domenica 11 aprile 2010

Se non vedo, non credo!

















In questa Domenica dopo Pasqua la liturgia presenta il Vangelo con l'episodio dell'apostolo Tommaso: "Se non metto la mia mano nel costato di Gesù, non crederò!"

Venne Gesù a porte chiuse e disse: "Metti qua la tua mano nel mio costato, e non essere più incredulo, ma credente!" E Tommaso disse: "Mio Signore e mio Dio!"

Commentano i Padri della Chiesa: "L'incredulità di Tommaso, che ha obbligato il Signore a manifestarsi in modo così evidente, è stata utile anche per noi, perché ci fa superare la nostra incredulità".

Pochissimi artisti hanno rappresentato questa scena, forse per rispetto a Tommaso, l'apostolo "incredulo". L'iconografia lo rappresenta con la palma dei martiri, oppure con una lancia, lo strumento del suo martirio, avvenuto in India. E la numerosa comunità cristiana in India ha le sue radici proprio nella testimonianza dell'Apostolo Tommaso.

Caravaggio invece ha voluto rappresentare l'Apostolo proprio nella sua incredulità, nel suo toccare con mano la ferita del costato di Cristo.

Il geniale artista non si lascia condizionare dalle immagini oleografiche tradizionali; i suoi quadri non sono "santini", ma impietose rappresentazioni della realtà, sia pure sacra.

Anche i due apostoli che gli sono vicini sono raffigurati in una umanissima tensione, ben espressa dal corrugarsi della fronte. I volti sono quelli di gente comune, senza aureole sul capo.

Ma a ben guardare la loro santità è espressa in modo ancor più efficace.

Anzitutto, il dono della grazia li avvolge come un fascio di luce, proveniente da sinistra, e li fa emergere dalle tenebre in cui è immersa la scena.

E la mano di Cristo, che prende il dito di Tommaso e lo porta con decisione al suo petto squarciato, è la traduzione iconografica delle parole stesse di Gesù: "Metti qua la tua mano nel mio costato!" Caravaggio non le intende come un invito retorico, ma come una presa per mano dell'apostolo, affinché verifichi la realtà del Risorto.

Si noti infine come i quattro personaggi formino con le loro teste ravvicinate una croce perfetta.

Ben poco aveva capito il Marchese Vincenzo Giustiniani, committente del quadro, che rimase scandalizzato dalla pittura, a suo parere senza sacralità. Forse si aspettava Tommaso in ginocchio mentre dice: "Mio Signore e mio Dio!"

Ma Caravaggio ha colto dell'incontro di Tommaso con Cristo il momento decisivo per la sua conversione: mettere la mano nel costato del Risorto.

E lo ha fatto per ciascuno di noi.

Grande Caravaggio!


Foto in alto: "Incredulità di San Tommaso" (1601), Caravaggio, Bildergalerie, Potsdam.

2 commenti:

  1. Grazie Gesù!

    grazie ai tuoi apostoli, che ancora oggi ci aiutano...

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  2. "Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo a ogni creatura".

    Senza gli Apostoli la Parola di Dio e la presenza sacramentale di Cristo non esisterebbero.

    Senza la Chiesa apostolica, guidata da Pietro, la salvezza di Cristo sarebbe impossibile.

    Ciao!

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