sabato 31 luglio 2010

Wagner copia Rossini?



Raramente la musica di Richard Wagner (1813-1883) esprime sentimenti di gioia piena e serena visione della vita.

Nell’opera “I Maestri Cantori di Norimberga” invece egli abbandona i temi drammatici e si lascia vincere dal fascino di una vicenda quasi giocosa e talora grottesca: sarà una gara canora tra Meistersinger (i “maestri cantori” medievali, per lo più di ceto popolare) a decidere del destino matrimoniale di due giovani innamorati.

Affascinante la figura di Hans Sachs, il maestro cantore-ciabattino, protagonista dell’opera, personaggio realmente esistito, celebre poeta e Meistersinger (1494-1576).
Sarà per suo merito che Walther, con un canto meraviglioso, potrà vincere la gara contro il rivale “Marcatore” e sposare l’amata Eva.

È l’unica commedia di Wagner, e venne concepita, secondo quanto egli stesso ha scritto, durante un viaggio a Venezia nel 1861. In particolare lo ispirò il quadro dell’Assunzione della Vergine, capolavoro del Tiziano.

Capolavoro chiama capolavoro. “I Maestri Cantori di Norimberga”, terminati nel 1868, sono un’opera affascinante, di una freschezza tutta veneziana. E a Venezia Wagner chiuse la sua esistenza.

Noi postiamo la celebre Ouverture.

Ma chi ha l’orecchio fine non potrà non associarla ad un’altra celeberrima Ouverture, e cioè “La gazza ladra” di Gioacchino Rossini, del 1817.
Non si tratta di un plagio; ma questa volta il grande Wagner, per scrivere una musica solare, non ha potuto fare a meno di ispirarsi al più solare dei compositori d’opera, e cioè l’italiano Rossini.

È noto che Nietzsche ebbe una profonda ammirazione per la musica di Wagner, fino alla composizione del Parsifal (1882). Dopo quest’opera, che egli considerava decisamente “cristiana”, volse le spalle a Wagner e salutò come perfetta la musica mediterranea di Rossini (e di Bizet).

Forse Nietzsche, a parte la polemica religiosa con Wagner, non aveva presente “I maestri cantori di Norimberga”.

Proponiamo perciò anche il confronto tra le due Ouvertures, con il link a "La gazza ladra":  
Grande musica!

Buon ascolto, dunque.

venerdì 30 luglio 2010

Il momento del lutto



Un tragico destino di morte ha accomunato in questi giorni Giulia Minola e i due militari  Mauro Gigli e Pierdavide De Cillis.

Giovani vite spezzate: la ragazza, mentre cercava con entusiasmo di raggiungere il luogo del concerto della sua musica preferita, i due commillitoni nel compimento del loro dovere di peacekeeping in Afganistan.

Un destino crudele, che però deve far riflettere tutti.
Un destino che è frutto di colpevole disorganizzazione da una parte e di odio dall'altra.

Esprimo con la drammatica e mirabile Ouverture de "La Forza del Destino" di Giuseppe Verdi la mia partecipazione a questo grande lutto.


giovedì 29 luglio 2010

In ricordo di Giulia




La tragedia della "Love Parade" di Duisburg, del 24 luglio scorso, in cui sono morti 21 giovani e centinaia sono stati i feriti, ha toccato da vicino anche l'Italia.

Giulia Minola, 21 anni, di Brescia, è rimasta uccisa nella calca presso quell'ormai famigerata "galleria della morte", unico accesso al megaraduno di musica tecno, partecipato da oltre un milione di persone.

Voglio ricordare Giulia con una musica che da quando è stata composta, nel 1976, mi ha sempre ispirato sentimenti di nostalgia: "Ballade pour Adeline", di Richard Clayderman.

Non è musica tecno, ma in questo momento è meglio affidarsi alla nostaglia dei ricordi.


martedì 27 luglio 2010

Un fiume di luna in piena!



Stanotte la luna è proprio in forma  perfetta, in questo stupendo plenilunio estivo.

È d'obbligo un'atmosfera romantica. Ma non è necessario scomodare mostri sacri come Beethoven, Chopin, o Debussy.

È sufficiente il grande Henry Mancini, con la sua stupenda canzone “Moon River”, dalla colonna sonora di “Breakfast at Tiffany’s” (Colazione da Tiffany), del 1961. Il testo è di Johnny Mercer.

Henry Mancini vinse l’Oscar (meritatissimo), e Audrey Hepburn, protagonista del film, la cantò accompagnandosi con la chitarra.

Dopo di lei, tutti i più celebri cantanti, femminili e maschili, l’hanno messa nel loro repertorio, da Frank Sinatra, a Bob Dylan, a Barbra Streisand, a Elton John.

