mercoledì 30 giugno 2010

Grazie, Stella!


Non so chi vincerà la Coppa del Mondo dei Campionati di Calcio 2010, ma intanto l’amica Stella, dal suo blog “Premi”, mi ha assegnato una magnifica Coppa d’Oro (virtuale, ovviamente!) che viene dalla Spagna: il “Premio Oro”.


Ringrazio per la stima nei miei confronti.


Non sappiam chi vincerà
la World Cup dei pallonari,
se il Brasile di Kakà
od il Ghana di Muntari.

Per intanto un po’ di alloro
è arrivato fino a qui.
Stella ha dato il Premio Oro
al mio blog. Grazie, Stellì!

Amicusplato

La sfida del samurai


Lo ammetto. Nella sfida tra Paraguay e Giappone (5-3) ho fatto il tifo per i “musi gialli”.

Mi accade tutte le volte che un David incontra un Golia; anche se il Paraguay non è certo un gigante del calcio. Ma una nazione stretta tra Brasile e Argentina ha necessariamente il calcio nei suoi cromosomi.

Nel caso del Giappone inoltre, sono affascinato da un popolo che è riuscito in pochi decenni a passare dal feudalesimo ad una società post-moderna.

Quando poi si sentono pronunziare nomi come Honda e Abe, non sai più se sei in un circuito o in un campo di calcio, e l’interesse sportivo aumenta.

A dir la verità, la partita è stata noiosa, ma il finale per decidere il passaggio ai quarti è stato degno di una squadra di samurai: un mortale duello ai rigori.

Purtroppo uno dei samurai ha fatto harakiri, mentre sono stati infallibili i cinque pistoleros guaranì.

Al contrario di quanto accade nel film del grande Akira Kurosawa, "Yojimbo" ("La sfida del samurai"), il pistolero ha battuto il samurai con la spada.

Toshiro Mifune questa volta è stato sconfitto.


Nella foto in alto: Un'immagine di Toshiro Mifune, protagonista di "Yojimbo" (1961).


martedì 29 giugno 2010

Come Volevasi Dimostrare. Euclide in campo



Dopo i primi due ottavi di finale del Campionato del Mondo 2010, di domenica scorsa, in cui ha dominato la variabile “impazzita” arbitrale, oggi il calcio è tornato ad essere una scienza esatta.

L’Olanda ha fatto ciò che doveva fare l’Italia, cioè ha spedito a casa la Slovacchia (2-1), e il Brasile ha messo al tappeto il volenteroso Cile (3-0), come è accaduto tutte le volte che le due squadre si sono incontrate.

La logica euclidea torna così a dominare nei rettangoli di gioco, dove abbiamo visto brillare perfette geometrie brasiliane ed efficaci triangolazioni olandesi.

Un vero manuale di trigonometria piana e sferica.

Sulla quale questa volta gli arbitri, per fortuna, non hanno messo il becco (per fischiare).

lunedì 28 giugno 2010

La Waterloo dei giudici sportivi



È stata una "tragica" domenica per gli arbitri e i giudici sportivi.
Nemmeno Fantozzi e il cecuziente ragionier Filini avrebbero potuto fare "mostruosamente" peggio.

Tutto è cominciato nel primo pomeriggio col Gran Premio di Formula 1, a Valencia, in Spagna.
La Safety Car, fatta entrare dal direttore di gara in maniera scriteriata, ha determinato l’arretramento delle Ferrari, che lottavano per il podio, e l’avanzamento di macchine già tagliate fuori dalla gara.
Le penalizzazioni comminate dai giudici hanno aggiunto al danno anche la beffa. Le sanzioni per i furbetti del circuito sono state praticamente ininfluenti.
Una gara grottesca.

A seguire, nelle due partite degli ottavi di finale del Campionato del Mondo di Calcio c’è stata la sagra delle papere.

Nella sfida Inghilterra–Germania l’arbitro uruguaiano Larionda e il suo collaboratore di linea non hanno concesso la rete del 2-2 all’Inghilterra per un pallone che è entrato di almeno mezzo metro in porta. Lo hanno visto tutti, anche il ragionier Filini.
La rete non concessa ha determinato poi il tracollo della squadra di Capello, battuta 4-1.
Qualcuno ha pensato alla compensazione del famoso errore contrario nella finale del 1966 in Inghilterra tra le medesime squadre. Allora un pallone che non era entrato fu giudicato goal, e determinò la vittoria inglese del mondiale.
Ma Larionda non voleva certo fare il giustiziere a 44 anni di distanza. Ha semplicemente fatto la più grossa delle papere, che grida vendetta al cospetto di Dio.
L'arbitro stesso, nello spogliatoio, quando ha visto il replay dell'azione, ha esclamato: “Mio Dio!”

