martedì 25 dicembre 2018

Intorno al Presepe, zampognari moderni





La tradizione mette intorno al Presepe, oltre a tante altre persone, suonatori di zampogne e di altri umili strumenti a fiato.

Per questo mi piace festeggiare il Natale di Gesù con il contorno musicale di strumenti a fiato. Moderni però, perché il Natale è per sempre.

E mi piace festeggiarlo con i sentimenti della Madonna, che nel suo cuore aveva ancora le parole del Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mia salvatore".

Dal Magnificat di G. Ph. Telemann, l'Aria (1731), trascritta per strumenti a fiato, precisamente un ensemble di sassofoni.

Siamo nell'Anno Domini 2018.

Buon Natale!

domenica 9 dicembre 2018

Un antico canto per avvicinarci al Natale





Mi preparo al Natale con un canto alla Madre di Dio,

Un antico canto popolare, di origini non ben conosciute, forse del 1500, di lingua tedesca, che descrive la salvezza portata da Cristo attraverso la divina maternità di Maria.
Dove passa Maria, che ha in grembo Gesù, le spine diventano foglie, poi rose... e infine il mondo viene liberato dal male.

Il canto si intitola  Maria durch ein' Dornwald ging (Maria passò tra un bosco di spine).

Molte sono le spine in questo mondo.

Vieni, Signore Gesù!


Affascinante l'esecuzione, con strumenti in stile d'epoca: flauto dolce, ghironda, viola da gamba, liuto e arpa. La voce del soprano non ha bisogno di commenti.



martedì 23 ottobre 2018

Una suora alla pedaliera di Bach





Nella storia della musica alcuni brani sono, per così dire, "patrimonio mondiale dell'umanità". Si tratta di quei brani di cui basta accennare l'incipit, tre o quattro note, e subito si squadernano nella nostra mente. 

Anche la persona meno preparata musicalmente li ha interiorizzati, e in certe occasioni li esteriorizza per definire con più efficacia o per rafforzare una situazione. Penso ad esempio alle prime note della V sinfonia di Beethoven: pa-pa-pa-pa--! pa-pa-pa-pa--! (sol-sol-sol-mi♭--fa-fa-fa-re--). Popolarmente esprimono una conclusione irrimediabile.
Se invece si vuol dare la carica, allora si ricorre alla marcia dell'Aida...

Non intendo portare altri esempi, né fare una hit parade, che andrebbe dal canto gregoriano alla musica contemporanea!

Voglio solo esprimere il mio parere su quale di questi numerosi brani universalmente noti rappresenti la quintessenza della musica stessa, in certo senso ne costituisca  l'esempio più perfetto e forse il più celebre: la Toccata e Fuga in Re minore di Bach. È del 1703,  Bach aveva 18 anni...

Oggi compio 73 anni e di fronte a tanta grandezza mi sento davvero "prope nihil", quasi niente, per dirla con S. Agostino.

Non sono mai riuscito neppure ad eseguirla adeguatamente (il pedale non è uno scherzo!), e così mi accontento di ascoltarla.

Volevo postare un grande organista, poi ho preferito la rarità di un'organista (con l'apostrofo), e per di più suora: Mihovila Tenzera

Non sarà il massimo della interpretazione ma si tratta indubbiamente di una buona performance.

Complimenti Sorella Mihovila! 




domenica 14 ottobre 2018

Il mio primo vero Schubert




Lo Schubert dell’ “Ave Maria”? Certamente quello è il primo Schubert che ognuno conosce. Immancabile in ogni matrimonio in Chiesa. Una voce di soprano ce lo ha fatto conoscere fin da bambini.

Per me Schubert è stato per molti anni solo quello. Si è poi aggiunta anche la notissima “Serenata”, con la voce di qualche celebre tenore. Mi ero fatto così l'idea che Schubert fosse uno sdolcinato musicista romantico, di scarso valore.

Un giorno parlando di Schubert con il M° Fosco Corti, indimenticabile direttore del Gruppo Polifonico Francesco Coradini di cui facevo parte, espressi queste mie opinioni. Mi guardò meravigliato, e sorridendo mi disse: “Antonio, conosci solo l’Ave Maria?? A parte il fatto che è un Lied stupendo, hai mai sentito parlare dei Momenti Musicali, degli Improvvisi, dell’Incompiuta, delle Sonate, dei Trii, dei Quartetti, delle Fantasie, degli oltre 600 Lieder, molti dei quali veri e propri capolavori? Caro Antonio, Schubert è un genio musicale, quello che ha interpretato in modo perfetto lo spirito del romanticismo. Ha avuto un solo difetto; è morto a 31 anni”.

Rimasi sbalordito. Quell’insignificante personaggio, piccolo di statura, legato solo a una melodia, divenne ai miei occhi improvvisamente un gigante.

Questo è stato il mio primo vero incontro con Schubert. Non una melodia particolare, ma la scoperta di un genio, con la tirata di orecchi di un grande maestro.

Da quel giorno non ho cessato di amare questo illustre sconosciuto, ed è diventato a ragion veduta uno dei miei autori preferiti, come dimostrano anche i numerosi brani postati nel blog.
E quello che posto stanotte: l’Improvviso n. 2.

Geniale Schubert! E ammirevole l’esecuzione della giovanissima pianista italiana.




venerdì 12 ottobre 2018

Il mio primo vero Bach





Con questa stagione così invitante, stamani ho fatto una bella girata in collina, sopra la mia città.
Poiché il luogo era vicino, ho fatto anche visita al piccolo cimitero dove è sepolto un mio indimenticabile maestro di musica, D. Athos Bernardini. È stato un organista e concertista di grande valore, e ad Arezzo ha preparato valenti pianisti e organisti.

Mi sono soffermato in preghiera, mentre la lapide mi indicava la sua giovane età: 46 anni. Ricordo sempre il suo modo affabile e sereno, anche quando già la malattia lo stava portando con sé. Nel cielo, ovviamente.

Ogni volta che vado a trovare questo caro maestro, mi tornano subito alla mente alcune parole che mi hanno profondamente segnato.  Mi diceva davanti al pianoforte: “Quando sono un po’ giù di corda, suono questo preludio di Bach”. E suonava il 22 preludio in Si bemolle minore del I volume del Clavicembalo ben temperato.

È chiaro che il Clavicembalo ben temperato, capolavoro assoluto, ha dei brani così celebri e mirabili che non permettono di fare paragoni, a partire dal primo.