La voce che ascoltiamo è della giovane giapponese Aoi Teshima.


Moon River

Moon River,
Wider than a mile:
I'm crossin' you in style
Some day.
Old dream maker,
You heart breaker,
Wherever your goin',
I'm goin' your way:
Two drifters,
Off to see the world,
There's such a lot of world
To see.
We're after the same
Rainbow's end
Waitin' round the bend,
My huckleberry friend,
Moon River
and me.



Fiume di luna,
più ampio di un miglio,
ti attraverserò con stile
un giorno.
Vecchio creatore di sogni,
tu rubacuori,
dovunque andrai,
seguirò il tuo corso.
Due vagabondi
per vedere il mondo.
C'è così tanto mondo
da vedere.
Tutti e due cerchiamo
lo stesso arcobaleno
che ci aspetta dietro la curva.
Il mio fedele amico,
fiume di luna
ed io.

domenica 25 luglio 2010

Alzati e cammina! Nella festa di S. Giacomo


Oggi è la festa di S. Giacomo il Maggiore, apostolo e fratello di S. Giovanni, venerato particolarmente a Compostella, in Spagna.


“Azati, e cammina!"

Sono le parole che Gesù disse ad un paralitico. Questi si alzò e cominciò a camminare.

Le parole di Cristo si adattano bene all’uomo di oggi, che sembra rattrappito nel proprio egoismo e non ha più la forza o la voglia di ideali.

Bisogna rimettersi in cammino; non solo economicamente, ma prima di tutto personalmente. Uscire fuori dalla nostra accidia, liberarsi dai nostri fardelli negativi, caricarsi di uno zaino (non tanto pesante però) e andare…

Mettersi in cammino, a piedi, significa vedere il mondo dalla nostra prospettiva umana. Le cose assumono la loro giusta dimensione.

“El Camino de Santiago de Compostela” è una straordinaria metafora della vita.
C’è chi riesce a fare gli oltre 800 km da Roncisvalle a Santiago… Ma qualunque tappa va bene, perché l’uomo, camminando in compagnia di sé stesso, alla fine riesce a capire meglio con chi ha a che fare...

Il Cammino verso San Giacomo di Compostella significa ritrovare il senso della nostra vita e la personale meta interiore da raggiungere, più avanti e più in alto di quella da cui siamo partiti.

È il dono di S. Giacomo per coloro che arrivano alla Porta Santa della sua Cattedrale.

Quest'anno è un'occasione particolare per fare il Cammino, poiché siamo nell'Anno Santo Compostellano, che cade quando la festa di S. Giacomo, 25 luglio, viene di domenica.

Buen Camino, dunque!

sabato 24 luglio 2010

Dedicato a Geromarsala


Di notte, quando tacciono i rumori
e le stelle cominciano a brillare,
accendo del computer i motori
e nel web incomincio a navigare.

Corro, rallento, faccio un’impennata,
svolazzo qua e là come un uccello,
dalle Alpi alla Sicilia vo in picchiata
e sorvolo ammirato il Mongibello.

Nevi perenni e lava incandescente
si uniscon là, dove forgiava Efesto
i fulmini per Zeus onnipossente;
e a tanta vista ad atterrar mi appresto.

Dalla cima dell’Etna maestosa
la Sicilia rivela il suo splendore,
adorna di gioielli come sposa,
circonfusa di luce e di colore.

Ecco Catania, posta agli etnei piedi;
Enna, Nissa, Agrigento e Siracusa;
la regale Palermo, e in fine vedi
a estremi opposti Trapani e Ragusa.

Non vedo però il Ponte sullo Stretto.
Ancora non l’ha fatto, Berlusconi?
È meglio per Messina il vaporetto
o tra Scilla e Cariddi due piloni?

Ah, saperlo! Ma intanto nel mio sito
qualcuno ha dato OK ed ha commentato.
Sono le tre di notte, e insonnolito
guardo nick e avatàr di chi ha cliccato.

Geromarsala! un karma che è stellare,
tredicimila, e più doppia centena.
Io son tre anni che sto qui a postare
ed ho raggiunto i mille a mala pena.

Non ricordo la notte che ho incontrato
questo nick vagamente non-padano.
Però ricordo bene che ho trovato
un grande amico e un vero siciliano.

Abbiam discusso, a orari disumani,
d' Jacopo da Lentini e Fra Guittone,
dei grandi artisti siculi e toscani,
di arte, di poesia, di religione…

Molte cose ho imparato, caro Gero,
dal discuter con te, leale e schietto.
Ad esempio, ora so per certo e vero
che il siciliano è lingua e non dialetto...

