domenica 17 giugno 2012

Europei di Calcio. L'Ucraina di Mazeppa





Si stanno svolgendo in Polonia e Ucraina i Campionati Europei di Calcio 2012.
Per ora non voglio entrare in merito alle partite. Aspetto la qualificazione (o il biscotto...) della nazionale italiana.
Voglio invece porre l’attenzione su una delle due nazioni ospitanti, l’Ucraina.
Fino al crollo dell’URSS l’Ucraina era una delle tante repubbliche dello sterminato impero sovietico, e in pratica il suo granaio.
Con la conquista dell’indipendenza nel dicembre 1991 ha iniziato, se pur faticosamente, a scrollarsi di dosso il giogo russo della servitù politica e culturale, oltre che economica, che durava ormai dal tempo degli zar ed era stato tragico nel periodo staliniano.
Il tributo che l’Ucraina pagò alle follie del collettivismo forzato fu di oltre dieci milioni di morti, tra quelli ammazzati perché proprietari di terreni (i kulaki) e il resto della popolazione decimata da una lunga e spaventosa carestia.
Il desiderio di scuotere il giogo sovietico si manifestò in modo drammatico con altri milioni di morti durante la II guerra mondiale, quando gran parte degli ucraini accolse inizialmente i tedeschi come liberatori e combatté l’Armata Rossa. Quando poi capirono le mire espansionistiche della Germania hitleriana, gli ucraini si trovarono a combattere sia contro i tedesci che contro i sovietici.
Ma l’Ucraina era nata con una sua identità ben precisa, con la discesa dei Vareghi (Svedesi) nel cuore della pianura sarmatica e con l’insediamento in Kiev del principe Vladimir. La sua conversione alla fede cristiana nel 988 segnò l’inserimento dell’Ucraina nella civiltà europea, e divenne un avamposto contro l’espansionismo tartaro e  turco.
Nel periodo degli zar, l’Ucraina fu progressivamente assoggettata al dominio di Mosca.
La lotta per l’indipendenza ha nella figura di Ivan Mazeppa (1645-1709) il più celebre protagonista.
Capo dei cosacchi, non esitò a schierarsi con il re svedese Carlo XII contro lo zar Pietro il Grande.
La famosa battaglia di Poltava in Ucraina, nel giugno 1709, in cui Carlo XII fu sconfitto, segnò la fine del sogno del re svedese sul predominio in Europa e di quello di Mazeppa di una Ucraina indipendente.
Ai nostri giorni quel sogno di Mazeppa si è avverato, e senza battaglie cruente. Ma già nel periodo romantico e per tutto l'800 il Cosacco del Don, legato ad un cavallo in una folle corsa di tre giorni, era stato immortalato da un quadro di Géricault, dai poemi di Byron, Puskin e Victor Hugo, e dalle composizioni musicali di Liszt e Tchaikovskij, per ricordare gli artisti più noti. 
Franz Liszt ha dedicato a Mazeppa (1837) uno dei suoi 12 Studi Trascendentali, il IV, in Re minore, tra i più belli e i più difficili, se si può fare una graduatoria tra i suoi  “impossibili” e bellissimi studi.
Il sommo pianista ungherese segue la traccia del poemetto di V. Hugo (1829), e nell’incalzante e ossessivo tema descrive il drammatico castigo di Mazeppa, fino alla sua conclusione, che non è tragica, ma addirittura gloriosa. Mazeppa, trascinato e straziato dalla corsa del cavallo, ma rimasto vivo, viene alla fine acclamato “atamano” (capo) dal popolo cosacco.
Un’ultima osservazione, di carattere musicale. Talvolta si sente dire ancora che Liszt è essenzialmente un virtuoso del pianoforte, uno che ama “épater le bourgeois”, stupire il borghese, ingannare gli sciocchi con le sue funamboliche invenzioni pianistiche.
Niente di più sciocco. Liszt ha una capacità unica di far dire al pianoforte ciò che neppure un’orchestra riesce ad esprimere.
Lo dimostra, ad esempio, il confronto tra questo IV Studio  e il Concerto per orchestra con lo stesso titolo, del 1851.
Tra i due, per tornare ai Campionati Europei, non c‘è partita.

L'esecuzione del pianista russo Boris Berezovskij, noto per il suo virtuosismo, non ha bisogno di commenti. Basta guardare il sudore che gronda dalla sua fronte alla fine dell' "impresa"!




2 commenti:

  1. Sei un pozzo di scienza, caro Antonio, e io mi sento piccola, piccola.

    A proposito dell'Ucraina, mi viene in mente la strage di cani e gatti randagi, perchè non disturbino i turisti in visita agli Europei.

    Buona domenica con un grande abbraccio.

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  2. Carissima Gianna, l'eredità stalinista è dura a morire da quelle parti :-( Ora ne fanno spese gli animali..

    Un grande abbraccio, e buona domenica anche a te. Al fresco sotto le Alpi ;-)

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