sabato 17 luglio 2010

Contro i 44 gradi di oggi, la musica di D. Scarlatti




Oggi la colonnina di mercurio ha raggiunto nella mia città toscana i 44 gradi centigradi!

Mai vista una cosa simile. Una febbre da cavallo.

Mentre sto scrivendo questo post, all’una di notte, il termometro esterno indica 28 gradi.

Urge perciò continuare con note di freschezza.

Se c’è un autore la cui musica è freschezza assoluta, questi è Domenico Scarlatti (1685-1757), il genio del clavicembalo.

Già lo strumento per il quale compone le sue sonate , anzi i suoi “essercizi”, è per sua natura sinonimo di vivacità e “leggerezza”. Il clavicembalo infatti, anzi il “gravicembalo” come Scarlatti lo chiamava, suona mediante il pizzicato delle corde.

Inoltre il grande compositore veniva dalla scuola napoletana, che è sempre stata sinonimo di luce e colore.

Ma come tutti i geni, Domenico Scarlatti va ben oltre i limiti del suo tempo.

Egli riesce a ottenere da uno strumento salottiero e a prima vista un po’ monotono, una varietà e una bellezza tematica mai udite prima, usando ogni genere di accorgimenti tecnici, e soprattutto inserendo nelle composizioni un’intensità di pathos che lascia stupefatti.

Bach completerà la rivoluzione clavicembalistica, ma non riuscirà a superare Scarlatti nella gioiosa libertà espressiva.

Come poteva un genio tedesco imitare la solarità di un genio napoletano?

Contro i 44 gradi di oggi postiamo di Scarlatti la Sonata in Re maggiore, K 29.

Una bella doccia rinfrescante.

Il brano è eseguito al pianoforte. Non essendoci la seconda tastiera, come invece era comune nel clavicembalo, l’incrocio delle mani appare necessariamente ancor più accentuato.


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