giovedì 28 gennaio 2016

Tommaso d'Aquino. La bellezza della verità




Non posso lasciar passare la giornata del 28 gennaio senza festeggiare  S. Tommaso d’Aquino.

Come filosofo, Tommaso rappresenta la potenza della ragione umana nella ricerca della verità. La verità esiste, perché anche chi la nega, fa un’affermazione che considera vera. Lo scettico è sempre in contraddizione con sé stesso, cioè nell’impossibilità di dire o di fare alcunché.

Come teologo, Tommaso è l’uomo che riconosce umilmente i limiti della ragione e si affida alla potenza, anzi all’onnipotenza di Dio, nel superarli. E solo nella Parola di Dio, che si rivela in Cristo, abita la pienezza della verità.

Come santo, Tommaso è la testimonianza di una vita spesa solo per amore di Dio e dell’uomo. Di nobile e ricca famiglia, ha lasciato tutto per seguire Cristo nell’ordine mendicante dei Domenicani; ha messo a disposizione il suo immenso sapere per indicarci la via maestra del pensiero cristiano; ha condotto la sua esistenza terrena (49 anni) in quella purezza di cuore che apre alla visione di Dio: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” (Mt 5, 8).

Ho una particolare predilezione per S. Tommaso, anche perché è stato il maestro di filosofia e teologia per eccellenza, discipline a me molto care. Un insegnamento che ha del prodigioso per profondità di concetti e per chiarezza di esposizione.

Nessuno, neppure Aristotele, può competere in questo con Tommaso, che pure è un suo “discepolo”. Per molti aspetti infatti le affermazioni tomiste chiariscono in modo consequenziale affermazioni che in Aristotele appaiono talvolta contraddittorie.

Paradossalmente, per molti aspetti, Tommaso è più aristotelico di Aristotele.

Si potrebbe dire: Amicus Aristoteles, sed magis amica veritas...

Come  noto, Tommaso è stato anche autore di stupendi inni religiosi eucaristici. Basterà ricordare Pange lingua (Tantum ergo) e Panis Angelicus, musicati e cantati da artisti di ogni epoca.

Voglio invece postare due strofe del Lauda Sion, altro celebre inno di S. Tommaso, cantato in occasione della visita di Papa Francesco in Uganda, il 28 novembre scorso. Due strofe con ritornello, trattate in forma di mottetto basato su di una musica tradizionale di origine portoghese. Il coro non è quello della Cappella Sistina. Ma penso che S. Tommaso apprezzerà ancor di più.


Ecce panis angelorum, 
factus cibus viatorum, 
vere panis fíliorum, 
non mittendus canibus. 

In figuris præsignatur, 
cum Isaac immolatur, 
agnus paschæ deputatur, 
datur manna patribus. 

Ecce panis...


Ecco il pane degli Angeli,
fatto cibo dei viandanti,
veramente pane dei figli,
da non gettare ai cani.

Nelle figure è preannunciato:
con Isacco è immolato,
designato come agnello di Pasqua,
dato come manna ai padri.


Nei giorni della memoria, Schubert




Per onorare il giorno della memoria della Shoah del popolo ebraico ho già citato il bellissimo film “Arrivederci ragazzi” di Louis Malle (1987). 

Il regista francese non fa che ricordare con estrema asciuttezza, ma con profonda commozione, ciò che da ragazzo aveva visto con i suoi stessi occhi: l’arresto e la deportazione di tre ragazzi ebrei e del superiore del collegio carmelitano di Fontainebleau che li aveva accolti e nascosti con gli altri convittori francesi.

Del film ho già postato la scena finale dell’arresto dei tre ragazzi e del sacerdote, P. Jean, che finirono poi uccisi nei campi di sterminio nazisti. È certamente la scena più drammatica e al tempo stesso più bella, se si può parlare di bellezza nell’orrore che racconta.

http://semperamicus.blogspot.it/2010/01/arrivederci-ragazzi-nei-giorni-della.html

C’è però anche un altro momento del film in cui Malle riesce a esprimere con mirabile efficacia la vergogna indicibile di quella persecuzione, e lo fa mostrando la bravura del giovane ebreo Jean Bonnet nel suonare il pianoforte, dopo la squallida prova di un demotivato alunno francese (il protagonista Julien, che poi diverrà l’amico di Bonnet).