E so pure che è stato il siciliano
la prima lingua del nostro paese.
Dopo è venuto Dante ed il toscano,
ma in principio fu Ciullo, l’alcamese.

Non hai mai smesso di darmi il tuo Okay,
anche quando il parere divers’ era.
Ed ho apprezzato molto il tuo fair play,
sempre più raro nella blogosfera.

Ora che Oknotizie ho abbandonato,
mi dispiace lasciarti, caro amico.
Vedo che posti quanto ho elaborato,
ma non posso votare quel che dico.

La tua stima mi onora, caro Gero,
e a dirla tutta, un poco mi commuove.
Ti auguro con animo sincero
di aver sempre successo, qui e altrove.

È venuto il momento del commiato.
Ho cercato di farlo in poesia,
come ti dissi qualche dì passato.
Sento nel cuore un po’ di nostalgia.

Ti saluto per sempre. Amicusplato.


venerdì 23 luglio 2010

Un premio che colpisce al cuore...



L'amica carissima Stella, sempre attiva anche in questo periodo di caldo micidiale, mi ha voluto dedicare il Premio Dardo.

L'ho accolto volentieri, anche per le motivazioni che lo accompagnano: http://stella-premi.blogspot.com/2010/07/premio-dardos.html

Purtroppo in questo periodo seguo poco il web, per cui mi sdebito con Stella dedicandole uno strambotto.

Con affetto.



Ho visto in ritardo
il Premio del Dardo;
lo espongo allo sguardo
di ogni bloggardo.

Un grazie e un riguardo
al sito gagliardo
di Stella.  È il suo dardo
sul mio pericardo...

Amicusplato

mercoledì 21 luglio 2010

La Vallée vs Canicula



Il Sole sta entrando nella costellazione del Leone, per cui possiamo dire, come i nostri vecchi, che questo sole implacabile è il "solleone".

In questo periodo inoltre il Sole sorge e tramonta in compagnia della stella Sirio, la più luminosa del firmamento.
Gli antichi latini chiamavano questa stella "Canicula", ovvero Piccolo Cane, perché apparteneva alla costellazione del Cane. Si pensava così che la luce splendente di Sirio, cioè di Canicula, assommata a quella del Sole, ne accrescesse anche il calore. Da qui la parola "canicola", per indicare il caldo torrido del luglio-agosto.

Per combattere il caldo canicolare e il solleone non ci rimangono che le nevi eterne delle Alpi, le più belle e le più alte d'Europa.

Buona parte di queste sono in Val d'Aosta, nella Vallée, come si dice da quelle parti.

E il canto "Montagnes Valdôtaines" , uno dei più bei canti alpini, ci porta sul Cervino, sul Gran Paradiso, sul Monte Bianco.

Prepariamo il maglione di lana...

Devo fare un'osservazione sull'esecuzione del canto.
Forse perché è stato scelto come inno della Regione autonoma, viene eseguito con troppo sussiego. E anche l'armonizzazione (da corale di Bach) mi lascia molto perplesso.

Un po' più di brio, specie nelle strofe iniziali, sarebbe stato auspicabile. È un gioioso canto della montagna, non il Va' Pensiero...



Montagnes Valdôtaines

Montagnes Valdôtaines
Vous ètes mes amours.
Hameaux, clochers, fontaines
vous me plairez toujours.

Rien n'est si beau que ma Patrie!
rien n'est si doux que mon amie!
 
Oh montagnards, oh montagnards,
chantez en choeur, chantez en choeur
de mon pays, de mon pays
la paix et le bonheur.

Halte-là! Halte-là!
Les montagnards, les montagnards.
Halte-là! Halte-là!
Les Montagnards son là.
Les montagnards, les montagnards sont là!

Montagne Valdostane

Montagne Valdostane
voi siete i miei amori;
villaggi, campanili, fontane,
voi mi piacerete sempre.
Niente è così bello come la mia patria!
Niente è così dolce come la mia amica!
O montanari, o montanari,
cantate in coro, cantate in coro
la pace e la felicità
del mio paese.
Alto-là, Alto-là!
i montanari, i montanari.
Alto-là, Alto-là,
i montanari sono là!


martedì 20 luglio 2010

In cammino per Compostella. Ultreia!




Il 2010 è l’Anno Santo compostellano, o se vogliamo, giacobeo.
La festa dell’apostolo S. Giacomo, 25 luglio, quest’anno cade di domenica, e quando accade questo, nella Cattedrale di Compostella dedicata a S. Giacomo (Santiago) viene aperta la Porta santa del Giubileo.

Pochi luoghi della terra hanno il fascino di Santiago.

