domenica 22 novembre 2009

Santa Cecilia. "Cantantibus organis"











Nella vita di S. Cecilia, raccontata in un’antica “passio”, si dice che durante la festa del suo matrimonio, contro la volontà della santa che aveva scelto di "sposare Cristo", “mentre gli organi cantavano, Cecilia invece cantava al Signore dicendo: Il mio cuore rimanga puro, affinché io non sia confusa”.

“Cantantibus organis, Caecilia Domino decantabat dicens: Fiat cor meum immaculatum, ut non confundar”.

Questa frase divenne un’antifona liturgica gregoriana, e quell’ablativo assoluto “Cantantibus organis” rimase indissolubilmente legato alla sua figura, tanto che nel 1500 si cominciò a pensare che la Santa fosse stata una musicista vera e propria, e cominciò ad essere rappresentata con un organo “portativo” in mano.

Ricordo che l’organo più grande era detto “positivo”, cioè “positum”, posto a terra.
Ancor oggi un organo a canne con una sola tastiera è detto positivo.

In onore di questa Santa i grandi musicisti della scuola romana nel 1584 si riunirono per dar vita alla “Congregazione di Santa Cecilia”. Ne facevano parte, tra gli altri, Palestrina, Marenzio, Nanino, Anerio, Soriano, Crivelli, Zoilo.
L’associazione venne approvata l’anno successivo da Sisto V; e proprio da essa è sorta nel sec. XIX in Roma la celebre “Accademia di Santa Cecilia”, una delle massime istituzioni musicali nel mondo.

Grandi artisti hanno rappresentato la patrona della musica, a partire da Raffaello, nel celebre quadro che ho riportato nell’immagine in alto, della Pinacoteca Nazionale di Bologna, dipinto tra il 1514 e il 1516.

La Santa è raffigurata con gli occhi rivolti verso il cielo e nell’atto di lasciar cadere dalle mani un organo portativo, mentre altri strumenti sono sparsi ai suoi piedi.

La soave musica terrena cede il passo alla sublime bellezza di quella celeste.

2 commenti:

  1. La storia di Santa Cecilia mi ha sempre incuriosito perche' l'episodio citato alle volte sembra legato alle nozze e non al fidanzamento. Mi piacerebbe leggere una biografia per approfondire molti punti, d'altro canto il percorso che conduce alla conversione e' molto complesso, in questo caso mi riferisco al marito che al contrario sembra dare l'idea dell'adesione. La trovo una cosa personale ma non soggettiva.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Carissimo amico Anonimo,

      Anzitutto ti do ragione nel fatto che si trattava della festa di nozze di S. Cecilia col giovane pagano Valeriano, e non del fidanzamento ( la memoria talvolta inganna). Approfitto della tua osservazione per correggere il post.
      Il racconto della "passione", che a quanto pare, conosci bene, narra che non solo il giovane rispettò la verginità della "sposa di Cisto", ma si convertì alla fede cristiana e portò alla fede anche suo fratello Tiburzio al tempo di papa Urbano.
      Tutti finirono sotto la spada del carnefice, durante il III secolo. Il racconto (la "passio") è posteriore ai fatti narrati, ma il nome della Santa è in tutti i più antichi martirologi ed è perfino nel Canone Romano; quindi una grande santa, vergine e martire.

      Uno studio accurato su S. Cecilia, ad opera di Maria Chiara Celletti, puoi trovare in "Bibliotheca Sanctorum", III volume, cll. 1064-1086 (Roma, 1963).

      Il discorso della conversione è in effetti molto complesso. Ma è ben noto che "amor vincit omnia", l'amore vince tutto; e se Valeriano era davvero profondamente innamorato della sua Cecilia, mi pare plausibile anche umanamente la sua conversione, come è accaduto per molti altri mariti (anche famosi e importanti) nella storia.
      Nel caso di S. Cecilia si parla però anche di fatti prodigiosi che portarono Valeriano al battesimo, compreso quello di sangue.

      Ciao!

      Elimina