martedì 29 dicembre 2015

Bilancio di fine anno 2015



















Boldrini, presidente della camera (?). Appena sento questo nome, mi viene in mente un atroce dubbio: dovrò usare il maschile, il femminile o il neutro per essolei? He, she or it?

Renzi. Gli consiglio, invece di una Leopolda, una Leopoldina, casa tipica toscana con colombaia. Così potrà allevare volatili di ogni specie, specialmente gufi che stanno ormai proliferando in modo esponenziale.

Boschi. Alla mia concittadina consiglio l’acquisto di una banca, di legno. Per mettersi a riposo (anticipato). Paga BancaEtruria.

Del ministro della difesa non conosco neppure il nome. Non lo conoscono probabilmente neppure Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Mons. Vallejo Balda e Francesca Chaouqui. Waht’s up?  Volevo dire WhatsApp...

Tutta questa nebbia che attanaglia le città viene attribuita ai fumi di scarico. Ma hanno provato a monitorare anche la fuoriuscita di idee dalla testa dei nostri magistrati, politici e amministratori?

Papa Francesco apre le porte (sante). Salvini le chiude.

Nel Brunei è stato proibito il Natale. Per realizzare in modo efficiente la brillante idea hanno chiamato alcuni esperti italiani: presidi e maestre d’asilo.

Da quando, pochi giorni fa, sono stati mandati 450 soldati in Iraq, l’Isis ha cominciato a perdere terreni e città, come Ramadi. Non hanno avuto paura delle nostre armi, ma di Renzi, vestito con la tuta mimetica.

La Merkel è stata messa in copertina da Time come “persona dell’anno 2015”. È riuscita a superare (di poco) Al-Baghdadi, capo dell’Isis. C’è chi taglia le gole e chi l’economia europea.

Putin è nemico di Erdogan che è amico di Obama, che è nemico di Putin, che è nemico dell’Isis, che è amico di Erdogan, che è amico dell’Isis, che è nemico di Obama.

E ci meravigliamo che in Italia c’è la nebbia?


Buona fine 2015!



mercoledì 23 dicembre 2015

Aspettando il Messia





Siamo ormai all'antivigilia di Natale, e occorre prepararsi in modo adeguato per festeggiare la venuta di Gesù.

No, non parlo della cornice di auguri, spese e regali, che quest'anno sembrano in crescita; almeno così mi è parso, facendo la fila per mezz'ora alla cassa dell'affollatissimo supermercato...

Parlo della preparazione interiore, mentale, spirituale. E la liturgia odierna offre uno spunto magnifico: il brano del profeta Malachia, che ci ricorda come la venuta del Messia sarà come un fuoco purificatore e come la lisciva del lavandaio.

"Ed Egli purificherà i figli di Levi, affinché possano offrire al Signore un'offerta secondo giustizia" (Malachia 3, 3).

Ah! Mi è subito venuto in mente il "Messiah" di G. F. Händel, nel quale queste parole sono magnificamente messe in musica, in un brano per coro a quattro voci miste (SCTB) e orchestra che ha del sublime.

Giudicate voi.

Buona preparazione al Natale!


And He shall purify the sons of Levi, 
that they may offer unto the Lord an offering in righteousness (Malachi 3, 3).


Vedi anche http://semperamicus.blogspot.it/2008/12/avvento-il-tempo-dellattesa.html


Signore, dai fastidio...





















Signore, dai fastidio.
Continui a dare fastidio.
Oggi, come quando nascesti a Betlemme.

La gente sembra vergognarsi di Te,
e preferisce le luci colorate alla tua umile capanna.

Ti hanno vestito come un vecchio,
Tu che sei la vita che nasce.

Ti vogliono estromettere dalla storia,
Tu che ne segni gli anni, i secoli, i millenni.

Signore, continua a dare fastidio!
ai potenti di turno come Erode,
ai cittadini distratti come quelli di Betlemme,
ai presuntuosi scribi di oggi,
che sanno scrivere solo i propri deliri.

Vieni Signore!
per farci capire gli inganni del potere,
per darci forza di non piegare la testa
a ideologie aberranti,
per insegnarci a leggere e a scrivere
parole di verità
nel libro della nostra vita.

Vieni, Signore!





Nella foto: "Natività", di Mariano Bachetti (2014). Olio su tela, Collezione Privata


giovedì 17 dicembre 2015

C'è chi ha paura del 17. Lui, no
















Alla sua età, quelli che ci arrivano, cominciano a tirare i remi in barca.
Lui inizia a remare.

Alla sua età, chi può, si costruisce superattici.
Lui si accontenta di 60 mq. al piano intermedio.

