Quest’anno è il secondo millenario della nascita di S. Paolo, e cioè Saulo di Tarso (Cilicia, oggi Turchia), nato intorno all’anno 8 dopo Cristo, ebreo di nascita, greco di cultura e cittadino romano per diritto.
Un uomo ‘universale’, che predicò il vangelo in molte nazioni, fino alla Spagna, e subì il martirio a Roma sotto Nerone. Per la sua fede in Cristo venne decapitato nella Via Ostiense alle Tre Fontane ed è sepolto dove ora sorge la Basilica di S. Paolo fuori le Mura.
In due articoli vorrei descrivere brevemente gli aspetti più significativi dell’opera e del pensiero paolino, perché sul suo conto circolano molte imprecisioni.
Quando si studia un autore o un personaggio, per capirlo bisogna afferrarne i concetti fondamentali.
Quali sono allora gli aspetti fondamentali del pensiero e dell’opera di S. Paolo, che troviamo nelle sue 13 Lettere e negli Atti degli Apostoli?
Paolo afferma anzitutto che la Legge ebraica, fatta di prescrizioni e di divieti, non può essere umanamente rispettata nella sua totalità; e anche se per ipotesi lo fosse, potrebbe diventare fonte di superbia (come a dire: ma bravo che sono; sono in credito con Dio). È stata necessaria in passato, perché ha insegnato verità importanti, come l’unicità di Dio creatore, i 10 comandamenti. Egli la paragona ad un pedagogo che ha portato al vero maestro, Cristo. Con Cristo la legge ebraica ha esaurito il suo compito: “termine della Legge è Cristo” (Lettera ai Romani 10, 4).
Gesù Cristo ci ha liberati dalla Legge, fatta di prescrizioni e di divieti, e ci ha donato lo Spirito di libertà dei figli di Dio: non siamo più sotto la Legge, quindi minorenni; ma siamo diventati adulti, liberi in Cristo, Figlio di Dio, che si è unito a noi nell’umanità.
Perciò “non c’è più giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Lettera ai Gàlati 3, 28). Tutte le vecchie categorie, e cioè popolo eletto e popoli pagani, fedeli e infedeli, cittadini romani e barbari, uomini e donne, liberi e schiavi, sono superate: ora ci sono solo fratelli in Cristo e figli dell’unico Padre.
“Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5, 1).
È evidente che questo messaggio smantellava dal profondo e senza armi i fondamenti dell’imperialismo romano e di ogni altro imperialismo futuro.
Anche da questo si può capire perché Nerone gli fece tagliare la testa.
Da qui anche l’invito alla gioia e alla serenità: “Rallegratevi nel Signore sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini” (Lettera ai Filippesi 4, 4-5).
Non ci sono più cibi mondi e immondi, e neppure la circoncisione; ma tutto è stato restituito alla sua integrità e bellezza da Cristo, nuovo Adamo, liberatore dell’umanità.
“Omnia munda mundis” (Lettera a Tito 1, 15): tutte le cose sono pure per i puri. Non conta ciò che mangiamo o ciò che beviamo, ma ciò che c’è dentro di noi…
Noi oggi, stando comodamente seduti a mangiare e bere qualsiasi cosa, non ci rendiamo conto della novità ‘rivoluzionaria’ anche di questi aspetti di vita pratica: niente circoncisione, niente divieti nei cibi e nelle bevande, tutto lasciato alla libera volontà della persona… Per primo Gesù aveva proclamate monde tutte le cose. Ma l’apostolo Paolo le ha predicate in tutto il mondo allora conosciuto.
S. Agostino, che ha colto il punto fondamentale di S. Paolo, ha riassunto questa libertà assoluta dello spirito con la frase: “Ama e fa’ ciò che vuoi” (ama et fac quod vis).
S. Paolo aveva infatti previsto l’obiezione: allora posso fare ciò che mi pare! Egli dice, nella lettera ai Romani: È lo Spirito di Cristo, effuso nei vostri cuori, che vi ispira e vi guida (5, 5; 8, 14). E lo Spirito non può condurre al peccato o al vizio, ma alle opere di salvezza.
In altri termini: se uno è in Cristo è una creatura nuova, e si lascia trasportare dallo Spirito di lui, e non dai propri capricci. Si tratta non di misurarsi con Dio, di farsi dei crediti nei suoi confronti, ma di lasciarsi guidare da Lui, che nel cuore ci ispira al bene e ci apre all’amore verso gli altri.
E se pecchiamo, e se non ce la facciamo, Paolo ci ricorda che siamo tutti peccatori fin da principio, e che nella sua morte in croce Cristo ha distrutto i nostri peccati, passati e futuri, dandoci la possibilità di rialzarci sempre: "Laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia" (Romani 5, 20). E lo dice uno che era stato un feroce persecutore dei cristiani, ma era stato 'folgorato' da Cristo sulla via di Damasco (Atti, capitoli 9 e 22).
Concludo questo primo articolo con una frase di Paolo (2 Corinzi 5, 14-17) che riassume bene tutto quello che abbiamo detto:
“Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove”.
Foto in alto: "Conversione di S. Paolo" (1601), Caravaggio (Chiesa di S. Maria del Popolo, Roma)
OT: ho trovato un nuovo link per veder la miniatura della Natività, l'ho postato al post "natività della Vergine"
RispondiEliminagrande Kukulkan!
RispondiEliminaHo visto la bellissima miniatura, davvero straordinaria!
Bravo! Come hai fatto a scovarla... :-)
ti devo anche dire che con Google non riuscivo a entrare, mentre ci sono riuscito subito con Yahoo!
Vai a capire questo motori...
Ciao, e grazie ;-)
Si può dire che ci siamo conosciuti grazie a lui!
RispondiElimina;-)
Comunque interessante, mi piace scoprire cose su argomenti che mi sono oscuri.
nulla avviene a caso... ;-)
RispondiEliminaa parte tutto, è proprio grazie a te e al tuo post che mi è venuto in mente di parlare di Paolo di Tarso...
cpme vedi una cosa tira l'altra...
Verrò a fare un commento su quel Risiko... quanto prima ;-)
Grazie, Ciclofrenia!