martedì 14 ottobre 2008

Il bello, il brutto e... Benedetto Croce




Un grande contributo per capire ciò che è bello e ciò che non lo è, in ogni forma espressiva, ci viene da Benedetto Croce. Il suo pensiero, dopo quello di Aristotele, appare il più geniale ed anche il più utile per educare al gusto del bello.
Per illustrare l’estetica di Croce non comincerò dal suo pensiero filosofico, come normalmente viene fatto; ma partirò da alcune sue riflessioni immediatamente comprensibili, per giungere a definizioni più generali.

1. Ognuno di noi si accorge che quando parla e tratta di argomenti che conosce bene e lo appassionano, le parole fluiscono quasi spontaneamente a illustrare concetti che sono ben chiari e vivi nella mente. Insieme ai concetti, anche le relazioni logiche vengono espresse con grande proprietà, in un frasario ben articolato ed efficace, grammaticalmente corretto.
Al contrario, quando dobbiamo affrontare argomenti di cui non possediamo completa cognizione o di fronte ai quali proviamo poco interesse, il discorso diventa faticoso e si stenta a trovare parole appropriate. Anche i periodi si fanno involuti o sgrammaticati.

Ecco quindi la prima conclusione. Forma e contenuto di un argomento o di un’opera qualunque non sono separabili; e una forma espressiva sarà efficace, ben articolata e corretta (perciò bella) quando il contenuto di idee in noi è chiaro, vivo e ben organizzato.

Se uno dicesse: Ho delle idee in testa, ma non le so esprimere, Croce risponderebbe: Non le sai esprimere perché non le hai ben chiare in testa. Se uno studente dicesse: Il professore conosce la materia, ma non la sa spiegare, Croce direbbe: Quel professore non sa spiegare la materia perché non la conosce bene; magari non ha appprofondito le strutture e le connessioni logiche, o forse ha una preparazione lacunosa. Se uno conosce bene una cosa, trova sempre il modo di farsi capire correttamente; l’espressione comprensibile dei concetti è la misura di quanto sono chiari dentro di noi. Un appassionato di Internet riuscirà senz’altro a fare un tutorial perfetto, in poco tempo e in modo piacevole. Cosa che io non potrei fare mai…

2. Che cos’è allora un’opera d’arte? Si ha un’opera d’arte quando il contenuto, che l’autore vuole comunicare, è così vivo, potente, efficace che non può che esprimersi in una forma espressiva altrettanto viva, efficace e convincente. In altri termini, è un’idea brillante e geniale, che si fa sempre più chiara nella mente dell’artista e alla fine, quando è pienamente matura, si sprigiona quasi per forza propria (la famosa ispirazione!) in una forma brillante e geniale.
Quando Michelangelo si poneva davanti a un masso di marmo di Carrara, cominciava subito a vedervi dentro muscoli, nervature, atteggiamenti, figure, che poi egli “liberava dalla prigionia del marmo” con lo scalpello.
Le sue sculture incompiute (i Prigioni ad esempio) danno proprio questo senso di liberazione dalla prigionia della materia.

3. Ciò che distingue l’opera d’arte da ogni altra forma dello spirito umano è il modo di esprimersi.
Mentre il filosofo per esprimere la realtà del mondo usa forme astratte e universali (i concetti), l’artista esprime la realtà universale per mezzo di forme individuali, singolari (le intuizioni). Questo è un aspetto fondamentale che, in parte, collega l’estetica crociana all’estetica classica.
In altri termini, il filosofo si esprime per concetti astratti: forma e contenuto sono perciò universali. L’artista invece esprime ugualmente idee universali, ma per mezzo di una forma individuale, sensibile, concreta, che può essere un disegno, una poesia, un romanzo, una scultura… Il tutto in un frammento: questa è la caratteristica dell’opera d’arte.

Per fare qualche esempio; quando Leopardi parla dell’amore (concetto universale) non fa una dissertazione filosofica, ma ci presenta il suo amore per Silvia; Silvia esprime meglio di concetti astratti il significato dell’amore giovanile: “lingua mortal non dice, quel ch’io sentiva in seno”. E ancora, quando vuole esprimere l’illusione della gioia e la realtà del dolore, non fa una descrizione sistematica alla Schopenhauer, ma descrive Il sabato del villaggio: “la donzelletta vien dalla campagna…" tutti gioiosi in attesa della domenica; ma poi tornerà la noia del lunedì.

La grandezza dell’artista sta tutta qui: quando riesce a esprimere nella singolarità della sua esperienza e delle sue immagini l’universalità dei sentimenti umani.

