domenica 27 marzo 2016

Pasqua di sangue! E sempre l'islam...


















Dobbiamo ancora una volta parlare di un altro orrendo crimine compiuto dagli islamici contro i cristiani, questa volta in Pakistan a Lahore.

Proprio nel giorno di Pasqua, cuore della fede cristiana, giornata di gioia e di salvezza, la piccola comunità cristiana di Lahore è stata praticamente distrutta da un attacco (dicono) kamikaze, che in un parco giochi ha fatto almeno 69 morti, quasi tutti cristiani, in maggior parte donne e bambini. Anche tra gli oltre 200 feriti, la quasi totalità sono cristiani.

Qui non si tratta di islamici mal integrati, di islamici europei delle banlieux che bla, bla, bla... Qui si tratta di islamici di una nazione pressoché totalmente musulmana, che intendono annientare la piccola minoranza cristiana, come ormai è prassi comune dove i musulmani sono al potere. L’Isis ne è l’esempio più orrendo ed evidente.

Dopo aver espresso la nostra esecrazione e dopo aver detto che non è più accettabile questo stato di cose, ora però bisogna aggiungere qualcos'altro.

L’islam mostra sempre più chiaramente che non si tratta di una religione, ma di una ideologia totalitaria e aberrante. Non si venga a dire che si tratta di “islamici che sbagliano”. È l’islam che nel suo DNA ha la radice dell’intolleranza, della sopraffazione, dell’eliminazione dell’ “infedele”. È scritto nel corano, e Maometto nel suo comportamento lo ha dimostrato con chiarezza, eliminando fisicamente i suoi nemici.

Il mondo cristiano a sua volta, a cominciare da Papa Francesco, che ammiro e seguo come cattolico,  deve dire le cose come stanno nella loro integrezza, e non ripararsi dietro a generici piagnistei e “meravigliate” lamentele. 
L’islam, fin dal suo nascere, ha conquistato con la scimitarra intere nazioni cristiane, ha eliminato fisicamente interi popoli, ha stretto nel corso dei secoli in una morsa mortale la cristianità che si è salvata solo grazie a coraggiose lotte di resistenza, tra cui quelle di Carlo Martello e di Carlo Magno, quella del Cid Campeador in Spagna, la Lega Santa di Lepanto e il coraggioso e vittorioso attacco di Giovanni Sobieski all’assedio di Vienna, per ricordare solo i fatti più noti.

È ora di farla finita con la storiella di un islam “moderato” e di un islam “estremista”. L’islam non è né moderato né estremista. È semplicemente intollerante, per cui il vero musulmano non accetta l’infedele, come vuole il corano;  se può, lo fa fuori, anche fisicamente, e comunque non si integra con il Vangelo e con il suo insegnamento, che parla di amore, fratellanza universale e unità del genere umano nel rispetto dei diritti umani.

Quando i cristiani sono stati intolleranti, ed è accaduto purtroppo nella storia, sono andati contro il Vangelo.
Quando i musulmani sono intolleranti, seguono i dettami del corano.

È questa la differenza di fondo.

Teniamo presente ciò, nell’accoglienza dei seguaci del profeta con la scimitarra.


mercoledì 23 marzo 2016

Per le vittime di Bruxelles




I due tragici attentati di Bruxelles di ieri da parte dei terroristi islamici hanno fatto 31 morti e oltre 200 feriti.

È stata colpita al cuore la capitale europea, il simbolo di quell’unione politica e di quella integrazione sociale che appaiono sempre più utopistiche.

Di fronte a un delitto così orrendo non c’è da fare tanti discorsi. Solo due riflessioni.           

1. Niente può giustificare simili attentati.

Gira e rigira, la causa principale è il fanatismo islamico. L’islam è una religione (se così si può chiamare) che ha in sé il germe ineliminabile dell’intolleranza. È scritto nel corano: gli infedeli vanno o convertiti o eliminati o sottomessi (schiavitù, tassazione, ecc.).
Anche l’islam “moderato”, quello che cerca di smussare i passi più indigesti del libro, ha una visione intollerante perfino nei confronti dei propri fedeli. La donna è proprietà dell’uomo, la libertà di pensiero e di conversione è punita con la morte, così come la blasfemia, e via dicendo. 
                         
 2. È possibile un’integrazione di questa visione della vita con il mondo dei diritti civili?

I fatti indicano una risposta negativa. E non parlo solo degli orrendi attentati, ma anche delle numerose enclaves islamiche ormai esistenti nelle città europee, dove vige la legge coranica e non quella dello stato che li accoglie.
Sarà possibile l’integrazione quando il corano verrà letto solo nelle parti più propriamente “religiose” (monoteismo, fede in Dio e nella giustizia eterna, spirito di carità verso i poveri), e il resto considerato residuo storico di una società arcaica.

