lunedì 7 giugno 2010

Uno Schubert che non ti aspetti. Erlkönig




Franz Schubert (1797-1828) è sinonimo di romanticismo.

Un romanticismo fatto di dolci melodie, di “momenti musicali”, di "lieder" (canti) affascinanti e di "improvvisi" stati d'animo. Un romanticismo sentimentale, dopo quello “eroico” di Beethoven.

Del resto lo stesso Schubert aveva detto che non era più possibile comporre musica dopo Beethoven.

In realtà di musica ne ha scritta tanta, nella sua brevissima esistenza, e non solo fogli d'album. Basti pensare alle dieci sinfonie, tra cui l'VIII, la stupenda "Incompiuta".

Egli ha saputo ritagliarsi uno spazio personalissimo, e ci ha regalato brani di musica immortale.

Non dobbiamo perciò pensare a Schubert come ad un artista capace solo di usare colori tenui e delicati.

Molte volte ci sorprende per intensità drammatica, come nel Trio in Mi bemolle maggiore, op. 100, da me già postato.

Ma il brano che ci mostra in modo inequivocabile la sua genialità nel trattare temi drammatici è Erlkönig, op. 1, un Lied (canto) composto nel 1815 sopra una ballata di J. W. Goethe del 1782.

La ballata di Goethe parla di un padre che fugge nella notte a cavallo attraverso la foresta nel tentativo di salvare il figlio dalla morte, rappresentata proprio da Erlkönig (il Re degli Elfi).

Schubert riproduce, con il ritmo ossessivo della musica di accompagnamento, la drammatica cavalcata notturna, che si arresta improvvisamente solo alle note finali, con la parola “tot”, morto.

La voce del solista è, nei diversi gradi, voce narrante, voce del bambino, voce del padre e voce di Erlkönig. Il padre canta nella sezione del basso, il figlio nella sezione acuta, la voce narrante nella sezione media, Erlkonig nella sezione alta, ma con andamento sinuoso e suadente.

Certamente la ballata del grande Goethe ha contribuito a ispirare un grandissimo brano di musica, tra i più intensi e geniali.

Non per niente, moltissime poi sono state le rielaborazioni di questo Lied, originariamente per voce solista e pianoforte.

Perfetta l’interpretazione del mezzo-soprano svedese Anne Sofie von Otter, dotata di una voce molto duttile, ideale per eseguire questo brano.
Direttore della Chamber Orchestra of Europe è Claudio Abbado.



Der Erlkönig

Wer reitet so spät durch Nacht und Wind?
Es ist der Vater mit seinem Kind;
Er hat den Knaben wohl in dem Arm,
Er faßt ihn sicher, er hält ihn warm.

"Mein Sohn, was birgst du so bang dein Gesicht?"
"Siehst, Vater, du den Erlkönig nicht?
Den Erlenkönig mit Kron und Schweif?"
"Mein Sohn, es ist ein Nebelstreif."

"Du liebes Kind, komm, geh mit mir!
Gar schöne Spiele spiel ich mit dir;
Manch bunte Blumen sind an dem Strand,
Meine Mutter hat manch gülden Gewand".

"Mein Vater, mein Vater, und hörest du nicht,
Was Erlenkönig mir leise verspricht?"
"Sei ruhig, bleibe ruhig, mein Kind:
In dürren Blättern säuselt der Wind."

"Willst, feiner Knabe, du mit mir gehn?
Meine Töchter sollen dich warten schön;
Meine Töchter führen den nächtlichen Reihn
Und wiegen und tanzen und singen dich ein".

"Mein Vater, mein Vater, und siehst du nicht dort
Erlkönigs Töchter am düstern Ort?"
"Mein Sohn, mein Sohn, ich seh es genau:
Es scheinen die alten Weiden so grau."

"Ich liebe dich, mich reizt deine schöne Gestalt;
Und bist du nicht willig, so brauch ich Gewalt".
"Mein Vater, mein Vater, jetzt faßt er mich an!
Erlkönig hat mir ein Leids getan!"

Dem Vater grauset's, er reitet geschwind,
Er hält in Armen das ächzende Kind,
Erreicht den Hof mit Müh' und Not:
In seinen Armen das Kind war tot.


"Il Re degli Elfi" (o anche "Il Re degli Ontani")

Chi cavalca così tardi per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l'è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo.

"Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?"
"Non vedi, padre, il re degli Elfi?
Il re degli Elfi con la corona e lo strascico?"
"Figlio, è una lingua di nebbia, nient'altro."

"Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori ha la riva, di vari colori,
mia madre ha tante vesti d'oro".

"Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il re degli Elfi?"
"Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio."

"Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna".

"Padre mio, padre mio, in quel luogo tetro non vedi
laggiù le figlie del re degli Elfi?"
"Figlio mio, figlio mio, ogni cosa distinguo;
i vecchi salci hanno un chiarore grigiastro."

"Ti amo, mi attrae la tua bella persona,
e se tu non vuoi, ricorro alla forza".
"Padre mio, padre mio, mi afferra in questo istante!
Il re degli Elfi mi ha fatto del male!"

Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.

6 commenti:

  1. Brano suggestivo e struggente.
    Buon inizio settimana, amicus.

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  2. Una grande ballata di Goethe, che ha avuto il suo peso nella nascita del Romanticismo; e un suggestivo brano musicale, che ha destato stupore e ammirazione.

    Molti lo hanno riproposto in vari modi, fino ad oggi ;-)

    La grande musica che lascia il segno... :-))

    Buon inizio di settimana anche per te, mia cara Stella :-)

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  3. Caro amicus, sarei felicissima e onoratissima, se tu riuscissi a "recensire" le poesie che pubblico.
    Vedi cosa puoi fare.
    Abbraccio.

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  4. Carissima Stella, come vedi la mia presenza in questo periodo si è molto rarefatta, per motivi vari...

    Ma per quel che potrò, vedrò di postare qualche commento alle belle poesie che vengono pubblicate nel tuo sito :-)

    Ciao!

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  5. Amicus mi sei mancato, spero nulla di grave...

    Grazie d'avere accolto la mia richiesta.
    Ti abbraccio con il cuore.

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  6. Problemi di tempo ;-) che continueranno per un po'...

    Grazie della tua premura :-)

    Un abbraccio :-))

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