mercoledì 24 febbraio 2010

Il senso religioso. Una domanda che aspetta una risposta



In questi giorni si ricorda la morte di Mons. Luigi Giussani (22 febbraio 2005), noto soprattutto come fondatore di Comunione e Liberazione. Un grande uomo, un grande educatore, un grande santo.

Ho avuto modo di conoscerlo personalmente e di apprezzarlo. Per essere più precisi, devo a lui un punto fondamentale della mia formazione, senza il quale non so quale direzione avrebbe preso la mia vita.

Questo punto fondamentale lo posso riassumere in una frase, che non si riferisce certo alla mia vita, ma che l’ha orientata.

“Chi è un santo? un santo non è un superuomo, non è un uomo eccezionale; il santo è un uomo vero”.

In altri termini, la fede in Cristo non è un’astratta visione teologica o una morale del perbenismo, ma la vera risposta ai desideri più profondi dell’uomo.

Egli amava ripetere una frase del retore Vittorino, del IV secolo, che si convertì al Cristianesimo da anziano, nel pieno della sua fama di principe del foro. Diceva Vittorino a coloro che si meravigliavano della sua scelta: “Da quando sono diventato cristiano, sono diventato più uomo”.

Giussani ha vissuto e fatto capire questo: la fede cristiana non è una teoria, non è una visione della vita, ma una vita che cambia qui ed ora, salvata da Cristo.

E proprio questa vita che cambia e acquista sempre più significato è, a sua volta, la prova che Cristo è il Risorto.

La nostra esperienza umana, la nostra vita stessa diventa perciò “luogo teologico”, cioè dimostrazione della presenza e della potenza di Dio.

Tutto parte da una domanda, da quel “senso religioso” che ognuno porta dentro di sé e che lo spinge verso domande sempre più esigenti e onnicomprensive, e non si acquietano finché non trovano una risposta piena.

Quella risposta che Giussani, come il retore Vittorino e Agostino, ha trovato in Cristo.

Voglio far notare che non faccio parte del movimento di Comunione e Liberazione. L’insegnamento di Don Giussani va ben oltre il movimento da lui fondato. È la via maestra che ha insegnato il Concilio Ecumenico Vaticano II.

Giussani amava la musica, e apprezzava molto lo Stabat Mater di Pergolesi. Considerava l’Amen finale, l’Amen più bello di tutta la storia della musica. Per questo lo proponiamo.

L’Amen è anche il suggello di fede di un’opera compiuta.

Il degno suggello della vita di D. Luigi Giussani, maestro di coscienze e santo.

4 commenti:

  1. Grazie per questo post.
    Per me ha un significato vitale che "la fede cristiana non è una teoria, non è una visione della vita, ma una vita che cambia qui ed ora, salvata da Cristo." Già, SALVATA DA CRISTO.
    La mia esperienza è tutta qui: gusto ogni giorno, ogni ora, ogni momento la Sua vicinanza. Nonostante il mio non edificante passato...

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  2. Grazie a te, Dario, della tua testimonianza, che è molto di più di un commento :-)

    Diceva Giussani: non siamo definiti dal peccato, ma dalla salvezza di Cristo. :-)))

    Ciao!

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  3. Ah! mi era sfuggito questo splendido post!

    Il senso religioso inteso semplicemente come una domanda in attesa di risposta.

    Perché non ha senso la risposta a una domanda che non si pone....

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  4. Ti ringrazio, Violaine, del tuo commento :-)

    Un apprezzamento da te, sul Gius, non è di poco conto ;-)

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