Qual è l’altro errore che un arbitro e il collaboratore di linea non dovrebbero mai commettere? Concedere un goal segnato in fuorigioco.
Bisogna dire che talvolta il fuorigioco è millimetrico, e in tal caso la tolleranza è inversamente proporzionale all’errore.
Ma quando il fuorigioco è plateale, smaccato, abbagliante in modo tale che disturba la vista, allora è un delitto imperdonabile.

È ciò che hanno fatto il nostro arbitro Rosetti e il suo segnalinee Airoldi nella sfida tra Argentina e Messico, finita 3-1. Non hanno visto il giocatore argentino Tevez solo come un cane, fermo davanti al portiere, insaccare di testa, distante le mille miglia da ogni difensore messicano.

Ciò che non si riesce a capire è come mai due arbitri internazionali tra i più quotati (erano in predicato per dirigere la finale) non abbiano visto ciò che perfino tutti noi da casa, dal televisore, abbiamo visto chiaramente.

I casi sono due: o gli arbitri sono come il ragionier Filini, mezzi ciechi, e allora diamo loro la pensione di invalidità e teniamoli a casa.

Oppure ci vedono, ma non sanno arbitrare, non sono cioè nel posto giusto al momento giusto. E allora teniamoli ugualmente a casa, a guardare le partite in TV.

Ma ci vuol tanto a capire che basta un sensore per segnalare la palla in rete, ed è sufficiente guardare un breve replay per accertarsi di un fuorigoco?

Sarebbe come se si volesse scrivere ancor oggi un post con penna d’oca e inchiostro, e spedirlo con il piccione viaggiatore.



domenica 27 giugno 2010

Cronache Marziane: il Ghana sottomette gli USA


Si tratta solo di una partita di calcio, ma l’avvenimento ha un grande valore simbolico.

Questa volta sono stati i negri di un piccolo stato africano a sconfiggere gli USA (2-1) e a ricacciarli dall’Africa.

Uno sportivo “Go Home!”

L’antica “Costa degli Schiavi” oggi è in festa per essersi liberata mentalmente da una secolare sottomissione, ed è entrata a pieno titolo nei quarti di finale di un campionato mondiale e nei quarti di nobiltà dei popoli calcisticamente più forti.

Dei “brasiliani d’Africa” noi conosciamo l’ex-juventino e ora bolognese Appiah, l’interista Muntari, l’udinese Asamoah e poco più. La maggior parte di loro gioca in squadre modeste.

Ma è proprio la modestia, unita alla voglia di emergere, che fa di questa unica squadra africana rimasta in lizza un esempio da imitare.

Non so come andrà a finire con l’Uruguay, nel prossimo incontro di venerdì; l’Uruguay ha nomi più famosi; e anche la fantasia di Ray Bradbury, quello di Cronache Marziane, ha i suoi limiti.

Ma sognare non costa nulla.

E nella Costa degli Schiavi è ormai caduta ogni catena...

sabato 26 giugno 2010

E ora per chi tifo? Ma è ovvio...


Dopo la débacle sudafricana degli “azzurri”, il Campionato del Mondo di Calcio 2010 per molti italiani ha perso il suo fascino.

Le bandiere tricolori sono sparite dalle finestre e dai balconi, l’inno di Mameli non sarà più motivo di dissertazioni filosofico-politiche, il ministro Brunetta e la Marcegaglia non dovranno più preoccuparsi della pandemia tifoidea…

Gli sportivi sono disorientati e in crisi. Ma la crisi di astinenza da calcio azzurro va superata con qualche succedaneo; e alla svelta, perché già negli ottavi incombono partite di pregio: Inghilterra-Germania, Spagna-Portogallo, Brasile-Cile, Argentina-Messico.

C'è solo l'imbarazzo della scelta.

Qualcuno seguirà l’Inghilterra, perché guidata da Capelllo.

Qualcun altro tiferà Argentina, magari per la presenza di Maradona allenatore, o di giocatori “italiani”, come Milito, Samuel, Burdisso, o per la presenza di un fuoriclasse (forse l’unico in questo campionato) come Lionel Messi.

