sabato 6 novembre 2010

La bellezza dell'incompiuto. La Sagrada Familia (Gaudì)

 






















La bellezza, secondo i canoni classici, è sinonimo di perfezione, cioè di opera compiuta (perfetta, appunto, dal latino perficio/perfectum, cioè portato a termine).

E non solo perfezione del tutto, ma anche armonia delle parti, cioè la giusta misura di ogni dettaglio.

Niente da dire. L’arte, come la natura, privilegia la completezza, l’ordine, la misura.

Eppure non sempre ciò che rimane incompiuto mette a disagio. Talvolta addirittura suscita ammirazione stupita.

La bellezza in questo caso consiste non in un’estatica contemplazione dell’opera d’arte, ma in una partecipazione creativa di colui che guarda, il quale da semplice spettatore diventa anch’egli in certo modo autore.

Di fronte ai “prigioni” di Michelangelo, che rappresentano degli schiavi (prigioni) appena sbozzati, ci sentiamo in qualche modo anche noi come imprigionati dalla massa di quel marmo che ancora li avvolge e ne sentiamo quasi fisicamente il peso e i legami.
Nasce così anche in noi il desiderio di lottare contro tutto ciò che in qualche modo ci incatena con i vincoli dei condizionamenti.

Un vigoroso desiderio di liberazione, di scuoterci tutto d’addosso, che probabilmente non avvertiremmo, se l’opera fosse stata portata a termine, “perfetta” nella sua bellezza.

Qualcosa di analogo ci accade quando guardiamo la “Sagrada Familia” di Antoni Gaudì (1852-1926), a Barcellona.

Quest’immensa e incompiuta struttura sacra, cantiere aperto da più di cento anni (1882), che ha innalzato verso il cielo le sue ardite e frastagliate guglie di pietra, la sentiamo come un’immagine della nostra stessa vita, cantiere sempre aperto nella ricerca della verità e della bellezza, in uno slancio verso l’infinito.

Sono proprio quelle guglie, così moderne e geniali nella realizzazione e antiche nei richiami gotici, a dare senso a questa incompiuta e mirabile struttura. Non è bastata la vita di Gaudì, né quella della generazione successiva a completare l’opera. Occorreranno ancora altri decenni per dare un senso di maggior compiutezza.

Ma intanto domani, domenica 7 novembre 2010, Benedetto XVI consacrerà la Basilica della Sagrada Familia, di Antoni Gaudì, incompiuta.

Anche questo è un chiaro insegnamentio, e questa volta non solo di carattere estetico. La bellezza non consiste nella completezza di un’opera, ma nel muoversi in direzione giusta.

L’uomo è un viandante. Per tutta la vita sarà "in itinere".

Non per niente Benedetto XVI andrà a Barcellona dopo aver visitato oggi, nell'anno  giubilare di S. Giacomo,  Santiago di Compostella.
Egli ha fatto in certo senso il cammino dei pellegrini compostellani in senso inverso; verrebbe da dire (mi piace De André...) “in direzione ostinata e contraria”.

La bellezza di questo Papa è proprio qui; nel non rispettare le regole della “correttezza” vigente. Per di più la sua è una “scorrettezza” ostinata.

Per questo mi piace.

4 commenti:

  1. Splendido post!
    E com'è CONCRETO il discorso sulla bellezza dell'incompiuto!

    Anche a me erano venuti in mente i "prigioni"...e il S.Matteo.

    Grazie! Girovagando nel tuo blog imparo sempre tante cose!

    RispondiElimina
  2. Una grandissima opera d'arte dei nostri tempi... ;-)

    Geniale e ispirato Gaudì! :-))

    Grazie a te, cara Annamaria, del commento :-)

    Molto puntuale il riferimento al S.Matteo di Michelangelo; complimenti a te :-))

    RispondiElimina
  3. "Anche questo è un chiaro insegnamento, e questa volta non solo di carattere estetico. La bellezza non consiste nella completezza di un’opera, ma nel muoversi in direzione giusta."

    Sono tornato da poco da Barcellona, ho avuto la stessa impressione. Complimenti per il post, colto e intelligente.

    Giovanni

    www.giovannibonelli.blogspot.it



    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie delle tue parole di apprezzamento, caro Giovanni.

      Complimenti per il tuo blog :-)

      Antonio

      Ps. Mi scuso per il ritardo nella risposta, ma ho visto solo ora il commento.

      Elimina