Ma per me il più bello rimane il n. 22, in Si bemolle minore. È di una bellezza perfetta, “fidiaca” l’ha definita Alfredo Casella, e a differenza di tanti altri brani, ha uno sviluppo agogico che possiamo trovare solo in sonate di grande respiro o nelle sinfonie.
Sembra rappresentare il cammino della nostra esistenza: un cammino faticoso o comunque impegnativo che si snoda attraverso momenti più leggeri o più drammatici, ma alla fine si apre alla luce della piena liberazione.

Ecco perché il mio caro maestro amava questo brano. E ho ancora negli occhi le sue mani che si appoggiavano alla tastiera e cominciavano a eseguire questa pagina “grondante di lacrime”, fino alla luminosa catarsi finale, in Si bemolle maggiore, ben preparata dopo una dura lotta con “l’immane peso del negativo”.

Mi  hai fatto amare Bach, carissimo D. Athos, e in maniera convincente.

Nel sentire le esecuzioni di questo preludio che troviamo nel web, anche di grandi interpreti, c’è da rabbrividire. Ci sono pianisti che lo eseguono in un minuto e mezzo, altri in due, altri in quattro…
E con interpretazioni che lasciano sgomenti: dal semplice solfeggio suonato ad un  romanticismo retorico e smaccato.

Bach non ha bisogno né di forzature né di aggiunte personali. Questo preludio, così lineare nel suo andamento, ci indica anche il modo di esecuzione. Il pathos che lo sottende, emerge dalla sua evidente struttura armonica.

L’esecuzione che presento, ad opera di Friedrich Gulda,  è la migliore di quelle disponibili.

Sarebbe piaciuta anche al M° D. Athos.







giovedì 11 ottobre 2018

Il pastore smarrito (e ritrovato)




















Ben nota è la parabola della pecorella smarrita. Il buon pastore lascia le altre 99 pecore e va alla sua ricerca. Trovatala, fa grande festa con tutto il vicinato (Lc 15, 3-7; anche Mt 18, 12-14).

Talvolta però può succedere che a perdersi sia il pastore. In questo caso sono le pecore che devono andare alla sua ricerca. Trovatolo, fanno anche loro una grande festa.

Mi perdonerà l'evangelista Luca, mi perdonerà soprattutto il buon Dio, ma questa variante mi è venuta alla mente ieri nella catechesi di Papa Francesco in Piazza S. Pietro.

Finalmente il pastore è tornato, o è stato ritrovato. Ha terminato di girovagare per i meandri del politichese, ed ha choccato i benpensanti buonisti con parole inequivocabili sull'aborto.

"E' un modo di dire interrompere la gravidanza, perché in realtà significa fare fuori qualcuno".
L'aborto è "come affittare un sicario".

Finalmente ho ritrovato la voce del pastore, finalmente mi riconosco nelle sue parole, che sono le parole di Cristo. "Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me. Chi scandalizza [figuriamoci chi uccide] uno di questi piccoli, è meglio per lui che gli si metta una macina da mulino al collo e sia gettato in mare" (Mt 18, 5-6).

Ovviamente si alzeranno ora le voci delle femministe, della Bonino, dei "progressisti"...; insomma di tutti quelli che pensano che si possa fare della vita umana intrauterina ciò che uno vuole. Con il risultato, oltretutto, di ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. E cioè una società di vecchi, nella quale le nascite sono un evento eccezionale, e dove sono più protette le specie animali che la razza umana, in via di estinzione dalle nostre parti.

Ben tornato Papa Francesco! Speriamo che questo sia solo l'inizio di quel parlare "sì quando è sì, no quando è no" (Mt 5, 37).


PS. Ma "Famiglia Cristiana" avrà il coraggio di mettere in copertina la Bonino  con un "Vade retro"?






martedì 9 ottobre 2018

Si è spenta "la voce" della Spagna e della Catalogna





Ogni voce che si spegne, lascia un silenzio incolmabile.
Se poi quella voce ha il dono della perfezione, allora rimaniamo tutti un po' più rauchi.

Si è spenta in questi giorni, il 6 ottobre, la magnifica voce di Monserrat Caballé, l'ultimo dei grandi soprani del XX secolo: Maria Callas, Renata Tebaldi, Joan Sutherland...

E non si è spenta solo la più bella voce spagnola, anzi, catalana; con lei muore anche un mondo artistico che ha affascinato il '900: il mondo delle "primedonne", il mondo delle "divine" come la Callas, delle "regine" come la Tebaldi, delle "stupende" come la Sutherland. 

Con la Monserrat Caballé muore "la Superba", per la sua presenza scenica, per il suo carattere forte, e per i suoi inarrivabili acuti.

Del resto, il suo nome al completo era già una premonizione: María de Montserrat Viviana Concepción Caballé i Folch.

Un nome che indicava anche la devozione alla Madonna di Monserrat, e in quel mirabile santuario di cui portava il nome, si volle sposare.

Io la voglio ricordare non con un brano lirico, ma con una canzone dedicata a Barcellona, la sua città Una canzone scritta da Freddie Mercury nel 1988 e cantata insieme a lui. 

Due voci e due presenze sceniche straordinarie. 

Nella canzone alla fine si dice: If God is willing, Friends until the end.

Ora i due amici potranno ritrovare la gioia di cantare insieme.




Barcelona

I had this perfect dream
Un sueno me envolvio
This dream was me and you
Tal vez esta aqui
I want all the world to see
Un instinto me guiaba
A miracle sensation
My guide and inspiration
Now my dream is slowly coming true
The wind is a gentle breeze
EI me hablo de ti
The bells are ringing out
EI canto vuela
They're calling us together
Guiding us forever
Wish my dream would never go away
Barcelona
It was the first time that we met
Barcelona
How can I forget
The moment that you stepped into the room
You took my breath away
Barcelona
La musica vibro
Barcelona
Yella nos unio
And if God is willing
We will meet again
Someday
Let the songs begin
Dejalo nacer
Let the music play
Ah
Make the voices sing
Nace un gran amor
Start the celebration
Ven a mi
And cry
Grita
Come alive
Vive
And shake the foundations from the skies
Shaking all our lives
Barcelona
Such a beautiful horizon
Barcelona
Like a jewel in the sun
Por ti sere gaviota de tu bella mar
Barcelona
Suenan las campanas
Barcelona
Abre tus puertas al mundo
If God is willing
If God is willing
If God is willing
Friends until the end
Viva!
Barcelona!



domenica 30 settembre 2018

Musica e vita: due storie parallele





Facevo le medie e il maestro di musica, il grande Fosco Corti, per farci rilassare suonò la Marcia Turca di Mozart.

Rimasi sbalordito. Non avevo mai ascoltato una musica così meravigliosa. Dissi in cuor mio: Quando sarò capace di suonare questo brano, sarò un pianista anch'io!