Alla sua età i reduci della Fornero chiudono la porta e guardano in pantofole la tv.
Lui apre Porte Sante qua e là per il mondo.

Alla sua età si cerca di non farsi fregare dalla propria banca con le obbligazioni subordinate.
Lui cerca di fregare la sua banca rendendola “pulita”.

C’è chi ha paura del numero 17.
Lui è nato il 17.

Auguri, Papa Francesco, per i tuoi 79 anni!



domenica 13 dicembre 2015

Nella domenica "Gaudete" il musicista della gioia




La III domenica di Avvento è denominata “Gaudete”, cioè “Rallegratevi”.

S. Paolo ne ricorda il motivo: “Il Signore è vicino”. In effetti siamo ormai prossimi alla festa del Natale e i sentimenti che devono prevalere sono quelli della gioia, o almeno quelli della speranza.

Se dovessi commentare con un musicista il sentimento della gioia, non avrei dubbi; sceglierei Antonio Vivaldi.

Più di Bach, più di Mozart stesso, Vivaldi ha composto musica gioiosa. Solo musica gioiosa. 
Anche quando egli tratta temi drammatici, la sua musica è rasserenatrice. Si potrebbe dire che questa è lo specchio della “Serenissima”, dove è nato e vissuto il "Prete rosso".

Non voglio sostenere che Vivaldi sia più grande di Bach o di Mozart. Voglio semplicemente dire che la musica di Vivaldi è gioia allo stato puro.

Anche Mozart ha il dono di comporre musica rasserenatrice, e per molti aspetti più geniale di Vivaldi. 
Ma la musica di Vivaldi spinge alla gioia, ha in sé una “forza motrice” che porta –volenti o nolenti- a entrare nell’ebbrezza della gioia pura.

Siamo ormai prossimi all’inverno. Anzi, una volta si diceva che “S. Lucia è il giorno più corto che ci sia”, e quindi proprio il solstizio invernale. Di questo proverbio ho già parlato in altro post.

Ascolto perciò volentieri, dalle Quattro Stagioni (1725),  il ben noto inizio dell’Inverno di Vivaldi. Ma non nella normale esecuzione, con violino solista.

Scelgo un’esecuzione con solista il violoncello. Ma allo strumento c’è la formidabile cellista argentina Sol Gabetta.

Uno spettacolo! 


Venga S. Lucia!

















Falliscono le banche,
proibiscono il Natale,
trasformano in arabica
la gente di Giudìa.

C’è chi ha due mamme, anche
due babbi fanno uguale,
la gente è fatta strabica
ci vede doppio, via!

Le rime sono stanche
di tutto questo male.
Allor, con la sua sciabica,
venga Santa Lucia!





Amicusplato




venerdì 11 dicembre 2015

Vita e morte di una Banca




Quando ero ragazzo rimanevo colpito dalla bella sede centrale della BMPA, cioè della Banca Mutua Popolare Aretina, in Corso Italia e angolo Via Crispi, nel centro di Arezzo.

Campeggiava nella facciata la dicitura: Fondata nel 1882.

Non era paragonabile al Monte dei Paschi di Siena, fondato nel 1472, ma per noi aretini la “Popolare” era un bel vanto e ci accontentavamo di avere la “nostra” banca.

Col passare degli anni la Popolare è cresciuta molto, soprattutto in seguito allo sviluppo economico della “città dell’oro”, la prima in Europa per numero di aziende orafe.

Provai la prima delusione quando la Banca Mutua Popolare Aretina cambiò nome e divenne BPE, Banca Popolare dell’Etruria (1971). Era sparito il riferimento alla città, per motivi di marketing: la banca si stava estendendo in Toscana. 

Con l’acquisizione di altre banche, soprattutto in Centro Italia, alla fine del 1988 divenne Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Gli affari prosperavano per la “banca dell’oro”.

Ormai era pronta per entrare in Borsa (1998), e l’anno successivo inaugurò la nuova sede centrale: non più in città, ma in periferia; un grandioso e anonimo quadrato “palazzo di vetro”. Anche l’ultimo riferimento alla vecchia e cara “Popolare” scomparve: ormai era solo Banca Etruria.

Gli ultimi anni di Banca Etruria sono di dominio pubblico: la crisi del settore orafo, la cattiva gestione, i (probabili) affari illeciti, e quant’altro, hanno portato la banca al disastro di questi ultimi anni e di questi giorni.

Si può perfino stabilire il giorno della morte: il 22 Novembre 2015 ha cessato di vivere Banca Etruria, per decreto legge n. 183.

Il giorno dopo, sulle sue spoglie, è nata un'altra banca: la “Nuova Banca Etruria”, che ha lasciato sul lastrico migliaia di risparmiatori e azionisti della vecchia e non più esistente banca.