Per analoghi motivi, i raffinati del calcio non potranno non apprezzare il Brasile, dove anche lì le presenze “italiane” sono importanti e numerose: Julio Cesar, Maicon, Felipe Melo, Thiago Silva, Lucio…

Altri seguiranno “per simpatia” le squadre più deboli, gli outsiders; in particolare i samurai giapponesi o l’unica superstite del colonialismo bianco, il Ghana.

Magari qualcuno giungerà a tifare Corea del Sud per motivi politici… Una volta accadeva, in senso contrario, con la squadra dell’Unione Sovietica.

Altri infine seguiranno lo svolgersi degli eventi con sportività olimpica, del "vinca il migliore".

Una cosa è certa. Io non tiferò per la Slovacchia.

venerdì 25 giugno 2010

Sud Africa, addio! Il suono triste di una vuvuzela



L’Italia, campione del mondo di calcio in carica, è stata eliminata dal Campionato del Mondo dalla Slovacchia. Fosse stata la Cecoslovacchia, transeat. Ma è bastata la metà di quella ex Repubblica popolare per farci fuori, e questo è troppo.

Mi torna in mente la Corea del Nord, nel Campionato del 1966.
Anche allora bastava un pareggio con una squadra di “zero tituli”. Ci mandò a casa il dentista Pak Doo Ik con la sua famigerata rete.

Sud Africa, addio! I nostri ex-campioni non sentiranno più il ronzante suono delle vuvuzelas…

Li accogliamo perciò con il mesto suono della tromba di Ninì Rosso.

È del 1961; ci ricorda così le due eliminazioni in successione del 1962 in Cile e del 1966 in Inghilterra.

Siamo nel 2010, 24 giugno, S. Giovanni Battista.

Oggi come allora, quella tromba “suonava, io piangevo”…

giovedì 24 giugno 2010

Il Ghana perde... ma vince!


Il linguaggio calcistico è fatto spesso di luoghi comuni e frasi stereotipate, anche perché i funambolici eroi della pedata non sembrano altrettanto abili nei fraseggi verbali.

“Il pallone è tondo”, “la partita dura 90 minuti”, “noi faremo la nostra partita” (?), “scendiamo in campo per vincere”… Perfino Lapalisse rimarrebbe sorpreso.

Ad un linguaggio così banale, nella realtà corrisponde invece una varietà di situazioni che lascia non meno sconcertati.

Una squadra domina per tutta la partita, ma perde per un’unica azione di contropiede, o per un errore arbitrale. Un’altra squadra vince con la più forte, ma perde con la più debole…

Il girone della Germania (Gruppo D) in questi Campionati del Mondo 2010 è stato la sagra dell’imponderabile calcistico.

La Croazia, ultima del girone, ha vinto con la Germania, prima del girone; ma ha perso con l’Australia, penultima e anch’essa eliminata.
Il Ghana, perdendo con la Germania, è arrivato secondo, ma incontrerà l’abbordabile squadra degli Stati Uniti; la Germania invece, vincendo il girone, dovrà vedersela con i leoni d’Inghilterra (e di Capello).

Era meglio se la Germania questa volta non avesse vinto (1-0); e in effetti avrebbe desiderato farsi fare un golletto dal Ghana, che ovviamente non era intenzionato a fare.

Eh sì, il pallone è tondo, ognuno fa la sua partita, che dura 90 minuti (più ovviamente il recupero)...

Ma non sempre si scende in campo per vincere, a quanto pare.

Per l'Italia invece oggi è d'obbligo la vittoria. Le altre frasi fatte questa volta non sono valide.

mercoledì 23 giugno 2010

Argentina, hacia el Mundial!




Per complimentarmi con la fortissima squadra dell'Argentina di Maradona in versione allenatore, che a punteggio pieno è passata agli ottavi di finale nel Campionato Mondiale di Calcio in Sud Africa e sta già allungando le mani sulla Coppa 2010, voglio riproporre l’Inno Ufficiale di “Argentina ‘78”, ben impresso nella mia mente.

Anzitutto perché è un bellissimo brano di Ennio Morricone.

E poi perché non ho mai capito il significato del grido iniziale che vi è inserito.
Stasera l’ho scoperto nel web: “!Argentina, hacia el Mundial!”: Argentina verso il Mondiale!

