giovedì 27 maggio 2010

"Dona dona". Donovan





Donovan è uno dei cantanti-simbolo degli anni 60.

Per qualche tempo ha conteso il successo a Bob Dylan, di cui a molti è sembrato una copia: canto folk e chitarra acustica.

In realtà lo scozzese Donovan Leitch (Glasgow, 1946), noto come Donovan, dall’iniziale stile folk, è poi passato a nuovi tipi di musica, distinguendosi nettamente dal grande menestrello americano.

“Dona dona” è in origine un canto yddish. La melodia è dell’ebreo Sholom Secunda. Le parole sono di un altro ebreo, Aaron Zeitlin, scritte al tempo del nazismo (1940) e ricordano, con una tragica metafora, le deportazione nei campi di sterminio.

La canzone è stata tradotta in inglese intorno al 1956 ed è diventata popolare grazie a Joan Baez (1960) e a Donovan, che la incise nel 1965.

Dona dona

On a wagon bound for market
There's a calf with a mournful eye.
High above him there's a swallow
Winging swiftly through the sky.
 

Chorus:
 

How the winds are laughing
They laugh with all their might
Laugh and laugh the whole day through
And half the summer's night.
Dona, dona, dona...
 

"Stop complaining," said the farmer,
"Who told you a calf to be?
Why don't you have wings to fly with
Like the swallow so proud and free?"
 

Chorus
 

Calves are easily bound and slaughtered
Never knowing the reason why.
Why don't you have wings to fly with
Like the swallow who's learned to fly?
 

Chorus


Dona dona

Dentro un carro, legato per il mercato
c'è un vitello con l'occhio triste;
alta sopra di lui c'è una rondine
che vola velocemente nel cielo.

Rit. Come ridono i venti,
ridono con tutta la loro forza,
ridono e ridono per tutto il giorno
e metà notte d'estate.
Dona, dona, dona...

Basta, piangere!
- dice il contadino –
chi ti ha detto di essere un vitello?
Perché non hai le ali per volare
come la rondine, così fiera e libera?

Rit. Come ridono i venti...

I vitelli sono facilmente legati e macellati,
non se ne sa la ragione;
Perché non hai le ali per volare
come la rondine, che ha imparato a volare?

8 commenti:

  1. La ricordo, amicus, come tutte le canzoni degli anni 60 che adoro.

    RispondiElimina
  2. Un periodo davvero "creativo" gli anni 60 ;-)

    Anch'io, cara Stella, sono affascinato da quei colori e da quella musica :-)

    RispondiElimina
  3. Se ti fa, piacere puoi prelevare il mio omaggio per te sul mio blog dei premi.

    RispondiElimina
  4. L'ho già ritirato e messo in bacheca... :-))

    Grazie, carissima Stella!

    RispondiElimina
  5. ciao....è bellissima...volevo solo precisare che l'originale è dell'ebreo Jizchak Katzenelson, che sopravvisse ad Auschwitz e lo raccontò nel suo "confessio". L'originale in ebraico antico recita "Adonai adonai adonai" che significa mio Signore, poi in jiddisch è diventato dona dona dona dona...ciao!:)

    RispondiElimina
  6. ciao..è una bellissima canzone..e hai fatto una bella cosa a postarla e tradurla...vorrei solo precisare che il canto originale è dell'ebreo Jizchak Katzenelson, che sopravvisse ad Auschwitz e fu autore anche della Confessio. l'originale recita "Adonai Adonai Adonai" che in ebraico antico significa "mio Signore".

    RispondiElimina
  7. Grazie, Anelim, di queste precisazioni :-)

    Bellissima in particolare quella che si riferisce al ritornello "dona dona dona", simpatico, ma senza significato.

    Se invece, come dici, nell'originale è "Adonai", allora acquista tutto un altro valore e fa capire da dove spunta quel "dona dona dona" :-)

    Ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L'adonai adonai /dona dona/ assume l'aspetto blasfemo di un rimprovero volto al Signore,che lascia permettere...in letteratura si ritrova lo stesso concetto nell'elenco, che un deportato ebreo verso la camera a gas,svolge lungo il cammino..."E benedetto sia tu Signore (Adonai) -Auschwitz- e benedetto sia,tu Signore,Belsen Belsen- etc..

      Elimina