venerdì 5 settembre 2008

La logica: grammatica del pensiero


Una discussione è un duello combattuto con le armi della logica.

Poiché gli aggregatori di notizie vivono anche per le diatribe e i contrasti di idee che sorgono tra gli utenti, mi pare utile soffermarsi sul significato della logica.

Molto bella è la definizione di Piaget, il più acuto studioso moderno di psicologia dell’età evolutiva: “la logica è la grammatica del pensiero”. Infatti, come la grammatica insegna a scrivere correttamente, così la logica insegna a ragionare con correttezza.

Ma più celebre è l’affermazione di Kant (XVIII secolo): “La logica è nata perfetta con Aristotele e non ha avuto bisogno di modifiche”.
In effetti c’è poco da modificare in un sistema razionale così coerente, che lascia stupefatti ancor oggi. Vediamo gli aspetti essenziali.

Aristotele cerca anzitutto il punto di partenza assolutamente vero dal quale si possa iniziare qualsiasi ragionamento.

1. Il punto di partenza è il principio di non contraddizione.
E cioè: non si può affermare come vera e contemporaneamente falsa una stessa cosa, sullo stesso aspetto. Per fare un esempio: una persona non può essere colpevole e innocente rispetto alla medesima accusa: o è colpevole o è innocente.
La logica della nostra mente, come del resto quella del computer e di tutta l’informatica, si basa su questo primo assunto: vero-falso, acceso-spento, zero-uno.

Da questo deriva il principio del terzo escluso: se una cosa è vera, il suo contrario è falso; non si dà un terzo caso (tertium non datur). Se Dio esiste, è falso che non esiste; se Dio non esiste, è falso che esiste; Dio non può esistere e non esistere contemporaneamente, e non c’è una terza ipotesi.

2. Date queste premesse, è possibile formulare dei giudizi, cioè affermare o negare qualcosa. Per essere più precisi e aristotelici, il giudizio è riferire un predicato ad un soggetto.
Per esempio: il cane abbaia, Berlusconi è uno statista, l’asino vola … sono tutti giudizi, uno dei quali almeno certamente falso.

3. Una concatenazione di giudizi forma il ragionamento.
Esistono varie concatenazioni di giudizi: il tipico ragionamento con due giudizi è il dilemma, e i due giudizi sono collegati per contrasto: o la borsa o la vita; o mangiar questa minestra o saltar dalla finestra; e ancor più celebre il dilemma di Amleto: to be or not to be, essere o non essere. Per questo diciamo amletica una persona che non si decide a scegliere. Il dilemma, come si suol dire, ha due corni e bisogna sceglierne uno.
Ma il ragionamento per eccellenza è il sillogismo, composto da tre giudizi: la premessa maggiore, la premessa minore, la conclusione.
Esempio classico: Tutti gli uomini sono mortali (premessa maggiore); io sono un uomo (premessa minore); io sono mortale (conclusione… tragica).

Da premesse vere, ragionando correttamente, si giunge a conclusioni sempre vere.
Da premesse sbagliate, ragionando correttamente, si giunge a conclusioni sempre sbagliate.
Occhio alla partenza, dunque!

E se uno parte da premesse sbagliate e procede in modo scorretto? Possiamo dire che quel tale difficilmente arriverà al vero, ma forse arriveranno soldi e successo...

Ma non si può parlare di sillogismi senza ricordare Dante.
Egli mette nel Paradiso l'ateo Sigieri di Brabante, perché con i suoi intelligenti ("veri") sillogismi aveva suscitato le invidie dei colleghi dell'Università di Parigi nella facoltà di filosofia ("vico degli strami"). Ecco la terzina (Par. X, 136-138), messa in bocca a S. Tommaso d'Aquino, che indica a Dante l'anima di Sigieri:

"Essa è la luce etterna di Sigieri
che leggendo nel vico degli strami
sillogizzò invidiosi veri".

Anche gli atei, se sillogizzano bene, vanno in Paradiso... e se lo dicevano nel Medioevo...



Foto in alto: "Aristotele" (1992), Moneta greca da 5 dracme

8 commenti:

  1. E come la mettiamo con la teoria quantistica, che sembra scardinare "il punto di partenza del principio di non contraddizione" ?

    **Non esiste una realtà obiettiva della materia, ma solo una realtà di volta in volta creata dalle "osservazioni" dell’uomo**

    vedi http://www.geocities.com/capecanaveral/hangar/6929/Mqfull.html

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  2. Cari Gianni,

    il principio di indeterminazione di Heisenberg e la teoria quantistica non scardinano la logica aristotelica.

