lunedì 15 agosto 2016

Ottima è l'acqua, con Paltrinieri (Olimpiadi)




Uno dei modi di computare il tempo nell'antichità erano le Olimpiadi. La loro cadenza quadriennale permetteva di avere un punto di riferimento certo.

Le Olimpiadi erano anche fonte di ispirazione artistica e poetica. Penso in particolare al Discobolo di Mirone e alle Odi pindariche. Ricordo ancora l'inizio della I Olimpica per averla tradotta a scuola in verde età, con quel "volo pindarico" iniziale che tanto ha influito nella letteratura: "Ariston men ydor..." Ottima è l'acqua, l'oro risplende sopra ogni altra ricchezza, la stella più lucente è il sole, e i giochi di Olimpia sovrastano tutti gli altri.

Sullo stile dei greci, potrei ripercorrere, in questi giorni di Olimpiadi a Rio de Janeiro, la cronologia della mia vita, e senza pretese pindariche fermare l'attenzione su alcuni atleti che hanno scandito il passare degli anni, lasciando un segno indelebile nella mia memoria.

Vedo vincere i 200 metri piani da Livio Berruti a Roma nel 1960, mentre il tedesco (occidentale) Armin Hary vinceva i 100 in 10"2 (ma era stato il primo a correre la distanza in dieci netti).  Pochi allora si accorsero di Cassius Clay, ma tutti si ricordano di Nino Benevenuti; inosservato anche Carlo Pedersoli nel nuoto, personaggio destinato a diventare il mio attore preferito. Oro invece al pistard Sante Gaiardoni, memorabile in seguito nei suoi snervanti duelli in surplace con Antonio Maspes. Lasciò increduli e stupefatti l'arrivo nello Stadio Olimpico dell'etiope Abebe Bikila, vincitore della maratona a piedi scalzi. 

Indimenticabile il sovietico Valery Borzov, una "macchina da corsa" costruita nei laboratori sovietici, vincitore delle Olimpiadi di Monaco nel 1972, tristemente famose però per il vile e sanguinoso attentato palestinese agli israeliani. In Grecia si sospendeva ogni guerra nelle gare olimpiche; e quella guerra tra palestinesi e israeliani continua ancora...
Ben diverso il personaggio dell'altro sovietico Valery Brumel, saltatore in alto straordinario, con il suo elegante ed efficacissimo stile a "scavalcamento ventrale" che lo portò al record di 2 metri e 28 e alla vittoria nelle Olimpiadi di Tokyo del 1964. Quella misura altissima mi sembrò allora ineguagliabile.
Nelle stesse Olimpiadi il mitico ginnasta Franco Menichelli vinse l'oro al corpo libero, così come fece Yuri Chechi, signore degli anelli nel 1996 ad Atlanta e Igor Cassina alla sbarra ad Atene nel 2004, inventando addirittura un nuovo movimento che ha preso il suo nome.

Le olimpiadi di Città del Messico del 1968 sono state quelle che più mi hanno affascinato. Risultati incredibili, personaggi leggendari. Il salto in lungo dello statunitense Bob Beamon sembrò un volo infinito e terminò al limite estremo della sabbiera, con la misura di 8 metri e 90, record  durato 23 anni: un'eternità nell'atletica. Esterrefatto vidi vincere il saltatore in alto statunitense Dick Fosbury, con il suo rivoluzionario "scavalcamento dorsale", e la misura di 2, 24. Mi sembrò uno stile ridicolo, da gambero, ma poi si è imposto universalmente.  Fu un altro statunitense, Jim Hines a infrangere il muro dei 10 secondi nei 100, con 9, 95. Nella premiazione dei 200 metri si videro sul podio del primo e del terzo posto due atleti neri statunitensi, Tommy Smith e John Carlos, sostenitori del movimento politico Black Power, alzare il pugno guantato di nero e abbassare la testa mentre risuonava l'inno nazionale. A parte l'aspetto politico, che fece molto discutere, in realtà il "potere nero" si stava già imponendo nello sport, specialmente nell'atletica leggera.  Dopo di loro verrà Carl Lewis, il figlio del vento, che tra gli anni 80 e 90 dominò incontrastato. Solo Pietro Mennea tenne in alto la bandiera dei velocisti bianchi nei 200 metri piani, con il suo record di 19"72, durato dal 1979 al 1996, un tempo interminabile in mezzo al potere nero. Nel 1980 aveva vinto le Olimpiadi di Mosca nella specialità (ma mancavano gli statunitensi).
Nelle stesse Olimpiadi Sara Simeoni batteva la tedesca orientale (ancora c'era il muro di Berlino) Rosemarie Ackermann, saltando con il nuovo stile Fosbury. La Simeoni è stata la seconda donna a superare i 2 metri nel salto in alto, dopo la Ackermann (che aveva saltato proprio 2 metri) e a stabilire il record mondiale in 2, 01. Leggendaria la ginnasta rumena Nadia Comaneci che a soli 14 anni (la più giovane atleta medagliata alle olimpiadi) vinse l'oro a Montréal nel 1976 con il punteggio 10 mai prima assegnato, oro  che conquistò anche a Mosca quattro anni dopo. I suoi volteggi da libellula  sono rimasti nella memoria collettiva.  

