martedì 13 maggio 2008

Dacci oggi il nostro post quotidiano


Nella vita di tutti i giorni si ha a che fare sempre con persone faccia a vista. Fino a pochi mesi fa non avevo alcuna esperienza di cosa fosse un social network o una community virtuale.

Parli, ma non vedi; scrivi, e non sai a chi; digiti ‘caro amico’ e ti risponde piccata una pulzella; commenti con un deferente lei, e subito sei invitato a un più cordiale tu. Aspetti che qualcuno ti dica grazie, e arriva invece una gomitata nel petto che ti spinge indietro.

I nick e gli avatar, in questa specie di manicomio condominiale, mi hanno subito affascinato. Nella loro quasi sempre simbolica combinazione mi sono sembrati la quintessenza di una personalità, il distillato di un pensiero. Poi ho visto che spesso rimandano a dei bellissimi siti, con nome, cognome, fotografie, stato di famiglia, vita e miracoli (la morte lasciamola stare), numero telefonico...
Allora il fascino del piccolo nick si è ridotto alla poesia che ti ispira un francobollo postale.

La vita nel villaggio è simile a quella di un’assemblea studentesca, o se volete di un collegio di docenti, dove uno parla, pochi ascoltano, altri chiacchierano tra di loro, molti leggono il giornale, e alla fine tutti alzano o abbassano la mano, magari senza aver sentito un tubo. Si fanno però anche simpatici incontri, di ogni tipo, perché le idee sono tutte rappresentate; un mondo multiculturale (insomma…)

Ma qui la vita sembra soprattutto una lotta per la sopravvivenza. Chi mette in dubbio (io, per esempio) la validità assoluta del darwinismo come selezione naturale, vada a postare in questi siti. La selezione è proprio inesorabile, implacabile; sopravvive il più dotato, pardon, il più votato. E, come vuole Darwin, è solo il caso il regista assoluto. Ma il neodarwinismo sostiene invece che il caso viene corretto da un certo finalismo, che elimina questo, ma non quello. Chissa chi ha ragione?

Nonostante tutto, io come Candido di Voltaire, non ho perso la fiducia nell’agire umano e cercherò di 'coltivare il nostro giardino' del social network di cui faccio parte, producendo cavoli vari e qualche post, per smentire se non altro chi mi vuol far discendere da un babbuino.


Foto in alto: "I girasoli" (1888), Vincent Van Gogh (Neue Pinakothek, Monaco di Baviera)

7 commenti:

  1. E' talmente bella che ho riportato il tuo post anche sul nostro blog...

    In merito alla tua riflessione sui nick, ti svelo un piccolo mistero, dato che non ho molta fantasia e sono un programmatore, quando mi sono per così dire "nickkato" stavo scrivendo un programma, e ho messo il nome di una variabile...(Status del campo M)... :-)

    Un saluto cordiale...

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  2. È un vero scoop! Svelato il mistero del nick di Mstatus! :-D
    Dovrò fare prima o poi un post poetico per questo... ;-)

    Si conferma il fatto che nel nick c'è un po' della personalità dell'utente.
    Nomen omen: il nome è un augurio, un programma, appunto :-)
    Grazie del link!
    Ciao!

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  3. Caro Antonio, preferisco commentare seriamente qui sul tuo blog, perchè già ho fatto troppe polemiche pubbliche su un certo aggregatore, e quindi preferisco questa appartata sede.
    Come ebbi già modo di scrivere, il web è un agorà, molti arrivano, molti partono, qualcuno si sofferma a parlare con altri, si formano capannelli. Alcune volte le affinità che hai fiutato funzionano, altre no.
    Alcune volte la gente è leale, altre volte incarna le "piccole iene" a cui dedicai tempo fa un mio post.
    Ci sono persone che nel virtuale sono esattamente come nel "live", altre che si trasformano, facendo apparire, in confronto, il dr. Jeckyll e mr Hyde dei dilettanti.
    C'è chi sfoga le proprie insicurezze, chi le proprie frustrazioni, che esagera le proprie caratteristiche (per es. il narcisismo ed l'egocentresmo) fino all'essere ridicolo/a.
    Altre persone, invece, SEMPLICEMENTE riescono ad esprimere le proprie idee, le proprie opinioni in maniera più chiara, fluida e visibile di quanto riuscirebbero a farlo nella vita "live".
    Io credo che SEMPLICEMENTE per questi vale la pena continuare.
    Un abbraccio, Audrey
    Ps ripensandoci posterò anche su ZIKZAK il commento, senza la prima parte però. Suo meccanismi farlocchi degli aggregatori..ho già dato :-)

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  4. Carissima Audrey, per commentare questo tuo commento (gioco di parole voluto..., non c'è da replicare, qui) ho messo la musica di Pachelbel (Ciaccona) perché mi aiuta a riflettere meglio... :-)
    Mi fa piacere che questo mio piccolo angolo di web sia il luogo dove tu hai voluto parlare della tua esperienza internettiana ;-)
    Sì, anch'io penso come te: ci sono persone che si servono degli aggregatori per scaricare le loro frustrazioni a scapito di altri; e ci sono persone che cercano di proporre le loro idee, o di discuterle, semplicemente, per amore della verità, o di quella che uno crede la verità, anche se provvisoria... e comunque sempre nel rispetto di quella altrui.
    Per questo vale la pena di continuare, finché è possibile...
    Un abbraccio forte :-)
    Antonio

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  5. Ma io, carissima Lisa, non ho niente contro i babbuini; penso che tutti i primati derivino da precedenti esseri, fino a un big bang iniziale... :-)
    Io amo la scienza, e il big bang è stato ipotizzato da Lamaitre, un abate cattolico belga nel 1927... ;-) Sai anche che chi ha per primo teorizzato la teoria eliocentrica è un altro ecclesiastico cattolico, Nicolò Copernico, nel 1543, quasi 100 anni prima dell'infortunio con il cattolicissimo Galileo di qualche sciocco teologo del S. Uffizio.
    Io volevo semplicemente dire che, nonostante tutti i suoi sforzi il sig. Darwin non riuscirà a convincermi che io sia un babbuino un po' più civilizzato...
    All'inizio di tutto c'è una mente creatrice e alla fine c'è l'intelligenza e la libertà umana. Il babbuino è una simpatica tappa; ma l'arrivo è un'altra cosa.
    Ciao! Un abbraccio :-)
    Antonio.
    Ps. Capisco i tuoi impegni ;-) Quando non hai nulla da fare....

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  6. un mondo da continuare ad esplorare: tra vizi e virtù.

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  7. Sì, carissima Libera-mente. Un mondo da esplorare; la scienza ha un compito inesauribile.
    Diceva Fichte che più cresce l'Io (nel senso della conoscenza e dell'autocoscienza), più cresce il non-Io, e cioè la consapevolezza dell'altro da me, dell'ignoto, dell'oggetto come limite da superare e da comprendere, per ritrovare ancora un non-Io più grande. Un compito inesauribile.
    Se la scienza prende questo compito con umiltà e serenità, non è da esaurimento nervoso (l'Io che ha sempre davanti a sé un non-Io più grande...).
    Altrimenti l'uomo smarrisce se stesso nella disperazione o nel delirio di onnipotenza, e ambedue portano sempre a cocenti disastri e fallimenti...
    Vizi e virtù, bene e male (a prescindere dalla fede religiosa o meno).
    Grazie del tuo apporto!
    Ciao!

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