giovedì 10 febbraio 2011

Una lezione di Uto Ughi, nel giorno delle foibe



Nel giorno della "Memoria delle Foibe" lasciamo parlare, sia con la sua propria voce che con quella dei suoi due violini, il grande Uto Ughi (1944), figlio di genitori istriani, di Pirano, fuggiti dalla loro città e dai loro beni per evitare la morte, verso la fine della II guerra mondiale.

Pirano è la patria anche di Giuseppe Tartini (1692-1770), il grande compositore e violinista, famoso per il “Trillo del diavolo”.

L’arte del violino dunque è di casa a Pirano. E nella famiglia di Uto Ughi la passione per la musica era infatti coltivata.

Per onorare le migliaia di italiani che furono vittime dell’odio comunista e nazionalista iugoslavo, e le centinaia di migliaia di persone che furono costrette a lasciare tutto e fuggire dalla loro terra, presento una straordinaria “lezione” di Uto Ughi.

Uno dei più grandi violinisti del nostro tempo ci parla semplicemente del “timbro di voce” dei suoi due preziosi violini che possiede: uno Stradivari (del 1701) e un Guarnieri del Gesù del 1744.

È noto a tutti che i più grandi liutai sono stati gli italiani; e gli Stradivari e i Guarnieri (ma anche gli Amati, che Uto Ughi infatti ricorda) sono i più celebri, tutti di Cremona.

Molti di noi non sanno le differenze tra i due tipi di violino. In genere si pensa che gli Stradivari siano in assoluto i migliori, seguiti un po’ a distanza dai Guarnieri.

In realtà, come ci fa capire il grande Uto mettendoli a confronto con due celeberrimi brani di Mendelssohn  (Concerto in Mi minore, op. 64) e di Tchaikovskij (Concerto in Re maggiore, op. 35), non è proprio così.
Si tratta di due strumenti dalle caratteristiche timbriche diverse, che offrono l’eccellenza in differenti partiture.

Lo Stradivari ha una voce più dolce e limpida, il Guarnieri del Gesù ha una voce più potente e colorita. Uto Ughi predilige nei suoi concerti il Guarnieri del Gesù, come del resto faceva il più grande violinista di tutti i tempi, Niccolò Paganini.

Ci voleva la voce autorevole di Uto Ughi, con una prova in diretta, per smentire dunque uno dei tanti luoghi comuni.

La lezione può essere intesa anche come una metafora per questo giorno, con cui è stato infranto un luogo comune ben più drammatico. Fino a pochi anni fa infatti le foibe erano per lo più conosciute solo come “fenomeni carsici”.
Dello sterminio degli italiani gettati e uccisi in queste profondissime fosse, i libri di storia non facevano neppure cenno.

Oggi è tornata la “memoria”.

Un'osservazione finale: ma come è facile e bello imparare una cosa, quando chi la insegna è un grande Maestro!

2 commenti:

  1. A me stupisce sempre quando vedo queste performans, mondi così elevati e verso la perfezione della lavorazione dello spirito. Forse perchè io ho buttato via tutto per una vita redicola.

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  2. Non essere così severo con te stesso... ;-)

    Certo, nel vedere queste cose, si rimane stupiti da ciò che lo spirito umano è capace di fare :-)

    Accontentiamoci di prenderne atto e di rimanere ammirati :-)

    Grazie Luca di questa bella e personale riflessione :-))

    Ciao!

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