“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Paolo ai Galati, 3, 28).
Non è il programma politico di un moderno partito, né lo slogan di qualche movimento girotondino.È la nuova realtà che si cominciava a respirare con la venuta di Cristo.
Cominciano a cadere i muri delle divisioni tra popoli: i giudei si consideravano il popolo eletto, i greci il popolo sapiente. La nascita di Cristo rende tutti i popoli eletti e sapienti.
Iniziano a cedere le barriere dei ceti sociali: liberi e schiavi, da sempre divisi, sono ormai accomunati dalla coscienza di essere figli dell’unico Padre celeste. E questa coscienza porterà a radicali e inarrestabili trasformazioni nella condizione giuridica e sociale delle persone.
Inizia il cammino di liberazione della donna, una volta sottomessa all’uomo, ma ora a lui equiparata in dignità, come nel disegno originale di Dio, che creò l’uomo, maschio e femmina, a sua immagine e somiglianza. Cristo riporta al progetto divino originario, perdutosi nel corso dei secoli precedenti.
Nel Natale nasce la nostra umanità, quella di cui siamo eredi, consapevoli o no.
Foto in alto: "Adorazione dei Magi", Nicolas Poussin (1633), Gemaldegalerie, Dresda
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