Il campionato del 1978 fu vinto (con qualche aiuto arbitrale) proprio dall’Argentina, ma l’Italia l’aveva battuta nelle fasi iniziali con una rete di Bettega su magnifico assist di tacco di Paolo Rossi.

C’è forse qualcuno che non lo ricorda? http://www.youtube.com/watch?v=s5nsREBszGo&feature=related

Le opere d’arte non sono solo quadri o monumenti. Sono anche più pedestri, ma incantevoli, colpi di tacco e splendide reti come quella di Roberto Bettega del 10 giugno 1978.
 


martedì 22 giugno 2010

La Spagna "mata" l'Honduras



Lo dico subito. Sono contrario alla corrida.

Non vi ho mai assistito e non sopporto neppure l’idea di un simile “spettacolo”.

Ma amo la Carmen di Georges Bizet e in particolare la Marcia del Toreador (“Voici la quadrille”, Ecco la squadriglia), all’inizio del IV Atto, quando entrano nell’arena i protagonisti della corrida (banderilleros, picadores, etc.) e il torero Escamillo con al fianco Carmen, “radieuse et dans un costume éclatant”.

Sembra incredibile, ma il capolavoro di Bizet alla sua “prima” parigina del 3 marzo 1875 venne  fischiato.

È anche significativo che una delle opere più celebri che parla della Spagna sia stata scritta da un francese. E sappiamo che tra i due popoli non è mai corso buon sangue.
“Faire des chateaux en Espagne” è sempre stato il sogno della Francia, “fare castelli in Spagna”, conquistarla; senza mai riuscirci, né con il Re Sole, né con Napoleone.
L’espressione è infatti idiomatica e significa “fare castelli in aria”.

Dedico la Marcia e il Coro di Escamillo Toreador alla bella vittoria della Spagna nei Campionati del Mondo di Calcio in Sud Africa. La “cuadrilla”, la squadra delle “furie rosse” questa volta ha “matato” il povero Honduras.

Ma deve ancora guadagnarsi il passaggio al turno successivo; deve insomma tagliare la coda al toro, e non sarà facile.

Intanto ascoltiamo la celebre marcia di Bizet.


Voici la quadrille

Voici la quadrille
Les voici, les voici,
voici la quadrille!
Les voici!
Les voici!
Les voici!
Oui, les voici!
Voici la quadrille!
Les voici! voici la quadrille,
la quadrille des toreros.
Sur les lances, le soleil brille!
En l'air,
en l'air toques et sombreros!
Les voici, voici la quadrille,
la quadrille des toreros!
Les voici!

Défilé de la quadrille. Pendant ce défilé, le choeur chante le morceau suivant. Entrée des alguazils.

Voici, débouchant sur la place,
voici d'abord, marchant au pas,
voici d'abord, marchant au pas,
l'alguazil à vilaine face.
À bas! à bas! à bas! à bas!
À bas l'alguazil! à bas!
À bas! à bas! à bas! à bas!
Oui, à bas! à bas! à bas!
à bas!

Entrée des chulos et des banderillos.

Et puis saluons au passage,
saluons les hardis chulos!
Bravo! viva! gloire au courage!
Voici les hardis chulos!
Voyez les banderilleros,
voyez quel air de crânerie!
Voyez!
Voyez!
Voyez quels regards, et de quel éclat
étincelle la broderie
Voyez!
Voyez!
de leur costume de combat!

Entrée des picadors

Une autre quadrille s'avance!
Une autre quadrille s'avance!
Voyez les picadors! Comme ils sont beaux!
Comme ils vont du fer de leur lance
harceler le flanc des taureaux!

L'Espada!
L'Espada!
L'Espada!
L'Espada!

Escamillo!
Escamillo!
Escamillo!
Escamillo!

Paraît enfin Escamillo ayant près de lui Carmen radieuse et dans un costume éclatant.

C'est l'Espada, la fine lame,
celui qui vient terminer tout,
qui paraît à la fin du drame
et qui frappe le dernier coup!
Vive Escamillo! Vive Escamillo! ah! bravo!

Les voici, voici la quadrille,
la quadrille des toreros!
Sur les lances, le soleil brille!
En l'air,
en l'air,
en l'air,
en l'air toques et sombreros!
Les voici, voici la quadrille,
la quadrille des toreros!

Escamillo!
Bravo!
Escamillo!
Bravo!
Vive Escamillo!
Vive Escamillo! Vive Escamillo!
Bravo!

lunedì 21 giugno 2010

È arrivata l'estate. Chi l'ha vista?