In IV Ginnasio, mentre ero nella biblioteca scolastica dove c'era in un lato un pianoforte verticale al quale era seduto un esperto allievo del Corti, sentì venir fuori da quel semiscordato strumento una musica dolcissima, che mi fece fremere di una indicibile emozione.
Lasciai sul tavolo il libro che leggevo e mi avvicinai al pianista per vedere il titolo del brano. Era intitolato "Per Elisa" e l'autore era Beethoven. In quel momento passò in seconda linea Mozart e le mie forze si concentrarono in quel "foglio d'album" così ammaliante, che chissà quante ragazze come Elisa aveva fatto commuovere e sognare.
Ma ora ero io a subire quel fascino irresistibile di quella musica incantevole e la imparai a memoria in poco tempo. Ne ero rimasto innamorato.

In prima liceo, verso la fine della primavera, e i profumi del maggio odoroso si facevano sentire attraverso la mia finestra aperta dello studio, misi nel giradischi un disco di Chopin, i "Notturni", che avevo acquistato a poco prezzo. Quelle note cristalline come perle, suonate da Rubinstein, così suggestive e affascinanti, nel silenzio di una incantevole notte primaverile, mi fecero trasalire di commozione. Non avrei mai immaginato di trovare un autore che potesse competere con Mozart e Beethoven, con la Marcia Turca e Per Elisa. Ma ora, quei Notturni fascinosi, pieni di chiaroscuri maliardi, mi avevano fatto dimenticare ogni altro autore.

Oggi è facile avvicinarsi alla musica, trovarla e "consumarla", quasi in forma bulimica. Ma negli anni 60 ogni autore era una scoperta, e i mezzi erano scarsi.

Una cosa che mi ha fatto sempre riflettere è che ho trovato nel corso della mia vita, al momento opportuno, un autore musicale che si adattava perfettamente ai miei sentimenti, alla mia personalità.

Alla fine del liceo, una notte, mentre mi preparavo per gli esami di maturità alle prese con greco e col latino, sentì provenire dallo studio di Fosco Corti delle armonie nuove, dei suoni che non corrispondevano ai miei soliti schemi classici e romantici. Fosco stava suonando gli Arabeschi di Debussy, e la Suite Bergamasca, con Clair de lune e Passepied.

Avevo scoperto il mio ultimo "amore". L'impressionismo, ultima fase del romanticismo e anticipo della dissoluzione tonale, giungeva a completare le mie emozioni proprio nel momento degli esami di maturità.

Senza rendermene allora conto, avevo percorso l'evoluzione della musica con il mio progredire nell'età.

Ne sono rimasto sempre meravigliato.




lunedì 24 settembre 2018

Nobile e inerte?






L’argon è uno dei “gas nobili”, così denominati per la loro inerzia chimica. 

Così ci hanno insegnato, e così appaiono nella tavola periodica di Mendeleiev: quel gruppo di elementi con il guscio elettronico completo al termine di ogni periodo dà un senso di perfezione, di stabilità, di sicurezza.

E così pensavo fino a pochi giorni fa, esattamente fino a quattro giorni fa, fino a giovedì scorso 20 settembre, quando due miei carissimi amici e persone esemplari nel lavoro e nella vita, sono stati soffocati quasi all’istante da uno di questi gas, il famigerato argon, che evidentemente tanto nobile e tanto inerte  non è.

I due impiegati dell’Archivio di Stato di Arezzo, Piero Bruni di 59 anni e Filippo Bagni di 55, sono state vittime della loro solerzia: un segnale, rivelatosi poi falso, di allarme antincendio in un Archivio di Stato non è una cosa che si possa ignorare. Per correre ad accertarsi, sono stati fulminati da questo gas letale.

A questo dolore si aggiunge ora quello dell’avviso di garanzia per il direttore dell’Archivio stesso, dr. Claudio Saviotti, persona che in Archivio ha passato buona parte della sua vita, e della cui amicizia mi onoro. Competente, attento, sempre disponibile per ogni studioso; quante pagine medievali “illeggibili” abbiamo letto insieme, e quando non riuscivamo, lui chiedeva lumi alla sua carissima moglie Lauretta, anche lei archivista e paleografa infallibile!

La vita a volte è davvero misteriosa. Nel luogo più tranquillo di Arezzo si è consumato un dramma terribile che ha sconvolto la città.

E l’autore del misfatto è un gas cosiddetto inerte. E non chiamatelo nobile.

In compenso leggo in wikipedia:   “I gas nobili elio, neon, argon, kripton e xeno non hanno alcun ruolo biologico e sono innocui per la salute”… https://it.wikipedia.org/wiki/Gas_nobili 

Per questo “sono uno che non si accontenta di wikipedia”.

Intendo unirmi in preghiera con i familiari e con tutta la comunità aretina per i due carissimi amici Piero e Filippo, uomini di profonda fede cattolica, con il Requiem più bello mai scritto: quello di Mozart.

Riposate in pace.


  

domenica 9 settembre 2018

Vent'anni dopo





Non mi riferisco al celebre romanzo di Alexandre Dumas père, quello dei tre moschettieri, anzi quattro.

Mi riferisco a vent'anni dopo Lucio Battisti, la cui voce si è spenta il 9 settembre 1998. Ma non si è spenta la sua musica, non si è spenta la sua immagine, non si è spenta la sua fama.

Sono cambiati i gusti, sono cambiati gli stili, sono cambiati i personaggi, sempre più appariscenti e high tech. 

Ma quando quel tuo filo di voce risuona in una traccia di un disco, il resto è silenzio.

Vent'anni dopo sono un nulla per la bellezza delle tue canzoni, sempre attuali, sempre affascinanti, anche per i millenials e per chi non ha avuto la fortuna di sentirle dal vivo.

Per ricordarti e per ringraziarti dei colori con cui hai disegnato la mia giovinezza, voglio stanotte riascoltare L'aquila, del 1972 (ma la pubblicazione è del 1971, come vedo dalla partitura delle edizioni musicali Acqua Azzurra che ho sotto gli occhi). 

Ma come un'aquila può
diventare aquilone?

