giovedì 12 novembre 2009

Muzio Clementi, e la sua giovane allieva (6 anni)



Se la musica classica parla italiano, almeno nelle indicazioni espressive (forte, piano, adagio, allegro…) e nella terminologia in genere (concerto, sonata, ricercare, fantasia…), si deve evidentemente all’opera dei nostri grandi musicisti del passato, che in ogni settore hanno posto le basi e vi hanno lasciato il loro idioma.

Non si può parlare di opera lirica senza riandare alla Camerata dei Bardi e al “recitar cantando” di Jacopo Peri e Giulio Caccini (fine XVI e inizi XVII secolo).

La musica organistica ha i suoi pionieri in particolare nei due Gabrieli e in Frescobaldii, virtuosi anche nel clavicembalo, dove però ha brillato soprattutto il genio di Domenico Scarlatti.

La musica per archi e strumenti a fiato, i cosiddetti concerti, hanno in Arcangelo Corelli e Antonio Vivaldi i veri padri fondatori.

Non solo, ma italiani furono gli inventori dei più importanti strumenti, come il violino, ad opera di Gaspare da Salò, nella seconda metà del XVI secolo, e che ha avuto in Antonio Stradivari e Guarneri del Gesù i più grandi costruttori di ogni tempo. Il violoncello fu inventato dal liutaio Andrea Amati; e si deve al padovano Bartolomeo Cristofori la costruzione del pianoforte (anzi, del “forte-piano”) nel 1700 alla corte dei Medici in Firenze.

Proprio al pianoforte ha dedicato il primo vero metodo di studio, “Gradus ad Parnassum”, l’italiano Muzio Clementi (1752-1832), conosciutissimo ovviamente dagli studiosi dello strumento, ma quasi sconosciuto ai più.

Eppure si tratta di un genio musicale, “odiato” da Mozart (ma che prese spunto da una sua sonata per l’ouverture del Flauto Magico…), e amato da Beethoven, da Chopin, da Debussy, e da tutti i più grandi interpreti della musica pianistica.

Il Gradus ad Parnassum (1817-1826) non è solo una pietra miliare nella tecnica pianistica, ma una vera e propria opera d’arte, un’autentica scala verso il Parnaso, la montagna delle Muse.

Qui però vogliamo presentare di Clementi un brano meno impegnativo, tratto da una delle 6 Sonatine dell’opus 36; la n. 3, in Do maggiore, I movimento, “Spirituoso”.

Muzio Clementi sarà soddisfatto di avere un’allieva di 6 anni così straordinaria e “spirituosa”.

2 commenti:

  1. Clementi. Un autore che andrebbe rivalutato, ha scritto anche delle Sinfonie che pochi conoscono e sono bellissime. Era bravissimo, ne sono convinta, per forza Mozart ne era geloso. Immagino ebbe molta paura di incontrarlo, anche perché Mozart se ne ricordò anche tempo dopo, mentre Clementi non se ne curò poi più di tanto.

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    1. Hai ragione. Un autore geniale come Clementi ed un innovatore dell'arte pianistica (che poi tutti gli altri hanno seguito, compreso Mozart...) deve essere pienamente rivalutato. Anche nei nostri conservatori.

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