venerdì 28 gennaio 2011

Tommaso d'Aquino. La mente ed il cuore



S. Tommaso d’Aquino (1225-1274) è stato il più grande filosofo e teologo dell’epoca medievale e moderna.

L’acutezza nelle indagini, il rigore argomentativo, la sistematicità delle opere, l’esemplare chiarezza espositiva ne fanno un gigante del pensiero umano, secondo solo ad Aristotele.

Grande nella stesura dei trattati di filosofia e teologia, dove la sua mente geniale ha modo di esplicarsi, Tommaso mostra non minori doti di genialità nella composizione di testi poetici sacri.

La liturgia eucaristica ha trovato in lui il cantore per eccellenza. Suoi infatti sono tutti i testi poetici della festa del Corpus Domini (1264).
Poesie celebri, che hanno costituito la preghiera del popolo cristiano fino ad oggi, ed hanno offerto ai musicisti le parole per capolavori immortali.

Basterà citare i titoli per capire di che cosa parliamo:

Pange lingua (di cui le ultime due strofe sono il celebre "Tantum ergo"),Ave verum, O salutaris Hostia, Lauda Sion, Panis Angelicus, Adoro Te devote…

Dal gregoriano, a Victoria, Palestrina, Monteverdi, Vivaldi, Bach, Mozart, Beethoven, Schubert… fino ai moderni compositori e perfino cantanti di musica leggera (I Nomadi, ad esempio), non c'è musicista che non si sia confrontato con queste stupende poesie sacre.

Voglio ricordare S. Tommaso d’Aquino, nel giorno in cui la Chiesa lo festeggia, non con qualche brano celeberrimo (Ave verum, Panis Angelicus), ma con il Pange lingua musicato magistralmente nel 1843 da Anton Bruckner (1824-1896).

Un mottetto breve, ma intenso (si tratta in realtà della prima strofa dell'inno, seguita dall’Amen).

Esegue il Coro “Rondo Histriae” di Pola, diretto da Vinka Buric.


Pange, lingua, gloriósi
Córporis mystérium,
Sanguinisque pretiosi,
Quem in mundi pretium
Fructus ventris generosi
Rex effudit gentium. Amen.


Canta, o mia lingua,
il mistero del Corpo glorioso
e del Sangue prezioso
che il Re delle nazioni,
frutto di un grembo generoso,
donò per il riscatto del mondo.
Amen.

2 commenti:

  1. Suggestivo questo Bruckner!

    Ma - per tornare al discorso che facevi sul Lacrimosa - la meraviglia più grande dev'essere proprio nello stare DENTRO il coro, nel vivere la musica da dentro, come esecutori!
    Ciao!

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  2. Quando riprendo in mano la partitura del Requiem di Verdi (un libro di 229 pagine! nell'edizione Ricordi, per Canto e pianoforte), mi ritornano in mente quelle meravigliose giornate ad Amburgo del 1980 e quella esecuzione impressionante: circa trecento e più esecutori, tra orchestrali e coristi di tutta Europa, rigorosamente per invito di Jurgens.

    Mi ricordo la commozione del Lacrimosa, e la difficoltà della fuga finale del Libera me Domine; 15 pagine di polifonia pressoché a
    cappella, in tempo "Allegro risoluto", con entrate repentine, frequenti modulazioni, passaggi difficili... Non è la parte più bella del Requiem, per la verità, ma certo la più impegnativa; Verdi ha voluto fare un pezzo di bravura...
    Ha voluto senz'altro misurarsi con la fuga finale del Requiem di Mozart (Cum sanctis tuis...), ma senza riuscire, in questo caso, a eguagliarne la bellezza sublime.

    Ciao, carissima Annamaria, e grazie del tuo commento :-)

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