Google fa bene a ricordarci nel suo logo che siamo entrati in estate, perché francamente non ce ne siamo accorti.

Acqua, vento, freddo e perfino neve; oggi è caduto di tutto in Italia, tranne che i sospirati raggi di sole.

Temperature in picchiata, ombrelli invece degli ombrelloni, maglie che rispuntano fuori dagli armadi dove riposavano il sonno del giusto, raffreddori e cervicali invece delle noiose ma indifese zanzare tigri.

Se poi ci mettiamo anche la magra figura dell’Italia con la Nuova Zelanda ai Campionati del Mondo in Sud Africa, non ci resta che pregare…

Sta di fatto che oggi è il giorno più lungo dell’anno. È il solstizio d’estate, il sole raggiunge il suo apice sul firmamento, nel suo moto apparente. Da domani le giornate saranno un po’ più corte e le ombre torneranno ad allungarsi…

Ma “il giorno più lungo” va festeggiato, e lo facciamo con la colonna sonora dell’omonimo e celebre film del 1962.

Un gran bel tema musicale di Paul Anka.

domenica 20 giugno 2010

Voilà la Marsigliese; pardon... Mozart! (pardon, Viotti!)




Il Concerto n. 25 in Do maggiore per Pianoforte e Orchestra, K 503, è stato composto da W. A. Mozart nel 1786, e oltre alla sua bellezza intrinseca racchiude anche una perla di storia.

Infatti all’interno del I Movimento, “Allegro Maestoso”, appare il tema iniziale della “Marsigliese”.

Poiché l’inno dei rivoluzionari francesi, e poi della Francia, è stato composto da Rouget de l’Isle nel 1792, è evidente che il “cantautore” e patriota francese aveva in mente il marziale tema inventato dal genio di Mozart.

Ma i rivoluzionari francesi sapevano che il loro inno di battaglia contro l’Austria era stato scritto da un Austriaco? 

Mozart comunque non poté mai rivendicare i suoi diritti. Morì qualche mese prima della composizione della Marsigliese (5 dicembre 1791).

Presentiamo il I movimento “Allegro Maestoso” del Concerto 25 nella bella trascrizione per pianoforte di Alfred Schnittke.

L’esecuzione lascia a desiderare, ma rende ugualmente l’idea di ciò che abbiamo detto.


PS. Devo qui aggiungere (come mi ha fatto presente l'amica Annamaria, blogger di Gioire in Musica) che in realtà anche Mozart aveva "copiato". La musica della "Marsigliese" appartiene al musicista italiano alla corte del re di Francia Giovanni Battista Viotti.  E non si tratta di uno spunto soltanto; è proprio tutta la musica dell'inno!
È una clamorosa scoperta recente, in occasione della pubblicazione dell'opera omnia di Viotti. In questo caso si tratta del "Tema e Variazioni in Do maggiore", del 1781.

https://youtu.be/hRDKpNjGcgs

Per uno strano caso, una bellissima musica per il re e la sua corte è diventata l' inno rivoluzionario contro il regime e i suoi alleati!



venerdì 18 giugno 2010

I bleus sono là (quasi fuori)



La sconfitta dei “bleus”, cioè della squadra francese di calcio, ad opera della vivace squadra del Messico mi ha fatto venire in mente alcune cose.

Anzitutto, che non sempre i pronostici nel calcio sono rispettati. La Francia, vice-campione del mondo, è stata praticamente eliminata al primo turno dal Campionato mondiale 2010.
Se così sarà, si tratterebbe di una vera lezione di umiltà per Platini e soci.

In secondo luogo, oggi i “bleus” sono i giocatori di calcio che indossano una innocua maglietta blu.
Ma al tempo della Rivoluzione erano i soldati della “grande Nation”, che indossavano una divisa militare di quel colore. Eroici nel difendere la Francia dagli assalitori, intollerabili e imperialisti quando pretesero di imporre con la punta delle baionette le idee giacobine.

Particolarmente detestabile fu l’azione dei “bleus” nei confronti dei propri connazionali della Vandea, della Britannia e della Normandia che non vollero accettare le idee giacobine, ma rimasero fedeli al re e alla fede cattolica.

Furono sterminati a decine di migliaia. Si trattò del primo genocidio della storia moderna, finora quasi dimenticato dalla storiografia di regime laicista.