Il brano che la giovane insegnante di musica fa suonare a Bonnet è il 2 Momento Musicale di Schubert, qualcosa di stupendo e di struggente, e che il regista sceglie come leitmotiv  del film.

È proprio la bravura e la finezza del ragazzo ebreo, già in grado di affrontare un brano così sublime, che fa apparire ancor più aberrante lo sterminio di quel popolo.
In definitiva, Jean Bonnet che suona Schubert sotto gli occhi ammirati della maestra è il simbolo della civiltà stessa, che nonostante tutto, riuscirà a sconfiggere il male assoluto.

Ho cercato in lungo e in largo nel web, per molto tempo, questa scena-cult. Alla fine sono riuscito a trovarla, nell’originale francese, con sottotitoli inglesi.

Ne valeva davvero la pena.


lunedì 25 gennaio 2016

Da Saulo a Paolo. Un cammino verso la libertà




Il 25 gennaio è la festa della Conversione di S. Paolo.

Il persecutore, il bestemmiatore e il violento Saulo di Tarso (sto usando gli epiteti che lui stesso si attribuisce) viene folgorato sulla via di Damasco dalla chiamata di Cristo, che lo trasforma nell’Apostolo delle genti (At 9, 1-19; 22, 1-21). Era l'anno 36 dopo Cristo.

Da ora in poi si farà chiamare Paulus, cioè “piccolo”.

In realtà di piccolo in S. Paolo non c’è nulla. In lui tutto è portato fino ai limiti delle possibilità umane, per amore di Cristo:

“Cinque volte sono stato flagellato, tre volte battuto con le verghe, una volta lapidato, tre volte ho fatto naufragio, un giorno e una notte in balia delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiume, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nelle città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; fatica e travaglio, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. E oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese” (2 Cor 11, 24-28).

“Rendo grazie a colui che mi ha dato forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero; io che per l’innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia” (1 Tim 1, 12-13).

Quella conversione ha cambiato non solo la vita di Saulo di Tarso, ma la vita di un’infinità di persone.

Tra queste, metto anche la mia. Non avevo capito bene il valore della fede in Cristo finché non ho letto e non mi sono "incontrato" con le lettere di S. Paolo; specialmente la lettera ai Galati, un inno alla libertà di coscienza, alla liberazione portata da Cristo, contro tutti i perbenismi, i moralismi e i condizionamenti da qualunque parte provengano:

“Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5, 1).

“Non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3, 28).

“Quanto a me, non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo. Non è infatti la ciconcisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura” (Gal 6, 14-15).

Chi afferma che la fede cristiana è solo una serie di regole e di precetti, non ha capito nulla del Cristianesimo. 

L’Apostolo Paolo gli direbbe: “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor 5, 17).

E la vita di S. Paolo ne è la prova più convincente.


Dall’Oratorio “Paulus” (1836) di Felix Mendelssohn-Bartholdy il Coro "Wie lieblich sind die Boten"
Lo presento nella versione inglese, con un coro giovanile del Colorado e l'accompagnamento di pianoforte (anziché dell'orchestra).
Non è il massimo della perfezione, ma si può comunque gustare la freschezza dell'opera di Mendelssohn.



How lovely are the messengers that preach us the gospel of peace.
To all the nations is gone forth the sound of their words, throughout all the lands their glad tidings. 


Quanto sono amabili i messaggeri che ci annunciano il vangelo di pace.
A tutte le nazioni è giunto il suono delle loro parole, per tutta la terra la loro lieta notizia.
(Paolo, Lettera ai Romani, 10, vv. 15 e 18).


sabato 23 gennaio 2016

Una musica "caliente"





Nel bel mezzo dell’inverno la “Danza rituale del fuoco” del balletto “El amor brujo” di Manuel De Falla (1915) è quanto mai opportuna.

Musica affascinante, misteriosa, a tratti travolgente; ci dà un po’ di carica, dopo giorni piuttosto deprimenti.

Siamo in carnevale. Un ballo è d'obbligo.

