martedì 25 agosto 2009

Homo viator, l'uomo è un viandante

















La morte di Fernanda Pivano e la sua vicenda umana e culturale ci hanno obbligato a rivisitare, come in un rewind, gli anni della beat generation, di cui lei è stata testimonial d’eccezione.

Ho scritto questi ultimi articoli con grande soddisfazione, perché quegli anni li ho vissuti in pienezza, e ne ho un ricordo indelebile.

Gli anni ’60 sono e rimangono, sotto tutti i punti di vista, degli anni memorabili e, a mio parere, bellissimi. Le degenerazioni successive sono altra cosa.

Sono gli anni della contestazione giovanile, quando di giovani ce n’erano tanti… Gli anni dell’immaginazione al potere, della primavera della Chiesa con il Concilio, della speranza di un mondo più giusto, delle grandi lotte operaie e sindacali…

Anni in cui il bisogno di stare insieme si manifestava in ogni aspetto della vita, dai numerosissimi complessi musicali, ai grandi raduni giovanili, dai gruppi parrocchiali agli “attivi” di partito.

Affettività, sessualità e ricerca di evasione, in un mondo così carico di energie vitali, cominciavano ad esprimersi in comportamenti sempre più liberi, fino a sfociare in atti e gesti trasgressivi e perfino autodistruttivi.

Se però dovessi trovare la “cifra” per interpretare quel mondo, io la indicherei proprio con il titolo del libro di Kerouac che lo ha preannunciato: On the road, sulla strada.

L’uomo è in cammino, è in viaggio, non può fermarsi al passato; vuole avere nuove esperienze, vuole conoscere nuove cose, vuole sperimentare, vuole aprirsi al futuro. Per questo l'andare, l'autostop, lo zaino, il sacco a pelo sono un po’ gli "status symbol" di quei giovani anni ’60.

Può sembrare incredibile, ma è la medesima cifra con cui i grandi teologi del Medioevo leggevano il mondo: Homo viator, l’uomo è un viandante. E il simbolo era il pellegrino, con un cappello a larghe falde, il tascapane, il bastone da viaggio, la borraccia dell'acqua.

È vero, l’homo viator del Medioevo andava a Santiago di Compostella, in Terra Santa, a S. Angelo del Gargano.

I giovani anni ’60 giravano per l’Europa con altre mete…

Ma lo spirito è lo stesso: l’uomo è fatto per l’infinito. Un piccolo spazio non lo potrà mai contenere.


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