venerdì 2 maggio 2008

Lentamente muore... (o serenamente vive?)

La nota poesia ‘Lentamente muore’ è stata per errore attribuita a Neruda, mentre sembra opera della scrittrice brasiliana Martha Medeiros.
Lo scritto ha avuto un grande momento di celebrità quando Clemente Mastella lo ha citato (cadendo anch’egli nella gaffe di attribuirlo a Neruda), durante la sua dichiarazione di voto di sfiducia al governo Prodi.
È una poesia in cui, con frasi un po’ retoriche (ma con qualche spunto interessante), viene criticata la vita abitudinaria ed esaltata una vita all’insegna delle nuove esperienze, della fantasia, della creatività.
In particolare mi hanno colpito alcune frasi, che qui riporto (la poesia può essere letta in Internet):

“Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine... chi non cambia la marca o il colore dei vestiti"
“Lentamente muore chi evita una passione, chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i”
“Lentamente muore chi non capovolge il tavolo… chi non rischia la certezza per l’incertezza”
“Evitiamo la morte a piccole dosi”.

Ho voluto rispondere a questa poesia con un elogio dell’abitudine (Erasmo ha scritto l’elogio della pazzia…!) L’abitudine può sembrare una parola fuori moda; dà un senso di noia, di morte lenta, appunto. In realtà gran parte della nostra vita è fatta di abitudini (habitus), che nel bene e nel male ci guidano come una seconda natura. Un habitus positivo (basti pensare a chi non fuma…) non è un condizionamento, ma una liberazione. Per questo, senza rinunciare a momenti creativi e a voli pindarici, non cadiamo nella retorica della novità ad ogni costo.


Serenamente vive


Serenamente vive
chi ha appreso delle buone abitudini
e cerca di non perderle.


Serenamente vive
chi ha imparato le regole della grammatica
e sa mettere i punti e le virgole dove occorrono
per non essere frainteso.


Serenamente vive
chi custodisce nel suo cuore sentimenti così grandi
che vincono sempre la concorrenza
dei sentimenti meschini.


Serenamente vive
chi ha trovato un solido tavolo
da lavoro
e non lo abbandona
per un tavolino traballante.


Serenamente vive
chi indossa un vestito qualunque
ma che profumi di bucato.


Serenamente vive
chi sa che l’eccezione conferma la regola;
ma tu cerca di sostenere la regola
e la regola ti sosterrà.


La vita va gustata a piccole dosi
giorno per giorno;
ma come in ogni ricetta
bisogna saper rispettare
gli orari.

8 commenti:

  1. che bella riflessione!
    Riposante e serena!

    Mi hai fatto venire in mente Girolama del "Miguel Manara" di Milosz che cito a memoria:"Non rimproveratemi la mia gioia perchè non trascuro nessuno dei miei doveri".

    Comunque l'abitudine buona non mette totalmente al riparo dalle spiacevoli sorprese: come giustamente si dice anche nei "Dialoghi delle carmelitane" di Bernanos (che cito semopre a memoria e spero di essere fedele all'originale.. comunque il succo è quello!) "E' la regola che ci custodisce, ma noi dobbiamo custodire la regola".

    Insomma l'abitudine è certamente un aiuto grande, ma la libertà deve essere sempre vigile.

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  2. Carissima Anna,

    ti ringrazio di questo bel commento :-)

    Ti ricordo che quella frase che tu hai citato, dai Dialoghi delle carmelitane, è in effetti la medesima che anch'io ho messo nella mia riflessione (ma che intuito!).

    In effetti, sia la tua citazione che la mia sono la traduzione della frase latina: "Serva ordinem et ordo servabit te" (conserva la regola e la regola ti conserverà) che è tipica di tutti i monasteri.

    Ciao!