Al bellicoso canto della Marsigliese, i vandeani opposero un coraggioso canto di resistenza e di fede: “Les bleus sont là” (1793), i bleus sono là, pronti a uccidere.

Un bellissimo canto, da ricordare.


Les bleus sont là

Les bleus sont là, le canon gronde,
Dites les gars, avez-vous peur ?
(bis)
Nous n'avons qu'une peur au monde,
C'est d'offenser Notre-Seigneur
(bis)

Vos corps seront jetés à l'onde,
Vos noms voués au déshonneur
(bis)
Nous n'avons qu'un honneur au monde,
C'est l'honneur de Notre-Seigneur
(bis)

Les bleus chez vous dansant la ronde
Boiront le sang de votre coeur
(bis)
Nous n'avons qu'un espoir au monde,
C'est le coeur de Notre-Seigneur
(bis)

Allez les gars, le canon gronde,
Partez les gars, soyez vainqueurs
(bis)
Nous n'avons qu'une gloire au monde,
C'est la victoire du Seigneur
(bis).


I bleus sono là, il cannone tuona,
dite giovanotti, avete paura?
Non abbiamo che una paura al mondo,
quella di offendere Nostro Signore.

I vostri corpi saranno gettati nelle onde,
i vostri nomi destinati al disonore.
Non abbiamo che un onore al mondo,
è l'onore di Nostro Signore.

I bleus nelle vostre case, danzando intorno,
berrano il sangue del vostro cuore.
Non abbiamo che una speranza al mondo,
è il cuore di Nostro Signore.

Andate ragazzi, il cannone tuona,
partite ragazzi, siate vincitori.
Non abbiamo che una gloria al mondo,
è la vittoria del Signore.

lunedì 14 giugno 2010

Così batteremo il Paraguay. A martellate (sportive)



Stasera l'Italia affronta il Paraguay nella partita di esordio per il Campionato Mondiale di Calcio 2010 del Sud Africa, a Città del Capo.

Speriamo ovviamente nella vittoria dei nostri.

Ci vuole per questo un "trovatore" del goal: Iaquinta, Gilardino, De Rossi..., ma va bene anche Chiellini.

Il Coro del Trovatore mi pare perciò di buon auspicio. Come nel coro zingaresco verdiano, anche la nostra squadra dovrà prendere il Paraguay a "martellate" (sportive, s'intende).

In bocca al lupo, e vinca il migliore, cioè l'Italia, Campione del mondo in carica (non dimentichiamolo!).



sabato 12 giugno 2010

Il primo amore...



Stanotte, rientrando a casa, ho avvertito lungo i viali un intenso profumo di tigli in fiore.

Ho respirato a pieni polmoni, poiché è un profumo che amo particolarmente. So che ad alcuni invece non è gradito. E me ne dispiace. È un profumo che mi inebria.

Inoltre, mi fa sempre venire in mente il momento più bello dell'anno: la fine della scuola, le belle serate a finestre aperte sulla "gran serenità d'estate".

E mi fa venire in mente la musica di Chopin del  mio primo disco di vinile di questo grande musicista, che acquistai tanti anni fa (negli anni 60).

Erano i Notturni, suonati da Arthur Rubinstein.

Nessun altro pianista è riuscito in seguito a eguagliare quella perfetta esecuzione: limpidezza ed espressività insieme. Due aspetti che sembrano confliggere, un vero ossimoro musicale; ma non per Rubinstein.

Da giovane amavo soprattutto i primi due notturni (quelli dell'opera 9). In particolare il primo.

Il mio cruccio era che nel web finora il primo Notturno, suonato da Rubinstein, non esisteva.

Stanotte invece, con il profumo dei tigli, è comparso anche il primo Notturno, in Si bemole minore, op. 9, suonato dal grande pianista.

Il primo amore non si scorda mai... Tanto più se è un amore ben riposto.

Ognuno giudichi da sé...

giovedì 10 giugno 2010

Quando un'acciaccatura non è solo un pestone...



L’acciaccatura, oltre al prosaico pestone, è anche un abbellimento musicale e consiste nell’appoggiare rapidamente una nota alla nota reale da abbellire.

La distanza tra le due note è normalmente minima, un semitono o un tono.

L’acciaccatura viene indicata con una nota breve, in carattere minuto, con un taglio diagonale nella coda, e legata alla nota principale.

