lunedì 4 agosto 2008

Pensieri morali (6)

















Tra i ‘pensieri morali’ non può mancare una riflessione sulla morte. Il titolo ‘Memento homo’ (lo dico per coloro che conoscono il latino come io conosco l’inglese) significa ‘Ricordati uomo’, e come si sa, dovremmo ricordare di essere in fin dei conti della polvere.

Per rendere questa riflessione più presentabile (qualcuno toccherà l’hardware del suo pc…), ci aiuta molto il linguaggio italiano antico, che, con il suo frasario lontano dal nostro, dà un tono distaccato, e con un sottile filo di humor, a tutto l’argomento; si tratta in fondo di ‘fermare per un atomo di tempo’ la nostra riflessione su questo tema… Senza sconti, però.
Buona lettura!



Memento homo


Niuno argomento appare tanto duro all’intendimento dell’uomo e tanto poco gradito ai suoi orecchi, quanto il favellar della morte; nondimanco non vi è per certo altro fatto sì indubitabile e fermo, che si debba morire. Non abbisognano quivi doti di profezia o d’altra specie divinatoria, imperocché qualsivoglia persona capace d’intendimento sa per certo che, chi poscia chi pria, chi senescente e chi in giovane etade, chi homo dabbene o invece reo e meschino, ciascuno tuttavia andrà al suo fine.

Bene ha espresso questo fatale approssimarsi all’ultimo istante Seneca morale col dire: Ogni giorno moriamo. Non l’ultima goccia svuota la clessidra, ma tutta l’acqua scorsa dapprima.

Per ciò, o uomini, sia lecito fermare per un atomo di tempo la riflessione su una cosa siffatta, che interessa tutti, che toccherà a ciascheduno e niuno risparmierà.
Non maravigliarti, benevolo lettore, della crudezza di questo mio dire, poiché l’asperità delle parole consegue alla severità dell’argomento.

Osserva piuttosto l’agire sciocco del volgo che, nascondendo a sé medesmo la propria condizione di mortale, si trastulla nei diletti o si affatica nell’accumulare ricchezze, senza il menomo pensiero a ciò che l’attende doppo questa fuggevole vita, se il nulla etterno o un Dio irato, giusta la pensata di Pascal giansenista.

Apprestiamoci invece ad un’opera degna della nostra umana sapienza che, pur difettosa e inferma, nondimanco sa pervenire a mirabili conquiste, come ammonisce il Filosofo: Non dovete dare ascolto a coloro che consigliano all’uomo, perché mortale, di limitarsi a pensare cose umane e mortali; al contrario, per quanto si puote, bisogna comportarsi da immortali, secondo la parte divina che è in noi.

Decidiamoci dunque a seguire con virtuosa fermezza ciò che il lume della ragione asserisce nell’animo nostro: esservi un Dio eterno e giusto, con il quale avremo da ultimo a fare i conti.
E poiché l’umana pigrizia nelle faccende spirituali è assai grande, sarà bene svegliarsi da questo sonno accidioso in tempo, piuttosto che destarsi in luogo di pena e di tormento nell’etternità.


Nella foto in alto: "Il trionfo della morte" (1562), Bruegel il Vecchio (Museo del Prado, Madrid)

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