lunedì 16 novembre 2009

Il fascino della notte




La notte con il suo fascino misterioso è stata descritta da letterati, pittori, musicisti, e perfino scultori. Viene subito in mente Michelangelo e la sua mirabile allegoria muliebre nelle Cappelle Medicee di Firenze.

Tra i poeti pochi hanno amato la notte come Leopardi, durante la quale le sue ansie, i suoi ricordi, la sua disperazione emergono su questo sfondo incredibilmente bello. La notte è limpida, mentre il cuore del poeta è in tumulto; un contrasto che rende ancor più affascinante la sua poesia.

Tra i pittori credo che nessuno abbia esteso il concetto di notte a simbolo della condizione umana come Caravaggio. I suoi personaggi emergono dal buio del mondo “trafitti da un raggio di sole”, immagine della grazia divina che salva.

Nel mondo della musica il “notturno” è sinonimo di Chopin. Non si possono ascoltare queste sue composizioni senza un fremito interiore. La notte è per lui “sentimento”, o, per usare un’espressione di Pascal, “esprit de finesse”; esattamente l’opposto dello “spirito geometrico” cartesiano, molto di moda oggi, specie nel cyberspazio.

Amo Chopin, come amo Cartesio; due aspetti inscindibili della realtà umana: sentimento e razionalità.

Ma Cartesio di notte preferiva dormire… E quando la Regina Cristina di Svezia lo chiamò a corte per ascoltare le sue lezioni filosofiche e iniziò a farlo alzare troppo presto (lei soffriva d’insonnia), il povero Descartes si beccò una polmonite che lo portò alla tomba.

Certo, nel romanticismo il tema della notte è presente in tutti i musicisti; se no, che romanticismo sarebbe? Si deve dire tuttavia che la celeberrima “Al chiaro di luna” di Beethoven ha nell’originale solo il titolo “Sonata quasi una Fantasia” (1801). Ma l’atmofera che riesce a creare giustifica la dicitura aggiunta successivamente da altri (Ludwig Rellstab, 1832) e ormai comune.

Qualche anno prima (1787), Mozart aveva dedicato alla notte “Eine kleine Nachtmusik”, celeberrima anch’essa, “una piccola serenata”.
Chiamatela piccola!...

Anche Antonio Vivaldi ha dedicato un concerto alla notte.
Di questo Concerto in Sol minore, "La Notte", per Flauto, Archi e Basso Continuo, del 1729, riporto nel video l'ultimo movimento: Allegro.

Non è famoso come le musiche di Chopin, di Beethoven e di Mozart. Ma è ugualmente stupendo.

Il “prete rosso” nel suo concerto mette come protagonista il flauto, lo strumento dalla voce dolce e un po’ misteriosa; quanto di più adatto per creare una suggestione notturna.

Siamo nel barocco, siamo a Venezia. La notte è misteriosa, ma sempre affascinante.

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