Sarai sempre un'aquila, carissimo Lucio, che vola ad altezza sublimi.


domenica 2 settembre 2018

Una giornata di sfide: una persa e una vinta





La bruciante sconfitta della Ferrari a Monza, e soprattutto la vittoria della Mercedes e dell'antipaticissimo (sportivamente parlando) Hamilton, mi hanno guastato il pomeriggio di questa domenica.
La vittoria sembrava a portata di mano, quasi una formalità, per la Ferrari in doppia pole. Purtroppo la fortuna aiuta gli audaci, e Hamilton lo è stato. Vettel è stato un po' ingenuo e peggio ancora lo è stato il "muretto" del Cavallino, che si è lasciato ingannare dalla finta strategia dei pit stop degli avversari. Così Raikkonen si è trovato a macinare giri su giri distruggendo le gomme, mentre Hamilton ha potuto usufruire di un cambio di gomme fresche al momento giusto e ha potuto vincere tra i fischi dei tifosi italiani.
In compenso però un'altra sfida mi ha risollevato il morale. Nel tardo pomeriggio ad Arezzo oggi si correva la Giostra del Saracino, una sfida storica tra i quattro quartieri della città. Ha vinto a mani basse, anzi, a lancia in resta, il quartiere gialloblu di Santo Spirito, il mio quartiere. Grande festa e bandiere al vento.
C'è anche da dire che tra le due sfide di oggi, una persa e una vinta, c'è anche un certo legame: sia la Ferrari che la città di Arezzo hanno come stemma il Cavallino rampante. Il simbolo di gente battagliera.
Tra molta delusione e un po' di consolazione occorre rifugiarsi nella musica, dove anche lì però troviamo sfide celebri, vere o immaginarie.
Tra quelle immaginarie viene subito in mente il duello pianistico nel film La leggenda del pianista sull'oceano, del 1998, tra "Novecento" e Jelly Roll Morton.
Un'altra grande sfida, questa volta reale, avvenne  a Roma nel 1707 tra  Händel e Domenico Scarlatti, conclusasi in parità, a quanto dicono i cronisti del tempo: Händel più bravo all'organo, Scarlatti al clavicembalo. La sfida tra i due è stata riprodotta anch'essa in un film sulla vita di Händel: God Rot Tunbridge Wells, del 1985, di cui ho già postato la scena cult.
Celeberrima nel 1781 quella tra Mozart e Clementi, al pianoforte (anzi, al "fortepiano"), anch'essa finita in parità secondo l'augusto giudizio dell'imperatore Giuseppe II e dell'imperiale consorte.

Meno conosciuta forse, perché del tutto improvvisata e salottiera, ma non meno affascinante, quella tra Chopin e Liszt, i più grandi pianisti dell'800, e non solo. Chopin era amico di Liszt e lo considerava giustamente il più grande pianista esistente.
Nel film Chopin,un amor imposible, del 2002, incentrato sull'amore davvero "impossibile" tra il grande musicista e la celebre scrittrice George Sand, si fa riferimento, in una scena davvero geniale, al confronto sulla tastiera tra il virtuosistico Liszt, "dalle lunghe dita", e il più affascinante e delicato, ma non meno abile pianista, Chopin, nel 1837. Sembra che in quella occasione egli abbia detto a Liszt, che aveva suonato musiche di Chopin con abbellimenti improvvisati, di suonare ciò che lui aveva scritto e non altro.
Il film presenta in maniera quasi caricaturale la figura di Liszt, che è invece un genio musicale e non solo il più grande pianista forse mai esistito.
In realtà al regista del film interessa sottolineare l'esprit de finesse di Chopin, con cui affascinò la romantica e femminista ante litteram George Sand, per un amore rivelatosi poi tumultuoso.
Ma al tempo stesso il film continua lo stereotipo, duro a morire, che Liszt sia soprattutto un virtuoso della tastiera, e non il sommo musicista che realmente è stato e rimane.
Proprio da questo film polacco, Chopin: un amor imposible, riporto la scena madre del confronto tra i due amici e "rivali".
Non sto a ricordare i brani suonati da entrambi; sono troppo noti e offenderei chi legge.
Una sola cosa li accomuna: la bellezza sublime di quelle note, che mi hanno fatto dimenticare sfide vinte o perse.

Buon ascolto!







mercoledì 15 agosto 2018

Lo strazio di Genova





Tutte le volte che sono passato sul Ponte Morandi di Genova, ho sempre scherzato sul suo possibile crollo, e allora, addio Amicusplato...

Era un'ipotetica di terzo tipo, ovviamente; ma quando arrivavo alla fine del lunghissimo tratto, con la città di Genova sotto le ruote della mia auto, mi sentivo comunque più tranquillo.

Quello che mi sembrava solo uno scherzo, ieri è incredibilmente accaduto.

Una tragedia immane, un orrendo destino per coloro che in quel momento, dieci minuti prima di mezzogiorno, transitavano nel mezzo del ponte. Almeno 31 i morti, ed è un bilancio destinato a salire.

Poteva esserci ciascuno di noi, perché infinite volte abbiamo attraversato quel viadotto, magnifico a vedersi, ma così fragile nelle sue strutture.

Una delle più belle feste dell'anno, la Madonna Assunta e il ferragosto, uno dei periodi più spensierati, si sono trasformati in un terribile incubo.

In questo momento sento solo il bisogno di pregare per le vittime e per i loro familiari.

Voglio pregare Maria Santissima Assunta in cielo, perché le innocenti vittime siano tutte sotto il suo manto materno.

  


giovedì 9 agosto 2018

Nella notte di S. Lorenzo è nata una stella















Nella notte delle stelle, ce n'è una tutta italiana. 

Si chiama Simona Quadarella, è una supernova (ha solo 19 anni) e brilla in questi giorni  ai Campionati Europei nel cielo, anzi nelle acque, di Glasgow.

È una stella del nuoto, quello delle lunghe distanze: 1500 m, 800 m, 400 m, freestyle.   

Non c'è nessuna in Europa che riesca a raggiungerla: è una navigatrice in solitario, una stella filante, una cometa interminabile.

La continua ripetizione dell'inno nazionale italiano in terra britannica, nella piscina di Glasgow, deve avere di molto scosso la flemma inglese e l'orgoglio del popolo scozzese. 
I romani sono tornati ancora una volta in quelle terre, e le hanno di nuovo conquistate, superando anche il Vallo di Adriano, non con bellicose legioni, ma con un manipolo di sirenette, guidato da una diciannovenne romana, tanto simpatica, quanto tosta. 

Purtroppo abbiamo anche assistito alla caduta di un'altra stella, Federica Pellegrini. Forse i suoi 30 anni e i suoi passati successi l'hanno fatta stancare di stare sempre in alto.

Nella notte di S. Lorenzo, se vediamo cadere una stella, sappiamo chi è; e se  ne vediamo un'altra salire  luminosa, è la stella con tre ori di Simona Quadarella.



sabato 28 luglio 2018

Alla luna nera del 27 luglio 2018
















Vorrei, luna, cantare il tuo bel volto,
bianco splendente oppur rossastro e nero,
che stanotte del ciel in archivolto
ho ammirato nel tuo variar intero.
     Invece no.

Vorrei, luna, cantar la tua magia
che ha ispirato poeti e musicisti,
che riempie il mio cuore di armonia
e nel mio pernottar sempre mi assisti.
     Invece no.

