mercoledì 3 luglio 2013

D'obbligo la cravatta!




L'ingresso della Croazia (l'impronunciabile Republika Hrvatska) nell'Unione Europea come 28° Stato membro, lunedì 1 luglio scorso, è passato un po' in secondo piano nella cronaca italiana. Eppure si tratta di un avvenimento di portata storica.

I motivi del relativo disinteresse sono molteplici. 

Anzitutto, perché l'Unione Europea è in una fase tutt'altro che brillante, e più che un'unione di stati sembra una riunione di condominio.

Non si può inoltre negare che per molti italiani, quelli che hanno una certa età e la memoria ancora buona, dire Croazia (e Slovenia) significa riaprire ferite mai del tutto rimarginate. Se si pensa agli istriani, ai fiumani e ai dalmati italiani che alla fine della II guerra mondiale furono costretti a lasciare tutto (e furono centinaia di migliaia!) per vagare esuli in Italia, spesso oltraggiati e vilipesi (come alla stazione di Bologna, nel porto di Ancona, etc.), non ci sarebbe molto da festeggiare. E a quelli andò pure bene, se paragonati alle migliaia di italiani infoibati...

Infine, ci sono varie nazioni che se potessero fare marcia indietro, tornerebbero volentieri a coltivare il proprio campicello nazionale, piuttosto che essere irreggimentati nella Panzer-Division della signora Merkel e della Deutsche Bank.

Nonostante ciò, l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea ha un grande significato. Significa che è passata l'epoca dei nazionalismi esasperati, che tante tragedie hanno portato, sia nella II guerra mondiale che dopo lo sfaldamento della Jugoslavia di Tito.

È una nazione di grande tradizione cattolica; e a questa Europa, che sta perdendo le sue radici cristiane, l'innesto croato non può fare che del bene. 

E allora mettiamoci l'abito buono per festeggiare i nuovi concittadini.

È d'obbligo la cravatta! Come noto, furono i croati per primi a diffondere l'uso di questo indumento: una fascia al collo annodata. La parola "cravatta" deriva proprio dalla parola "Croatia".

Per sancire questo ingresso e questa pacificazione, ascoltiamo la Bourrée di un grande istriano, Luigi Dallapiccola (1904-1975). Originario di Pisino (in croato, Pazin), ha passato gran parte della sua vita di musicista al Conservatorio "Luigi Cherubini" di Firenze.
La sua opera è spesso una geniale rivisitazione della musica classica con gli stilemi della composizione dodecafonica, di cui è stato il maggior esponente in Italia.

La Bourrée è tratta dalla suite "Tartiniana seconda" (1956), per violino e pianoforte, su temi di Giuseppe Tartini (1692-1770)l'altro grande musicista istriano di Pirano, nell'attuale Slovenia, poco distante dalla città di Pisino.

Ben arrivata, Croazia!





6 commenti:

  1. sono felice di quello che hai scritto e così spiegato bene. io mi limitavo a pensare questo:ma chi glie lo fa fare ad entrare in una Europa in crisi. Hai detto bene è segno di pace e collaborazione. e poi grazie per quella postilla sulla cravatta, inimmaginabile.

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    1. Probabilmente per queste nazioni "nuove", l'ingresso in Europa è un beneficio notevole per i contributi comunitari che ricevono, come è accaduto per la Polonia, ed altre ancora.

      Sono anche attente a non adottare la moneta unica (l'euro), così sono al sicuro dalla Merkel... L'euro viene accettato, ma la moneta nazionale rimane la kuna.

      Grazie, carissimo Luca, del tuo commento :-)

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  2. Grazie della lezione di storia, caro Antonio.

    Bacione

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    1. Non voleva essere una lezione... ;-)

      Grazie, carissima Gianna :-)

      Un abbraccio :-)

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    2. Per me lo è stata.

      Abbraccio

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    3. Se così dice la signora Maestra.. :-)

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