Si usa questo abbellimento per rendere più graziosa una linea melodica, o darle un tono scherzoso e leggero, come avviene ad esempio nella musica barocca, specialmente francese.

Altre volte invece si vuole ottenere un effetto di struggente malinconia. Nella musica romantica gli abbellimenti di questo tipo, e altri similari, sono tipici dei notturni di Chopin.

La Sonata per Pianoforte in La minore, K 310, di W. A. Mozart, inizia con un’acciaccatura che la caratterizza immediatamente e cattura subito l’attenzione.

Inserita in un ritmo incalzante, accentua il tono drammatico e comunque fortemente espressivo del I Movimento, “Allegro Maestoso”.
Nel brano ci sono anche momenti di serena contemplazione; ma ad ogni ritorno della figura inziale, si ripropone e si accentua la forza espressiva del pezzo, fino al potente finale.

L’opera è del 1778, composta dopo la morte della madre.

In questa stupenda sonata mozartiana l’acciaccatura sembra quasi un singhiozzo di pianto.

lunedì 7 giugno 2010

Uno Schubert che non ti aspetti. Erlkönig




Franz Schubert (1797-1828) è sinonimo di romanticismo.

Un romanticismo fatto di dolci melodie, di “momenti musicali”, di "lieder" (canti) affascinanti e di "improvvisi" stati d'animo. Un romanticismo sentimentale, dopo quello “eroico” di Beethoven.

Del resto lo stesso Schubert aveva detto che non era più possibile comporre musica dopo Beethoven.

In realtà di musica ne ha scritta tanta, nella sua brevissima esistenza, e non solo fogli d'album. Basti pensare alle dieci sinfonie, tra cui l'VIII, la stupenda "Incompiuta".

Egli ha saputo ritagliarsi uno spazio personalissimo, e ci ha regalato brani di musica immortale.

Non dobbiamo perciò pensare a Schubert come ad un artista capace solo di usare colori tenui e delicati.

Molte volte ci sorprende per intensità drammatica, come nel Trio in Mi bemolle maggiore, op. 100, da me già postato.

Ma il brano che ci mostra in modo inequivocabile la sua genialità nel trattare temi drammatici è Erlkönig, op. 1, un Lied (canto) composto nel 1815 sopra una ballata di J. W. Goethe del 1782.

La ballata di Goethe parla di un padre che fugge nella notte a cavallo attraverso la foresta nel tentativo di salvare il figlio dalla morte, rappresentata proprio da Erlkönig (il Re degli Elfi).

Schubert riproduce, con il ritmo ossessivo della musica di accompagnamento, la drammatica cavalcata notturna, che si arresta improvvisamente solo alle note finali, con la parola “tot”, morto.

La voce del solista è, nei diversi gradi, voce narrante, voce del bambino, voce del padre e voce di Erlkönig. Il padre canta nella sezione del basso, il figlio nella sezione acuta, la voce narrante nella sezione media, Erlkonig nella sezione alta, ma con andamento sinuoso e suadente.

Certamente la ballata del grande Goethe ha contribuito a ispirare un grandissimo brano di musica, tra i più intensi e geniali.

Non per niente, moltissime poi sono state le rielaborazioni di questo Lied, originariamente per voce solista e pianoforte.

Perfetta l’interpretazione del mezzo-soprano svedese Anne Sofie von Otter, dotata di una voce molto duttile, ideale per eseguire questo brano.
Direttore della Chamber Orchestra of Europe è Claudio Abbado.



Der Erlkönig

Wer reitet so spät durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
Er faßt ihn sicher, er hält ihn warm.

"Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht?"
"Siehst, Vater, du den Erlkönig nicht?
Den Erlenkönig mit Kron und Schweif?"
"Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif."

"Du liebes Kind, komm, geh mit mir!
Gar schöne Spiele spiel ich mit dir;
Manch bunte Blumen sind an dem Strand,
Meine Mutter hat manch gülden Gewand".

"Mein Vater, mein Vater, und hörest du nicht,
Was Erlenkönig mir leise verspricht?"
"Sei ruhig, bleibe ruhig, mein Kind:
In dürren Blättern säuselt der Wind."

"Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn?
Meine Töchter sollen dich warten schön;
Meine Töchter führen den nächtlichen Reihn
Und wiegen und tanzen und singen dich ein".

"Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort
Erlkönigs Töchter am düstern Ort?"
"Mein Sohn, mein Sohn, ich seh es genau:
Es scheinen die alten Weiden so grau."

