domenica 4 novembre 2012

Di qui non si passa!


 
Il Cancelliere Bismarck si vantava di aver fondato l’impero germanico, il I Reich, “con il ferro e con il sangue”, nelle guerre con l’Austria di Francesco Giuseppe prima e con la Francia di Napoleone III poi.
L’umiliante trattato di Versailles del 1871, come ben sappiamo, fu il padre di tutte le guerre che hanno insanguinato l’Europa nel corso del secolo XX.
Inoltre, quei risultati ottenuti con la forza delle armi furono un pessimo esempio per tutti. Si pensò che la guerra fosse lo strumento più efficace per risolvere i problemi tra le nazioni; cominciò così una folle corsa agli armamenti (e agli accaparramenti coloniali) che non poteva non sfociare in una guerra generale.
Anche il Regno d’Italia ne fu ammaliato. Lo scontro con l’impero austro-ungarico prese la drammatica piega di una resa finale dei conti per i territori “irredenti”.
La Grande Guerra fu questo drammatico epilogo. Nel Nord-Est d’Italia si fronteggiarono per oltre tre anni, dal 24 maggio 1915 al 4 novembre 1918, l’esercito italiano e quello austriaco, in una tremenda battaglia all’ultimo uomo, che vide alla fine una clamorosa vittoria del soldato italiano.
“Di qui non si passa!” Era il motto degli Alpini e dell'ultima linea del Piave.
A distanza di quasi un secolo ormai, l’eco della Grande Guerra si è quasi spenta, insieme alla morte degli ultimi valorosi militari, i “Cavalieri di Vittorio Veneto”, sopravvissuti a quella immane tragedia.
Rimangono a perenne memoria i grandi Sacrari e la documentazione storica.
Ma soprattutto rimane la nostra Italia nei suoi “sacri confini”, conquistati metro per metro da eroici soldati che hanno versato il loro sangue per una patria che non può e non deve dimenticarli.




Dal film "Don Camillo e l'onorevole Peppone" (1955) la celebre scena del comizio, con "La canzone del Piave". Un geniale tributo di Guareschi agli eroici cambattenti della Grande Guerra.

8 commenti:

  1. Carissimo Amicus molti dei "danni" furono causati dall'ottusità dei "nostri" generali e dagli strateghi: "In guerra la disciplina è un'esigenza dolorosa, ma necessaria". Con questo post mi pare che ci stia una scena da "Uomini contro".

    http://www.youtube.com/watch?v=6rXSZIzGS2Y

    Come fecero ad avere un successo, poi, sulla linea del Piave non l'ho mai capito molto bene.

    Mandi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te, carissimo Mstatus, che vari comandanti del nostro esercito nella Grande Guerra si dimostrarono inferiori alle attese, o per eccesso di zelo nel mandare inutilmente al macello centinaia di soldati in assalti scriteriati, o nell' incapacità di gestire la ritirata dopo lo sfondamento del fronte a Caporetto; il generale Cadorna poi era noto per la durezza dei suoi metodi: sono tristemente noti i suoi ordini di fucilazione immediata per coloro che erano considerati disertori o vili.

      Il film di Rosi, che tu ha mi hai linkato ("Uomini contro") lo ricordo bene; uscì nel periodo in cui il pacifismo (a senso unico) era di moda. Eravamo nel 1970, c'era la guerra del Vietnam, c'era la contestazione giovanile, c'erano le canzoni di De André (bellissime), e lo Stato era visto come potere oppressivo (poi infatti vennero gli anni di piombo..).

      "Uomini Contro" si inseriva in questo clima. Della guerra del 15-18 in questo film sono messe in evidenza quasi unicamente la stupidità dei comandanti e la macelleria bellica.

      D'accordo che la guerra è macelleria, d'accordo che alcuni comandanti erano "fanatici"; ma non si dà conto di ciò che era un sentire profondamente diffuso nel popolo e nell'esercito in genere: una guerra per i territori italiani ingiustamente tenuti dall'Austria di "Cecco Beppe".