I pellegrini nel Medioevo vi giungevano da ogni parte d’Europa, percorrendo “el Camino”, la strada che da Roncisvalle, nei Pirenei, portava per il Nord della Spagna fino alla Cattedrale di Santiago, posta alla fine del mondo, presso Finisterre, appunto, dove l’Oceano segnava il termine delle terre conosciute.

Oggi sono migliaia e migliaia le persone che da ogni parte del pianeta si mettono “in cammino” per giungere a Santiago di Compostella. Naturalmente i mezzi di avvicinamento sono radicalmente cambiati; si va in aereo, in nave, in treno, in pullman, in auto, in bicicletta…
Ma non mancano coloro che fanno centinaia di chilometri a piedi; e comunque tutti fanno almeno le ultime centinaia di metri del “Camino” con le proprie gambe, da bravi pellegrini.

L’uomo è un viandante, in cammino verso la patria eterna. Per questo il cammino verso i luoghi santi attira ancora. Perché la vita senza il desiderio della purificazione e della santità non ha significato, è insipida, banale, assurda.

E la santità non è un miraggio, ma la realizzazione piena del bene che è in ciascuno di noi, con l’aiuto di Dio e l’esempio dei santi, come S. Giacomo, fratello di Giovanni, che per primo dette la vita per testimoniare la sua fede in Cristo.

Allora il cammino diventa un gioioso andare avanti e in alto, come dice il motto dei pellegrini compostellani: “Ultreia et Suseia”, avanti e in alto.

Una conchiglia, presa nella spiaggia dell’Oceano a Capo Finisterre era la prova dell’avvenuto pellegrinaggio.

Un piccolo segno; ma che veniva dalla fine del mondo.

Buen Camino!


Del musicista e tenore tolosano Ruben Velasquez presentiamo il canto da lui composto per i pellegrini compostellani nel 2009.

Ultreia et suseia!

Allons partons ce matin à Saint-Jacques
Oui mais suivons l’étoile du berger
Chantons l’Europe des chemins de Saint-Jacques
C’est la voix de Compostelle.

Voie lactée a qui nourrit l’univers
Nous te suivrons mais ensemble toujours
Nous bâtirons les ponts de l’Europe
C’est la voix de Compostelle.

Ultreia et suseia
L’amour est là
Ultreia,
La paix, la tolérance.

Soleil divin, toi qui brilles à ton zénith,
Notre espérance nous libèrera
Et quand bientôt touchant le Finistère
Vive la voix de Compostelle.

Ultreia et suseia!
L’amour est là
Ultreia
La paix et la lumière

Ultreia et suseia!
L’amour la joie
Ultreia
La vie, la tolérance.
Ultreia
Ultreia
Et suseia
Et suseia
Ultreia et suseia!

lunedì 19 luglio 2010

Taizé. La preghiera si fa respiro



Nel cuore della Borgogna, non distante da Cluny, il celebre monastero da cui partì una poderosa riforma del monachesimo e della vita della Chiesa nel secolo X, è nata l’esperienza monastica e religiosa di Taizé.

La grande tenda, che accoglie nella preghiera ogni persona di qualunque confessione religiosa o in cerca della verità, ha preso in certo senso il posto dell’antica Abbazia benedettina, la più grande d’Europa, autentico faro di civiltà, e che la Rivoluzione francese nella sua follia anticlericale rase praticamente al suolo.

Ma il desiderio di Dio è nell’uomo insopprimibile e non basta abbattere delle muraglie per cancellare la struttura interiore dell’essere umano, che trova realizzazione piena solo nel rapporto con l’Assoluto.

L’iniziativa di frère Roger Schutz (1915-2005) che fondò a partire dal 1945 la comunità monastica interconfessionale di Taizé, ha avuto proprio questo significato. L’uomo ha bisogno di Dio, e la preghiera è la manifestazione più propria di questa realtà. Anche le divisioni religiose (lui era calvinista) devono cedere il passo al primato di Dio.

Una preghiera che si esprime in modo libero, spontaneo. Ma che si pone comunque di fronte a Cristo Crocifisso e Risorto.

Il canto è una componente essenziale di questa esperienza.
Gli antichi monaci indicavano nella “preghiera del cuore” il modo più semplice per tenersi sempre vicini a Dio. Brevi invocazioni, ripetute frequentemente, fino a diventare respiro.

A Taizé in certo senso si riprende questa consuetudine: brevi preghiere, ripetute più volte nel canto, finché l’anima ne è pervasa.

I canti-preghiera di Taizé hanno avuto nel musicista parigino Jacques Berthier (1923-1994) il geniale “trovatore”.

