sabato 4 ottobre 2008

Bello è ciò che piace; o no? (1)


Bello è ciò che piace. Sui gusti non si discute. La bellezza è soggettiva…

Molte volte non ci si trova d’accordo neppure sulle verità scientifiche o sui grandi valori etici, figuriamoci su argomenti così personali come il bello e il brutto. A uno piace il Manzoni, un altro lo odia; c’è chi ammira Picasso e chi lo rifiuta a priori; chi ama la musica classica, chi l’hard rock; chi preferisce le bionde, chi le brune…

Parlare di valori estetici validi per tutti, o per la maggior parte delle persone, sembrerebbe dunque un’impresa disperata. Mission: impossible.

Eppure c’è chi ci ha provato, a definire cosa è bello e cosa è brutto esteticamente, e a fissarne le regole fondamentali.

Nell’antichità Aristotele è stato colui che ha dato il contributo più geniale.
Nel prossimo post presenterò l'estetica di Benedetto Croce, che grande importanza ha avuto nella cultura contemporanea.

Per Aristotele l’arte è imitazione della natura. Dunque il vero artista, per fare un’opera bella, dovrà imitare la natura. Ma non deve essere un’imitazione qualunque. Deve essere un’imitazione secondo leggi e modelli ‘universali’ presenti nella natura stessa e che vanno scoperti: un’imitazione secondo cànoni.

Farò un esempio. L’uomo è tanto alto, quanto esteso; cioè l’altezza da capo a piedi è normalmente uguale alla misura che va dalla punta delle dita di una mano a quelle dell’altra, in posizione estesa. L’uomo vitruviano è un altro esempio di proporzioni: l’uomo è inscrivibile in un cerchio, di cui il centro è l’ombelico.
Ecco perché l’ombelico è sinonimo di centralità: l’ombelico del mondo di Jovanotti...

Uno scultore, se vuole eseguire una statua, dovrà perciò rispettare queste regole, questi canoni estetici; in questo modo non scolpirà una persona, ma un modello di persona, un ‘universale’, che ognuno potrà comprendere, perché corrispondente al disegno universale della natura.
Da qui il fascino e la comprensione immediata di queste sculture classiche, perfettamente proporzionate: la Venere di Milo, la Nike di Samotracia, il discobolo di Mirone, i bronzi di Riace…

Nel mondo reale, una persona sarà considerata bella quanto più si avvicina a quelle proporzioni ideali volute dalla natura e percepite dall’essere umano. In più, per Aristotele e per tutta la classicità, la bellezza fisica non può mai essere disgiunta dai valori morali: bello e buono devono andare insieme, per avere la vera bellezza della persona.

E qui giungiamo al terzo aspetto che Aristotele rileva: l’opera d’arte ha un significato liberatorio, catartico. Di fronte alla poesia (Aristotele si riferiva soprattutto alla tragedia greca) l’animo deve sentirsi liberato dal male, purificato. Possiamo estendere questo concetto a tutta l’arte, dicendo che per gli antichi un’opera artistica non era mai una pura contemplazione estetica, e meno ancora un oggetto di interesse consumistico; ma aveva un significato morale, religioso.

Nel bello e nel tragico, nella musica e nella danza, l’essere umano rendeva onore alla divinità, purificando se stesso e disponendosi a vivere più serenamente in questo mondo terreno, immagine di un mondo ideale perfetto.


Nella foto in alto: L'uomo vitruviano (1490), Leonardo da Vinci (Galleria dell'Accademia, Venezia)

2 commenti:

  1. Riguardo all'arte, premettendo che m'intendo assai poco, e si capirà dal seguito del commento,
    uso sempre questo parametro di giudizio "mi metterei a casa questo quadro??"
    La maggior parte delle risposte corrisponde a d un "NO". Come lo dovrei interpretare?

    "Bello", per me, è ciò che amo.

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  2. Come metro di giudizio mi sembra ottimo! (chi si porterebbe a casa un quadro che non gradisce?) :-)

    Tuttavia il gusto artistico può (e a mio parere, deve) essere educato. Il mondo classico affascina perché ha colto un aspetto 'ideale' (universale) della figura, che corrisponde a regole tipiche della natura: l'armonia delle forme, la simmetria, la misura. Ti porteresti a casa la Venere di Milo? o il David di Michelangelo? (che risponde ai criteri della classicità, superandoli anche).

    L'arte moderna non segue più, in molto casi, queste 'regole'. Per questo lascia perplessi.
    Ma di questo (e di altro ancora) parlerò nel prossimo post ;-)

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