venerdì 8 gennaio 2010

Geordie, pensando a Faber



Considero Fabrizio De André, insieme a Lucio Battisti, il più grande cantautore italiano moderno.

La sua grandezza sta nel fatto che con lui per la prima volta viene portata alla ribalta una umanità senza storia, “indegna” di essere cantata.

Ma a differenza di altri che dopo di lui hanno continuato sul medesimo tema della protesta, De André non cede quasi mai alla retorica; ma riesce con pochi tocchi musicali e letterari a descrivere in maniera indimenticabile persone e ambienti.

Marinella, Piero, Geordie, Bocca di Rosa, Via del campo… Ogni canzone è uno squarcio di vita, che raggiunge la grandezza dell’arte attraverso un linguaggio semplice e incisivo.

Se è lecito, mi viene in mente il “sermo humilis” del Caravaggio, di fronte a tanta retorica barocca.

Per preparare l’undicesimo anniversario della scomparsa di Fabrizio De André, avvenuta l’11 gennaio 1999, presento la canzone Geordie, del 1966.

Si tratta di una ballata britannica del XVI secolo, fatta conoscere da Joan Baez nel 1962.

Ma la cover di De André fu un vero e proprio evento in Italia; e la bella voce baritonale, piena di pathos, dell’ancora sconosciuto menestrello genovese ne decretò il successo.

Una ballata che indica già tutto il percorso artistico ed umano di Faber.

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