E sono molte le persone che conoscono Taizé almeno per i suoi canti: Magnificat, Jubilate Deo, Nada te turbe

Buon ascolto, anzi, buona preghiera!

Lord Jesus Christ

Lord Jesus Christ
Your light shines within us.
Let not my doubts nor my darkness speak to me.
Lord Jesus Christ, your light shines within us.
Let my heart always welcome your love.

(J. Berthier)

domenica 18 luglio 2010

Solaris!




Anche oggi una giornata di fuoco. Colonnine di mercurio impazzite dal caldo.

Possiamo ormai considerarci abitanti del pianeta Solaris...

E allora ascoltiamo la colonna sonora del film "Solaris" di Andrej Tarkovskj, del 1972.

In realtà si tratta di un mirabile corale per organo di J. S. Bach:

“Ich ruf' zu dir, Herr Jesu Christ”, Io grido a te, Signore Gesù Cristo.

In Fa minore, BWV 639, del 1713.

Una pagina di intensa, ma serena, meditazione.

Per un confronto con l'originale organistico di Bach: http://www.youtube.com/watch?v=vMnrjQK2Z8Y&feature=related

Buona domenica a tutti, su Solaris!

sabato 17 luglio 2010

Contro i 44 gradi di oggi, la musica di D. Scarlatti




Oggi la colonnina di mercurio ha raggiunto nella mia città toscana i 44 gradi centigradi!

Mai vista una cosa simile. Una febbre da cavallo.

Mentre sto scrivendo questo post, all’una di notte, il termometro esterno indica 28 gradi.

Urge perciò continuare con note di freschezza.

Se c’è un autore la cui musica è freschezza assoluta, questi è Domenico Scarlatti (1685-1757), il genio del clavicembalo.

Già lo strumento per il quale compone le sue sonate , anzi i suoi “essercizi”, è per sua natura sinonimo di vivacità e “leggerezza”. Il clavicembalo infatti, anzi il “gravicembalo” come Scarlatti lo chiamava, suona mediante il pizzicato delle corde.

Inoltre il grande compositore veniva dalla scuola napoletana, che è sempre stata sinonimo di luce e colore.

Ma come tutti i geni, Domenico Scarlatti va ben oltre i limiti del suo tempo.

Egli riesce a ottenere da uno strumento salottiero e a prima vista un po’ monotono, una varietà e una bellezza tematica mai udite prima, usando ogni genere di accorgimenti tecnici, e soprattutto inserendo nelle composizioni un’intensità di pathos che lascia stupefatti.

Bach completerà la rivoluzione clavicembalistica, ma non riuscirà a superare Scarlatti nella gioiosa libertà espressiva.

Come poteva un genio tedesco imitare la solarità di un genio napoletano?

Contro i 44 gradi di oggi postiamo di Scarlatti la Sonata in Re maggiore, K 29.

Una bella doccia rinfrescante.

Il brano è eseguito al pianoforte. Non essendoci la seconda tastiera, come invece era comune nel clavicembalo, l’incrocio delle mani appare necessariamente ancor più accentuato.


venerdì 16 luglio 2010

Momento musicale (per intenditori)



In questa caldissima notte d’estate, come una brezza ristoratrice ci viene in soccorso la musica di Franz Schubert (1797-1828).

È uno dei sei Momenti Musicali, il secondo, in La bemolle maggiore, op. 94, n. 2, "Andantino".

Bisogna ascoltarlo tutto, assaporando i chiaroscuri sentimentali del brano.

Un capolavoro che solo chi è dotato di “spirito di finezza” può gustare appieno.

Schubert non è un heavy metal…

mercoledì 14 luglio 2010

14 luglio. Bastiglia e ghigliottina


Ci sono alcune date che non possono essere passate sotto silenzio.

Il 14 Luglio (1789) è una di queste. Nel bene e nel male indica un cambiamento epocale nella storia umana.

Libertà, Uguaglianza, Fraternità sono tre parole che riassumono gli “immortali principi dell’89”, e cioè i 17 articoli della “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”.

Il 14 luglio fu assaltata e presa dai rivoluzionari parigini la Bastiglia, simbolo del potere regio. 

Sappiamo che la fortezza-prigione era poco più di un simbolo; pochi i prigionieri, e il potere regio non era certo quello di Luigi XIV, colui che aveva detto: “Lo stato sono io”.

Ma si era fatta strada ormai una nuova concezione dell’autorità politica: non solo doveva essere divisa tra poteri diversi, ma doveva venire dalla volontà popolare.

Montesquieu e Rousseau avevano lasciato questa eredità di pensiero, che ora si cerca di realizzare, anche con metodi brutali.