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  3. " serenamente si vive" nel tuo blog, caro Amicusplato! Tu e Anna fate delle riflessioni profonde, a volte geniali, mi piace stare in vostra compagnia per bearmi dell'abitudine del quotidiano; spazio e tempo dove è presente l'eterno. Non c'è noia se si è coscienti che qui ed ora si tocca un lembo della Sua Presenza. Un saluto affettuoso!

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  4. Ciao Amicus :-),
    sull'abitudine come spesso accade..In medio stat virtus.
    La poesia attribuita a Neruda, erroneamente, è davvero retorica e una bella accozzaglia di luoghi comuni, però effettivamente anche farsi guidare sempre dall'abitudine alla lunga logora e ci imbalsama in situazioni congelanti.
    L'ho scritto anche nel primo post del nuovo blog che ho aperto.
    Non so quanto durerà questo blog..e perchè dovrei saperlo? C'è gente che ha blog da tempo immemorabile e ha intenzione di conservarli nei secoli immutabili..Ecche @@!!!!
    la vita è fatta di momenti, diversi, estremamente diversi tra di loro, non sempre per volontà nostra, bisogna avere forza, volontà e flessibilità mentale per affrontarli...
    Un caro ed affettuoso saluto, Audrey

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  5. Carissima Ruth,

    ti ringrazio delle belle parole del tuo commento. Spero che in seguito tu non rimanga delusa...
    Ho visto il tuo blog; è pieno di cose belle (ti piace anche il gregoriano).
    Complimenti!

    Un saluto affettuoso anche a te :-)
    Ciao!

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  6. Ciao, carissima Audrey!

    dovrebbe essere chiaro che la mia contro-poesia è una antiretorica difesa della vita quotidiana e degli habitus, di aristotelica memoria, of course.
    Come hai già detto, è evidente che il giusto sta nel mezzo, nel saper coniugare realtà e fantasia, buone abitudini e creatività, mano destra e mano mancina...
    È la stucchevole novità per la novità che ho voluto criticare; e al tempo stesso ricordare il grande valore di un sano habitus, anche nella pedagogia scolastica.

    Non sapevo del tuo nuovo sito. Ora vado subito a controllare... :-) Sarà certamente interessante, of course ;-)

    Un abbraccio!

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  7. Ciao Amicus.
    Ho letto con interesse il tuo post, ma mi sento più attratto dai versi di Martha Medeiros. Anzi ti propongo qui una poesia che gli si avvicina molto:

    Prigione

    Vivere una sola vita
    in una sola città,
    in un solo paese,
    in un solo universo,
    vivere in un solo mondo
    è prigione.

    Amare un solo amico
    un solo padre
    una sola madre
    una sola famiglia
    amare una sola persona
    è prigione

    Conoscere una sola lingua
    un solo lavoro
    un solo costume
    una sola civiltà
    conoscere una sola logica
    è prigione.

    Avere un solo corpo
    un solo pensiero
    una sola conoscenza
    una sola essenza
    avere un solo essere
    é prigione

    "Ndjock Ngana - Poeta camerunense"

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  8. Carissimo Gianni,

    la libertà è ciò che ognuno di noi sente come bene supremo!
    Eppure, come Erasmo ha fatto l'elogio della follia, occorre fare un elogio anche della vita razionale.
    Tu sei un esperto di informatica; lo vorrei essere anch'io, ma talvolta non riesco neppure a rispondere a un commento nel mio modesto blog...! Ci sono delle procedure, degli algoritmi, etc., etc., etc.
    È giusto dare spazio alla fantasia (I giardini di marzo è la mia canzone preferita), desiderare una vita creativa... Ma senza quegli algoritmi, senza quella logica così poco retorica non saremmo qui a dialogare...
    E apprezzo quella poesia che hai riportato, e alcune parti di quella che io ho riferito; anche se ambedue mi sembrano un po' retoriche (ma i giovani lo sono..).
    Ma non è vero, a mio parere, che lentamente muore chi ha una vita 'normale'.
    Importante che nella normalità ci sia ciò che si ama.

    Grazie del tuo ricchissimo commento!
    Ciao!

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