Con una musica “caliente” e con un'orchestra d'eccezione, la Chicago Symphony Orchestra.

E la bacchetta magica di Daniel Barenboim.




mercoledì 20 gennaio 2016

Glenn Frey ha lasciato Hotel California




Tra le band leggendarie che hanno costituito la colonna sonora dei miei anni fiorenti, un posto particolare lo hanno avuto gli americani Eagles.

Certo, non potevano competere con i più celebri gruppi dell’epoca, come i Bee Gees, i Queen, i Pink Floyd, per citare quelli a me più cari; ma hanno saputo di tanto in tanto “sfornare” delle canzoni che hanno lasciato il segno nella memoria collettiva e nella mia vita personale.

Take it easy (1972), Hotel California (1976), I can’t tell you why (1979) sono quelle che per me definiscono il valore indiscutibile di questo gruppo.

In particolare ovviamente Hotel California, che costituisce un punto di riferimento fondamentale nella storia della musica rock. La sua affascinante atmosfera musicale, nonché il suo esoterico messaggio che tanto ha fatto discutere, ma che certamente allude all’esperienza della droga vissuta allora dal gruppo, costituiscono una testimonianza “esemplare” di un intero periodo e di un’intera generazione.

Glenn Frey, fondatore e principale esponente del gruppo statunitense, che ha scritto la maggior parte delle canzoni, compresa Hotel California, due giorni fa, il 18 gennaio, se n’è andato per sempre, all’età di 67 anni.

Se n’è andato senza clamore, a differenza del più celebre e quasi coetaneo David Bowie. Se n'è andato, chiudendo definitivamente la porta di quella stanza d'hotel dalla quale, come aveva scritto nel finale della canzone, "te ne puoi andare quando vuoi, ma non potrai mai lasciarla". 

Un altro grande che se ne va, in questo mese di gennaio 2016.

E un altro pezzo della nostra giovinezza che si spegne.



domenica 17 gennaio 2016

S. Antonio Abate, e i suoi gatti





Oggi è la festa di S. Antonio Abate, patrono degli animali. È anche l'inizio del carnevale, e poi è domenica, il giorno del Signore.

Tutti motivi per lasciare da parte le nostre tristezze,  la malizia dei tempi e quella del tempo, improvvisamente fattosi gelido.

Bisogna festeggiare.

C'è una leggenda in Toscana che dice che in questo giorno gli animali acquistano "la virtù", cioè capacità umane, e sono in grado di parlare.

Mi pare adatto perciò il "Duetto buffo di due gatti" di Gioachino Rossini
Il canto, per due soprani, è in realtà un breve collage di musiche di Rossini e, in parte, di E. F. Weise, pubblicato nel 1825.

Che il carnevale inizi, e gli animali cantino!

Con la benedizione di S. Antonio Abate, naturalmente.



martedì 12 gennaio 2016

In memoria di De André




L'inaspettata morte di David Bowie non ci deve far dimenticare l’anniversario della morte di Fabrizio De André, avvenuta l’11 gennaio 1999.

Non starò certo a fare confronti tra questi due straordinari artisti, così diversi tra di loro, ma ambedue capaci di far vibrare le corde più profonde dei nostri sentimenti.

De André è stato capace di affrontare tutti gli aspetti della realtà umana, anche quelli apparentemente più ripugnanti o scandalosi. E lo ha fatto con pochi tocchi di chitarra e con un semplice filo di voce, una gran bella voce di baritono.

Molte delle sue canzoni sono stupendi capolavori ed hanno contribuito a formare il gusto musicale in intere generazioni, insieme a Lucio Battisti e pochi altri.

Tra gli aspetti della nostra condizione umana c’è il sentimento religioso. E forse nessun artista di musica leggera ha saputo affrontare questo tema con tanta intensità e franchezza come De André.

Mi pare opportuno perciò postare in memoriam la canzone “Si chiamava Gesù”, del 1967, scritta in occasione della tragica morte dell’amico Luigi Tenco, il 27 gennaio  di quell’anno, durante il Festival di Sanremo.

La canzone fu incisa in un singolo insieme a “Preghiera in gennaio”, e ne costituisce il lato verso.

Ho già avuto occasione di postare Preghiera in gennaio, in questo blog.