Caddero le teste del re e della regina, caddero le teste di migliaia e migliaia d’innocenti, caddero le teste degli stessi rivoluzionari…

Con il Terrore la rivoluzione contraddice sé stessa e i suoi stessi “immortali principi”, secondo cui ognuno aveva libertà di pensiero e di associazione.

La persecuzione religiosa, oltre che politica, fu uno degli aspetti più vergognosi e criminali dell’ideologia giacobina. In particolare, lo sterminio del popolo vandeano, fedele al re e alla religione cattolica, fu il primo genocidio dell’epoca moderna.

Non era più la ragione degli illuministi che guidava la rivoluzione, ma un nuovo fanatismo, quello dell’ideologia laicista.

Si dice che questo era il prezzo da pagare per un rinnovamento della società e dello stato.

Ma in Inghilterra, ad esempio, in quel periodo non c’era certo l’assolutismo: “Il re regna, ma non governa”.
In Toscana il granduca Pietro Leopoldo aveva addirittura abolito nel 1786 la pena di morte e la tortura, oltre ai privilegi feudali ancora rimasti.
L’impero asburgico non era certo la “prigione di popoli” che l’Ottocento italiano ha voluto far credere; era in realtà un efficientissimo governo illuminato…

Il 14 luglio, e cioè la Rivoluzione francese, ha certamente introdotto novità decisive nella vita politica e sociale; ma questo non ci deve far dimenticare “di che lacrime grondi e di che sangue”.

La Rivoluzione sovietica del 1917 fu una ripresa in grande stile dell’ideologia giacobina e antireligiosa. Ne abbiamo visto le tragiche conseguenze.

Oggi ci sono ancora dei nostalgici del giacobinismo settario e intollerante.
Il motivo è semplice: hanno idealizzato il 14 luglio, e cioè non conoscono la storia, se non per luoghi comuni e frasi fatte.

E chi non conosce la storia è destinato a ripeterne gli errori. Anzi, gli orrori.

Il 14 luglio non basta ricordare la Bastiglia. Bisogna ricordare anche la ghigliottina.




martedì 13 luglio 2010

Un notturno poetico



Non esistono solo notturni musicali. Ce ne sono anche in poesia.

Uno dei più belli è di Giulio Salvadori (1862-1928), finissimo poeta e letterato toscano, amico fraterno di D’Annunzio, anche se in seguito alla riscoperta della fede cattolica se ne distaccò idealmente.

Il Salvadori fu il primo docente di Letteratura Italiana all’Università Cattolica di Milano, nel 1923, e fu il revisore letterario del Catechismo di S. Pio X, un catechismo "con la musicalità data da un poeta" (L. Nordera).

“La gran Risposta”, tratta dall'opera "Canzoniere Civile" ( 1889), è un magnifico notturno, molto adatto anche per una fresca riflessione in questa torrida estate.

Un intimo legame unisce il mare e il cielo che vi si riflette: sono ambedue una chiara testimonianza della gloria di Dio. E l’anima umana che pensa con umiltà non può che unirsi a questa “gran risposta”  di fede.

Solo il pensiero umile, e non quello superbo della scienza fine a sé stessa, può ascoltare il linguaggio del creato, espresso mirabilmente nel simbolo del “mare infaticabile” e nella biblica immagine della “milizia de le stelle immensa”.  Il poeta ci fa intuire con sobrio tratto la sua esperienza personale.

Per il Salvadori la contemplazione della natura non è semplicemente una visione idilliaca in cui si placa il dolore, come per il Leopardi; né il volto affascinante di un mistero insondabile, come nel Pascoli, o puro estetismo di gusto dannunziano. 

E’ invece il colloquio della creatura con il suo Creatore.


La gran Risposta


Ondeggia il mare sotto lo stellato:
non una nube ha il cielo immacolato;
non una vela il mare.

Ma le case che veglian tra le piante
il ciel sul mare quieto scintillante
paiono interrogare.

E la milizia de le stelle immensa,
quasi echeggiando all’anima che pensa
con intimo tremore,

dicono; e, nel voltar l’arco dell’onde,
il mare infaticabile risponde:
“Tu sei gloria, o Signore”.


(Giulio Salvadori)

lunedì 12 luglio 2010

Gli eterni secondi


La medaglia d’argento è sempre un bel risultato, in qualsiasi competizione.

Salire sul podio, alla destra del vincitore, è sempre bello.

Sempre, tranne in un caso, e cioè quando al secondo posto uno ci fa l’abbonamento. Allora si diventa gli “eterni secondi”, cioè i soliti perdenti.