      Il film non ebbe molto successo, perché toccava uno dei più profondi sentimenti del popolo italiano, nonostante la contestazione, e cioè l'unità d'Italia e il valore del nostro esercito, che si dimostrò eroico contro il più forte esercito del mondo di allora, quello austro-tedesco, vincendolo. Tanto più che molti ex combattenti e reduci erano allora vivi.

      Un film ideologico, di matrice marxista, che si serviva in modo troppo smaccato di scene macabre o sarcastiche (come quella che hai linkato) in un conflitto epico, per screditare il governo e le forze armate del presente. Un'operazione ingiusta e a mio parere indecente.

      La vittoria sul Piave si deve certamente alla resistenza eroica (questo aggettivo deve essere usato) che gli austriaci trovarono su questo ultimo baluardo, e che non riuscirono a sfondare nella battaglia del giugno del 1918 lasciandoci 100.000 morti... Poi ci saranno stati anche altri motivi (l'impero austriaco stava entrando ormai in crisi nelle sue varie nazioni per il protrarsi della guerra). Ma il "Qui non si passa!" sul Piave, fu la prima causa del crollo del Kaiser asburgico.

      Carissimo Mstatus, il "Fiume sacro all'Italia" non può essere (a mio modesto avviso) messo in discussione ;-)

      Mandi!

      Elimina
  2. La scena del comizio è commovente ed esilarante allo stesso tempo.

    Peppone e don Camillo mi sono sempre piaciuti...

    Buona giornata, caro Antonio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai trovato, carissima Gianna, le parole giuste per la scena del film: commovente ed esilarante allo stesso tempo :-))

      Grazie, e buona giornata anche a te :-))

      Elimina
  3. “Voi suonate le vostre trombe e noi suoniamo le nostre campane. Questa è la democrazia, compagno.
    Se invece deve essere permesso ad uno solo di suonare, questa è dittatura.”

    Don Camillo, Giovannino Guareschi

    Grande e saggio don Camillo..

    un abbraccione Nell

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oggi c'è il pericolo di un'altra "dittatura", più subdola, quella del "politicamente corretto" e del "pensiero unico", massonico-laicista.

      Non credo che potrà sfondare la linea del Piave, se si troveranno valorosi combattenti armati dei grandi ideali civili, morali e religiosi dei nostri padri.

      Sulla linea del Piave ci sono oggi anche le donne, te compresa, ovviamente ;-))

      Un forte abbraccio :-))

      Amicus

      Elimina
    2. Sei sempre pronto a non farmi mollare, prima leggevo le parole del papa all'angelus di domenica, dove dice che bisogna amare tutti, anche chi non lo merita e anche dirgli quando sbagliano..devo confessarti che lotto spesso fra la mia voglia di strozzarli e la tenerezza che mi fanno nella loro chiusura.Ma cosa vuol dire amare? Me lo chiedo da anni e spesso rischio su questo, passando come una strega cattiva, ma una cosa l'ho capita nel tempo e credo che sia non transingere sulla verità, cioè non cedere ad un atteggiamento buonista, la mia natura mi porta sempre a cercare il punto di origine nelle piccole e grandi cose. Amare è sempre un rischio e io sono cresciuta quando qualcuno ha veramente rischiato con me, non concedendomi nulla, ma indicandomi la strada con estrema chiarezza..spero di non sbagliare, ma non riesco a far altro. Sul Piave non possiamo che schierarci cosi, certi di ciò che difendiamo.

      Corregimi se sbaglio!

      un abbraccione Nell

      Elimina
    3. Niente correzioni da apportare, carissima Nell ;-) Amare le persone e non transigere sulla verità, quando è il momento di difenderla. Senza paura.

      Bisogna rendere testimonianza alla verità. Questo è il massimo dell'amore. Come ha insegnato Gesù :-))

      Con grande affetto

      Amicus

      Elimina