"Ich liebe dich, mich reizt deine schöne Gestalt;
Und bist du nicht willig, so brauch ich Gewalt".
"Mein Vater, mein Vater, jetzt faßt er mich an!
Erlkönig hat mir ein Leids getan!"

Dem Vater grauset's, er reitet geschwind,
Er hält in Armen das ächzende Kind,
Erreicht den Hof mit Müh' und Not:
In seinen Armen das Kind war tot.


"Il Re degli Elfi" (o anche "Il Re degli Ontani")

Chi cavalca così tardi per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l'è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo.

"Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?"
"Non vedi, padre, il re degli Elfi?
Il re degli Elfi con la corona e lo strascico?"
"Figlio, è una lingua di nebbia, nient'altro."

"Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha tante vesti d'oro".

"Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il re degli Elfi?"
"Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio."

"Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna".

"Padre mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del re degli Elfi?"
"Figlio mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salci hanno un chiarore grigiastro."

"Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza".
"Padre mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il re degli Elfi mi ha fatto del male!"

Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

domenica 6 giugno 2010

La voce dei ragazzi




Oggi è la festa del Corpus Domini, nella quale molti fanciulli ricevono la Prima Comunione.

Lasciamo che siano loro perciò a lodare il Signore, con uno dei canti più belli che siano stati mai scritti: "Laudate Dominum" di W. A. Mozart, dai "Vesperae Solemnes de Confessore", KV 339, del 1780.

È il Salmo 116 (117), per Soprano solo, Coro a 4 voci dispari (Soprani, Contralti, Tenori, Bassi) e Orchestra.

Noi lo ascoltiamo in una trascrizione per coro di voci bianche, con soprano solista, e accompagnamento di pianoforte.

I ragazzi hanno oggi il primo posto. Ascoltiamoli allora!



Laudate Dominum omnes gentes
Laudate eum omnes populi
Quoniam confirmata est super nos misericordia eius
Et veritas Domini manet in aeternum.

Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto
Sicut erat in principio et nunc et semper,
In saecula saeculorum. Amen.


Genti tutte, lodate il Signore!
lodatelo, popoli tutti,
poiché la sua misericordia è stata confermata sopra di noi
e la verità del Signore rimane in eterno.

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo,
come era nel primcipio, e ora e sempre, 
nei secoli dei secoli. Amen!


sabato 5 giugno 2010

I martiri del nostro tempo



Proprio nei giorni in cui Benedetto XVI con la sua visita a Cipro cerca di riannodare i rapporti tra cristiani e musulmani, l’assassinio del Vescovo Luigi Padovese, Vicario Apostolico in Turchia, riempie il cuore di tristezza.

Un altro grande testimone del dialogo interreligioso è stato eliminato, come quattro anni fa Don Andrea Santoro.

Nei martiri Cristo continua la sua passione, fino alla fine dei tempi.

Sappiamo con certezza che “il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, come dice Tertulliano; ma il dolore per queste vite innocenti stroncate dalla violenza fanatica è immenso.

Onoriamo il sacrificio supremo di Mons. Luigi Padovese con il Crucifixus di Antonio Vivaldi, dal Credo in Sol Maggiore, RV 592.

La musica di Vivaldi, anche quella più drammatica, non è mai disperata.

Come questo dolore immenso, ma nella luce del Signore Risorto.


mercoledì 2 giugno 2010

Un po' di patriottismo. La bandiera (Modugno)




Nella festa della Repubblica Italiana, nata con il Referendum istituzionale del 2 Giugno 1946, un po’ di sano patriottismo non fa male a nessuno.

Dal “Rinaldo in Campo” (1961) mi piace perciò postare il coro “La Bandiera”. Le parole sono ovviamente di Garinei e Giovannini, la musica di Domenico Modugno, che della commedia musicale fu anche lo strepitoso protagonista.

La Costituzione della Repubblica Italiana, redatta dall’Assemblea Costituente eletta anch’essa il 2 Giugno 1946, all’articolo 12 recita: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

Le parole del coro non sono certo “La canzone all’Italia” del Petrarca.

G & G evidentemente si sono fatti prendere da un po’ di commossa retorica, giustificata. Era il primo centenario dell’unità d’Italia.

Tra un anno è il 150° anniversario; sarà un po’ meno retorico di certo; e non solo a causa della Lega.

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