Foto in alto: I Prigioni: Atlante (1530 ca), Michelangelo, Galleria dell'Accademia (Firenze)

2 commenti:

  1. Insomma non basta dire: " Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace " vero?

    Sul concetto non sono del tutto d'accordo, credo che esistano comunque persone che non sappiano esprimere appropriatamente idee o concetti che sono chiarissimi per loro, perchè possono avere dei problemi legati all'espressione in sè oppure al linguaggio da usare. Lo stesso per l'arte, non sempre il linguaggio dell'espressione è universale.
    Certamente Michelangelo ha espresso la sua arte con un linguaggio che oggi è quasi del tutto universale, però qualche difficoltà di comprensione potrebbe provarla che ne so un primitivo che ha vissuto isolato per tutta la sua vita.
    Quello che voglio dire è che l'arte nella storia dell'uomo ha avuto momenti diversi di espressione, alti o bassi che dir si voglia, non esiste un'arte sola, non esiste un'unica strada, esistono molte possibilità e percorsi...... per niente oggi l'evoluzione artistica porta all'astrattismo, al decostruttivismo, al simbolismo, insomma ad espressioni che forse rimarranno nella storia.... meno di Michelangelo.... può essere, ma saranno espressione di arte dei nostri tempi, dove il buon Bonarroti non ci ha niente a che fare.

    Ciao Amicus, bel post, sempre stimolante

    venezianamente Ross

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  2. Carissima Ross,
    è un grande piacere ritrovarti qui :-)
    E che cosa c'è di più bello che discutere di ... bellezza? ;-)

    Quando Croce parla di espressione non si riferisce solo all'espressione parlata o scritta; si riferisce a ogni forma espressiva: pittorica, musicale, plastica, architettonica, etc. Uno può avere difficoltà linguistiche, ma essere padrone assoluto della grafica pittorica..
    Io però, nell'esempio, ho ristretto il campo a due categorie di persone tra loro collegate: lo studente e l'insegnante. In tutti e due i casi, se ci sono lacune espressive, NORMALMENTE è perché ci sono lacune cognitive sugli argomenti oggetto di studio (gli aspetti psicologici, tipo timidezza, etc., ovviamente non vengono presi in considerazione. si dà per scontato un rapporto sereno).

    Sul linguaggio universale dell'arte ho trattato soprattutto nel primo post, quando ho parlato dell'arte classica e della ricerca dei canoni estetici.
    È indiscutibile che ogni popolo, per la sua cultura e le sue tradizioni, abbia anche una sua sensibilità artistica; ma nel mondo di oggi, del villaggio globale, i canoni classici, che si fondano su oggettivi 'universali' (proporzione, simmetria, armonia), vengono APPRESI come si apprende la matematica, o le scienze, poiché sono fatti 'oggettivi'.
    La dimostrazione che questo è vero ci viene dal Giappone e dalla Cina, i popoli più 'distanti' culturalmente da noi. Eppure ora apprezzano anche la nostra musica classica, e perfino l'opera lirica (non parliamo dei nostri monumenti...) Tu che sei di Venezia ne sai qualcosa... (non vanno certo a vedere.. Mestre) :-D

    Per quanto riguarda l'arte moderna e contemporanea ho scritto il secondo post sull'argomento. È nata come ampliamento del concetto di imitazione della natura (impressionismo). In questo caso si esprime anzitutto il proprio mondo interiore, l'io dell'artista, che proietta nella realtà esteriore, piegandola a se stesso, i propri sentimenti, i sogni e i deliri..
    L'Urlo di Munch, il Guernica di Picasso, I Carmina Burana (O Fortuna) di Orff, i volti-maschera di Modigliani, l'Ulisse di Joyce, i prodotti di largo consumo trasfigurati di Andy Wharol esprimono bene il dramma, la violenza, la paura, la voglia di vivere unita al vuoto interiore dell'uomo/donna di oggi, la banalità quotidiana e il consumismo esasperante.

    A me l'arte moderna in genere piace, come quella barocca, quella rinascimentale, quella medievale, quella classica, quella primitiva. Insomma, TUTTA. Ogni tempo esprime la sua sensibilità.
    Ma come nel passato non tutti erano geni o artisti (c'erano anche imbrattamuri e musicanti da strapazzo), così anche oggi molti non valgono nulla; altri invece sono dei grandi, e anche dei geni.
    Certo non sempre è facile distinguerli. Ma il tempo e lo studio sono selettivi...

    E benché Croce non apprezzasse l'arte moderna, tuttavia il suo criterio estetico vale anche per essa: se un artista ha una potente e chiara intuizione del suo mondo interiore, prima o poi trova il modo e la forma adatta per esprimerla: sarà una forma musicale, una poesia, un design, una struttura, una pittura surrealista, espressionista, astratta (Klee!)... ma certamente sarà bella.

    E Michelangelo, che nelle sue ultime sculture sembra uno scultore più moderno di Medardo Rosso o di Artuto Martini (l'hai presente la Pietà Rondanini?) apprezzerebbe certamente.

    Ciao! e grazie delle tue osservazioni ( e dei tuoi complimenti) ;-)

    Antonio

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