialmente, a quanto pare, il suo consiglio regionale.
Può insegnare ad esempio come ottenere rimborsi spese a norma di diritto...

Siamo venuti a sapere dai giornali che i consiglieri di quell'esimio parlamento regionale si sono fatti rimborsare regalie varie, come gioielli, cibarie, salami prosciutti mortadelle (siamo a Bologna, no?), frutta e perfino i 50 centesimi dell’uso del gabinetto pubblico.

Insomma, anche la merda.

Nel nome del popolo italiano, ovviamente.

Nel video un' indimenticabile scena del film "Nell'Anno del Signore" (1969) di Luigi Magni, che proprio oggi ci ha lasciati.







martedì 22 ottobre 2013

Piove, governo ladro! (almeno in Toscana)














È un modo di dire molto comune, e come ogni espressione popolare ha sempre un fondo di verità.

Ovviamente non significa che i temporali o i disastrosi acquazzoni vengano dai politici che ci amministrano. Neppure il più accanito antiberlusconiano è giunto a dire tanto (forse).

Ma allora perché il popolino ama dire così? Ovviamente perché, per esperienza, si sa che la politica è spesso come i temporali e gli acquazzoni: fa più danni che bene.

Non voglio apparire qualunquista, sia chiaro: un governo è sempre necessario. Altrimenti si passerebbe al  non-governo dei black block, degli “antagonisti”, degli anarco-insurrezionalisti, e via sfasciando.

Ma la sapienza popolare ci mette in  guardia. Spesse volte ciò che ci cade in testa dai palazzi della poltica sono più tasse e balzelli che provvedimenti opportuni. 

Qualcuno dirà che siamo in un periodo di vacche magre e bisogna tirare la cinghia.
Di fatto però chi tira la cinghia sono quelli già a dieta da un pezzo.

Piove, governo ladro! E qui in Toscana ci ha oggi allagati.



Nella foto: una vignetta di Giannelli