Vorrei, luna, cantare il tuo mistero
che gli astronomi sanno ed i sapienti,
e ci svelano senza errar dal vero
il tuo cambiar di faccia e vestimenti.
     Invece no.

Io vorrei, luna, dalle molte facce
di diverso colore e abbigliamento,
che noi quaggiù, seguendo le tue tracce,
potessimo capir l’insegnamento.
     Invece sì.



Amicusplato

giovedì 26 luglio 2018

Ama il tuo prossimo, odia Salvini!




Sono rimasto allibito dalla copertina del prossimo numero di Famiglia Cristiana: "Vade retro Salvini!" Con tanto di giustificazione (?): "Niente di personale, si tratta del Vangelo". Ma c'è nome e foto!
Un anatema vero e proprio, una equiparazione a Satana del Ministro dell'Interno e Vicepresidente del Consiglio per la sua politica sull'immigrazione.

A parte il fatto che Matteo Salvini ha pienamente ragione sulla politica di controllo dell'immigrazione clandestina, come la stragrande maggioranza degli italiani vuole da anni, e come tutte le persone che hanno ancora qualche neurone in testa, io mi domando come possa un giornale che si considera cattolico mostrare tanto odio nei confronti non solo di Salvini, ma di tutti quegli italiani che lo sostengono in massa.

Mandando al diavolo Salvini, vengono mandati al diavolo il 60/70 per cento degli italiani, già cattolici, e sempre più sconcertati dalla "politica" del Vaticano, della Cei e di questo vergognoso giornale. Ma è evangelico odiare le persone, anche se non ne condividi le idee? 
"Si tratta di Vangelo". Già, proprio per questo i paolini dovrebbero essere presi per l'orecchio da chi sta in alto loco e chiedere scusa al Ministro.

E quando mai un giornale cattolico si è permesso di offendere così platealmente un legittimo governante, tra l'altro molto più vicino agli ideali evangelici di giustizia e ai valori cristiani dell'Italia, di tanti alti papaveri vaticani?

Se la Chiesa non torna a fare quello che deve fare, cioè predicare i valori della famiglia, i comandamenti di Dio, la salvezza portata da Cristo (non da Maometto), e il Credo niceno-costantinopolitano, invece di fare concorrenza alle tante ong che circolano non si sa con quali scopi, allora è destinata alla insignificanza e al disprezzo, per colpa propria.

Con questo nuovo comandamento: Ama il tuo prossimo, odia Salvini!

Signore, pietà!



mercoledì 11 luglio 2018

Croazia ok. Inghilterra ko. Well done!

















È sempre una grande soddisfazione una sconfitta dell'Inghilterra. Sportivamente parlando, of course.

Riconosco che gli inglesi mi rimangono sulle palle (siamo nel football, no?)

Ma la sconfitta inglese mi è ancor più gradita perché subita dalla tosta e simpaticissima Croazia.
Che la Croazia sia tosta lo dimostra il fatto che in tutti gli sport viaggia sempre in prima linea: campioni di pallanuoto e di pallacanestro, e ora in finale con la Francia nei campionati mondiali di calcio.

Non è poco per questa piccola nazione: 4 milioni di abitanti!

Mi rimane simpatica anche quella curiosa maglietta a scacchi bianco-rossi (oggi era scura, ma sempre a scacchi). Non sarà di certo una maglia firmata, ma nel calcio non contano le firme, ma gli attributi. E i Croati ne hanno.

Incredibile anche il nome della nazione nella sua impronunciabile lingua: Hrvatska.

E nella Croazia c'è quell'ariete di Mandzukic, da cui si capisce per quale club italiano io faccia il tifo.

E poi, per me cattolico, c'è una istintiva simpatia per i cattolicissimi croati, che hanno saputo mantenere la loro fede anche sotto il durissimo regime di Tito (ma questo che c'entra con il calcio? Non c'entra, ma lo voglio ricordare).

L'Inghilterra ha subito una lezione indimenticabile. Partita con la convinzione di vincere il mondiale, tutti campioni della premier league, dovranno accontentarsi di un terzo o (spero) quarto posto. 

Domenica la Gran Bretagna ha subito l'umiliazione della sconfitta in F1 in casa sua, a causa della Ferrari, e a Silverstone è risuonato l'inno di Mameli.
Stasera l'Inghilterra è stata suonata dalla Croazia. Una ciliegia tira l'altra.

Una cosa che mi rende ancor più antipatici i sudditi di sua maestà, calcisticamente parlando, è il fatto che la Gran Bretagna ha ben quattro squadre accreditate dalla FIFA: Inghilterra, Scozia, Galles, Irlanda del Nord, le quattro Home Nations del Regno Unito.

Ma chi credono di essere? 

W la Hrvatska! 


Nella foto i due autori dei gol che hanno deciso la partita: Perisic e in primo piano Mandzukic

lunedì 2 luglio 2018

Il Tiki-taka di Tchaikovskij





La sconfitta della Spagna da parte della Russia ai Campionati del mondo negli ottavi è un'altra grande sorpresa di questi mondiali 2018.
Sono già cadute molte delle "grandi": la Germania, campione del mondo in carica, l'Argentina, il Portogallo e ieri sera la Spagna con i padroni di casa. L'Italia di Ventura era caduta ancor prima di arrivare in Russia.

Sorprende non poco la sconfitta della Spagna, che era forse la favorita, per i suoi grandi campioni ancora in forze (Iniesta, Isco, Sergio Ramos, Piqué, ecc.), ma soprattutto per il suo gioco inarrivabile, quel Tiki-taka che non lascia spazio agli avversari.

Questa volta il Tiki-taka è stato un  lunghissimo Tic-toc improduttivo (120 minuti), deciso ai calci di rigore, con il portiere russo Akinfeev, famoso per le papere e le farfalle, ma ieri sera autentica saracinesca ai rigori: ne ha parati due ai (finora) infallibili cecchini spagnoli, e subito eletto eroe nazionale di tutte le Russie.

Mi pare perciò logico dedicare un brano di musica alla straordinaria impresa russa: la "Danza Spagnola", tratta dal "Lago dei Cigni". La Danza è come il Tiki-taka della squadra del povero Hierro, ma l'autore è Tchaikovskij, come ben noto.

Gli spagnoli danzano, ma chi li fa ballare è il grande musicista russo.


domenica 17 giugno 2018

Il tricolore sbagliato (ma va bene lo stesso)



Gli analisti sportivi si domandano come sia stata possibile oggi la sconfitta della Germania, campione del mondo in carica, con il Messico.

Hanno parlato di squadra sbilanciata in avanti, senza geometrie, troppo lenta.
Non hanno capito il motivo di fondo.

