martedì 18 aprile 2017

Venti di guerra, note di pace





Mentre in Corea soffiano venti di guerra e c'è chi si prepara a distruggere il mondo con mega-bombe, qualcun altro pensa ad un futuro più armonioso, imbracciando un violino-ino-ino e suonando la "Gavotta" in Sol minore di Giovanni Battista Lulli/J-B. Lully (Firenze 1632-Parigi 1687).

Vogliamo togliere il futuro a questa bambina coreana?

Ha tre anni, o poco più. Incredibile!

Che ne penserà Mozart o Paganini?




domenica 16 aprile 2017

Buona Pasqua a tutti e a Papa Benedetto (90 anni)






Il mio augurio di Buona Pasqua, con la gioiosa musica di Antonio Vivaldi: "Et resurrexit", dal Credo
in Mi minore, per coro a 4 voci miste, orchestra d'archi e basso continuo, RV 591.

E un augurio particolare al Papa emerito Benedetto XVI che oggi compie 90 anni (16 aprile 1927).

Buona Pasqua a tutti!



sabato 15 aprile 2017

Gli "improperi" (Victoria)





Tra i Responsori della Settimana Santa di Tommaso Ludovico da Victoria (1585) il “Popule meus”, a quattro voci miste, è certamente uno dei più belli.

È Gesù che si lamenta del suo popolo per le offese (gli “improperia”) ricevute nella sua dolorosa passione e morte.

Il mottetto a prima vista si differenzia dallo stile di Victoria, in genere ricco di pathos e armonicamente caratterizzato dal movimento delle parti.
Qui abbiamo praticamente un corale. Le parti si muovono pressoché in modo uniforme e a prima vista senza particolari spunti emotivi.

In realtà si tratta di un mirabile capolavoro d’arte e di fede.

Il movimento omofonico dà giustamente il senso di un dramma collettivo: è un popolo intero che ha peccato, che ha ricambiato con tutto il male possibile il bene ricevuto dal suo salvatore.
L’intensità del pathos non è appariscente, ma è ben presente a chi lo sappia scoprire con una lettura attenta della partitura.
Basterà sottolineare le due frasi finali, una greca e la sua traduzione latina: “Aghios athanatos eleison imas. Sanctus et immortalis, miserere nobis”.
Nella frase greca la parola “athanatos” (immortale) è collocata in una scala discendente e giunge alla nota più bassa del mottetto, quasi a ricordare che l’immortale Dio è sceso nella profondità della morte. 
Nella corrispondente frase latina la parola “immortalis” è posta invece in una scala ascendente e tocca la nota più alta: l’immortalità di Dio viene proclamata nella sua pienezza.

Rimasi a bocca aperta quando ascoltai da ragazzetto questo brano nella Cattedrale della mia città. Anche la doppia lingua, greca e latina, colpì la mia fantasia e si impresse nella mia memoria in modo indelebile.
Poi, da corista, ho avuto infinite occasioni per cantarlo, nella sezione dei tenori.

Un episodio particolare me lo ha reso ancor più caro. Con il coro eravamo stati invitati in Grecia per una serie di concerti nel 1978. Fu un’occasione per visitare quella terra, così cara a chi conosce il mondo classico. In una delle nostre gite fummo condotti ad Epidauro, dove c’è un bellissimo antico teatro con un’acustica perfetta. La guida ci fece collocare nelle gradinate e lui, lontano una cinquantina di metri, nel luogo dove recitavano gli attori, fece cadere una moneta in una lastra di pietra lì collocata. Sentimmo distintamente il suono della monetina che cadeva dalla sua mano…
Mentre eravamo nel mezzo di quell'antico teatro, si alzò da un lato un coro improvvisato di un gruppo tedesco che cantò  “Popule meus” di Victoria. 
Una emozione indescrivibile. In quel luogo, dove erano risuonate le tragedie di Eschilo, Sofocle, Euripide, ora risuonava questo canto corale che ricordava una tragedia ancor più sublime.

Non ho trovato nel web una esecuzione che metta nel giusto rilievo la bellezza del mottetto.
Ho scelto quello che mi sembrava il meno peggio. Ad esempio, è incomprensibile perché il direttore del coro si fermi ad ogni frase greca e alla sua traduzione latina; la partitura non ha pause. Direbbe Fosco Corti che c’è il pericolo di fare lo “spezzatino”. Anche le note espressive sopra ricordate non sono sufficientemente messe in risalto. 

Nonostante tutto, il mottetto è così bello che anche in una imperfetta esecuzione si può se non altro intuire la sua perfezione.



Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi.
Aghios o Theos. Sanctus Deus.
Aghios ischyros. Sanctus fortis.
Aghios athanatos, eleison imas.
Sanctus et immortalis, miserere nobis.

Popolo mio, che ti ho fatto? O in che cosa ti ho rattristato? Rispondimi!
Santo Dio, Santo forte, Santo immortale, abbi pietà di noi!




venerdì 14 aprile 2017

Venerdì Santo. La Croce di Cristo





Venerdì Santo. La morte di Dio.