Mi entusiasmai a Ben Johnson con il suo incredibile 9,79 a Seul nel 1988; ma poi si scoprì che qualcuno, anzi, qualcosa l'aveva aiutato in quella stupefacente performance.
Infine il giamaicano Usain Bolt che domina da due olimpiadi (Londra e Pechino con 9, 69 e 9, 63) e forse anche in questa. È il nuovo "piè veloce Achille",  e dovrà passare del tempo prima che qualche altro metta la freccia e sorpassi il suo record mondiale di 9,58 a oltre 41 km/h. Non ho mai capito se veramente è tutta farina del suo sacco, o se c'è stata qualche aggiunta di cruschello. Anche Ben Johnson è originario della Giamaica...

Ovviamente ho nella mente e negli occhi gli atleti di tante altre discipline. Mi piace ricordare i campioni del mondo della mia infanzia Adolfo Consolini nel disco e  Carlo Lievore nel giavellotto; più vicino a noi Alessandro Andrei nel lancio del peso, vincitore a Los Angeles nel 1984 e Gabriella Dorio nei 1500. Con loro, i mitici campioni di marcia Pino Dordoni e Abdon Pamich, nonché Maurizio Damilano e il grande vincitore della maratona di Atene (la vera "Maratona"!) Stefano Baldini, Atene 2004.
Nella leggenda i fratelli D'Inzeo nell'equitazione (oro e argento a Roma 1960), nel canottaggio gli Abbagnale (oro a Los Angeles  e nell'88 a Seul),  gli schermidori, maschili e femminili (una per tutti la Vezzali) e i tiratori (maschi e femmine), dominatori fino ad oggi, i pallanuotisti, i pallavolisti (al maschile e al femminile), i trampolinisti, maschili e femminili, da Klaus Di Biasi a Cagnotto padre, da Francesca Dallapè a Tania Cagnotto, i nuotatori e le nuotatrici, da Novella Calligaris alla Pellegrini, da Fioravanti e Rosolino, a Detti e  Paltrinieri. 

Mi fermo qui, proprio con Gregorio Paltrinieri. 
Per lui certamente Pindaro avrebbe scritto la XV Ode Olimpica, e avrebbe potuto iniziare come la prima, con un volo: Ottima è l'acqua, quando c'è dentro Gregorio Paltrinieri da Carpi.


7 commenti:

  1. Hai fatto una vera e propria storia delle Olimpiadi!
    Grazie, Antonio, e buona festa dell'Assunta!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che altro ho fatto un rewind delle mie emozioni sportive... ;-)

      Buona festa dell'Assunta anche a te, carissima Annamaria :-)

      Elimina
  2. Che bello rileggere i tuoi post molto significativi; mi mancavano, caro Antonio.

    Sempre attento a tutto ciò che d'importante succede in questo mondo "strano" ...

    Ti abbraccio.

    Ti abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ben ritrovata, carissima Gianna e grazie del'apprezzamento :-)

      Sì, un mondo veramente strano, dove ai giochi olimpici sembra trionfare la bellezza della fraternità tra i popoli, e altrove sembra il trionfo dell'odio e della violenza :-(

      Un grande abbraccio :-)

      Elimina