mercoledì 3 marzo 2010

Musica e poesia 2. Zefiro torna



Con il mese di marzo torna la bella stagione; così ci auguriamo.

Ieri abbiamo evocato la primavera con “I giardini di marzo” di Mogol e Battisti.

Oggi proponiamo lo stesso tema, ma con lo splendore della polifonia cinquecentesca:

"Zefiro torna”, un madrigale a quattro voci miste (soprani, contralti, tenori, bassi).

Grande il musicista, Luca Marenzio (1553-1599), uno dei più raffinati polifonisti rinascimentali.

Il "paroliere" è un poeta d’eccezione, Francesco Petrarca, che non ha bisogno di presentazione.

Il cantore di Laura, in questo celebre sonetto, n. 310 del suo Canzoniere, descrive il ritorno del vento primaverile, Zefiro, che riporta il bel tempo. Tornano a far sentire la loro voce la rondine (Progne) e l’usignolo (Filomena). Nel cielo splendono Giove e Venere, e l’amore coinvolge tutti gli esseri animati.
Ma tutto ciò è motivo di tristezza per il poeta, che ha perduto la sua amata e si è portata via le chiavi del suo cuore, che così rimane chiuso ad ogni altro sentimento gioioso.

Stupendo il sonetto, e perfettamente adeguata la musica di Marenzio.

Infatti nella prima parte del madrigale l’arrivo della primavera è sottolineato dal gioioso rincorrersi o sostare delle voci e da sonorità luminose.

Con le parole “Ma per me lasso”, che segnano l’inizio della seconda parte, l’atmosfera cambia completamente. Il tono si fa mesto e dolente, appena spezzato dal movimento delle parti in “cantar augelletti e fiorir piagge”.
Ma è una vivacità malinconica; la bellezza del quadro primaverile è velata dalla tristezza del cuore.

Un capolavoro di polifonia.

Il coro che lo esegue è piuttosto modesto e riesce solo in parte a esprimere e far gustare le ricchezze di questa celebre partitura.

Accontentiamoci di quello che passa youtube.


Zephiro torna, e 'l bel tempo rimena,
e i fiori e l'erbe, sua dolce famiglia,
et garrir Progne et pianger Philomena,
et primavera candida e vermiglia.

Ridono i prati, e 'l ciel si rasserena;
Giove s'allegra di mirar sua figlia;
l'aria e l'acqua e la terra è d'amor piena;
ogni animal d'amar si riconsiglia.

Ma per me, lasso, tornano i più gravi
sospiri, che del cor profondo tragge
quella ch'al ciel se ne portò le chiavi;

e cantar augelletti, e fiorir piagge,
e 'n belle donne oneste atti soavi
sono un deserto, e fere aspre e selvagge.

(F. Petrarca)

2 commenti:

  1. Celebrare il mese di marzo con la musica è soave.

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  2. In effetti, marzo è un mese che infonde speranza e desiderio di ripresa.
    La musica in questo ci aiuta...

    Grazie, carissima Stella (devi essere un tipo davvero speciale, leggendo i post - e i commenti - nel tuo blog) :-))

    Ciao!

    RispondiElimina