Ma è solo il seme che, caduto in terra, porta frutto. Dalla morte e sepoltura di Cristo viene la nostra salvezza.

Quella morte porta alla Risurrezione, alla glorificazione di Gesù, e con Lui, anche alla nostra glorificazione.

La morte non è più la fine di tutto, ma principio di vita nuova.
Una vita nuova che inizia fin da ora, fin da questo momento che scrivo. Non siamo più esseri senza speranza, ma uomini e donne salvati.

Fin da ora sperimentiamo la salvezza di Cristo, in tutto ciò che facciamo e in tutto ciò che ci accade. Anche nei momenti più bui della nostra vita.

Mi unisco alla comunità di Taizé per esprimere col bellissimo canto di Berthier questi sentimenti.


Per crucem et passionem tuam 
libera nos Domine, libera nos Domine, 
libera nos Domine, Domine.

Per la tua croce  e per la tua passione
liberaci Signore, liberaci Signore,
liberaci Signore!





mercoledì 12 aprile 2017

Tempo di Passione ("Voglio piangere")





La Settimana Santa è la settimana più importante dell’anno. Non soltanto per la Cristianità, ma per il mondo intero.
La passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo hanno cambiato la storia dell’umanità.

I “soliti noti” avranno da fare le “solite” osservazioni critiche ai duemila anni di Cristianesimo.
Cominciò l’impero romano, con tre secoli di persecuzioni, e a quanto pare non sono finite. Dovunque i cristiani sono minoranza (ma anche dove sono maggioranza) sono perseguitati.

Solo per ricordare gli ultimi martiri, domenica scorsa, Domenica delle Palme, in Egitto 47 cristiani sono stati uccisi in Chiesa, e un centinaio feriti, mentre pregavano, a Tanta e ad Alessandria da terroristi islamici.
In questi ultimi anni intere e antichissime comunità cristiane, di età apostolica, sono state spazzate via dagli islamici.

La persecuzione in Europa è più subdola; qui si cerca di bandire la fede cristiana dalla sfera pubblica e di ridurla al silenzio delle catacombe.
Ovviamente questa operazione di “sotterramento” non potrà vincere, perché Cristo è risorto, e con Lui ogni cristiano.

Il Cristianesimo continuerà ad essere l’ “anima del mondo”, perché solo Cristo ha parole di salvezza per l’uomo; per ogni uomo, di qualunque etnia, idea, religione e non-religione.
Non è presunzione. È semplicemente un Fatto, quello che ha portato alla coscienza dell’uomo (ne sia cosciente o no) ciò che realmente ha valore nella vita.
Tutto il resto è mondo vecchio, prima di Cristo, anche se uno pensa di essere nel 2017.

Prima della Risurrezione tuttavia c’è la durezza della Croce.
“Voglio piangere”, sono le parole tratte dall’ Oratorio “La Maddalena a' piedi di Cristo”, di Giovanni Bononcini (1690). È il sentimento di ogni fedele in questi giorni che precedono la Pasqua.

Bella l’interpretazione del soprano Lavinia Bertotti, scomparsa prematuramente nel 2016.  





Voglio piangere,
sin che frangere
possa il nodo che mi lega.

Sempre il cielo
apparve amico a' desiri,
a' sospiri d'un' alma che prega.



domenica 9 aprile 2017

Le Palme. Canto di Osanna





Domenica delle Palme. Gesù entra in Gerusalemme,  accolto festosamente dal popolo con rami di palma e di olivo. 

Anch'io mi unisco al coro degli osanna in suo onore con il "Canto di Osanna" dei Delirium. Il testo e la voce è di Ivano Fossati, la musica di Nico di Palo (dei New Trolls).

Mi sembra ieri, quando questa bellissima canzone risuonava nei locali pubblici e nei nostri giradischi.
Era il 1971. Un'epoca di grandi speranze, di sogni ad occhi aperti, di vivacità esuberante.

Oggi, di quell'epoca, di quei sogni, di quella gioia  è rimasto poco, purtroppo.

Ma rimane sempre Lui e la sua città, in cui entra come "Rex pacificus", come Re di pace.

Osanna! 








mercoledì 5 aprile 2017

Alle radici della musica classica (Frescobaldi)




Per i nottambuli come me una musica adatta alle ore piccole.

Naturalmente la voce dello strumento non può che essere leggera e dolce.
Niente di meglio della chitarra classica, e di una composizione alle radici della musica classica.

L’autore è il grande Gerolamo Frescobaldi (1583-1643), innovatore delle armonie e della tecnica organistica.

Il pezzo musicale è l’aria con variazioni denominata “La Frescobalda” (1627), nell’adattamento per chitarra di Andrés Segovia (il brano originariamente è scritto per organo).

Buona notte e/o buon giorno!



lunedì 3 aprile 2017

Uno spettro si aggira per il mondo





Qualcosa di diabolico si aggira per il mondo, e oggi ha mostrato il suo ghigno infernale nella metropolitana di San Pietroburgo.