I tedeschi hanno perso perché hanno visto negli spalti e nelle casacche degli avversari (maglina, calzoncini e calzettoni), il tricolore. Hanno pensato all'Italia, ed è stata la loro fine...

Peccato per noi che fosse il tricolore "sbagliato". Verde-bianco-rosso, sì, ma messicano.

Ma io sono contento lo stesso. Ha vinto ancora una volta il tricolore. 
E poi, vuoi mettere? La sconfitta della Germania è sempre una soddisfazione in sé stessa.

¡Viva Mexico!

PS. Dopo la rete di Lozano, per i salti di gioia a Città del Messico è stata registrata una sorta di scossa sismica del IV grado della scala Mercalli. Non oso immaginare cosa accadrebbe per la vittoria del mondiale...

giovedì 14 giugno 2018

Flipper e jukebox: il 1968 è servito!





Molte sarebbero le notizie da commentare, e qualcuna anche con delle pasquinate. Basti pensare alla Francia che pontifica sugli emigranti e intanto li respinge, o all'inizio dei Campionati del Mondo di Calcio di Russia 2018, nei quali manca indecorosamente l'Italia (non accadeva dal 1958).

Ma preferisco continuare con ben altra e migliore musica: quella del 1968.

In quell'anno una delle canzoni più gettonate era "Il ballo di Simone", cantata da Giuliano e i Notturni, cover di "Simon says" della band statunitense The 1910 Fruitgum Company (ma ancora l'inglese non era adeguatamente apprezzato).

Entrando in un bar o in locali simili, si aspettava che qualcuno mettesse nel jukebox le 50 lire per questa hit; intanto da un altro lato del locale qualche giocatore di flipper, attorniato da vari curiosi, con altre 50 lire, faceva impazzire la pallina tra i "funghi" del biliardino, provocando luci e rumori che facevano da controcanto. 

Flipper e jukebox: bastava poco per divertirsi, in quegli anni musicali e coloratissimi.

E intanto molti giovani presenti si mettevano a ballare, con le mani alzate e "vibranti", come richiesto dal ballo di Simone.




sabato 9 giugno 2018

Quelli erano giorni... (1968)





Sono passati 50 anni e sembra ieri. Mi riferisco al 1968.

Non starò a fare riflessioni socio-politiche sul '68. Dico solo che stava cambiando il mondo e ci sembrava un mondo a colori. Cosa sia successo dopo, ognuno può giudicarlo da sé.

Ma forse quei giorni sono irripetibili.

Basti pensare al fatto che i cantanti inglesi e francesi cantavano in italiano...

"Quelli eran giorni" (cover di Those were the days), cantata da Sandie Shaw, che amava esibirsi scalza.

Era l'epoca della contestazione, no?

Preferisco questa cover a quella di Mary Hopkin (diciassettenne allora), con bella voce, anche se ancora poco timbrata; ma la sua versione in inglese ottenne un successo planetario (aveva come sponsor i Beatles).

.... Di là passava la nostra gioventù...



Quelli erano giorni

C'era una volta una strada,
un buon vento mi portò laggiù.
E se la memoria non m'inganna
all'angolo ti presentasti tu.

Quelli eran giorni, sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
Noi ballavamo anche senza musica,
nel nostro cuore c'era molto più.

La ra la ra la la...

Vivevamo in una bolla d'aria
che volava sopra la città.
La gente ci segnava con il dito
dicendo: "Guarda la felicità!"



Quelli eran giorni, oh sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
E ripensandoci mi viene un nodo quì,
e se io canto, questo non vuol dir.


La ra la ra la ra...

Poi, si sa, col tempo anche le rose
un mattino non fioriscon più.
E così andarono le cose,
anche il buon vento non soffiò mai più.

Oggi son tornata in quella strada,
un buon ricordo mi ha portata là.
Stavi in mezzo a un gruppo di persone
e raccontavi: "Cari amici miei..."



Quelli eran giorni, sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
Noi ballavamo anche senza musica,

di là passava la nostra gioventù.

La ra la ra la ra...


(Claudio Daiano - Gene Raskin)

venerdì 1 giugno 2018

È nato il governo, e qualcuno non gradisce...




















È nato, dopo lungo travaglio, il nuovo governo.

88 giorni in sala parto: il record italiano. Quello mondiale spetta come al solito ai tedeschi, 6 mesi: “Germania sopra tutti”.

Mi hanno colpito, appena il parto è stato annunciato, i commenti nei vari talk show, in ogni canale televisivo; l’acredine, il disprezzo, la rabbia, l’indignazione, et similia, dei vari partecipanti: giornalisti, opinionisti, economisti, politologi, tuttologi, futurologi, astrologi…

Fino al giorno prima gli stessi tizi (ma nomi ben noti) erano indignati, arrabbiati, incaz*ati, ecc., perché Salvini (con Di Maio) non voleva fare il governo, lasciando l’Italia in balia degli eventi speculativi, preoccupandosi solo dei suoi interessi di partito. E giù offese a Salvini e alla Lega…

Così ho capito due cose, che del resto mi sono sempre state note:

La sinistra, pur ridotta ai minimi termini dal corpo elettorale, ha invaso come una piovra tutti i settori dell’informazione, TV e carta stampata (senza parlare di altre istituzioni).

La sinistra, sempre più lontana dal sentire della gente comune, non sa perdere, non è nel suo DNA. Crede di aver sempre ragione. Semplicemente perché non è democratica.

Chi perde non canzona, si dice in Toscana. E anche, chi perde, paga.

Ieri sera, quando è nato il nuovo governo, che ha evitato un esecutivo fantasma e ridicole elezioni nelle cabine balneari, questi residuati post-bellici e post-comunisti se avessero avuto qualche cromosoma di democrazia, avrebbero salutato con sollievo il neonato con un brindisi, e tra qualche tempo avrebbero potuto notare, magari con merito, i suoi difetti.

Ma mentre il bambino ancora vagiva tra le mani dell’ostetrico Mattarella, già lo “lapidavano” con insulti di ogni genere.

Spero che il neonato, appena cresciuto un po', metta mano alla dirigenza della RaiTV, perché certi personaggi che popolano quel mondo, tornino nel loro passato remoto stalinista.

Ma forse è proprio questa paura che li rende così aggressivi…

La festa è finita, compagni! Si è democratizzato anche Kim Jong-un...


lunedì 28 maggio 2018

Per dimenticare




Quando corrono tempi cattivi, quando il presente fa un po' schifo (eufemismo), e il futuro appare oscuro come l'oracolo della Sibilla, per difendermi mi rifugio nel passato.