Ora mi piace ascoltare “Si chiamava Gesù”. Un grande omaggio alla figura di Cristo uomo, “il più grande rivoluzionario della storia”, come De André stesso lo ha definito.

Ed oggi, con la barbarie di ritorno che caratterizza la società, ce ne accorgiamo ogni giorno di più.



Si chiamava Gesù

Venuto da molto lontano 
a convertire bestie e gente 
non si può dire non sia servito a niente 
perché prese la terra per mano, 
vestito di sabbia e di bianco 
alcuni lo dissero santo, 
per altri ebbe meno virtù 
si faceva chiamare Gesù. 

Non intendo cantare la gloria 
né invocare la grazia o il perdono 
di chi penso non fu altri che un uomo 
come Dio passato alla storia, 
ma inumano è pur sempre l'amore 
di chi rantola senza rancore 
perdonando con l'ultima voce 
chi lo uccide fra le braccia di una croce. 

E per quelli che l'ebbero odiato 
nel Getzemani pianse l'addio 
come per chi l'adorò come Dio 
che gli disse: sii sempre lodato, 
per chi gli portò in dono alla fine 
una lacrima o una treccia di spine, 
accettando ad estremo saluto 
la preghiera l'insulto e lo sputo. 

E morì come tutti si muore 
come tutti cambiando colore,
non si può dire che sia servito a molto 
perché il male dalla terra non fu tolto. 
Ebbe forse un po' troppe virtù, 
ebbe un volto ed un nome: Gesù. 
Di Maria dicono fosse il figlio, 
sulla croce sbiancò come un giglio. 



lunedì 11 gennaio 2016

Omaggio a David Bowie. Un viaggio verso il mito




Ieri, 10 gennaio, è morto David Bowie, a 69 anni.

Il duca bianco, l'alieno del rock, ma che ne ha condizionato gli sviluppi, l'eroe non di un solo giorno, che ha lasciato brani indimenticabili, è entrato definitivamente nel mito.

Voglio ricordare David Bowie quando il suo nome non era ancora famoso, e quando per far conoscere la sua musica era disposto a cantare anche in italiano.

Nel 1969 aveva pubblicato "Space Oddity", la storia di un lancio spaziale, ispirato alla vicenda degli astronauti della missione Apollo, ma anche una metafora della vita.
Nel 1970 la canzone venne registrata e cantata da Bowie in versione italiana, con parole di Mogol, e con il titolo "Ragazzo solo, ragazza sola"; un tema completamente diverso.

Ricordo vagamente quella canzone, che non fu tra le più famose dell'epoca.

Ma, come spesso accade, era solo l'inizio di un cammino straordinario: una "stranezza spaziale" che diventerà un leggendario viaggio tra le stelle del rock.




Space Oddity

Ground Control to Major Tom
Ground Control to Major Tom
Take your protein pills
and put your helmet on

Ground Control to Major Tom
Commencing countdown,
engines on
Check ignition
and may God's love be with you

(spoken)
Ten, Nine, Eight, Seven, Six, Five, Four, Three, Two, One, Liftoff

This is Ground Control
to Major Tom
You've really made the grade
And the papers want to know whose shirts you wear
Now it's time to leave the capsule
if you dare

This is Major Tom to Ground Control
I'm stepping through the door
And I'm floating
in a most peculiar way
And the stars look very different today

For here
Am I sitting in a tin can
Far above the world
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do

Though I'm past
one hundred thousand miles
I'm feeling very still
And I think my spaceship knows which way to go
Tell my wife I love her very much
she knows

Ground Control to Major Tom
Your circuit's dead,
there's something wrong
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you hear me, Major Tom?
Can you....

Here am I floating
round my tin can
Far above the Moon
Planet Earth is blue
And there's nothing I can do.


Stranezza spaziale

Torre di Controllo a Maggiore Tom,
Torre di Controllo a Maggiore Tom,
Prendi le tue pillole di proteine e mettiti il casco.

Torre di Controllo a Maggiore Tom
comincia il conto alla rovescia,
accendi i motori,
controlla l'accensione
e che Dio ti assista.