È quello che sta capitando all’Olanda nel calcio. Tre finali mondiali, tre secondi posti, cioè tre sconfitte. Con la Germania nel 1974, con l’Argentina nel 1978, con la Spagna ieri sera.

Non deve essere una bella impressione. Il gesto di stizza con cui il selezionare olandese Van Marwijk si è tolto la medaglia d’argento dal collo subito dopo averla ricevuta, la dice lunga al riguardo.

Lo sport ha alcuni casi emblematici. Il più famoso, tanto da diventare proverbiale, è stato il caso di Gaetano Belloni, “l’eterno secondo”, sempre dietro a Girardengo.

Ma tra Belloni e Girardengo c’era in effetti almeno un punto di distacco…

Invece l’Olanda è stata proprio sfortunata. Non questa volta, perché la diga non ha retto di fronte agli assalti finali dei tercios spagnoli.

Fu sfortunata la prima volta, nel 1974, quando non riuscì a battere i panzer tedeschi con Cruijff, Neeskens, Krol e soci, cioè con il “calcio totale”, e in vantaggio fin dal primo minuto…

E così uno spettro continua ad aggirarsi per l’Europa. È quello di Guglielmo I d’Orange, il “padre della patria” dell’Olanda.

Non a caso era detto il Taciturno.


Foto in alto: Stemma di Guglielmo I d'Orange (1533-1584).

giovedì 8 luglio 2010

Contro il caldo estivo... Debussy!




Contro il caldo torrido di questi giorni ognuno mette in atto i meccanismi di difesa che considera più adeguati.

Vestiario leggero, aria condizionata, bibite, gelati...

L’acqua rimane però l’elemento essenziale per battere la calura estiva. Un bel bagno al mare, in piscina, nella doccia, nella tinozza...

Quando poi siamo davanti al computer, fonte di calore non indifferente (almeno il mio!), occorre una musica adeguata.

Che cosa c’è di meglio allora che ascoltare “Reflets dans l’eau”, di Claude Debussy? È dal 1905 che questi “riflessi nell’acqua” musicali in re bemolle maggiore diffondono note di freschezza nell’ambiente.

Se poi è Arturo Benedetti Michelangeli a eseguire il brano, possiamo spegnere anche il condizionatore.

Don Chisciotte contro i Mulini a vento


E così sarà Spagna-Olanda la finale del Campionato del Mondo di Calcio 2010.

Domenica 11 luglio, ore 20,30, a Johannesburg avverrà lo scontro decisivo.

Don Chisciotte contro i Mulini a vento. I mulini a vento dell’Olanda, questa volta, e non della Mancia.

Se guardiamo le maglie, le “Furie rosse” contro “Arancia meccanica”.

A differenza di quanto si sente ripetere, come un ritornello, non è questa la prima volta che avviene uno scontro finale tra Spagna e Olanda.

Quello che vedremo domenica è uno scontro di 90 minuti e deciderà l’assegnazione di un trofeo sportivo.

Ma l’Olanda ha combattuto con la Spagna uno scontro ben più lungo e sanguinoso, per la propria indipendenza: una guerra durata 80 anni (1568-1648).

La “guerra degli 80 anni”, che si concluse con la Pace di Westfalia, segnò il distacco dello stato olandese dal dominio spagnolo.

Iniziatore di questa lunga lotta fu il principe Guglielmo d’Orange. Il piccolo stato olandese riuscì alla fine a sconfiggere una delle più grandi potenze di allora, la Spagna di Filippo II e dei suoi successori. 
Nasce da qui l'amore per il colore Orange...

In questa guerra ci furono per l’Olanda anche cocenti sconfitte, come la capitolazione di Breda, nel 1625. L’assedio fu portato a termine vittoriosamente dagli spagnoli, guidati dal generale genovese Ambrogio Spinola.

"La Resa di Breda" è immortalata da un capolavoro di Velàzquez (1635), una grande tela a olio, oggi al Prado di Madrid, nella quale si può ammirare il grande senso cavalleresco del vincitore Ambrogio Spinola, che appoggia la mano sulla spalla dello sconfitto Giustino di Orange-Nassau, mentre questi gli sta consegnando le chiavi della città.

Le lance dei formidabili tercios spagnoli caratterizzano la scena, tanto che il quadro è noto anche con il nome “Le lance”.

Velàzquez si è voluto mettere dalla parte degli sconfitti, e guarda verso lo spettatore, come a sottolineare il nobile gesto del generale spagnolo, che impedisce al rivale di inginocchiarsi.

Un gesto davvero “sportivo”. Sembra più un incontro tra vecchi amici, che una umiliante capitolazione.

