Come tutti i problemi, anche quello religioso va affrontato con un buon metodo di ricerca, altrimenti si corre il rischio di perdersi in un labirinto inestricabile.
Ce lo ha insegnato Cartesio. Idee chiare e distinte.
Un’idea è chiara quando è immediatamente presente alla mente; un’idea è distinta quando non viene confusa con un’altra.
Si dovranno perciò analizzare per idee chiare e distinte i due aspetti fondamentali della realtà: i dati di ragione e i dati di fatto.
I dati di ragione sono quelli che si fondano sul principio di non contraddizione. Ad esempio, se una cosa è vera, il suo contrario è falso; sullo stesso argomento non possono esistere due verità diverse, o molte verità, ma una sola; e così via.
I dati di fatto sono quelli che vanno verificati nel loro accadere, tenendo conto non solo del principio di non contraddizione, ma anche del principio di ragion sufficiente: un fatto ha una causa che lo deve spiegare.
E veniamo al problema di Dio.
L’uomo si pone questo problema non perché gli è stato ordinato dal medico, ma perché deve spiegare la realtà che lo circonda.
E la ragion sufficiente non può essere una causa interna al mondo, perché anche questa eventuale causa, essendo interna al mondo, avrebbe bisogno di un’altra causa, come tutte le cose che sono nel mondo.
Finché non si ammette una Causa esterna al mondo, che sia assolutamente diversa dal divenire delle cose, che abbia la pienezza dell’Essere nell’eterno presente, la mente umana non trova la ragion sufficiente per spiegare la realtà che lo circonda.
Solo in Dio, trascendente il mondo, eterno nel presente, perfetto nell’essere, può trovare quiete la mente e il cuore dell’uomo.
Il principio di non contraddizione inoltre ci dice che se Dio esiste, è falso che non esista; e viceversa. In altre parole, Dio non può esistere e non esistere contemporaneamente.
Tra il credente e l’ateo, uno dei due sbaglia, e non può darsi un terzo caso. Anche l’agnostico, colui che non si pronunzia sul problema, non sposta di un millimetro la questione: Dio è o non è, anche se uno non riesce o non vuole cercarlo.
Trovo davvero puerile chi ritiene il problema di Dio una questione oziosa, oppure chi addirittura ci ride sopra, come capita di leggere nel web.
Direbbe Pascal: siamo tutti “engagés” (impegnati) in questo problema, perché altrimenti alla fine ci troveremo comunque “o davanti al nulla o a un Dio irritato”.
Meglio dunque non scherzare troppo su questi argomenti, ma iniziare a ragionare seriamente, mettendo da parte pregiudizi o idee preconcette. L'ironia poi, non è proprio il caso.
“Deus non irridetur”. Dio non si fa prendere in giro.
Nel video, un coro amatoriale canta il "Salmo XVIII di Davide", di Benedetto Marcello (1686-1739).
Si tratta di un celebre brano polifonico, che ogni coro che si rispetti ha nel suo repertorio:
"I cieli immensi narrano del grande Iddio la gloria".
Del coro si apprezzi la buona volontà...
C'è chi il problema di Dio non se lo pone affatto, caro amicus.
RispondiEliminaLo so bene, mia cara Stella; ma il problema resta ugualmente ;-)
RispondiEliminaUn po' come quelli che non si pongono mai il problema della morte... ma il problema resta :-(
Qualcuno afferma che l'ignoranza è una gran bella cosa!
RispondiEliminaÈ vero, ma la dotta ignoranza :-)
RispondiEliminaL'ignoranza degli sciocchi invece non è il massimo... ;-)
E se no, cara Stella, il nostro "mestiere" sarebbe inutile... (anzi, per alcuni oggi, dannoso) :-D