sabato 18 luglio 2009

Elogio dell'ignoranza





Tutti oggi si credono intelligenti, sapienti, informati.

Secondo uno dei più noti aforismi di Antikom, “nell’epoca di Internet non è ammessa ignoranza”.
E allora, tutti in corsa virtuale a consultare Wikipedia per non fare la figura del povero ‘gnurant, colto in flagrante vuoto di cultura...

Non a caso Google ha ormai messo come prima voce di una qualsiasi ricerca la relativa pagina di Wikipedia, qualunque sia la cosa da cercare, fosse anche una parolaccia. Provare per credere! Evidentemente qualcuno, nonostante il turpiloquio dilagante, non ha ben chiaro i concetti e deve ricorrere al soccorso informatico.

Eppure ci sono stati nel corso della storia grandi uomini che si sono vantati della loro ignoranza. Anzi, hanno considerato l’ignoranza la più grande delle doti umane.

Socrate diceva: “Io so una sola cosa, di non sapere nulla”. Da qui il suo modo di affrontare la ricerca del vero con il dialogo e l’umiltà; merce oggi assai rara.

S. Agostino ha usato per la prima volta il concetto di “dotta ignoranza”. Esiste l’ignoranza dello sciocco, di colui che non sa e non vuol sapere; ed esiste l’ignoranza del dotto, cioè di colui che, pur conoscendo molte cose, sa che infinitamente più grande è la non conoscenza. Dunque un’ignoranza “dotta”, consapevole.

Bernardo di Chartres (XII secolo) si è servito dell’immagine dei “nani sulle spalle di giganti”: noi siamo i nani, che possiamo guardare più lontano dei nostri antenati non già per la nostra grande statura, ma in virtù del fatto che siamo posti più in alto.

Nicola Cusano ha scritto un famoso volume “Sulla dotta ignoranza” (1440). In questa opera egli mostra come il mistero di Dio sia già impresso nel mistero delle cose. Noi crediamo di conoscere la realtà con la matematica e le scienze; ma sono proprio esse a dirci che la realtà è un mistero insolubile per la nostra mente.
Molti gli insolubili del reale per la nostra mente. La ruota gira sul suo asse che rimane immobile, il triangolo di altezza infinita coincide con il rettangolo, e così via.
Coincidentia oppositorum, coincidenza di opposti, e la nostra mente va in tilt già nelle indagini scientifiche e matematiche…

Erasmo da Rotterdam ha scritto addirittura un “Elogio della pazzia” (1509), per invitare tutti coloro che si ritengono dotti ad un bagno di umiltà e ad un salutare volo nella libertà dello spirito.

Fichte, fondatore dell’idealismo, nella sua “Dottrina della scienza” (1794) afferma che il cammino dell’Io nella sua progressiva conquista del non-Io, cioè della non conoscenza, è infinito. Un compito che non si può esaurire.
Un commentatore moderno di Fichte, il filosofo Ernst Cassirer, nella sua monumentale Storia della filosofia moderna (1906), fa notare che più il cono di luce dell’Io e della conoscenza si apre, più diventa ampio il cono d’ombra circostante, della non conoscenza.

Sapere di non sapere, dotta ignoranza, nani sulle spalle di giganti, matti più intelligenti dei savi, cono d’ombra sempre più ampio… Un elogio dell’ignoranza, motivato.

Gesù ha detto: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25).

Sono i puri di cuore e gli umili di spirito che non perdono contatto con i grandi valori umani e spirituali.



Foto in alto: De docta ignorantia, Nicola Cusano, Codex 218, c. 1r, 1488, Ospedale di S. Nicola , Cusa (Germania)

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