Ma forse è proprio questo ciò che temono i fanatici del terrore e i loro occulti ma potenti sostenitori (Arabia Saudita, Qatar e altri stati islamici). Una perdita di potere sulle masse sottomesse.

Mi auguro che il sangue innocente dei veri martiri di questi attentati faccia capire che il terrorismo non paga, perché suscita sdegno e disprezzo per gli islamici, anche in chi crede nell'integrazione.

E l’islam, se vuol sopravvivere, compri un orologio e torni al futuro.


Per le vittime degli attentati di Bruxelles, e per le vittime della sciagura stradale di Tarragona, l'accorata musica della Morte di Aase, dal Peer Gynt (1867) di Edvard Grieg.

giovedì 17 marzo 2016

Come perdere una partita vinta




La rete validissima di Morata annullata alla Juve (sembra per ordine segreto della Merkel).

Dov'è il fuorigioco? Si guardino le linee d'erba (cliccare sulla foto per ingrandirla).




Occorre: 

Un arbitro che annulli una rete valida alla Juve, che vinceva.  
Un allenatore un po’ troppo “allegro” che a venti minuti dalla fine, in vantaggio di due (due!) reti, tolga il migliore in campo (Morata).
Una squadra che si dimentichi che le partite finiscono al 90° e non all’89°.
Un culo grosso come quello di Angela Merkel.
E poi, come si permette una squadra d’Italia, nazione di serie B, di dettar legge in casa della nazione A in Europa? 

Per questo il Bayern ha vinto. Anzi, la Juve ha perso.


venerdì 11 marzo 2016

Nel mese di Lucio Battisti. Piangerò...





Non posso lasciar passare questi primi giorni di marzo senza ricordare colui che insieme a Fabrizio De André è stato il più grande “cantautore”: Lucio Battisti. Senza dimenticare Mogol, ovviamente.

Non voglio far confronti con cantautori stranieri, ma Battisti li batte tutti, o quasi.  Non lasciamoci fuorviare dalle classifiche e dalla lingua anglo-americana. Lucio rimane il più grande, o almeno, tra i grandi.

Il 5 marzo scorso avrebbe compiuto 73 anni. Questo mese poi ha dato nome alla sua canzone più bella, quei “Giardini di Marzo” che ogni anno fioriscono con invariata mia commozione.

Caro Lucio, cosa devo dire a uno che ha contribuito a rendere luminosi e indimenticabili i miei anni giovanili?

Piangerò... 


lunedì 7 marzo 2016

Un omaggio a Harnoncourt: Bach!




La scomparsa due giorni fa di Nikolaus Harnoncourt (1929-2016) grande direttore d’orchestra austro-tedesco e raffinato  cultore di musica barocca, mi impone di postare un brano di J. S. Bach.

Harnoncourt ha dedicato gran parte della sua attività musicale alla valorizzazione del barocco, e soprattutto all’opera di Bach. Sono rimaste memorabili le sue direzioni dei Concerti Brandeburghesi, della Passione secondo Giovanni, della Passione secondo Matteo, nonché l’esecuzione di tutto il corpus delle Cantate (oltre 200!)

In particolare gli dobbiamo l’appassionata ricerca dell’autentico modo di eseguire la musica del periodo oggetto dei suoi studi. In altri termini, egli ha sempre cercato un’esecuzione filologicamente corretta, a cominciare dagli strumenti, che nel corso degli ultimi secoli sono molto cambiati, e con essi anche i timbri musicali. Per questo nelle sue esecuzioni ritornano – per fare qualche esempio - il liuto, la viola da gamba, il flauto ligneo,  la tromba naturale, le voci bianche, nonché i controtenori.

Il brano musicale che mi piace ascoltare in sua memoria è la Fuga in Sol Minore, tratta dalla 1 Sonata per Violino Solo, BWV 1001, anno 1720.

Le Sei Sonate per Violino Solo di Bach costituiscono un monumento di arte e di difficoltà tecnica, “l’Himalaya dei violinisti”, come sono state definite da George Enescu. Tra di esse, per intenderci, c’è anche la Ciaccona in Re Minore, nella 2 Sonata.
Bach ha volutamente escluso il Basso Continuo (cioè l’accompagnamento con un clavicembalo o un liuto, o altro ancora, come era prassi comune) per dimostrare che anche il solo violino è in grado di costruire un’armonia, un contrappunto e una fuga completi.

