giovedì 29 settembre 2011

S. Michele Arcangelo, ovvero Michelangelo






S. Michele Arcangelo. Oggi è la sua festa liturgica.

“Chi come Dio?” Questo è il significato del nome ebraico Michael.

È il Principe delle schiere celesti che sconfigge Satana nel nome di Dio onnipotente (Ap 12, 7).

Molti portano questo nome impegnativo. Ma ce ne sono due che gli hanno fatto davvero onore:
Michelangelo Buonarroti e Michelangelo Merisi da Caravaggio.

Nel primo caso basta il nome: Michelangelo, e si staglia davanti a noi la figura del più grande genio delle arti figurative, compresa l'architettura, secondo il concetto vasariano di raffigurazione spaziale.

Nel secondo caso il nome della persona è stato soppiantato dal nome di luogo. Ma la grandezza di Caravaggio è degna del nome (vero) che portava: Michelangelo anche lui.

Il David (1504) rappresenta alla perfezione ciò che si intende per genio. Michelangelo non si accontenta di fare una figura perfetta (il Vasari dirà ammirato: “Qui sono stati superati anche i Greci antichi”).

In realtà nella figura perfetta di David viene, in modo altrettanto perfetto, raffigurata la pagina biblica da cui l’artista trae ispirazione. Lo sguardo intenso e la fronte corrugata in un moto di sdegno ci ricordano plasticamente le parole dette da David a Golia: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato. In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani” (1 Sam 17, 45-46).



La “Madonna dei Pellegrini” (1604) di Caravaggio è un esempio sublime di che cosa significhi invece “sermo humilis”, il linguaggio quotidiano, anche nella fede. Non siamo davanti ad un “santino” raffaellesco, né all’epicità di Michelangelo, ma alla realtà quotidiana.

Due piedi nudi sporchi in faccia a chi guarda. Uno scandalo inaudito!

Ma si tratta dei piedi di pellegrini popolani, non di nobili che viaggiano in carrozza. Bastoni da viaggio, facce raggrinzite, vene varicose, toppe nel fondo schiena dei calzoni... Eppure quei ginocchi a terra, quelle mani giunte, quei volti in preghiera fanno fare all’arte e alla fede un balzo in avanti definitivo.

E la Madre di Dio è raffigurata come una giovane mamma che ha come caratteristica sacra la pulizia del volto e dei vestiti e appena un filo di aureola, con quel suo Bambino che guarda interessato e si piega come la madre verso i due poveri oranti.

Non c’è da dar torto ai committenti che rifiutarono allora il quadro, giudicandolo poco adatto alla devozione.

Caravaggio, con un colpo d’ala, aveva portato l’arte nel futuro.

Non per niente si chiamava Michelangelo.



4 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto come hai commemorato San Michele Arcangelo, protettore del mio paese natio.

    Un abbraccio caro Antonio e buona domenica.

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  2. Grazie, carissima Gianna :-)

    Un abbraccio :-))

    S. Michele, con S. Gabriele e S. Raffaele, ci protegga sempre!

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  3. Bellissimo l'articolo e davvero bello tutto il blog :)!!!
    se ti va passa a visitare il mio: http://creativeprojectformedarte.wordpress.com/

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    1. Complimenti per i brillanti studi da te compiuti e per i tuoi molteplici interessi nel settore artistico e creativo :-)

      Molto interessante e originale il tuo blog :-) Bravissima ;-)

      Ciao!

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