11 giugno 1882-22 novembre 2015. In queste due date si riassume la vita della Popolare Aretina.

Finché è stata “popolare” ha avuto il giusto e meritato successo. Da quando è diventata un’impresa d’affari, magari loschi, ha fatto una triste fine. 
Oltretutto con il morto, senza parlare delle migliaia di clienti disperati.

Cosa dovrebbe fare il governo? A mio parere dovrebbe risarcire “in toto” i risparmiatori, che non hanno la minima colpa di questo disastro. E la magistratura dovrebbe mettere in galera i responsabili che hanno tradito la loro fiducia e, se non fosse l'Anno Santo della Misericordia, buttare via la chiave.

Per quanto mi riguarda, devo dire che un paio di anni fa, quando ad Arezzo si cominciò a sentir parlare delle difficoltà della banca, mi feci coraggio e tolsi i miei risparmi. 
Fu un’impresa non facile, psicologicamente: gente che conosci da anni, che lavora, che apprezzi, a cui chiedi di cancellare il tuo conto.

Qualcuno aveva gli occhi lucidi...

Ma oggi è un'intera città ad avere gli occhi lucidi di pianto.


A commento di questo drammatico crack finanziario e umano mi pare appropriato il brano polifonico a 4 voci (TT I-II, Bar-B) di Tommaso Ludovico da Victoria (1585), "Judas mercator pessimus". Ancora una volta qualcuno ha tradito la fiducia di vittime innocenti.

Judas mercator pessimus
osculo petiit Dominum.
Ille ut agnus innocens
non negavit Judae osculum.
Denariorum numero 
Christum Judaeis tradidit.
Melius illi erat
si natus non fuisset.
Denariorum numero 
Christum Judaeis tradidit. 

Giuda, pessimo mercante,
con un bacio si rivolse al Signore.
Egli, come agnello innocente,
non negò il bacio a Giuda.
Per una somma di denari
consegnò Cristo ai Giudei.
Era meglio per lui
se non fosse nato.
Per una somma di denari
consegnò Cristo ai Giudei.



martedì 8 dicembre 2015

Il Giubileo, un inno alla gioia





In questo giorno dedicato alla Madonna Immacolata, nel 50° anniversario della chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, Papa Francesco apre a Roma nella Basilica di S. Pietro la Porta Santa del Giubileo della Misericordia.

In un mondo in cui si sta combattendo, come dice spesso il Papa, la III guerra mondiale "a pezzi"; in un mondo lacerato da fanatismi e ideologie aberranti, che portano terrore e morte addirittura in nome di Dio; in un mondo in cui l'intolleranza laicista pretende di eliminare Cristo dall'orizzonte della storia; in questo mondo, il Papa vuole aprire una breccia di vera umanità riconciliata.

Lo ha già fatto nel suo coraggioso viaggio in Africa, aprendo la Porta Santa della Cattedrale di Bangui nella Repubblica Centro-Africana il 29 novembre scorso; in una nazione lacerata da guerre, ingiustizie e miseria.

Il Giubileo della Misericordia, che si concluderà il 20 Novembre 2016, vuole essere un richiamo alla riconciliazione e alla pace. Per i credenti, una riconciliazione anzitutto con Dio, che si traduca in una sincera apertura verso tutti i fratelli. Per i non credenti, un ritorno ai valori fondamentali della giustizia e della pace, che formano il sacrario della coscienza.

Un richiamo per tutti ad una umanità riconciliata, in cui guerre, terrorismo, discriminazioni siano debellati dalla faccia della terra.

Un coraggioso invito a varcare la soglia dei nostri limiti e delle nostre paure, in un momento in cui ciò sembra impossibile.

Ma nulla è impossibile a Dio.

L'Immacolata Concezione di Maria ne è la prova evidente.

Per l'apertura solenne del Giubileo della Misericordia mi pare opportuno ascoltare il Salmo 88 (Vulgata), versetto 2, nel mirabile mottetto giovanile (19 anni) di W. A. Mozart: "Misericordias Domini", in Re minore, per Coro e Orchestra, K. 222, anno 1775.
Si potrà notare che per 4 volte (1:00, 2:00, 3:32, 5:08) nel brano fa capolino quello che sarà il tema dell'Inno alla Gioia della IX Sinfonia di Beethoven. 
Beethoven diceva di non apprezzare la musica di Mozart. Ma lo copiava.

Tutti abbiamo bisogno di misericordia...

Il testo del mottetto dice: "Misericordias Domini cantabo in aeternum", Canterò in eterno la misericordia del Signore.

Buon Anno Santo a tutti!



giovedì 3 dicembre 2015

Vitti na Crozza dintra nu Presepi...


















