giovedì 10 aprile 2008

Che cos'è la verità? (2)

















Tra i grandi ricercatori della verità, Socrate è certamente l’esempio più famoso.
Egli si trovò a discutere nell’Atene del V secolo a. C. (morì nel 399, una data che si ricorda bene!) soprattutto con i Sofisti, alcuni dei quali sostenevano che ognuno ha la sua verità (soggettivismo), altri la ritenevano inesistente o impossibile da trovare (scetticismo).

Il massimo esponente del soggettivismo fu Protagora il quale affermava: “l’uomo è la misura di tutte le cose”. Con questa notissima frase egli intendeva dire che ogni singolo uomo è il criterio del vero e del falso. Perciò ogni uomo ha la ‘sua’ verità.
Questa posizione porta inevitabilmente ad una deriva scettica: non esiste una verità valida per tutti; quindi, non esiste la verità. Esistono solo opinioni, che non tendono alla realtà delle cose, ma alla convenienza e all’utilità del momento. Un mondo chiuso nell’individualismo e nell’utilitarismo.

Il più noto sostenitore di questa teoria fu Gorgia, il quale diceva: “la verità (l’essere) non esiste; anche se esistesse, non si potrebbe conoscere; anche se si conoscesse, non si potrebbe comunicare”.
Scetticismo assoluto. A Gorgia perciò non interessava la ricerca del vero, ma convincere l’uditorio di qualunque cosa con l’abilità discorsiva.

Socrate supera la sofistica con la scoperta del concetto, la più grande scoperta del pensiero umano, paragonabile alle più grandi scoperte scientifiche…
Il concetto è la definizione universale e necessaria di una cosa. Universale, perché deve cogliere gli aspetti comuni, generali, dell'essere di cui si parla; necessaria, perché questi devono costituirne anche gli aspetti essenziali, fondamentali. Ad esempio, possiamo definire l’uomo come ‘animale razionale’. Questo è il concetto di uomo.

Con la scoperta del concetto è possibile comunicare con tutti, perché le parole acquistano un significato univoco; è possibile insegnare, perché le parole del docente si incontrano con la capacità logica del discente; è possibile procedere verso ulteriori ricerche sulle solide basi di conoscenze acquisite. Senza l’uso dei concetti invece non sarebbe possibile la comunicazione.
Socrate arriva alla scoperta del concetto costringendo il sofista, con opportune domande, a rivedere le sue tesi soggettivistiche e scettiche e facendogli ‘partorire la verità’ dal suo intimo essere (arte maieutica). Ciò significa che la verità è insita in ogni essere umano.

Il dialogo di Socrate con Protagora, scritto da Platone, è uno degli esempi più perfetti. Si discute se sia possibile insegnare la virtù, cioè educare. All’inizio Protagora afferma con baldanza che questo è proprio il suo mestiere: egli fa l’educatore, il professore, e la sua arte è quella di insegnare ad essere virtuosi. Ma Socrate gli fa notare che, con le sue affermazioni soggettivistiche (l’uomo è la misura di tutte le cose), non può insegnare niente a nessuno, ma al massimo può indicare quali convenzioni sociali esistano in una società o in un’altra, e cioè una morale relativista. A questo punto le parti si capovolgono. Protagora mette in dubbio che l’educazione sia possibile, mentre Socrate lo porta a scoprire che esistono alcuni principi validi per tutti e in ogni società. E il principio fondamentale è questo: che ogni virtù sia riconosciuta come vera, che sia ‘conoscenza’ per tutti. Solo quando una virtù è conosciuta come vera, allora può essere insegnata.

La crisi della scuola e della società di oggi sta tutta qui: molti non sanno cosa sia una virtù, cioè la verità nell’agire. Quindi non è possibile insegnarla.

Concludo questo post con l’accenno all’altro grande dialogo con Gorgia. Socrate fa notare che la sola abilità dialettica può essere paragonata all’arte culinaria; Gorgia è come un cuoco, che prepara ottimi e piccanti manicaretti; ma a lungo andare guastano la salute. Il filosofo, il ricercatore della verità, è invece come il medico, che dà medicine amare; lì per lì sono dure da mandare giù, ma a lungo andare ridonano la salute.


Foto in alto: "La morte di Socrate", Jacques-Louis David (1787), Metropolitan Museum, New York

3 commenti:

  1. Carissima Lisa,
    con il prossimo post concludo questo mio primo argomento.
    Guarda che la verità di cui sto scrivendo è già in gran parte descritta.
    Questi sono i punti di arrivo finora accertati:
    1. In ogni aspetto del pensiero e dell'agire umano la verità esiste (magari è difficile scoprirla). Chi dice il contrario, cade in contraddizione. Il cosiddetto 'pensiero debole' moderno è simile alla sofistica antica: nega che ci sia una verità valida per tutti. Ma lo afferma con forza (non è affatto debole!). È contraddittorio.
    2. La verità, una volta raggiunta, permette una reale comunicazione ed è insegnabile.
    3. La ricerca della verità avviene tramite il sincero dialogo, e risponde alle esigenze più profonde del nostro spirito, che ha in sé almeno i primi principi della verità (identità, non contraddizione).

    Manca ancora una definizione della verità, che vedremo nell'ultimo post sull'argomento. Ma già da questi punti si può partire per affrontare qualsiasi tema, certi che la verità esiste, è in molti aspetti individuabile, è comunicabile.
    Bisogna avere fiducia nelle possibilità umane, anche se limitate!
    In seguito affronterò alcuni temi precisi: esistono valori universali? Esiste Dio? Che cos'è la scienza? C'è contrasto tra scienza e fede? Che cosa è il Cristianesimo? Ma lo farò con calma...
    Ciao!

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  2. Che sorpresa!
    Non pensavo di trovarti ancora!

    Una volta ho letto che sant'Agostino, anagrammando la domanda di Pilato "Quid est veritas" avrebbe individuato la risposta: "veritas est vir qui adest" e, ora che ricordo, un tempo scrissi anche una riflessione, che, a rileggerla mi sembra un po'strana (anche perchè un po' deboluccia quando cita San Tommaso), ma allora ne ero orgogliosa!
    Se ti va di leggerla ti lascio il link
    http://annavercors.splinder.com/post/15484171/La+verit%C3%A0+si+scopre+vivendo

    A presto!

    Anna

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  3. Carissima Violaine,
    anch'io sono contento di rivedere il tuo nome...
    Non è affatto debole quel post che hai scritto. È molto bello! Agostino (inquietum cor nostrum), Tommaso (adaequatio rei et intellectus, ne ho parlato anch'io nel 3 post), la tua esperienza di fede che ti ha fatto incontrare la verità in Cristo e nella Chiesa...
    Grazie di questo tuo apporto e di avermi indicato il tuo post.
    Ciao!

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