Riusciranno questa volta le Lance spagnole a vincere la resistenza degli Orange, o se vogliamo, le Furie Rosse avranno ancora una volta ragione dell’Arancia Meccanica, come a Breda?

?Quién sabe?

Importante che sia una battaglia combattuta e vinta con sportività, come piacerebbe certamente anche a Velàzquez.


Foto in alto: "La resa di Breda", di Diego Velàzquez (1635), Museo del Prado, Madrid

lunedì 5 luglio 2010

Pasquinata pallonara





In questi campionati pallonari
Argentina e Bbrasile han fatto floppe;
credevon d’esse’ l’asso de ddenari
e, anvedi, sono stati er due de coppe.

L’Olanda, la Ggermania co’ la Spagna
cantan già come ggalli ne’ pollai.
Chi canta troppo, a l’urtimo se lagna;
attenti ar culo, ché cc’ è l’Uruguai.



sabato 3 luglio 2010

A porta vuota!



L’umiliazione più grande in una partita di calcio è prendere un goal a porta vuota.

Ciò significa che il portiere è andato a farfalle, la difesa a ramengo e gli attaccanti avversari a nozze.

È la sorte delle squadre più deboli, quelle cosiddette “materasso”.

Ormai è una rarità vedere una rete a porta vuota, specialmente in un campionato del mondo.

Ma proprio oggi ne abbiamo vista una, subita dalla grande Argentina, grande evidentemente solo nei pronostici, ridimensionata e umiliata (0-4) da una Germania “űber alles”.

Klose davanti alla porta argentina spalancata sembrava quasi incredulo nel dover depositare il pallone in fondo al sacco, e lo ha fatto con un tocco il più delicato possibile…

Mi è tornato alla mente “Il secondo tragico Fantozzi”, costretto a vedere le 18 bobine della Corazzata Potiomkin mentre l’Italia stava vincendo 20 a zero; aveva segnato anche Zoff, di testa, su calcio d’angolo…

Anche la rete a porta vuota di Klose stava bene nel film di Fantozzi del 1976.

Ma appartiene all'Argentina di Messi e Maradona di oggi pomeriggio.

Brasile d'Africa e d'America, lacrime di addio


Ho seguito la partita Uruguay-Ghana (5-3) in un bar.

C’erano molte persone, e tutte a fare il tifo per il Ghana.

Un razzismo alla rovescia. Nessuna comprensione per nomi di sicura progenie italica come  il biondo Forlan, Cavani, Scotti, Fucile... Entusiasmo invece per i vari Asamoah, Boateng, Mensah, Muntari, Appiah…

Sembravano meravigliati anche gli africani presenti; alcuni nigeriani e magrebini e di certo qualche ghanese.

Alla rete di Muntari il bar è esploso, come se avesse segnato  finalmente Gilardino; grida, applausi, abbracci. A quella di Forlan invece il gelo è sceso nella sala, senza bisogno del condizionatore.

Il rigore sbagliato dal ghanese Gyan all’ultimo minuto della partita (!), e poi l’eliminazione dal dischetto, con tanto di "cucchiaio", sono stati delle mazzate tremende, anche per un popolo abituato a secolari batoste.

Il "Brasile d'Africa" esce dal mondiale, come il Brasile vero, quello d'America.

Gli ultimi e i primi della classe bocciati ugualmente.

Questa volta però la Gelmini non ha colpe...



Nella foto:  il pianto di Gyan






venerdì 2 luglio 2010

In attesa...


Per noi italiani del pallone, o forse meglio nel pallone, l’attesa non c’è più. I campionati del mondo 2010 sono finiti nel nascere. Tutti a casa.

Ma ci sono milioni, anzi miliardi di persone, che aspettano e sperano…

Se il Brasile non vince ci sarà il lutto nazionale. Le lacrime scorreranno a fiumi, e faranno esondare il Rio delle Amazzoni.

Se non vince l’Argentina cadrà il governo e torneranno a circolare i famigerati bond argentini. Sparirà invece dalla circolazione Maradona, misteriosamente, come un desaparecido.

Il Ghana fa stare in apprensione un intero continente. È rimasto da solo, unica mosca bianca (per modo di dire), a rappresentare l’Africa. 
E l’Africa, dal Golfo della Sirte a Città del Capo, suonerà le vuvuzelas per Muntari e soci.

Se non vincerà il Paraguay non vedremo lo spogliarello biancorosso di Larissa Riquelme. 
Temo che il tifo dell’universo maschile sia fortemente condizionato da questa “proposta indecente”.

Germania, Olanda, Spagna…

Come europei dovremmo pendere da questa parte. Ma è noto il detto italico, accomodato per l’occorrenza: Germania o Spagna, basta che se magna…