(parlato)
Dieci, nove, otto, sette, sei, cinque,
quattro, tre, due, uno, Partenza

Questa è la Torre di Controllo
a Maggiore Tom,
Ce l'hai proprio fatta
E i giornali vogliono sapere che marca di camicia porti
E' arrivato il momento di lasciare la capsula se te la senti.

Qui è Maggiore Tom a Torre di Controllo,
Sto uscendo dalla porta
E sto galleggiando nello spazio
in modo strano
E le stelle sembrano molto diverse oggi.

Perché
Sto seduto in un barattolo di latta,
Lontano sopra il mondo,
Il pianeta Terra è blu
E non c'è niente che io possa fare.

Malgrado sia lontano
più di centomila miglia,
Mi sento molto tranquillo,
E penso che la mia astronave sappia dove andare
Dite a mia moglie che la amo tanto,
lei lo sa

Torre di Controllo a Maggiore Tom
Il tuo circuito si è spento,
c'è qualcosa che non va
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti, Maggiore Tom?
Mi senti......

Sono qui che galleggio
attorno al mio barattolo di latta,
Lontano sopra la Luna,
Il pianeta Terra è blu
E non c'è niente che io possa fare



mercoledì 6 gennaio 2016

La Befana vien di notte (con le Nike)

















La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte;
ma quest’anno s’è aggiornata,
e le Nike si è comprata.

Con le scarpe nuove corre
per poter meglio deporre
i suoi doni molto vari,
belli o brutti, dolci o amari.

Solo aglio e sol carbone
alla Rai-Televisione:
la Befana è puntuale,
e non ama parlar male.

Nel camin del Parlamento
calzettoni un reggimento.
Ogni membro vuol qualcosa:
doni, premi, soldi a josa.

Ma la Vecchia è dispettosa
e lì lascia poca cosa.
Per il Renzi-tu-mi-stufi,
qualche selfie e un po’ di gufi.

Per Alfano, l’accogliente,
di emigrante la patente;
per la Boschi beneamata  
qualche azion subordinata.

A Salvini-siam-già-pieni          
una calza pien di alieni,
ed invece alla Meloni
tacchi a spillo, me cojoni.

Al grillino, un po’ ribelle,
una gabbia a cinquestelle;
La Boldrini presidente
non avrà purtroppo niente.

La Vecchina poi stasera
vola nella blogosfera,
e qui trova finalmente
molta e brava e bella gente.

Vede il blog “Il bene in noi”
e si ferma molto, e poi
lascia un don che non inganna:
la medaglia d’oro a Gianna!

Quinci e quindi vola via
fino al blog di Annamaria;
una musica celeste
ha fermato la sua veste.

Mozart, Bach, polifonia,
quadri d’arte in armonia;
per lodar tanto talento
lascia in versi il suo commento.

Ma alla fine viene scossa
da una musica più mossa;
e così con meraviglia
entra da Nella Crosiglia.

Con le nike che ora indossa
si dà subito una smossa;
a qualcun verrà uno shock:
la Befana balla il rock!

Alla fin, per ringraziare,
il suo dono vuol lasciare.
E che lascia a Nella cara?
Un’annata rockettara!

Nella notte silenziosa,
con le nike nuove rosa,
la Befana ci ha lasciato.
Niente doni a Amicusplato.





Amicusplato



sabato 2 gennaio 2016

Si comincia bene...












Statuina di Gesù Bambino impiccata (!) a Pitelli (La Spezia).

Statuina di S. Giuseppe decapitata (!) e statuina di Gesù rapita a Dorga (Bergamo).

Presepio incendiato a Sferracavallo (Orvieto).

Simili atti sacrileghi anche in altre località (nella mia zona, incendio al presepio vivente di Castiglion Fiorentino, Arezzo). 

Bestemmia in diretta, nel sottopancia del programma di Rai Uno della notte di Capodanno (con in più, conto alla rovescia di mezzanotte anticipato, fantozzianamente).

Se diamo una mano ai nemici della nostra civiltà, il 2016 sarà un anno perfetto...

Da harakiri.

Volevo postare musica, per iniziare in serenità l'anno nuovo. 

Ma quando l'idiozia e l'orrore  sono all'ennesima potenza, allora dobbiamo appendere le nostre cetre.