martedì 25 febbraio 2014

Buon compleanno, carissima amica!















Carissima amica, di cui il nome taccio,
con queste mie rime gli auguri ti faccio!
È il tuo compleanno, il tuo dì natale,
il giorno in cui nacque una donna speciale.

Maestra di scuola, maestra di vita,
maestra nel web e signora squisita;
amabile donna e, se mi permetti,
più bella di sempre, ogni anno che metti.

Carissima amica, innalzo il bicchiere
e nel tuo convito comincio un po’ a bere.
Ed or che ho bevuto e la mente si appanna  
io svelo il tuo nome, dolcissima Gianna!




Amicusplato



sabato 22 febbraio 2014

L'ouverture del governo Renzi (Rienzi)




Matteo Renzi ha formato il nuovo governo. Ieri sera ha letto l’elenco dei ministri e oggi ci sarà il giuramento al Quirinale.

Dopo aspre polemiche e diatribe, in un clima per molti aspetti drammatico, l’Italia ha un nuovo esecutivo.

Qualunque sia il giudizio che se ne voglia dare - ma saranno i risultati ad avere l’ultima parola -  si deve riconoscere al giovane premier (il più giovane della nostra storia repubblicana, 39 anni) una grande determinazione e una gran voglia di fare.

Il suo entusiamo, il suo desiderio di rinnovare (o “rottamare”), la sua determinazione, e soprattutto il suo cognome, mi fanno venire in mente un’opera di Wagner, il “Rienzi”.

Anche Rienzi si propose di riportare la Roma del XIV secolo allo splendore dei tempi antichi; anch’egli dovette combattere le lobbies politiche (le famiglie nobiliari) che si spartivano il controllo della città, e la facevano precipitare nello sfacelo economico e sociale.
Anch’egli sollevò nella gente molte speranze, e per questo fu acclamato “tribuno del popolo” e seguito nella lotta fino alla vittoria.

Fermiamoci qui. Sappiamo che Rienzi non riuscì a sconfiggere il malaffare politico, ed egli stesso ne fu vittima, pagandone il prezzo.

Speriamo invece che il governo Renzi si fermi ai primi tre atti del melodramma di Wagner, quelli dell’irresistibile ascesa del tribuno e della sua iniziale vittoria sulle potenti consorterie romane (non sono mai venute meno!).

Oggi siamo all’inizio del nuovo governo, alla sua “ouverture”.

Niente di più logico che presentare la bellissima “Ouverture” del Rienzi di Richard Wagner (prima esecuzione, 1842).
Proponiamo solo la seconda parte, quella più battagliera e arrembante. Un magnifico crescendo, con trombe, tamburi rullanti e piatti sonori.

Tutto quello che ci vuole in questo momento. Una bella sveglia per chi ci amministra.

Il tutto rispecchia, almeno per ora, il carattere e l’atteggiamento di Renzi-Rienzi.




venerdì 14 febbraio 2014

Una serenata nel giorno degli innamorati




La serenata alla donna amata in questo giorno di S. Valentino la fornisce il genio musicale di Orlando di Lasso (1532-1594), fiammingo di nascita, italiano di formazione.

È la serenata di un lanzo, un soldataccio, alla donna amata: “Matona mia cara”. 

Con linguaggio da caserma (veneta), lontano da finezze petrarchesche  (“Petrarca mi non saper”), il lanzo dichiara sotto la finestra della sua “matona” il suo rustico amore, ed è pronto a offrire alla donna i più bei regali: capponi, volatili cacciati col falcone, “beccacce grasse come rognon”.

Rose e fiori sono ben lungi dalla sua battagliera immaginazione.

Di notte poi si comporterà da vero guerriero. Il lanzo, per la verità, usa un linguaggio molto più colorito; tanto più che alla fine è anche sbronzo, con tutti i “don don don”, cioè le bevute di vino che accompagnano come un ritornello le singole strofe della sua cantata.

Eppure... Eppure il grande Orlando di Lasso, colui che con Palestrina e Victoria è il massimo esponente del Rinascimento musicale, ci ha lasciato in questa villanella a quattro voci miste uno dei capolavori della polifonia classica: la rudezza di un soldato in una perfetta e raffinata partitura.

L'amore alberga anche sotto l'usbergo di un lanzichenecco...

Un brano che ogni coro polifonico che si rispetti, ha e dovrebbe avere nel suo repertorio.

Buon San Valentino! 



martedì 11 febbraio 2014

Lacrimosa dies illa




Il Giorno del Ricordo è già passato, ma solo nelle lancette dell'orologio.