Secondo il "comico" Maurizio Crozza “nel Presepe erano tutti arabi, tranne i Re Magi che erano curdi”.
Sembra una battuta detta per far ridere, un po’ squallida visto che si parla di cose sacre, ma oggi scherzare sui santi è di moda.

Il fatto è che per Crozza non è questa la battuta di spirito, ma il riferimento a coloro che vogliono ancora il presepe a scuola: visto che nel presepe ci sono gli arabi...
In altri termini, per Crozza, Gesù era proprio arabo, come Giuseppe, Maria, i pastori; tranne i Re Magi, curdi.

Non so che tipo di scuole serali abbia frequentato Crozza (se le ha frequentate); ma  il suo opportunismo ideologico (lo paghiamo noi, tra l’altro) ridicolizza storia e geografia, “riforma” la scuola e inaugura una nuova religione, quella dell’ignoranza laica.

Chiunque abbia un minimo di conoscenza della Bibbia (e del Corano) sa che Gesù e la sua famiglia, come i cittadini di Betlemme, erano Giudei, cioè discendenti della tribù di Giuda, figlio primogenito di Giacobbe-Israele, discendente di Abramo; abitavano nella “terra promessa”, la Palestina, cioè la regione tra il Giordano e il Mar Mediterraneo, terra dove scorre “latte e miele”.

Gli Arabi abitavano le zone desertiche della Transgiorgania e tutto il tavoliere arabo, come ben noto anche oggi; terra in gran parte arida, tranne la parte meridionale, l’ "Arabia Felix" dei Romani. Facevano una vita nomade e mercantile.

Due popoli ben distinti, su due territori ben distinti.

Appartenevano allo stesso ceppo semitico, come tutti gli abitanti del Medio Oriente e della Mesopotamia.

Ambedue i popoli erano discendenti di Abramo; ma i Giudei secondo la linea “legittima” di Abramo-Isacco-Giacobbe; gli Arabi secondo la linea “secondaria” di Abramo-Ismaele, figlio della schiava Agar, e per questo, fatto allontanare con la madre da Sara, moglie di Abramo, nelle regioni desertiche.
Popoli fratellastri dunque, e per di più, gli uni figli della libera (Sara), gli altri figli della schiava (Agar).

Che ci azzecca dunque la battuta di Crozza sul presepe "arabo"? Sarebbe come dire che Maometto era ebreo. 

Anche sui Tre Re Magi l’infelice battuta risulta sciocca. Il Vangelo di Matteo dice semplicemente che venivano dall’Oriente e conoscevano l’astronomia. 
Ma il popolo famoso per questa scienza erano i Caldei, cioè i Babilonesi, non certo i Medi (Curdi), famosi per la guerra.

Una dimostrazione d’ignoranza su tutta la linea.

"Vitti na crozza dintra nu Presepi". Sì, Maurizio Crozza, nella parte dell'asinello.

mercoledì 2 dicembre 2015

Vieni, Signore, nonostante l'Isis, i presidi di scuola, i nichilisti...




È iniziato l'Avvento, la preparazione al Natale.

Come 2015 anni fa ci sono ancora vari Erode che cercano di far fuori il Bambino Gesù.

Ci sono quelli dell'Isis che attentano direttamente alla sua incolumità fisica.

Ci sono i "pensatori" laicisti che vorrebbero farlo fuori dalla nostra storia, dalla nostra cultura, dalla nostra civiltà.  Per rispetto delle altre culture, dicono; ma senza alcun rispetto per la nostra e la loro stessa cultura: la cultura di un'intera nazione, che nel Natale e in Cristo ha un punto di riferimento irrinunciabile.

Per questo è necessario invocare ancor più fortemente la venuta di Gesù in mezzo a noi, perché porti giustizia, fratellanza e pace.

Questo è il Natale.

Non la festa dell'inverno o di un albero illuminato.

È la nascita di un mondo fraterno.

Invochiamo la venuta del Signore con le note del magnifico mottetto di Felix Mendelssohn-Bartholdy, "Veni Domine", op. 39 n. 1, anno 1830.

Il mottetto è scritto per tre voci femminili (Soprani I-II, Contralti) con accompagnamento d'organo. 
Qui è cantato da un coro a voci dispari di Taipei, con accompagnamento di pianoforte. 



Veni Domine

Veni Domine et noli tardare.
Relaxa facinora plebi tuae
et revoca dispersos in terram tuam.
Excita Domine potentiam tuam
et veni, ut salvos nos facias.

Vieni, Signore

Vieni, Signore, e non tardare!
Rimetti i peccati del tuo popolo
e richiama nella tua terra i dispersi.
Mostra, Signore, la Tua potenza
e vieni a salvarci!