giovedì 25 settembre 2008

Autunno: uomini e foglie




L’autunno ha ispirato i poeti di ogni tempo.
Uno dei temi più caratteristici è la similitudine tra la foglia che cade e la fragilità umana.
Chi non ricorda Ungaretti?

Si sta come
d’autunno
sugli alberi
le foglie.



Ungaretti aveva in mente di certo un celebre passo dantesco, questo:

Come d'autunno si levan le foglie
l'una appresso dell'altra, infin che il ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie;

similemente il mal seme d'Adamo:
gittansi di quel lito ad una ad una
per cenni, come augel per suo richiamo.
(Inf. III, 1121-117)

Dante aveva ripreso quasi a parola un analogo paragone dall’Eneide di Virgilio (canto VI) che omettiamo per brevità.
Virgilio a sua volta non poteva ignorare il poeta greco Mimnermo e il grande padre della poesia occidentale Omero.

Mimnermo


E noi come le foglie, che nel tempo fiorito della primavera nascono e ai raggi del sole rapide crescono, per un attimo abbiamo diletto del fiore dell’età...
Ma rapido svanisce il frutto di giovinezza, come la luce d’un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato, è meglio la morte che la vita.



Omero

Come è la stirpe delle foglie, così è anche quella degli uomini.
Le foglie, alcune il vento ne versa a terra, altre il bosco in rigoglio ne genera, quando giunge la stagione della primavera;
così una stirpe di uomini nasce, un'altra s'estingue
(Iliade VI, 145-149).


Ma, a mio parere, la poesia autunnale più bella è quella di Paul Verlaine:

Chanson d’automne

Les sanglots longs
des violons
de l'automne
blessent mon cœur
d'une langueur
monotone.

Tout suffocant
et blême, quand
sonne l'heure,
je me souviens
des jours anciens
et je pleure;

et je m'en vais
au vent mauvais
qui m'emporte
deçà, delà,
pareil à la
feuille morte.



[I lunghi singhiozzi
dei violini
d'autunno
mi feriscono il cuore
con un languore
monotono.

Tutto affannato
e pallido, quando
rintocca l'ora,
io mi ricordo
dei giorni antichi
e piango;

e me ne vado
nel vento maligno
che mi porta
di qua, di là,
simile alla
foglia morta.]

[Traduzione di Giuseppe Cirigliano]

Molti sapranno che lo Sbarco in Normandia, il 6 giugno 1944, "il giorno più lungo", che segnò la fine del nazismo in Europa, venne preparato con la parola d’ordine dei primi versi di questa poesia dolcissima e triste di Verlaine: Le sanglots longs des violons de l’automne.

E in Normandia, nel D-Day, gli uomini caddero davvero come foglie d'autunno.
Ma non invano.


Foto in alto: Pioppi sulla riva dell'Epte in autunno (1891, Normandia), Claude Monet (Collezione privata)

4 commenti:

  1. La poesia di Verlaine è perfetta. Meglio non saprebbe descrivere non solo una stagione, ma anche una stagione del cuore.
    Chi non piange ricordando qualche giorno antico?

    Un abbraccio, Audrey

    Ps in questo periodo anche la mente ed il cuore sono autunnali

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  2. Dolcissima Audrey,

    quanto hai ragione, e che bel commento! "una stagione del cuore", proprio questo descrive Verlaine.

    E come lui talvolta, "je me souviens/des jours anciens/et je pleure".

    Un abbraccio

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  3. Bellissima la poesia di Verlaine. In effetti sapevo che è stata usata come segnale per lo sbarco in Normadia. Questo particolare me lo disse il maestro alle elementari, unendo una bella poesia alla storia.

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  4. Mica male, caro Waddle, per una scuola elementare ;-)

    Complimenti al Maestro :-)

    Ciao!

    Ps. Scusa il ritardo (un tempo biblico!) nella risposta, ma ho letto solo ora il commento :-(

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