Non certo nella mia mente.

Le migliaia di italiani uccisi nelle foibe e le centinaia di migliaia di esuli italiani dell'Istria, di Fiume, della Dalmazia e della Venezia Giulia, durante e dopo la fine della II guerra mondiale, rimarranno un indelebile ricordo della ferocia e della malvagità umana.

Non meno dolorosa la memoria dell'accoglienza dei nostri esuli in patria: vilipesi, maltrattati, infamati in molte città in cui transitarono, tra cui voglio citare Bologna e Ancona.

All'immane danno anche la feroce beffa, in nome di una ideologia fanatica, quella comunista, che vedeva nei suoi presunti oppositori, chiunque fossero, dei nemici da abbattere.

Una ideologia che ha cercato poi di rimuovere perfino il ricordo di ciò che avevano subito questi nostri compatrioti, dispersi in tutta Italia, o rimasti sepolti nelle profondità delle foibe carsiche.

Infoibare anche la memoria storica è stato l'ultimo vergognoso tentativo di questa ideologia, spazzata via dal vento della storia (ma qualche follower a Scandicci ancora si trova, a quanto pare...).

In questo Giorno del Ricordo dei martiri delle foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati propongo il "Lacrimosa" della Messa di Requiem di Antonio Salieri.

Posto questo brano perché si tratta di una preghiera e di una grande pagina di musica.

Antonio Salieri non era certo quel mediocre musicista che Milos Forman vuol far apparire nel film (bellissimo) "Amadeus".

Inoltre Salieri era stato discepolo di Giuseppe Tartini, un istriano doc, di Pirano.

Lacrimosa dies illa, giorno di lacrime quel giorno...


Molto significativo e appropriato il quadro riportato nel video. Si tratta de "L'apertura del quinto sigillo" (1604) di Domenico Theotokòpulos, noto come El Greco. Anticipando la pittura moderna, illustra il passo dell'Apocalisse (6, 9-11) dove si ricorda il martirio e la glorificazione dei perseguitati per la fede. 


martedì 4 febbraio 2014

"Fare l'indiano". Ora finalmente ho capito...





















Finora pensavo che la giustizia italiana fosse la peggiore possibile immaginabile.

Finché non ho visto quella indiana.

Mi riferisco al processo (quale?!) dei due marò italiani, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone (nella foto), detenuti da due anni in India senza sapere ancora con quale imputazione.

Addirittura si discetta perfino se siano o no passibili di pena di morte...

Avevo una grande stima dell’India: il sanscrito (padre/madre delle lingue indo-europee), i numeri indiani (detti poi arabici), Tagore, il Mahatma Gandhi, il balzo economico gigantesco della nazione negli ultimi anni, e via dicendo.

Ora il surreale comportamento della “giustizia” indiana nei confronti dei nostri due connazionali, non accusati di nulla, ma passibili di tutto, mi fa pensare solo al “Processo” di Kafka. Sì, quel tale che, nonostante tutte le assicurazioni, viene processato, condannato e ucciso senza sapere il perché.

Ho anche capito cosa significhi “fare l’indiano”.  Il detto è riferito agli “indiani” d'America, quelli che con le braccia conserte, la bocca chiusa e la faccia di bronzo non lasciavano trapelare il loro pensiero davanti all’ “uomo bianco”.

Ora sarà bene riferirlo agli indiani dell’India, quelli che non ci hanno fatto capire in due anni cosa vogliono fare dei nostri due italiani: ammazzarli, incarcerarli, liberarli; oppure chiedere un riscatto...

Eh, sì. Ho proprio la triste impressione che questa farsa grottesca sia nata dalla volontà di ottenere un ricco riscatto dall’ “uomo bianco”.

Ma ora al governo non c’è più Berlusconi (che pagava); ora ci sono dei “poveracci” che prenderebbero.

E così l’indiano d’India "fa l’indiano" e aspetta: braccia conserte, bocca chiusa, faccia di bronzo.

Cioè, faccia da stronzo. 



sabato 1 febbraio 2014

Il mese breve (e perfetto)




Inizia Febbraio.

Il mese breve.
Il mese della febbre.
Il mese del carnevale.
Il mese dell’incertezza (meteorologica).
Il mese perfetto (4 settimane).

Per festeggiarlo ci vuole una musica piena di contrasti.

Va bene "Petrushka" (1911) di Igor Stravinskij? È una musica ambientata in tempo di carnevale.

Ovviamente sarà solo un brano “breve”, ma "perfetto".