È la celebre frase di Pirro, il quale, pur vincendo le sue battaglie contro i Romani, ogni volta subiva perdite disastrose. Insomma, ‘una vittoria di Pirro’.
Un gruppo di docenti ‘laici’ della Sapienza (67 su 4500 circa) è riuscito a impedire che papa Benedetto XVI, il prof. Ratzinger, benché invitato dal rettore dell’ateneo, tenesse una lectio magistralis, o un qualsiasi altro intervento, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Si deve ricordare che gli ultimi pontefici sono stati invitati ed hanno partecipato alla Sapienza a simili eventi senza alcun problema.
Il motivo che hanno addotto i docenti contestatori, a cui poi si sono aggregati comitati studenteschi, stampa laica e altri movimenti, è ben noto: una frase del card. Ratzinger del 1990, che avrebbe giustificato la condanna di Galileo. In realtà il prof. Ratzinger riferiva il pensiero di un filosofo laico della scienza, Feyerabend, prendendone le distanze e criticandola.
Dopo la clamorosa gaffe, da copia (male) e incolla, si è cercato di trovare altre giustificazioni per impedire l’accesso al pontefice; accuse di carattere più generale, che però riguardano il mondo cattolico, e non solo la figura di questo papa.
Benedetto XVI, preso atto di questo clima di aspre e montanti polemiche, ha preferito saggiamente rinunciare all’invito del rettore.
Una chiara vittoria dei contestori laici; dei 67 paladini del ‘libero pensiero’ e di tutti quelli che li hanno sostenuti nella battaglia antipapalina.
Però una vittoria di Pirro. Infatti l’esercito laico ha subito perdite incresciose.
All’inizio ha dimostrato di avere sbagliato bersaglio. Invece di colpire il papa ha colpito proprio gli esponenti del pensiero laico (E. Bloch, Feyerabend, e quasi tutta l’attuale epistemologia). Praticamente un autogol.
Nel corso della battaglia ha dovuto cambiare strategia, e attaccare un ‘nemico’ invisibile, ma troppo numeroso, come lo sono i cattolici in Italia e nel mondo.
Al termine della guerra vinta, sul campo è rimasto ferito mortalmente proprio il pensiero libertario e laico, quello che fu già di Voltaire, e ora purtroppo dei 67 liberi pensatori della Sapienza. Un vero harakiri.
Infatti come faranno ora a difendere la laica libertà di espressione e di giudizio, e ad accusare il papa di intolleranza, loro che si sono comportati da intolleranti e hanno emesso la sentenza di condanna senza nemmeno ascoltare l’imputato?
Ai posteri l’ardua sentenza….
Un gruppo di docenti ‘laici’ della Sapienza (67 su 4500 circa) è riuscito a impedire che papa Benedetto XVI, il prof. Ratzinger, benché invitato dal rettore dell’ateneo, tenesse una lectio magistralis, o un qualsiasi altro intervento, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico.
Si deve ricordare che gli ultimi pontefici sono stati invitati ed hanno partecipato alla Sapienza a simili eventi senza alcun problema.
Il motivo che hanno addotto i docenti contestatori, a cui poi si sono aggregati comitati studenteschi, stampa laica e altri movimenti, è ben noto: una frase del card. Ratzinger del 1990, che avrebbe giustificato la condanna di Galileo. In realtà il prof. Ratzinger riferiva il pensiero di un filosofo laico della scienza, Feyerabend, prendendone le distanze e criticandola.
Dopo la clamorosa gaffe, da copia (male) e incolla, si è cercato di trovare altre giustificazioni per impedire l’accesso al pontefice; accuse di carattere più generale, che però riguardano il mondo cattolico, e non solo la figura di questo papa.
Benedetto XVI, preso atto di questo clima di aspre e montanti polemiche, ha preferito saggiamente rinunciare all’invito del rettore.
Una chiara vittoria dei contestori laici; dei 67 paladini del ‘libero pensiero’ e di tutti quelli che li hanno sostenuti nella battaglia antipapalina.
Però una vittoria di Pirro. Infatti l’esercito laico ha subito perdite incresciose.
All’inizio ha dimostrato di avere sbagliato bersaglio. Invece di colpire il papa ha colpito proprio gli esponenti del pensiero laico (E. Bloch, Feyerabend, e quasi tutta l’attuale epistemologia). Praticamente un autogol.
Nel corso della battaglia ha dovuto cambiare strategia, e attaccare un ‘nemico’ invisibile, ma troppo numeroso, come lo sono i cattolici in Italia e nel mondo.
Al termine della guerra vinta, sul campo è rimasto ferito mortalmente proprio il pensiero libertario e laico, quello che fu già di Voltaire, e ora purtroppo dei 67 liberi pensatori della Sapienza. Un vero harakiri.
Infatti come faranno ora a difendere la laica libertà di espressione e di giudizio, e ad accusare il papa di intolleranza, loro che si sono comportati da intolleranti e hanno emesso la sentenza di condanna senza nemmeno ascoltare l’imputato?
Ai posteri l’ardua sentenza….
Foto in alto: Chiesa di S. Ivo alla Sapienza (1643-1660), Francesco Borromini, Roma
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