lunedì 10 agosto 2009

Elogio di Aristotele






Al termine della esposizione del pensiero aristotelico, mi pare giusto raccogliere in un unico articolo gli aspetti essenziali del suo insegnamento.

1. “La conoscenza nasce dalla meraviglia”.
L’uomo parte così alla scoperta della realtà che lo circonda, fino a raggiungere i fondamenti dell’essere e il suo principio, l’Essere trascendente, Dio, atto puro, motore immobile, amore che tutto muove.

“L’amor che move il sole e l’altre stelle” è il verso che conclude la Divina Commedia di Dante, ed è il concetto aristotelico-tomista di Dio.

L’Essere trascendente è necessario per spiegare il divenire della realtà, che è il fenomeno più evidente del mondo in cui siamo immersi. Un fenomeno che va spiegato, perché la mente umana non si ferma finché non trova una spiegazione plausibile.

Il grido di Aristotele: “anànke stènai” (bisogna fermarsi), di fronte alla causa prima, è dettato da questa esigenza di razionalità. Infatti il programma che il filosofo si è dato è quello di “salvare ciò che appare” (sòzein tà fainòmena), cioè spiegare ciò di cui si ha esperienza. E spiegare significa trovare le cause.

Raffaello, nella sua celebre Scuola di Atene, nelle Stanze Vaticane, ha raffigurato Aristotele che discute con Platone al centro della “filosofica famiglia” antica. La mano destra di Aristotele è rivolta verso il basso, proprio per ricordare che per la ricerca della verità bisogna partire sempre dall’esperienza. “Niente è nell’intelletto, ciò che prima non è stato nei sensi”.

2. Nel procedere verso la verità l’uomo si muove con sicurezza perché fornito di uno strumento, la logica, che è infallibile se usato correttamente; infatti è fondato su di un primo principio che si impone per la sua evidenza: il principio di non contraddizione. Non possono coesistere due diverse verità su di un unico aspetto del reale; poiché l’essere è uno, la verità è unica.

"Non è lecito affermare che qualcosa sia e non sia nello stesso modo ed allo stesso tempo”.

La mente umana procede perciò con fiducia nelle sue ricerche, sapendo che i suoi ragionamenti, se ben condotti, colpiscono la realtà “come le frecce dell’arciere il bersaglio”.

3. Ma c’è un motivo di fondo per cui l’uomo ricerca, indaga e agisce. “Tutto ciò che agisce, agisce per un fine”.
E qual è lo scopo per cui l’uomo agisce? L’uomo, come tutti gli altri esseri viventi, agisce per raggiungere la felicità.

Ci sono molti modi di intendere la felicità.
“Gli uomini della massa, i più rozzi, l’identificano con il piacere, e per questo amano la vita di godimento. Questi uomini si rivelano veri e propri schiavi, scegliendo una vita da bestie”.

Se l’uomo vuole raggiungere la vera felicità, la piena soddisfazione, deve dare valore primario a ciò che è proprio della natura umana e che la distingue dagli altri esseri viventi, cioè la razionalità.

L’amore verso la sapienza, la riflessione su Dio, la ricerca disinteressata della verità nel sapere: queste sono le virtù che realizzano il fine ultimo dell’uomo e quindi gli danno felicità piena.

“Perciò, non bisogna dar retta a coloro che consigliano all’uomo, poiché è uomo e mortale, di limitarsi a pensare a cose umane e mortali; anzi, al contrario, per quanto è possibile, bisogna comportarsi da immortali e far di tutto per vivere secondo la parte più nobile che è in noi”.

Le altre azioni che l’uomo compie come appartenente al genere animale, e che danno piacere e sapore alla vita quotidiana, sono subordinate alla ricerca del bene supremo, che non deve essere mai perso di vista.

Ed anche nella vita quotidiana gli istinti dell’uomo devono essere guidati dalla ragione, poiché è un animale “razionale”. La ragione perciò, nella soddisfazione dei bisogni e delle pulsioni primarie, porterà il suo senso della misura e della regola.

Il “giusto mezzo” è ciò che la ragione indica come azione virtuosa, mentre i vizi sono sempre costituiti da eccessi. Una vita regolata dalle virtù è una vita eticamente condotta, e l’apprendimento delle virtù va iniziato fin dall’età infantile.
L’uomo è un essere educabile, e per questo va guidato all’acquisizione di habitus positivi (le virtù) fin dall’infanzia.

L’etica non è il manuale delle buone maniere, ma la ricerca del fine per cui vale la pena di vivere da esseri umani.

Per questo dobbiamo essere grati ad Aristotele che ci ha fornito gli strumenti teoretici e pratici per condurre una vita degna di essere vissuta.

Egli è colui che più di ogni altro nella storia del pensiero umano ha dato strumenti indispensabili per la ricerca della verità.

Chiunque voglia ridurre il pensiero a relativismo, scetticismo, nichilismo o - in senso contrario – ad arbitrio assoluto e delirio di onnipotenza, deve fare i conti e confrontarsi con la lucida analisi di Aristotele, il “maestro di color che sanno”, come lo definisce Dante, cioè il maestro dei maestri.


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