Una bomba è stata fatta esplodere dentro un vagone colmo di passeggeri, con conseguente carneficina, che poteva essere ancora più orrenda se non fosse stato disattivato un secondo ordigno più potente del primo.

Quattordici morti e oltre quaranta feriti è il tragico e provvisorio bilancio dell’attentato, quasi certamente di matrice islamista.

Non ci sono più parole per esprimere l’esecrazione e lo sdegno verso i vigliacchi attentatori, che si spera vengano quanto prima identificati e puniti in modo esemplare.

Nessuna giustificazione può essere addotta per questi crimini, indegni dell’essere umano; chi cerca motivazioni ne è, consciamente o meno, connivente.

Sappiamo che esistono degli islamici che esultano di fronte a questi attentati, e non si rendono conto che si attirano addosso l’odio di un crescente numero di persone, anche le più ben disposte nei loro confronti.

Per onorare le vittime innocenti di questo ennesimo attentato propongo di ascoltare la “Danza Infernale”, tratta dal balletto “L’uccello di fuoco” (1910) di Igor Stravinskij, eseguita dal giovane ma già affermato pianista russo Daniil Trifonov.

Una risposta della genialità musicale russa contro la barbarie del terrore.




domenica 2 aprile 2017

Primavera vien danzando...





La musica, come la poesia e ogni altra forma di arte, ha nel corso della vita di una persona uno sviluppo e una evoluzione continua.

I motivi sono evidenti. Cambia l’età, aumenta la conoscenza, i gusti si modificano, le cose ci appaiono in modo diverso.

Non sono pirandelliano, anche se Pirandello è uno dei miei autori preferiti; qualcosa rimane ben fermo nella nostra identità personale e nei nostri gusti artistici. Ma certamente ci sono dei cambiamenti.

Dapprima Mozart, poi Beethoven, quindi Chopin. I suoi Notturni accompagnavano le mie nottate di studio…
Avendo anche la possibilità di suonare il pianoforte (in maniera dilettantesca, intendiamoci!), con maestri di grande valore, e di cantare in un gran coro, ho potuto conoscere tutti i grandi della musica classica: Bach, Haendel, Vivaldi, Monteverdi, Victoria, Palestrina, il Gregoriano...

Mi sembrava troppo sdolcinato Schubert, troppo freddo Liszt con quella sua tecnica debordante, incomprensibile Wagner, e insignificante Debussy.
Rifiuto assoluto della musica novecentesca, dalla dodecafonia alla musica sperimentale.

Andando avanti nell’età ho cominciato a tralasciare sempre di più gli autori della mia giovinezza, e ho cominciato ad avvicinarmi e capire un po’ meglio il "pathos" dei brani di Schubert, il genio di Liszt, la “musica totale” di Wagner, le “impressioni” di Debussy, le armonie dodecafoniche di Dallapiccola, Bartòk e Petrassi, il “vitalismo” di Orff, lo sperimentalismo di Romano Pezzati, e così via.

Un punto di riferimento dell’inizio della musica moderna è certamente la “Suite Bergamasque” (1905) di Claude Debussy. Notissimo al suo interno “Clair de lune”.

Questa notte mi piace riascoltare l’ultimo movimento della Suite, forse meno conosciuto, il brillante “Passepied”, una danza francese del secolo d’oro, quello del Re Sole.

E pensare che non apprezzavo Debussy…


sabato 1 aprile 2017

1° Aprile. Niente pesce (Telemann)





Il mese di aprile “apre” alla primavera, al sole, alla bella stagione, e al periodo pasquale.

Lo voglio aprire non con un pesce, ma con una mirabile “Aria” del “Magnificat”  di Georg Philipp Telemann (1681-1767), grande musicista tedesco, oggi un po’ dimenticato, ma molto apprezzato ai suoi tempi, amico di Händel  e di Bach, dei quali era coetaneo (un anno più giovane).

È stato probabilmente il più prolifico compositore della storia (si dice che  abbia composto più di 5.000 opere!).
Da questa sua facilità nel comporre rimase colpito perfino Händel (che quanto a “fecondità” non scherzava), il quale ebbe a dire che Telemann era in grado di scrivere un mottetto a otto voci più velocemente di una normale lettera.

Ma questa sua dote non era a scapito del valore artistico, come dimostra anche il brano che propongo, magnifico, come è giusto che sia per il “Magnificat”, il canto di lode di Maria per le grandi opere del Signore.

Si tratta del Magnificat in Sol maggiore (TWV 9, 18), con adattamento di Kurt Redel, eseguito dalla Munich Pro Arte Orchestra.

Buon mese di Aprile!


La versione originale qui: https://youtu.be/T0XBInJuVcA

Die Hungrigen füllt er mit Gütern
und lässt
die Reichen leer.
Er denkt der Barmherzigkeit
und hilft seinem
Diener Israel auf.


Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia.