venerdì 27 novembre 2015

Con quella faccia da straniero...




In questo periodo parlare di stranieri non è molto popolare, per usare una litote. 
Questa parola mette quanto meno in imbarazzo, e anche le persone più “accoglienti” sono a disagio.

C’è stato un periodo, a partire dagli anni 60, in cui invece lo straniero in Italia era una simpatica novità e l’Italia, popoli di migranti, provava la soddisfazione di attirare nelle sue città d’arte e nelle sue spiagge gli stranieri (e le straniere).

Ricordo ancora la mia meraviglia nel vedere la costa romagnola (era quella che maggiormente frequentavo) piena di indicazioni soprattutto in tedesco, ma anche in francese e in inglese.

Anche le canzoni straniere di successo avevano quasi sempre una cover italiana, e i cantanti stranieri (compresi i Rolling Stones) non si sentivano sminuiti nel cantare nella nostra bella lingua.

I tempi sono mutati, e purtroppo spesso in peggio.

Per stemperare un po’ l'aria pesante che si respira in questi giorni, voglio riportarmi con il ricordo allo spirito aperto di quegli anni 60, con una bella canzone francese, Le Métèque, di Georges Moustaki, tradotta liberamente da Bruno Lauzi con il titolo “Lo straniero” (1969).

Fu un grandissimo successo. La canzone, sia francese che italiana, era cantata da Moustaki, uno straniero che più straniero non si può: ascendenti ebrei, nato in Egitto da genitori greci, naturalizzato poi francese.

Nel 2013 lo “straniero” Georges Moustaki ci ha lasciati.

Il suo viaggio da "meteco" si è concluso, lasciandoci però un dolce ricordo indelebile.


giovedì 26 novembre 2015

"Temo di più le zanzare!"



















"Non temo gli uomini; temo le zanzare!" 

Così Papa Francesco, scherzando, ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se non avesse timore per la propria incolumità nel viaggio apostolico in Africa iniziato ieri e che si concluderà lunedì prossimo, 30 novembre.

Dopo il Kenya e l'Uganda il papa sarà nella Repubblica Centro Africana; e lì, nella cattedrale di Bangui, aprirà domenica 29 novembre la Porta Santa del Giubileo della Misericordia. Il fatto è eccezionale, perché l'apertura della Porta Santa a Roma avverrà successivamente, l'8 dicembre.
Un gesto di Papa Francesco in linea con il suo messaggio: la Chiesa si vuole aprire - in ogni senso - alle periferie del mondo e della storia. La Repubblica Centro Africana è uno dei paesi più poveri del pianeta, pur avendo grandissime risorse naturali, ed è scossa da una guerra civile e religiosa. 
Qui il pericolo di attentati è molto alto.

Il messaggio che il pontefice intende portare ad ogni costo è quello della pace nella giustizia. Il terrorismo è frutto soprattutto di povertà e di ingiustizie. 
Sarà una dura lezione per quei governi, in genere corrotti, e una testimonianza di vera amicizia e di dialogo tra le varie fedi religiose.

In questi giorni in cui il fanatismo islamista sta terrorizzando intere nazioni, e perfino grandi potenze sembrano soffiare sul fuoco di un pericoloso conflitto (Turchia, Russia, Stati Uniti, Nato), la coraggiosa missione pacificatrice di Papa Francesco è un esempio per tutti.

Al pilota dell'aereo, che gli ha fatto presente il pericolo di atterrare nella Repubblica Centro Africana a causa di eventuali attentati, il papa ha risposto: "Allora datemi un paracadute".

Pietro ha parlato per bocca di Francesco. 



domenica 22 novembre 2015

Cristo, Re di pace




La Chiesa Cattolica festeggia oggi Cristo Re di pace.

Ce n'è bisogno. Di fronte a coloro che predicano e praticano la morte, Cristo porta all'umanità il messaggio di pace.

"Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà".
Chi crede in Dio non può che annunciare la pace.

Oggi è anche la festa di S. Cecilia, patrona della musica, e non può essere tralasciata in questo blog, che ama le dodici note. 

Unisco le due feste con l'inizio del grandioso "Gloria" di Francis Poulenc (1961).

Ho scelto questo brano, oltre che per la sua moderna bellezza, anche perché l'autore è francese, con origini belghe. Non credo ci sia bisogno di ulteriori parole...

Voglio ricordare un piccolo fatto che riguarda la pronuncia del cognome Poulenc. 
Agli esami di storia della musica il Prof. Mario Fabbri del Conservatorio di Firenze, grande musicologo, tra le altre cose mi domandò i componenti del "Gruppo dei Sei" in Francia.
Feci per bene l'elenco, e nominai ovviamente anche Poulenc, pronunziandolo alla francese (Poulànc). Il Prof. Fabbri mi guardò sorridendo e mi disse: "Si pronunzia Poulènc". Io rimasi un po' interdetto (il francese lo conosco benino), e lui aggiunse: "Lo sa chi me lo ha detto? Poulènc! Ieri sera ero a cena con lui". Poi mi spiegò che quel cognome era di origini belghe-fiamminghe.

Grandissimo Prof. Fabbri, esigentissimo docente di storia della musica e straordinario musicologo!

Anche a lui, morto troppo presto, è dedicato con affetto questo brano.




mercoledì 18 novembre 2015

Contro l'orrore, una tempesta di bellezza




Nel tragico 13 Novembre parigino il maggior numero di vittime, tra cui la nostra connazionale Valeria Solesin, si è avuto nel teatro Bataclan, durante un concerto di musica rock.

Un’autentica strage soprattutto di giovani, 89 morti e centinaia di feriti, in una sala da concerto tra le più note della capitale francese.

Si sa: il fanatismo islamista vuol mettere a tacere anche la musica. E al Bataclan lo ha fatto con una tempesta di proiettili: ne sono stati contati 5.000.

A questo orrore disumano intendo oppormi con un’altra tempesta, quella delle note del 24° Preludio di Chopin, in Re minore, l’ultimo della celebre raccolta di composizioni in ogni tonalità, maggiore e minore, Op. 28, anno 1839.

I preludi di Chopin esprimono “impressioni”, stati d’animo, emozioni, rapidi pensieri. 
Il 24° è stato denominato dai critici “La tempesta”, per il pathos e la forza espressiva che lo caratterizzano.

Una tempesta di note appassionate, contro il lugubre crepitare dei kalashnikov, in una sala da concerto di Parigi, una tristissima sera di novembre del 2015.



domenica 15 novembre 2015

Omaggio alle vittime francesi





Mi unisco all’immenso dolore della Francia per l’orrendo massacro perpetrato nella sua Capitale da terroristi islamici che definire belve mi pare troppo generoso.

Non sarà certo questo ennesimo e vile massacro di persone innocenti e inermi a piegare la nazione francese, baluardo di democrazia e faro di civiltà.

Per le 129 e più vittime di ieri notte, 13 novembre, il mio omaggio con le sublimi note del "Requiem" di Gabriel Fauré: “Libera me Domine de morte aeterna”.

Un canto di grande dolore ma anche di ferma speranza nella misericordia di Dio, che i terroristi hanno bestemmiato nella loro belluina ferocia.

E una mirabile risposta della civiltà musicale francese alle tenebre della più orrenda barbarie.





Libera me Domine de morte aeterna 
in die illa tremenda 
quando coeli movendi sunt et terra
dum veneris iudicare saeculum per ignem.

Tremens factus sum ego et timeo 
dum discussio venerit atque ventura ira.

Dies illa, dies irae, calamitatis et miseriae
Dies illa, dies magna et amara valde.
Requiem aeternam dona eis Domine 
et lux perpetua luceat eis.

Libera me Domine...


Liberami, Signore, dalla morte eterna
in quel giorno tremendo,
quando i cieli e la terra saranno scossi,
mentre verrai a giudicare il mondo col fuoco.

Sono tremante e temo
quando verrà il giudizio e la tua ira.

Giorno d'ira sarà quello, di dolore e di miseria,
grande giorno sarà quello e di grande amarezza.
L'eterno riposo dona loro, Signore,
e splenda ad essi la luce perpetua.

Liberami, Signore, ...



sabato 14 novembre 2015

Gli asini in cattedra



























“Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana; ma per quanto riguarda l’universo ho ancora dei dubbi.”

Questa celebre frase di Einstein dovrebbe essere collocata come motto programmatico all’ingresso della Scuola Elementare “Matteotti” di Firenze, che ha vietato qualche giorno fa alle classi III di visitare la mostra “Bellezza Divina” di Palazzo Strozzi.

Motivazione: le immagini sacre possono offendere la sensibilità religiosa degli alunni non cristiani.

Si tratta di celeberrime opere dei massimi artisti moderni e contemporanei, come Millet, Van Gogh, Chagall, Picasso, Matisse, Severini, Munch, Rouault, Guttuso, Fontana, Casorati, Viani, Martini, ed altri ancora.

Opere di bellezza sublime, come il Crocifisso Bianco di Chagall, la Pietà di Van Gogh, la Crocifissione di Guttuso, l’Angelus di Millet, il Figliol Prodigo di Martini, etc. 
Capolavori provenienti da ogni parte del mondo e che nella vita è già difficile poter vedere “dal vivo” anche una sola volta.

La stupidità dei docenti di quella scuola di Firenze ha impedito agli  (s)fortunatissimi alunni di poter vedere quei mirabili capolavori riuniti tutti insieme, in un capolavoro di luogo che è Palazzo Strozzi.

Stupidità con tutta una serie di aggravanti.

La prima, e più ovvia: se si impedisce in Italia di vedere l’arte cristiana, allora a scuola si va per riscaldare le sedie: si dovranno cancellare i libri di letteratura, arte, musica, filosofia, storia... 

Siamo a Firenze, nella patria dell’arte. I fiorentini dovranno viaggiare bendati, perché nella Città del Fiore ti imbatti ovunque con l’arte sacra: Cimabue, Giotto, Masaccio, Brunelleschi, Ghiberti, Donatello, Andrea del Sarto, Filippo Lippi, Botticelli,  Michelangelo, Leonardo... 

Quando si parla dell’Isis, una delle loro pratiche barbariche più odiose è la distruzione dei siti artistici che non corrispondono ai loro schemi ideologici. A quanto pare i barbari dell’Isis sono arrivati anche a Firenze.
È proprio questa cultura laicista che impedisce il vero dialogo interculturale e l'accettazione dei nuovi arrivati, con conseguenze alla fine disastrose.

E questi docenti (ma è un titolo che non compete loro...) pare non sappiano neppure che buona parte di quegli artisti esposti in Palazzo Strozzi sono stati o sono persone non credenti o di altre fedi religiose. Eppure hanno sentito il desiderio di misurarsi con l’iconografia cristiana e religiosa.
Esempio, oltre che di arte somma, di grande intelligenza e di apertura mentale.

Tutte doti sconosciute a quegli insegnanti (?) di quella scuola (?) che non hanno permesso di vedere Chagall, Picasso, Van Gogh, Guttuso, Munch, Martini, Severini, Millet..., in uno dei più bei palazzi di Firenze.

Gli asini sono saliti in cattedra.

PS. E mentre da noi si impedisce ai nostri studenti di andare a vedere opere d'arte sacra e religiosa, in Francia i terroristi islamici stanotte hanno compiuto un orrendo massacro in vari attentati. A quanto pare le vittime sono oltre 150.



Foto in alto, una delle opere esposte: "Crocifissione" (1940-41), di Renato Guttuso, Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea, Roma.




martedì 10 novembre 2015

Un saluto (musicale) a Papa Francesco in Toscana




In occasione della visita odierna di Papa Francesco a Prato e a Firenze voglio festeggiare anch’io, da casa mia, questo straordinario evento. Ovviamente con un brano musicale e possibilmente di un compositore di queste due città.

Perciò, mirando ai più grandi, ho pensato a Domenico Zipoli (1688-1726) di Prato e a Luigi Cherubini di Firenze.

Ho preferito Zipoli, per vari motivi.

Anzitutto per la sua importanza nella storia della musica. Senza nulla togliere al valore di Cherubini (artista oggi un po’ dimenticato, ma considerato sommo da Beethoven, tanto per gradire), le "Sonate d’Intavolatura per Organo e Cimbalo" del 1716 del grande pratese fecero scuola (furono “copiate” da Händel, Haydn e altri maestri ancora) e mantengono intatto il loro straordinario fascino. 
L’Adagio che presento ne è una riprova (Ennio Morricone lo conosceva di certo quando ha composto il “Gabriel’s Oboe” per il film “Mission”...).

Inoltre, la vita di Domenico Zipoli è una straordinaria partitura essa stessa, e ha rilevanti punti di contatto con quella di Papa Francesco. Giunto al successo Zipoli lasciò tutto, si fece gesuita e partì missionario per l’America Latina. Visse a Buenos Aires e a Cordoba, e finiti gli studi teologici divenne maestro di musica degli Indios del Paraguay (e qui torna in mente di nuovo il film Mission). Un grande che si fa piccolo con gli ultimi, nelle periferie del mondo, e che muore a poco più di 37 anni...

Non posso poi tralasciare il fatto che la limpida scrittura musicale di Zipoli è uno dei cavalli di battaglia di tutti i dilettanti organisti (mi ci metto anch’io fra questi). Tra le sue “Sonate d’Intavolatura”, la Canzona in Re minore, quella in Sol minore, la Partita in La minore, i Versi, il Largo (Sarabanda), la Giga, e la festosa Pastorale natalizia (cito solo alcuni brani noti a tutti), sono abitualmente suonati ancor oggi in ogni chiesa. Una buona parte del primo e secondo volume del “Liber Organi” di Sandro Dalla Libera è costituito dalla musica di Zipoli.

Voglio infine far presente che Papa Francesco fa la sua prima breve tappa in mattinata a Prato perché è vescovo di quella diocesi Mons. Franco Agostinelli, aretino. Mons. Agostinelli è a sua volta amico fraterno del dott. Domenico Giani, aretino, Capo della gendarmeria vaticana, e bodyguard del Papa.

Come postare un musicista fiorentino, con queste premesse, io che sono aretino?


Buona giornata in Toscana, Papa Francesco!




mercoledì 4 novembre 2015

1915-2015. Il Piave mormora ancora?




Nel centenario dell'inizio della Grande Guerra (1915) voglio onorare la memoria dei nostri eroici soldati che riuscirono a sconfiggere l'impero austro-ungarico e portare a termine l'unificazione d'Italia.

Oggi, con l'avvento dell'Unione Europea, ci si augura che l'epoca delle guerre sia finita per sempre. Ma c'è voluto l'immane sacrificio di centinaia di migliaia di giovani vite per capirlo, oltre ad una seconda ed ancor più sanguinosa guerra mondiale.

Nella Grande Guerra una delle battaglie più terribili fu quella combattuta sul Monte Ortigara (1917), punto strategico per il controllo delle vallate venete. Si trattò di un tragico insuccesso e di un autentico bagno di sangue. Migliaia le vittime; il canto dell'Ortigara, che postiamo, ricorda il sacrificio di 20.000 alpini: "Ventimila siamo stati, ventimila siamo morti".

Anche in altri canti della montagna ("Ta-pum", "Dove sei stato mio bell'alpino") torna il nome dell'Ortigara; un tragico ricordo, ma anche eroica  testimonianza di amore per la patria.

Che né il tempo, né l'Unione Europea, né altro ancora, potrà mai cancellare.




Ortigara

O vecchio alpin.
Vecchio alpin dell'Ortigara
ti ricordi queste rocce
questi sassi, queste fosse,
questa valle senza fior.
Vecchio alpin dell'Ortigara
fui colpito dal cecchino,
tanti anni son passati
la ferita è ancora qua.


Ventimila siamo stati,
ventimila siamo morti;
mamma mia quante croci,
quante croci di dolor.


Ortigara, Ortigara,
monte santo dell'alpino,
la tua croce invoca al cielo
solo pace, sol pietà.


Ventimila siamo stati,
ventimila siamo morti;
mamma mia quante croci,
quante croci di dolor.


domenica 1 novembre 2015

Nella Festa dei Santi, la bellezza in cattedra




Alle zucche vuote di Halloween, agli orrori di una subcultura in continuo trend discendente verso il nulla, alle presuntuose quanto fasulle prestazioni di certa musica ormai prossima ad un assordante e ossessivo rumore, rispondo nel giorno glorioso della Festa dei Santi con il genio e la musica post-moderna di un vecchio di 200 anni fa: Gioacchino Rossini.

Una musica sacra, che ha la verve del rock, ma con dentro il vero significato della vita: la vittoria del bene sul male, del bello sul brutto, della santità sulla vita sprecata.

Il santo non è il noioso ripetitore di stereotipi moralistici, ma chi ha vissuto la vita in pienezza, realizzando le doti umane e spirituali di cui ogni persona è dotata.

Rossini non era certo un bigotto; tutt’altro! Ma con la Petite Messe Solennelle (del 1863) ha dato una lezioni ai bigotti del vuoto spinto, del cervello fuso, dei seguaci della stupidità e della banalizzazione della vita; di coloro che pensano di far paura alla morte vestendosi da zombi.

Solo che gli zombi non esistono, la morte invece...

Soltanto la bellezza, la forza, la sapienza dello Spirito Santo può condurre l’uomo alla realizzazione dei suoi desideri più profondi e autentici: la gioia, la verità, l’amore. In una parola, la santità.

Dalla Petite Messe Solennelle la conclusione del Gloria. 

“Cum Sancto Spiritu in gloria Dei Patris. Amen”. 
Con lo Spirito Santo, nella gloria di Dio Padre. Amen.

Buona Festa dei Santi!