E vado a ricercare nella memoria qualcuna di quelle irripetibile emozioni che venivano da un 45 giri, magari del 1968.

Sono passati appena 50 anni (!), ma "L'amore è blu" di Paul Mauriat ha molto da dire anche oggi.

Almeno a me. Riesce a farmi dimenticare perfino Mattarella...

Non è poco.




Mattarella, Mattarella...






Il signor Mattarella non ha voluto firmare un governo del popolo italiano, e si fa un governo da sé.

Evidentemente crede di essere la reincarnazione del Re Sole, quello che disse "L'état c'est moi", lo stato sono io (sec. XVII).

Il Belli lo ha tradotto in romanesco: "Io so' io, e voi nun siete un cazzo (sec. XIX).

Mattarella (ieri sera, sec. XXI) è uscito dal Palazzo e ha letto il suo proclama: "Savona non mi piace. Al governo ci penso io".

Mattarella, Mattarella...

Ma se no ti piaceva Savona, perché non sei andato a Genova?

Per onorare il nuovo re sole italiano mi pare opportuno postare una bella musica barocca francese, del grande Jean-Philippe Rameau. È un po' troppa festosa per la situazione nostra, ma davanti a le Roi Soleil bisogna danzare, anche con l'artrite.

Dio salvi il Re!

E in Italia, si salvi chi può...









venerdì 11 maggio 2018

Nomen omen





Nomen omen, il nome è un auspicio.

È un simpatico gioco di parole latine (leggere tutto attaccato, prego!) che veniva e viene detto quando un nome (o cognome) sembra indicare, oltre la persona, anche il suo futuro, la sua missione.

Limitandoci al settore politico, se uno si chiama Sgarbi è probabile che nel cognome si celi anche il suo destino: quello di essere spesso “sgarbato”.

Se invece una si chiama Bongiorno, può darsi che nel suo DNA ci siano le buone maniere del galateo.

Siamo in attesa di un nuovo governo. Finora sembrava un’impresa impossibile, finché il pressing di Salvini, a destra e a manca, sembra aver dato buoni frutti.

Salvini, salvator della patria, o almeno del governo? Può darsi.

A meno che il presidente Mattarella non gradisca.

Mattarella?... Qui non è il caso di fare riferimenti al detto latino.



mercoledì 9 maggio 2018

Tasti neri, ma brillanti





Un periodo un po’ travagliato, questo, sia per il tempo atmosferico che per il clima politico.
Sembrano più le note nere che quelle bianche.

Allora è il caso di ascoltare Tasti Neri, un brano pianistico di  Chopin, suonato tutto sui tasti neri del pianoforte. È lo Studio op. 10 n. 5, del 1830, in sol bemolle maggiore (6 bemolli in chiave…).

Una sola volta Chopin mette una nota bianca, esattamente un Fa. Possiamo proprio dire "una mosca bianca".

Ma nonostante tutta la colluvie di tasti neri, la musica è brillante, come anche la brava e bella pianista russo-austriaca Anastasia Huppmann (classe 1988).

Speriamo che il tutto sia di buon auspicio.




martedì 1 maggio 2018

1 Maggio: Il lavoro e la dignità umana




Primo Maggio: festa del lavoro.

Il lavoro è ciò che sostenta l’uomo materialmente e lo realizza interiormente. Anche il Figlio di Dio, facendosi uomo, ha voluto imparare un mestiere: da Figlio di Dio a "figlio di Giuseppe", il falegname.

Ho sempre desiderato insegnare, ho faticato per questo, senza risparmiarmi; ho potuto realizzare il mio desiderio, e ora che guardo da pensionato il lavoro svolto, mi sento abbastanza gratificato.

Oggi magari tutto è più complicato, in ogni settore. E quando il lavoro non realizza le aspettative delle persone, o quando scarseggia o manca addirittura, allora l’uomo entra in crisi e può perdere anche la fiducia in se stesso.

Per questo, all’inizio di questo mese, il più bello di tutti i mesi, “il maggio odoroso” del Leopardi (ricordate?), affido le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce di tutti noi all’aiuto materno di Maria, stella del mare: Ave, maris stella.

Il bellissimo testo liturgico latino, magnificamente musicato per quattro voci miste a cappella da Edvard Grieg (per il quale ho una particolare predilezione) e qui adattato per quattro voci femminili, è un’invocazione alla Madre di Dio, affinché allontani da noi ogni male e ottenga per noi ogni bene:
Mala nostra pelle, bona cuncta posce.

Maggio è il mese mariano per eccellenza.
Uniamo mentalmente la nostra voce con quelle delle 7 coriste lettoni per invocare la protezione e l’aiuto della Madre del cielo. 

Buon mese di maggio!


mercoledì 18 aprile 2018

Il 18 Aprile. La Lepanto democristiana





Ci sono alcune date nella storia dell’Italia moderna che hanno un valore fondamentale.

Ce ne sono in particolare due che hanno un legame cronologico con l’anno 2018 e con il 18 aprile.

La prima è il 1918. Cento anni fa sul fronte del Piave e del Grappa si combatté e si vinse la Grande Guerra (4 novembre 1918) che unificò l’Italia dal Brennero a Lampedusa. Il 4 novembre avremo modo di ricordare il centenario della vittoria.

Oggi invece, 18 aprile, si ricorda un’altra battaglia decisiva, questa volta politica, che fu combattuta tra il comunismo stalinista e la democrazia occidentale.

Il 18 aprile 1948, e cioè 70 anni fa, con la grande vittoria elettorale della Democrazia Cristiana guidata da Alcide De Gasperi, l’Italia relegava il Partito Comunista di Palmiro Togliatti all’opposizione. In quello stesso periodo, nelle nazioni dove vinse il comunismo, arrivò l’aiuto “fraterno” e cingolato del regime sovietico.

Fu una battaglia elettorale memorabile, combattuta paese per paese, casa per casa e perfino dentro casa. Straordinari per creatività e fantasia i manifesti e gli slogan di quella epica battaglia. Ma certamente lo slogan più azzeccato e più famoso fu quello dei democristiani: “Nel seggio elettorale Dio ti vede, Stalin, no!”

Per ricordare il 18 Aprile (1948), la nuova Lepanto della civiltà occidentale, e il suo carismatico vincitore Alcide De Gasperi, mi piace riascoltare le note che da bambino sentivo risuonare prima dei comizi democristiani nella piazza del mio paese: “O bianco fiore!”  Non è il massimo dell’arte musicale (Dario Fiori, 1906), ma quando gli altoparlanti diffondevano quelle note, il popolo democristiano fremeva di commozione e di speranza.

“Bandiera rossa la trionferà!”, cantavano invece i comunisti, alla toscana. Ma così non fu. Vinse il bianco fiore.