Considerando che normalmente il violino permette con il suo arco il suono contemporaneo di due note, si intuisce che la partitura bachiana di questi concerti appariva allora praticamente “insuonabile”, dal momento che in essa appaiono accordi di tre o addirittura di quattro note, senza considerare altre difficoltà tecniche. 
Forse solo il più grande violinista del tempo, J. G. Pisendel, avrebbe potuto cimentarsi nell’esecuzione. Di fatto si dovette aspettare il secolo successivo per la pubblicazione di questo capolavoro (1802) e si dovette attendere ancora decenni prima che Joseph Joachim lo eseguisse. Dopo di lui, nel secolo XX, i grandi violinisti hanno fatto un punto di orgoglio confrontarsi con quest’opera mirabile.

Bach, come per altre sue composizioni, ha in seguito trascritto per organo e per liuto (BWV 539, BWV 1000) questa Fuga per Violino Solo.
Qui la presento ovviamente nella versione “originale” (ne rimane la partitura manoscritta!). Altrimenti Harnoncourt avrebbe qualcosa da dire...

E non avrà da ridire nulla dello strumento: un "Guarneri del Gesù" del 1740, in braccio al grande Isaac Stern.


martedì 1 marzo 2016

Un Oscar che ci fa onore




La conquista dell’Oscar 2016 da parte di Ennio Morricone per la miglior colonna sonora, nel film “The Hateful Eight” diretto da Quentin Tarantino, non può essere passata sotto silenzio in questo blog, che ama la bella musica e che ritiene Morricone un genio.

È il secondo Oscar per il Maestro delle colonne sonore; ma il primo, del  2007, fu un doveroso, riconoscimento alla carriera. Questo, di domenica scorsa, è invece riferito ad un film in concorso ed acquista un significato di valore assoluto.

Mi piace aprire il mese di Marzo con questa bellissima notizia (ci voleva una buona nuova dopo tante brutture) che fa onore all’Italia e soprattutto ad un artista che, oltre ad essere entrato nella leggenda, è rimasto un vero uomo, con i piedi per terra. Sono ben note le due doti di umiltà e di schiettezza.

Tanto per non smentirsi, ha detto che non considera la colonna sonora che gli ha dato l’Oscar la sua migliore composizione (ed è vero, anche se bellissima).

Ha dedicato la vittoria a sua moglie Maria, compagna di una vita, sposata nel lontano 1956.
Del resto lui è del 1928 e questo Oscar è venuto a 87 anni. Una freschezza d’inventiva che a quanto pare non si è affatto esaurita.

Non starò qui a ricordare quali siano le colonne sonore più belle delle sue oltre 500. Non voglio neppure ricordare che egli non è un “musicista per caso”, dal momento che si è diplomato con Goffredo Petrassi.

Voglio solo ricordare un episodio (che ho già fatto presente in un altro mio post) di cui vado particolarmente orgoglioso e che mi ha sempre fatto diffidare dell’ “intellighentzia” dell’ “artisticamente corretto” (esiste anche questo!).

http://semperamicus.blogspot.it/2010/12/per-un-pugno-di-dollari-e-il-cinema-non.html

Quando nel 1964 uscì “Per un pugno di dollari” la critica cinematografica, dominata allora da una ottusa ideologia marxista, stroncò il film di Sergio Leone, con annessi e connessi (tra cui la musica di Morricone). Film inguardabile, disimpegnato, sciocco, e così via... 

Io, che non mi sono mai (o quasi mai, almeno) lasciato condizionare da giudizi preconcetti di qualunque genere, uscii dalla sala convinto di aver assistito ad un evento eccezionale. Una musica “divina”, una recitazione straordinaria, una trama avvincente, se pur ripresa in molte parti da un film di Kurosawa.

Mi aveva colpito la novità assoluta del linguaggio cinematografico, quel fascinoso mondo irreale ma così realistico e crudo, e quell’accompagnamento musicale che non aveva precedenti: motivi cantati, fischiati, parlati, suonati con la chitarra elettrica e con i più vari strumenti (compreso lo scacciapensieri), e l’ineguagliabile motivo affidato alla tromba, che faceva venire la pelle d’oca per l’emozione.

Oggi tutti riconoscono il valore inestimabile di quel film, la sua importanza nella storia della cinematografia, oggi...

Allora, chi non aveva i paraocchi ideologici e le orecchie foderate di prosciutto, e cioè i più, tributò un immediato e clamoroso successo al film di Sergio Leone ed Ennio Morricone.

Già allora Morricone era da Oscar.

Per me, quella rimane la colonna sonora più bella, e quello rimane il film più bello che abbia visto (e ne ho visti...).

Grazie, Maestro!