domenica 6 dicembre 2009

Dio e il telescopio





Commentando in un aggregatore il mio post precedente su Dio, un amico blogger mi ha risposto dicendo che è ateo e ritiene che siamo figli della casualità. Inoltre non si dovrebbe parlare di Dio perché nessuno lo ha mai visto.

Al mio caro amico rispondo con due osservazioni.

1. Anzitutto, se tutto fosse casuale, la scienza andrebbe a farsi benedire.
Perché ricercare e investigare, se tutto è caos, disordine, mancanza di razionalità?
Per fare una battuta, anche i soldi per la ricerca sarebbero inutili. Il Governo magari taglia i fondi, o li taglia ulteriormente.

Invece la scienza dimostra, con le grandi scoperte e invenzioni, che nella realtà esistono leggi, regole, ordinamenti precisi, e ciò che ancora non conosciamo viene studiato perché sappiamo che il mondo è guidato da leggi, magari ancora sconosciute, ma che vengono scoperte progressivamente.

Copernico, Galileo, Cartesio, Newton, Leibniz, Lavoisier, Maxwell, Mendeleiev, Plank, Lemaitre, Einstein, etc., sono alcuni fulgidi esempi di come si possa individuare ordine e regole nell’apparente caos del mondo, nel macrocosmo come nel microcosmo.

A me ha sempre affascinato Newton, forse il più grande genio scientifico dell’umanità. Con la sua legge della gravitazione universale e con il “calcolo sublime” (calcolo infinitesimale) ha fatto capire all’uomo che i fenomeni apparentemente più vari e casuali in realtà sono legati da una medesima ferrea legge, e ciò che sembrava impossibile misurare è stato da lui reso un gioco da liceali.

2. Per quanto riguarda il vedere Dio, chi ha detto che per crederci bisogna vederlo?

Noi non abbiamo solo cinque sensi. Non è reale solo ciò che vediamo. Anzi, è proprio col ragionamento astratto che troviamo le verità universali e più valide.
Hegel diceva che la conoscenza sensoriale è la più povera delle conoscenze, e che non c'è nulla di più concreto delle idee.

Per esempio, se io dico che un’affermazione non può essere contemporaneamente vera e falsa, so che questo principio è vero, a priori, cioè anche se non vado a vedere caso per caso. È una verità logica, che sostiene tutto il mio ragionare. È il principio di non contraddizione.
Tanto per stare sul nostro caso, Dio o esiste o non esiste. Non può esistere e non esistere contemporanemante, sia per me che credo, che per uno che non crede.

Così è il principio di causalità. Io non conosco il mio interlocutore, ma sono certo che ha due genitori, che a loro volta hanno o hanno avuto i loro genitori. Parto dall'esperienza e formulo un giudizio universale; procedo per causa ed effetto, come fa la scienza.

Nel caso di Dio, Essere Assoluto, ho detto soltanto che partendo dalla realtà nostra, quella che ci circonda, ragionando per causa ed effetto, come è il modo logico di ragionare, non si può fare a meno di ammettere una causa incausata, cioè una causa che abbia dato inizio al tutto.
E questa causa non può essere in questo mondo, perché altrimenti anche lei avrebbe bisogna di un'altra causa, fino all'infinito, senza mai risolvere il problema, cioè senza dare inizio ed esistenza all’universo, che pur è partito una volta, visto che è arrivato fino a noi.

Dio è un'esigenza della nostra ragione, per spiegare l'origine delle cose, non una visione da telescopio.


4 commenti:

  1. Chiarissimo! Grazie! Se tanta gente non avesse smarrito la ragione non avrebbe neanche smarrito quel "Ben del'intelletto" di dantesca memoria...
    Ciao Amicus, sei di grande conforto e compagnia. Un abbraccio!

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  2. Per questo bisogna ogni tanto fare un bagno di sano "razionalismo".

    Molte volte quelli che proclamano "ragione! ragione!" sono i primi a metterla sotto il moggio, per paura delle verità a cui essa conduce, su Dio e sull'uomo.

    Grazie a te, Rita, della tua visita :-)

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  3. Caro Amicus, ho incontrato il tuo post su Dio per caso mentre cercavo delle notizie su S.Antonio. Volevo dire questo: la scienza ha stabilito che l'universo ha almeno 15 miliardi di anni. L'uomo sulla terra (i primi ominidi) sono apparsi circa 2 milioni di anni fa. Visto che la "causa" prima è così distante dall'effetto, si deve intendere, con riguardo all'uomo sulla Terra, di APPARIZIONE DOVUTA AL CASO. Dire altrimenti sarebbe come sostenere che il battito d'ali di una farfalla in Cina provoca un terremoto in Nebraska. Saluti. Giulio

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    1. Ho visto solo ora questo commento, per cui rispondo con un bel po' di ritardo.

      Caro Anonimo Giulio, cosa significa che la Causa prima è "distante dall'effetto", che suppongo tu intenda l'inizio del cosmo?

      La Causa prima non è né distante né prossima, dal momento che Dio è il creatore e il reggitore di tutte le cose, e tutte in lui sussistono.

      "Davanti a Lui mille anni sono come il giorno di ieri che è passato" dice il salmo 89 (90), per esprimere che Egli è, e in Lui non c'è il passato, il presente e il futuro, ma tutto vive nel presente.

      Pensi che Dio sia un vecchio con la barba bianca?... Egli è "Colui che è", trascendente il divenire del mondo, ma da Lui voluto e guidato verso il suo fine di verità e giustizia.

      La presenza dell'uomo è nel piano di Dio il vertice della creazione, tanto è vero che Dio si è fatto uomo come noi, circa 2000 anni fa.

      Non penserai che sia frutto del caso...

      Ciao

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