O Bianco Fiore

Udimmo una voce: corremmo all'appello,
il segno di Croce sta sul mio fratello !
nel segno struggente, di mille bandiere
vittoria alle schiere, di fiamme e d’ardor

Rit. O bianco fiore, simbol d'amore,
Con te la gloria della vittoria.
O bianco fiore, simbol d'amore,
Con te la pace che sospira il cor !
Con te la pace che sospira il cor !

Dai campi bagnati del nostro sudore
Veniamo crociati di Cristo nel cuore !
Veniamo e cantiamo la nostra canzone:
Noi siamo legione, corriamo e vinciam !

Rit. O bianco fiore

Dall'arse officine, dall'ardua miniera
Venite, su, alfine alla nostra bandiera!
Venite e cantiamo la nostra canzone:
Noi siamo legione, corriamo e vinciam !

Rit. O bianco fiore

La nostra falange di pace è foriera,
Chi soffre, chi piange, chi crede, chi spera;
Venite, cantiamo la nostra canzone:
Noi siamo legione: corriamo e vinciam !

Rit. O bianco fiore


martedì 10 aprile 2018

La vittoria di Viktor (Orbán)





Voglio festeggiare la grande vittoria di  Viktor Orbán nelle elezioni ungheresi di domenica scorsa.

Il suo trionfo (maggioranza assoluta e 4° mandato) ci fa capire che l'Europa non vuole e non può essere quella dei burocrati e dei massoni, ma un' Europa dei popoli forgiati nei valori della civiltà cristiana.

L'Ungheria e il Gruppo di Visegrád (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) ci fanno anche capire che il fenomeno dell'immigrazione islamica non è affatto irreversibile: in quelle nazioni non entra nessuno se non dopo essere passato ai raggi X.

Del resto l'Ungheria è sempre stata una nazione con le palle: Santo Stefano, Mattia Corvino, Sándor Petöfi, Imre Nagy, e ora Orbán.

Una bella lezione per tutti coloro che hanno già calato le brache, e un altro ennesimo esempio per il nostro futuro governo.

Ho sempre avuto un debole per l'Ungheria (la patria del canto corale moderno, con  Kodály e Bartók), e per Liszt, il più grande virtuoso del pianoforte. La sua Rapsodia n. 2 in Do diesis minore dà la misura della sua immensa grandezza artistica, oltre che della sua genialità tecnica.






domenica 8 aprile 2018

La Pasqua Ortodossa!





Oggi si festeggia la Pasqua Ortodossa.

I fratelli  cristiani ortodossi seguono nella liturgia il vecchio calendario giuliano (Giulio Cesare), che per la sua imprecisione nel 1582 venne corretto per impulso di Papa Gregorio XIII.
Vennero soppressi 10 giorni, dal 5 ottobre al 14 ottobre (si era rimasti indietro di tanto, dal tempo di Giulio Cesare), e si provvide a evitare altri ritardi non considerando bisestili gli anni centenari le cui prime due cifre non fossero divisibili per 4. In pratica fu bisestile il 1600, ma non il il 1700, né il 1800, né il 1900. Lo è stato invece, come ben sappiamo, il 2000.

Il fatto è che la terra gira intorno al sole non in 365 giorni e 6 ore, come si è soliti dire, con il recupero delle 6 ore ogni 4 anni con un anno bisestile.
La terra impiega un po' meno: 365 giorni, 48 minuti, 46 secondi. Dodici minuti circa possono sembrare un nulla in un anno, ma nel passare dei secoli formano giorni, che ritardano il computo del tempo.

Il mondo protestante non accolse subito le correzioni "cattoliche", ma nel XVIII secolo non poté fare a meno di adeguarsi. L'equinozio di primavera (21 marzo) era in realtà già aprile inoltrato, le giornate era molto più lunghe delle nottate.
Gli ortodossi non le accolsero, né liturgicamente né civilmente. Fu il bolscevico Lenin ad adottare il calendario corretto gregoriano, cosicché la sua rivoluzione d'ottobre (24/25 ottobre) venne a cadere il 7/8 novembre, come noto.

Ma gli ortodossi mantennero (e mantengono) il calendario di Giulio Cesare nella liturgia, e così talvolta festeggiano la Pasqua anche di maggio. Un vero sproposito, che dovrebbe ormai essere superato. Se tra cristiani non si fa unità neppure sugli orari, figuriamoci sui misteri della fede...

Comunque, in questa solennità, non si può fare a meno di riascoltare la celebre Ouverture La Grande Pasqua Russa, di Rimskij-Korsakov (1888).  


Christòs anèsti. Cristo è risorto!


sabato 7 aprile 2018

La cicogna romana (pasquinata)

A quarant’anni dalla legge 194, l’associazione Provita ha fatto affiggere su un palazzo di via Gregorio VII, nel quartiere Aurelio l’immagine di un feto accompagnato da scritte come "Tu eri così a 11 settimane", "Il tuo cuore batteva già dalla terza settimana", "Ora sei qui perché tua mamma non ti ha abortito". Dopo nemmeno tre giorni il manifesto, affisso legalmente nella capitale, è stato fatto togliere dalla sindachessa Raggi, dietro le proteste della solita Cirinnà e compagne femministe.

Pasquino si è incazzato.



Han cavato   l’immagine dipinta
che faceva vedè come un regazzo
sta drento er corpo de su madre ‘ncinta;
dice ch’è contro legge! E io m’encazzo.

Ce vojono fa’ ccredere ‘ste stronze
che i fijoli li porta la cicogna.
Ma tutti noi se vien da le patonze,
e chi dice de no, je venga rogna.




   

domenica 1 aprile 2018

Buona Pasqua! dalla Corea (del Sud...)





Buona Pasqua a tutti con le note di Cantate Domino (1997) del maestro lituano Vytautas Miskinis,  uno dei più prestigiosi compositori di polifonia moderna nel panorama attuale.

Un gran bel mottetto a cappella (a 4 e 6 voci miste), come è nella tradizione più pura della musica sacra, e una gran bella performance del coro coreano (Corea del Sud), che ci dà una bella lezione di coralità.

Buona Pasqua, e … Cantate Domino!



Cantate Domino canticum novum
et benedicite nomini eius, quia mirabilia fecit.
Cantate Domino canticum novum. 
Cantate et exultate, psallite [in] cithara  [et]voce psalmi.
Cantate Domino canticum novum.

Cantate al Signore un canto nuovo! 
e benedite il suo nome, poiché ha fatto meraviglie.
Cantate al Signore un canto nuovo.
Cantate ed esultate, salmeggiate con la cetra.
Cantate al Signore un canto nuovo!