domenica 12 luglio 2009

Di che vogliamo parlare?










Per formazione, per carattere, per convinzione amo il dialogo e la discussione.

Mi piace discutere di tutto e con tutti, dallo sport alle grandi questioni esistenziali.

È evidente che se uno discute sul serio, cioè per la ricerca della verità, avverte diversi livelli di partecipazione emotiva.

Se discuto di sport, arrivo facilmente ad alzare il tono di voce, specie se si parla di calcio, e il linguaggio si colora di espressioni ben poco “sportive”. È un gioco; per questo si può arrivare al limite della decenza, senza vergogna.

Quando invece si parla di donne non si discute; si sorride, si accenna, si allude… C’è poco da discutere, su di un argomento che trova tutti i partecipanti (maschi) concordi. Anche il tono di voce si abbassa, mentre si alza notevolmente il livello… ormonale.

La politica mi dà l’orticaria. Per questo cerco di evitare discussioni. Alcune volte però non si può fare a meno di intervenire. Per esempio, ogni 5 anni vado a votare.
Ho le mie idee, naturalmente, e piuttosto chiare. Ma poiché la politica è sempre un po’ torbida, non le do quella fiducia che tante persone invece le attribuiscono, di qualunque partito siano.
Scelgo perciò quello che ritengo il minor male.

Ciò che mi appassiona invece è la ricerca della verità e della bellezza assoluta, che si esprime in un teorema di matematica, in una legge fisica, in un’opera d’arte, in una discussione di letteratura, di filosofia, di teologia...

A me piace indagare se dopo la morte mi aspetta il nulla eterno o il tutto che ho sempre desiderato, e trovarne gli indizi nei vari aspetti della realtà. E parlarne con gli altri, magari anche un'intera nottata.

Diceva Aristotele: la conoscenza deriva dalla meraviglia e conoscere significa procedere per cause, fino a raggiungere la Causa prima, quella che tutto muove e non è mossa da altri, l’Essere perfetto.

Ecco, questo mi appassiona.

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