    Infatti il principio di Indeterminazione e la teoria dei quanti non dicono che la realtà è indeterminata, ma che noi non possiamo determinarla in quel dato momento in modo esatto, e che anzi la modifichiamo con la nostra ossservazione e misurazione.

    Qualcuno ha voluto aggiungere, con una conclusione illogica (questa sì;): allora la realtà è indeterminata.

    No, la realtà è in se stessa determinata, data.

    Un elettrone è nel suo posto in quel dato momento, e non in un altro e così qualsiasi altra particella.

    Qualunque cosa con cui abbiamo a che fare non può essere e non essere, non può esssere in un modo e contemporaneamente in un altro, in un luogo e contemporaneamente in un altro. E questo è il pincipio di non contraddizione.

    Siamo noi che ancora, con i mezzi attuali, non sappiamo determinare quell'orbita con esattezza o il motivo di un salto di una particella.

    Quindi i principi aristotelici sono esatti, si tratta di applicarli nei modi appropriati.

    Ciao!

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  3. Carissimo Antonio,

    non sono un fisico, ma da quanto letto, il problema non sono gli elettroni, ma i "quanti". Sono i "quanti" che non stanno nel loro posto in quel dato momento, ma dipendono dalla nostra osservazione !!!

    Complimenti comunque per il profondo e riflessivo articolo.
    Ciao, Gianni

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  4. Nemmeno io sono un fisico atomico. Tuttavia mi par di ricordare dagli studi di logica matematica fatta a suo tempo che Heisenberg, Bohr, Plank e altri, dicevano che il nostro intervento per misurare, determinare etc., modifica la realtà per cui non è misurabile esattamente: "come mettere la mano sulla bilancia che sta pesando qualcosa".

    Tutto questo non inficia minimamente il principio di non contraddizione. La realtà in se stessa è quella che è, DETERMINATA, REGOLATA, DATA, qualunque sia la sua realtà (materia, energia, particelle, antimateria, etc.).

    Sono i nostri metodi o studi che non sono adeguati a determinarla in se stessa, ma molto approssimativamente.

    Se fossimo in grado di scoprirla tutta, saremmo ... Dio.

    Ciao!

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  5. PM: Amicusplato è molto intelligente;

    Pm: Il blog "la verità vi farà liberi" è gestito da Amicusplato;
    ----------------------------------
    C: Il blog "la verità vi farà liberi" è un blog molto intelligente.


    Corretto?

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  6. Ehilà Kukulkan, piacere!
    Vedo che ti metti a sillogizzare ;-)

    Il sillogismo reggerebbe, come logica; tutto sta nella Premessa Maggiore (PM) :-D

    Ciao, e ben trovato!

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  7. buongiorno
    propongo che la logica (quale? formale, booleana, fuzzy...etc) sia UNA delle grammatiche pox...anzi, SEGUA LE REGOLE di UNA delle grammatiche pox.
    esistono grammatiche non logiche (nel senso che non hanno regolaritàdi ricorrenza delle regole)
    ciao

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    1. Mio caro amico Anonimo, le logiche di tipo formale, booleano, fuzzy, ed altre ancora, non intaccano minimamente il principio di non contraddizione, sul quale si regge la nostra mente e il nostro essere.

      Se si tratta di logiche "formali", si prescinde a priori dalla realtà e si costruisce una struttura logica coerente partendo da un assioma qualunque (ad esempio la negazione del V postulato di Euclide). Ciò che conta è il formalismo, cioè il rigore deduttivo o inferenziale.

      Se poi si parla di logica booleana, il principio di non contraddizione ne è addirittura il fondamento (è il linguaggio informatico del vero-falso).
      Se si parla di logica fuzzy o simili, questa si applica a situazioni probabili, o comunque indefinite, per cui è possibile certamente avere una molteplicità di risposte, che però non sono contradditorie, ma semplicemente diverse tra di loro. E proprio perché toccano aspetti diversi tra di loro, nessuno di esse si contrappone all'altra sullo stesso punto e nello stesso momento.

      Io posso dire, ad esempio, che stanotte alle 22 c'era una temperatura di 18 gradi, alle 24 di 17°, alle 5 di domani forse 14°. Tutte queste diverse affermazioni sono e possono essere vere, ma non sono contraddittorie, dal momento che non negano e affermano contemporaneamente due diverse temperature, ma solo in successione o in modo probabilistico.

      Ciao!

      PS. Scusa per il ritardo nella risposta, ma ho visto solo ora il commento ;-)

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