Vista la buona accoglienza al post introduttivo, proseguo col proporre in antica lingua italiana il primo argomento di riflessione: la morale sessuale.
Maschio e femmina li creò
Imperciocché [poiché] l’uomo e la donna hanno avuto in sorte strumenti tali che ciò che manca all’una parte pare compensato dall’altra, conviensi, come ha scritto il divino Platone, che amendue [ambedue] si ricerchino e si ritrovino, al fine di ricondurre le proprie membra in quella naturale unione che ogni desiderio acquieta.
Et invero la nostra stessa esperienzia ci dice quanto sia difficile vivere senza conoscere donna alcuna, poiché ciò che la natura ha dato nessuno può togliere, o per dirla alla maniera latina quod natura dederat nemo tollere poterat. Lo stesso si dica per la femmina, la cui virginal continenza appare oggimai cosa rara et preziosa.
L’istoria umana adunque non può dirsi solamente istoria della lotta di classe, come vuole Marx todisco, né pure istoria delle idee, come insegna magister Hegel. Simili giudizi attengono per solito alle pubbliche dissertazioni della schola e della politica.
Esiste però eziandio [anche] una lotta meno saputa ma parimenti reale, fatta di fatiche e travagli amorosi, con insidie, pugne, vittorie et sconfitte, eguali al De bello Gallico, Civili, Punico, et Peloponnesiaco; talvolta in campi aperti, ma più sovente in luoghi angusti e secreti; pugne tutte mondiali, che si combattono non per sette, trenta ovvero cento anni, quale la più lunga appare dai libri, ma da sempre et per sempre.
L’uomo e la donna, senza corazza o vestimento bellico, ma del tutto dispogliati, e armati solamente di ciò che la sorte ha variamente distribuito ai due ordini, si azzuffano in singolare tenzone che alla fine dovrebbe lasciare amendue vincitori et vinti.
E come nella storia pubblica si suole distinguere et enumerare due epoche, quella antica e quella moderna, altresì può dirsi per l’istoria amorosa.
Vi fu un tempo in cui l’uomo, aduso a menare la spada di giorno, parimenti in tempore pacis [in tempo di pace] menava il gladio notturno di contro la sposa fedele, che niuna resistenza poteva contro tanto assalitore, espugnatore di città e castella.
Oggi die, persa la dimestichezza con le armi, l’uomo appare pavido e scialbo, mentre le femmine son divenute ardimentose e provocanti; in guisa tale che queste si sono rivestite di caratteri e costumi mascolini, e li homini per contro li vedi portare capelli disciolti e variopinti, orecchini, monili et altre robbe, che faceano un dì ornamento alle membra muliebri.
E come è infiacchito l’aspetto esteriore, sì pure è scomparso il vigore dei lombi; laonde producono scarsa progenie e sembrano simiglianti ad alberi fronzuti, pieni di inutili foglie, ma senza frutto veruno, né pure capaci di sostentare un foco robustoso.
Orsù dunque, homini e donne, ritornate a ciò che la natura vi ha donato di proprio, a ciò che il Signore Iddio ha insinuato nella vostra coscienza! Ritorni la fedeltà coniugale e la giovanile continenza. Scompaiano gli usi disordinati. Per quanto umanamente si puote.
Maschio e femmina li creò
Imperciocché [poiché] l’uomo e la donna hanno avuto in sorte strumenti tali che ciò che manca all’una parte pare compensato dall’altra, conviensi, come ha scritto il divino Platone, che amendue [ambedue] si ricerchino e si ritrovino, al fine di ricondurre le proprie membra in quella naturale unione che ogni desiderio acquieta.
Et invero la nostra stessa esperienzia ci dice quanto sia difficile vivere senza conoscere donna alcuna, poiché ciò che la natura ha dato nessuno può togliere, o per dirla alla maniera latina quod natura dederat nemo tollere poterat. Lo stesso si dica per la femmina, la cui virginal continenza appare oggimai cosa rara et preziosa.
L’istoria umana adunque non può dirsi solamente istoria della lotta di classe, come vuole Marx todisco, né pure istoria delle idee, come insegna magister Hegel. Simili giudizi attengono per solito alle pubbliche dissertazioni della schola e della politica.
Esiste però eziandio [anche] una lotta meno saputa ma parimenti reale, fatta di fatiche e travagli amorosi, con insidie, pugne, vittorie et sconfitte, eguali al De bello Gallico, Civili, Punico, et Peloponnesiaco; talvolta in campi aperti, ma più sovente in luoghi angusti e secreti; pugne tutte mondiali, che si combattono non per sette, trenta ovvero cento anni, quale la più lunga appare dai libri, ma da sempre et per sempre.
L’uomo e la donna, senza corazza o vestimento bellico, ma del tutto dispogliati, e armati solamente di ciò che la sorte ha variamente distribuito ai due ordini, si azzuffano in singolare tenzone che alla fine dovrebbe lasciare amendue vincitori et vinti.
E come nella storia pubblica si suole distinguere et enumerare due epoche, quella antica e quella moderna, altresì può dirsi per l’istoria amorosa.
Vi fu un tempo in cui l’uomo, aduso a menare la spada di giorno, parimenti in tempore pacis [in tempo di pace] menava il gladio notturno di contro la sposa fedele, che niuna resistenza poteva contro tanto assalitore, espugnatore di città e castella.
Oggi die, persa la dimestichezza con le armi, l’uomo appare pavido e scialbo, mentre le femmine son divenute ardimentose e provocanti; in guisa tale che queste si sono rivestite di caratteri e costumi mascolini, e li homini per contro li vedi portare capelli disciolti e variopinti, orecchini, monili et altre robbe, che faceano un dì ornamento alle membra muliebri.
E come è infiacchito l’aspetto esteriore, sì pure è scomparso il vigore dei lombi; laonde producono scarsa progenie e sembrano simiglianti ad alberi fronzuti, pieni di inutili foglie, ma senza frutto veruno, né pure capaci di sostentare un foco robustoso.
Orsù dunque, homini e donne, ritornate a ciò che la natura vi ha donato di proprio, a ciò che il Signore Iddio ha insinuato nella vostra coscienza! Ritorni la fedeltà coniugale e la giovanile continenza. Scompaiano gli usi disordinati. Per quanto umanamente si puote.
Foto in alto: "Adamo ed Eva" (1186), Bonanno Pisano (Portale del Duomo di Monreale)
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